31 OTTOBRE 2005 AL PONTE DEL SEGHINO NON PASSA IL CELERINO

31-ottobre

“La situazione ora è eccellente, la tenuta è massima, tra tutti c’è stanchezza, ma la forza nasce dall’essere comunità in lotta, non c’è mediazione il futuro ce lo giochiamo a spinta.”

Il 31 ottobre Ltf deve per la prima volta espropriare tre terreni in alcune località sopra Mompantero..
“Alle 6,30 il ritrovo lanciato dalla comunità montana è al cimitero di Mompantero, alla salita per Urbiano; i comitati, invece, che la domenica pomeriggio organizzano una “merenda sinoira” in centro al paese, invitano a presidiare lo svincolo sopra il ponte del Seghino, da cui si diramano le due uniche strade che premettono di raggiungere in auto i siti indicati, già a partire dalla notte, mentre alle 4 del mattino del 31 è convocato l’appuntamento per chi andrà a presidiare i terreni in oggetto. […] Dall’ora di cena il camper no tav e una cinquantina di resistenti si preparano a presidiare la zona. Il camper è parcheggiato al bivio, la strada non è molto praticata dai residenti, quindi, pur lasciando libero il passaggio, può essere spostato in mezzo alla strada a chiudere l’accesso con una manovra sola ed immediata. Si organizzano i turni e le strategie. Si valuta l’idea di barricare d a subito la strada. […] A rafforzare la convinzione, che già non manca, si vede il tetto di una casa che porta una scritta NO TAV enorme. Strategicamente la posizione che i resistenti occupano è ideale, le forze dell’ordine avrebbero dovuto agire in salita […] Nella notte si registrano un paio di macchine della Digos che prontamente vengono respinte dai presidianti posti al primo blocco no tav. Alle 4 giungono sul posto il resto dei no tav. […]
I giornali titolavano l’uso di 1000 poliziotti per la giornata, per una volta i titoli non sono solo sensazionalista. […] Alle 8 scatta l’ora dello scontro, le forze dell’ordine iniziano a salire in massa verso il presidio, è un fiume di caschi blu quello che i resistenti hanno davanti capeggiato da agenti della Digos e dal vicequestore Sanna in divisa. Sono accolti dai no tav dietro alla prima barricata fatta di massi e posizionata bel oltre il ponte del Seghino e a due tornanti dal bivio.
Le forze dell’ordine dichiarano di dover passare , nella lunga colonna di mezzi è presente anche una draga che ha il compito di rimuovere le barricate, gli amministratori dal canto loro dichiarano la volontà di resistenza, i presidianti si schierano incordonati e in blocco dichiarano altrettanto. I dirigenti della questura elencano i reati che si stanno per commettere ma ciò non ha l’effetto desiderato, inizia la battaglia: in maniera ridicola con un “permesso” Sanna capeggia l’avanzata dei centurioni: il contatto è immediato, pensano di farcela in poco tempo e con la scelta di spingere senza caricare, inizia il confronto che non avrà fine. Centimetro per centimetro si gioca una battaglia che sarà storica, il numero delle forze dell’ordine surclassa di gran lunga i no tav, ma la determinazione no, si indietreggia un passo per volta facendo sudare ogni piccola avanzata ai poliziotti che dopo poco fanno il primo cambio facendo passare in avanti gli scudi di plexiglass, ma il risultato non cambia la battaglia è sui centimetri. In 50 contro 100 a cambio sistematico non passano. […]
Ad un certo punto qualcosa cambia nel confronto sulla strada del Seghino, la strenua resistenza dei no tav fa sì che il ponte sia ancora lontano, ma ad un tratto un boato e una forza incredibile si aggiunge ai 50 impavidi, centinaia di persone sono giunte in aiuto, a cooperare per la resistenza, sono arrivati dai sentieri, ci sono anche gli amministratori, che vengono accolti da spinte poliziesche e per qualcuno c’è anche qualche calcione.

“La situazione ora è eccellente, la tenuta è massima, tra tutti c’è stanchezza, ma la forza nasce dall’essere comunità in lotta, non c’è mediazione il futuro ce lo giochiamo a spinta.” […]
Nel confronto due ragazzi sono stati presi dalle forze dell’ordine, malmenati e portati alla caserma di Susa per essere denunciati. La notizia è giunta al presidio di Mompantero, che si organizza per non far passare la macchina che li dovrebbe trasportare in caserma, l’opposizione al passaggio genera una carica a cui i presidianti resistono con determinazione.
Nel corso della giornata due vigilesse saranno malmenate e denunciate per resistenza a pubblico ufficiale, a fianco dei sindaci dei rispettivi comuni, mostravano con orgoglio il vessillo dei loro paesi resistendo alle pressioni delle forze dell’ordine.
Il confronto si sposta sul ponte del Seghino, sotto scorre il rio Graduglia, senza barriere laterali, i manifestanti si preparano all’avanzata delle forze dell’ordine. I sindaci chiedono un forma di simil fair play, chiedendo alle prime fila di fare qualche passo indietro per evitare il fosso. E’ lì che si giocherà la sfida finale, ed è da lì che le forze dell’ordine dopo 3-4 tentativi desisteranno. Nessuno cede, non c’è paura del ponte e in tutti i no tav cresce la consapevolezza che sia quello il luogo deputato all’ultima strenua resistenza. La polizia, per accedere al ponte, tenta per molto tempo di sradicare completamente il guard rail, e quando ci riesce lo getta da parapetto dentro il fiume. […]
Il confronto rimane serrato, mancano due curve a raggiungere il luogo deputato al blocco della notte, ma non avanzano di un metro, anche se fosse, prima di arrivare al bivio sono state costruite almeno 6 piccole barricate, e alcune macchine dei residenti sono di traverso. Si pensava che se anche fossero passati a piedi, i mezzi e le pietre avrebbero impedito il passaggio dei mezzi della ditta incaricata di picchettare. […] Al sito del Seghino Superiore intanto la situazione migliora di ora in ora, c’è sempre più gente che dopo aver costruito un’enorme barricata di tutto rispetto, fronteggia la polizia salita con enormi difficoltà a piedi da Urbiano. I manifestanti in cima alla salita , la polizia in equilibrio sotto, non provvederanno mai a passare dopo un primo e unico tentativo andato decisamente male. […] Al ponte la situazione di stallo, continua ad arrivare gente che porta notizie e rifornimenti la Valle è in mobilitazione totale, alcune fabbriche sono in sciopero, alcuni negozi chiudono per accorrere ad Urbiano, le stazioni di Bussoleno e Borgone sono bloccate il traffico internazionale è interrotto.
Nell’ultimo fronteggiamento scatta l’orgoglio dei valligiani, invece che tenere la spinta delle forze dell’ordine le si spinge via e ritornano all’imbocco del ponte, li resteranno.
Una squadra di carabinieri era salita tempo prima da dietro il blocco delle forze dell’ordine in salita era la squadra che andava a dar manforte al Seghino Superiore agli sfortunati colleghi.
Quando giunge al ponte la notizia del completo ritiro dei militari dalla postazione, i presidianti avvertono della discesa delle truppe. Stupidamente, giunte al sentiero da dove erano salite decidono di mettere in atto una vera e propria provocazione pretendendo di passare dal presidio, dall’ingresso alle spalle dei manifestanti. Sono subito bloccati dalla barricata rinforzata immediatamente, e dai resistenti che si preparano a fronteggiarli. Sono minuti di tensione, i militari sono determinati, i loro superiori sordi alle richieste degli amministratori.

I caschi blu imbracciano manganelli e fucili lacrimogeni per vincere l’empasse. Una frenetica mediazione porterà ad accettare il passaggio sotto un’umiliante raffica di insulti e tra due cordoni di valligiani che li fanno sfilare sotto le bandiere. Particolarmente contrariati, i militi visiere e passamontagna calati passano lanciando minacce di ogni genere, ma nessuna paura delle loro missive, oggi la Valle è determinata.
Le ore passano nel dubbio sul da farsi, le ore 19 sono il limite all’invasione dei terreni alcuni avvocati del movimento confermano ed agiscono tramite un giudice con una richiesta di illegittimità, a cui la legge risponderà quattro giorni dopo con esito negativo. Gli amministratori parlando con le forze dell’ordine ricevono garanzie del ritiro alle 19, è ormai buio e dopo una breve consultazione il presidio decide di fidarsi delle norme. Ricevendo rassicurazioni, con poca fiducia nei dirigente della questura, si scioglie il presidio dopo aver contrattato la discesa in massa, a piedi e in macchina, verso gli altri. […] La scelta di andarsene è un po’ sofferta, ma i manifestanti si accorgono di non poter andare oltre e per molti le norme giuridiche hanno ancora un valore, le forze dell’ordine accettano di lasciar scendere tutti, la strada era stata parzialmente liberata dalle centinaia di mezzi parcheggiati, il corteo di macchine e persone sfila in discesa gioioso ma attento a movimenti dei militari. […] Arrivati a Mompantero è festa, gli eroi del Seghino vengono accolti da applausi e urla di gioia, la pioggia condisce il momento. Il movimento ha vinto non sono passati.”

da “NO TAV: La Valle che resiste”

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A dieci anni dalla battaglia del Seghino siamo ancora qui, a resistere contro chi ci vorrebbe silenti mentre distruggono la nostra valle e sperperano una quantità enorme di soldi pubblici che appartengono a tutti e che servirebbero a ben altro.
Continuiamo a lottare quindi, nonostante tutti gli anni passati e i subdoli tentativi di fermarci, arrestarci, intimidirci ed esercitare violenza sulle nostre vite.
Ci vediamo sabato 31 ottobre, alle ore 10 ritrovo ad Urbiano(davanti il cimitero) per la salita al ponte del Seghino.
Alle ore 12 pranzo al sacco e a seguire castagnata.

 

A FERMARE LA TRIVELLA C’ERAVAMO TUTTI! SABATO 31 OTTOBRE FIACCOLATA A MATTARELLO

12193437_1026901130673960_5265435105860782664_nMartedì 27 ottobre la Provincia di Trento ha mostrato chiaramente la sua posizione sul TAV: da un lato propone fantomatici “osservatori democratici” e DALL’ALTRO, mentre si chiacchiera, cerca di imporre l’Opera con la forza. Una trivella scortata da celere e polizia, ecco la discussione che propongono. In risposta alle menzogne e alla prepotenza della Provincia, in solidarietà con tutte le persone che hanno impedito alla trivella di lavorare, proponiamo una fiaccolata per SABATO 31 OTTOBRE. Partenza alle ore 18 da Piazza Perini a Mattarello. Esserci è davvero importante, perché anche chi non poteva lasciare all’improvviso le proprie famiglie o il lavoro per bloccare la trivella, faccia vedere che chi l’ha fatto non era solo, che stiamo dalla parte di chi protegge il territorio, non di chi lo devasta per un proprio esclusivo profitto.
Diciamo No al Tav, impediamo qualunque opera preliminare, difendiamo insieme il nostro futuro: fermarli è possibile, fermarli tocca a noi!
SABATO 31 OTTOBRE Partenza alle ore 18 da Piazza Perini a Mattarello

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Trivella alle Novaline: racconto e riflessioni su una giornata di resistenza bella e importante

Partiamo dal dato più importante: la trivella portata di nascosto e scortata dalla Celere alle Novaline (Mattarello) non ha scavato nemmeno un centimetro di terra. La pronta risposta dei no tav, che all’alba si sono dati appuntamento nella piazza di Mattarello, ha permesso di bloccare la trivella per tutta la giornata di mercoledì (i lavori sono fermi anche oggi). Una cinquantina di noi – chi all’entrata del cantiere, chi attorno, chi sopra la trivella – ha colto una falla nel controllo poliziesco e la trivella non ha potuto lavorare. Dalle 6,30 alle 19,00 la presenza di no tav è stata costante, fino all’assemblea serale che si è svolta a Mattarello. L’avevamo detto in un’affollata assemblea popolare a Marco, dopo i tre giorni e tre notti di presidio-blocco della trivella dell’ottobre 2014: impediremo qualsiasi lavoro preliminare al TAV perché funzionale ad un’opera inutile e devastante. Siamo donne e uomini di parola. La presenza della polizia in tenuta antisommossa, che non ha lesinato spintoni e manganellate, dimostra una volta di più che la messa in scena dell’Osservatorio con cui informare e dialogare sull’opera è uno specchietto per le allodole: la Provincia fa le cose di nascosto e con la forza. La stampa ha dato ampio risalto alle denunce contro una ventina di no tav all’evidente scopo di spaventare. Anche le denunce fanno parte della lotta, e chi le ha prese lo ha fatto per impedire un’opera che devasterebbe il territorio di tutti, a partire proprio dalla zona di Mattarello. Per questo ha tutto il nostro appoggio. Il movimento no tav – che qui in Trentino ha ormai dieci anni di storia – è articolato e composito, come hanno dimostrato le partecipate manifestazioni e l’acquisto di un terreno in più di settecento. Non chiede certo a tutti di farsi portar via di peso dalla polizia o di rimanere 11 ore su una trivella. Ma ora è importante ribadire che alle Novaline a bloccare la trivella c’eravamo tutte e tutti, perché chi era lì ha fatto quello che abbiamo sempre detto: bloccare e resistere.

A questo dovranno servire la fiaccolata di sabato 31 ottobre a Mattarello e il corteo di sabato 14 novembre a Trento. A far vedere che ci siamo, che non ci facciamo prendere in giro e che non abbiamo paura. A far vedere che la Provincia mente quando dice che “quest’opera la vuole l’Europa” e che in Trentino c’è consenso al riguardo. Quando si mente sulle trivelle (vi ricordate Gilmozzi sul carotaggio di Marco che sarebbe dovuto servire per le barriere antirumore, smentito prima dai no tav e poi da RFI?); quando si cambia apposta la legge urbanistica per poter far sondaggi di nascosto; quando non si dice nulla sullo stato del progetto preliminare per la tratta trentina del TAV (quello del 2011 è stato ritirato); quando si manda la polizia in tenuta antisommossa si dimostra di disprezzare e allo stesso tempo di sottovalutare la popolazione. Come a Rossi e soci, anche alla Land Service – la ditta incaricata dei sondaggi – non è bastata la lezione di Marco. Forse contava sulla protezione della polizia, e invece la trivella è rimasta sola soletta per tutta la notte e oltre. I tecnici della ditta si lamentavano che qualcuno avesse strappato dei cavi della trivella, che ora sembra da sostituire. Che per il profitto si possa lavorare ad un’opera devastante come il TAV, che migliaia e migliaia di persone non vogliono in tutta Italia, è una pretesa inaccettabile. Non sarà certo la Land Service a ripagarci per le falde acquifere prosciugate, per le polveri sottili respirate, per le montagne ferite, per le condizioni di vita peggiorate. Gli interessi in ballo sono troppo alti perché si ascolti la popolazione se quest’ultima non alza la testa e dice forte e chiaro che opporsi è giusto e possibile. Al nostro futuro dobbiamo pensare noi, senza delegare nessuno al posto nostro. Ancora una volta gli abitanti di una zona – in questo caso Mattarello – hanno saputo di trivelle, cantiere e polizia solo ed esclusivamente dai no tav, mentre chi governa blatera di trasparenza. E non si può non notare come, proprio mentre i no tav fermavano una trivella mandata da RFI, il presidente delle Ferrovie veniva arrestato con l’accusa di aver dato e preso mazzette per dichiarare utili opere che non lo sono. Francamente, è molto meglio rischiare per difendere la terra e la libertà. Un grazie alla Val Susa per l’esempio. Un grazie a chi ha resistito alle Novaline per il futuro di tutti. Altre trivelle? Siamo pronti.

Besenello, 29 ottobre 2015 assemblea del movimento no tav

La cronaca della giornata di Radio Onda d’Urto 

NO TAV TRENTINO: STATE OCCUPANDO ABUSIVAMENTE LA NOSTRA TERRA! FERMIAMO LE TRIVELLE!

E’ una vergogna! Per un unica trivella TAV, hanno militarizzato un piccolo fazzoletto di Trentino…due blindati della celere, carabinieri, polizia di stato, digos. Succede nella tranquilla Novaline, lungo la strada che porta a Vigolo Vattaro.
Ma come….non avevano ritirato il progetto? Come mai in questo Trentino che, a detta della Provincia, vede la popolazione favorevole
all’alta velocità, si arriva con tanta arroganza e violenza a blindare ed occupare l’intera area circostante il cantiere?
Ci stanno mostrando chiaramente chi sono e che intenzioni hanno. Fanno ciò che stanno provando a fare in tutta Italia, dalla Val Susa a Taranto: devastare l’ambiente, appropriarsi dei territori e delle risorse.
E’ disgustoso constatare che siano così ciechi ed indifferenti da pensare di schiacciare con la forza la volontà popolare che naturalmente desidera e vuole difendere la propria terra, la
propria salute ed il proprio futuro.
La Provincia di Trento istituisce l’Osservatorio…per mostrare di facciata il lato democratico e di ascolto delle volontà locali, ma nella realtà impone il tav con la forza pubblica.
Strana idea di dialogo!
Come movimento no tav Trentino, fatto da donne e uomini, giovani e meno giovani, non ci facciamo intimorire e non ci stiamo a questo livello di scontro.
Faremo ciò che abbiamo sempre fatto in questi anni, mettendovi in guardia sul disastro che un’opera inutile come il tav porterebbe anche in Trentino: faremo ciò che abbiamo fatto a Marco di Rovereto, opponendoci a quest’ennesima trivella.
Il nostro presidio permanente di “Acquaviva e Resistente” sarà sempre attivo.

Chiediamo a tutte le cittadine ed a tutti i cittadini che hanno a cuore il Trentino, di fare altrettanto e di venire sul posto a vedere con i propri occhi ciò che accade.

Domani 28 ottobre alle ore 18,30 – assemblea pubblica- sempre sul terreno del presidio.

Presidio permanente notav “Acquaviva e Resistente”

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4/11 ASSEMBLEA PUBBLICA NO TAV @ San Martino della Battaglia – ORA BASTA! FERMIAMO IL TAV!

Dal momento che ormai nessuno può negare che un vento nuovo soffia in questa provincia e che sarà in grado di rovinare i piani di chi vuole realizzare la Brescia-Verona il nostro percorso tutti e tutte insieme continua perchè è solo insieme che abbiamo la reale possibilità di fermare quest’opera.
E’ per questo motivo che mercoledì 4 novembre rimprendono le assemblee pubbliche di tutte quelle persone che a partire da Brescia fino a Verona, ma non solo, decidono di attivarsi per dire NO a quest’opera e continuare a far sapere anche a chi ancora non lo sa cos’è il vero sistema che sta dietro la costruzione del TAV.
 
Determinati e decisi quindi andiamo avanti a preparare il nostro autunno-inverno NO TAV ricco di iniziative, momenti informativi e di aggregazione. Questa serata sarà anche un’occasione per informarvi sulle novità del progetto!
 
VI ASPETTIAMO ALLE 21:00 A SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA in via unità d’italia 95 b
 
Di seguito il comunicato del Coordinamento No Tav Bs-Vr dopo la marcia No Tav del 17 ottobre a Desenzano.
 
Oggi a Desenzano volevamo scendere di nuovo in piazza per dire la nostra, per dar voce alle tante persone che da ormai un anno hanno deciso di opporsi, in diversi modi, a questo progetto. Innanzitutto era per noi importante ribadire l’inutilità’ di questa grande opera, con tutti i danni incommensurabili e su diversi piani che porterebbe al nostro territorio.
Ci tenevamo particolarmente a dire la nostra sugli scandali che hanno portato all’arresto del super manager del Ministero dei trasporti Incalza e alle dimissioni del Ministro Lupi in quanto anche la tratta TAV Brescia-Verona era uno dei pezzi centrali di questo sistema.
E di nuovo scendendo in piazza volevamo lanciare un messaggio ai nostri amministratori: nei territori che governano esiste una componente che quest’opera non la vuole, una componente che continua a crescere e che continuerà ad organizzarsi per fermarla. Avevamo a cuore anche di ribadire che i soldi per fare quest’opera non ci sono e che i pochi messi a disposizione sono quelli tolti al servizio sanitario nazionale, al welfare, alle bonifiche e alla prevenzione dal dissesto idrogeologico.
Tutte queste cose le abbiamo dette a modo nostro, in tanti e tante, uomini, donne, anziani e bambini, riempendo le strade e le piazze di Desenzano con cori, striscioni e bandiere.
Davanti al corteo un trattore, simbolo di uno delle tante attività che simboleggiano queste terre, guidato da uno dei possibili espropriati del TAV, con attaccato uno spaventav, il famoso spaventapasseri che ci aiuetrà a proteggere il nostro territorio dal TAV, che da diverso tempo sta diventando simbolo di questa lotta.
Tanti i cartelli che in diversi modi e con diversi slogan e frasi denunciavano lo sperpero di denaro a discapito di piccole opere utili per il nostro territorio e per chi lo vive.
E insieme a noi in corteo oltre alle delegazioni No Tav della Val di Susa, del Terzo Valico e del Trentino, anche il Comitato del Parco delle Colline e Moreniche e decine di comitati ambientalisti, insieme anche a tante delegazioni da diverse zone della lombardia e alcuni amministratori delle nostre province: un assessore di Castiglione delle Stiviere e i primi cittadini di Medole, Solferino e Monzambano che con orgoglio hanno sfilato insieme a noi per difendere i cittadini che rappresentano e il futuro di queste terre.
 
Oggi nessuno può negare che un vento nuovo soffia in questa provincia e che sarà in grado di rovinare i piani di chi vuole realizzare la Brescia-Verona.
Un grazie a tutti e tutte coloro che hanno reso possibile questa ennesima giornata di lotta. E insieme, lo fermeremo!
 
Coordinamento No Tav Brescia-Verona
ASSEMBLEA 4 NOVEMBRE

DISCARICA MACOGNA: NASCE “BAITA MACOGNA” UN PRESIDIO PER RESISTERE E LOTTARE INSIEME

 

Un presidio, un luogo di confronto dove costruire partecipazione, convivialità e lottare insieme. E così, come in Val di Susa e in tanti altri territori dove le persone hanno deciso di opporsi concretamente a difesa di ambiente e futuro, anche nella nostra provincia nasce la Baita Macogna, evoluzione del “lido macogna” che negli ultimi mesi grazie a un gazebo con tavoli e sedie ha permesso che tante persone prendessero attivamente parte all’opposizione contro la discarica Macogna.

E così con l’arrivo della nuova stagione serviva trovare un luogo adatto per poter proseguire su questa strada, una strada fatta di condivisione e decisioni collettive, un posto che aiuterà i sempre presenti al presidio a trascorre le ore al caldo durante le giornate invernali.

E così si apre una nuova stagione di lotta che consentirà a tutti i macognari, e non solo,  di ripararsi dal freddo e trovare un luogo accogliente per discutere ed organizzarsi.

Socialità, momenti condivisi e consapevolezza che da qui non ce ne andremo fintantoché le cose non cambieranno, un altro forte segnale a chi dovuto che non molleremo mai.

PIÙ FORTI DI CHI CI VUOLE MORTI! FINO ALLA VITTORIA!

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SABATO 14 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NO TAV A TRENTO

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A un anno esatto dall’acquisto collettivo del terreno dove è nato il presidio no tav Acquaviva Resistente il Coordinamento Trentino No Tav ha organizzato una manifestazione a Trento per sabato 14 novembre. Il concentramento è alle 14.30 in Piazza Dante . Per presentare la manifestazione e per fare il punto sulla lotta e l’iter procedurale del progetto sono state organizzate assemblee, banchetti informativi e volantinaggi  nei paesi interessati dalla tratta.  Di seguito il volantino riassuntivo di tutti gli appuntamenti.

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TERZO VALICO: La Valverde resiste e rilancia – sabato 24 ottobre fiaccolata NO TAV

12080205_491997160982150_7290829154119625199_oVenerdi’ scorso un centinaio di cittadini sono arrivati in corteo davanti ai cancelli del cantiere di Cravasco. Altri No Tav hanno raggiunto il presidio durante la serata e per 3 ore hanno tenuto fermo il cantiere, tra caldarroste, un bicchiere di vino e l’organizzazione di nuove iniziative…

Da questo cantiere Co.Civ ha fatto uscire amianto violando ogni regolamento e quel cantiere deve essere chiuso.

E’ giunto il momento di scendere di nuovo in strada per le vie della Valpolcevera…

Sabato 24 ottobre fiaccolata da Pontedecimo con ritrovo alle ore 17,00 presso il piazzale delle piscine a arrivo a Campomorone in Piazza Marconi.

Bisogna essere in tanti, bisogna esserci tutti anche dal altre parti d’Italia, e da dove in particolare questo stesso progetto potrebbe devastare i territori locali, per pretendere la chiusura di quel cantiere che significherebbe complicare non poco il processo di costruzione del Terzo Valico e in generale di tutto il sistema TAV.

 

L’appello di indizione della fiaccolata

CHIUDERE IL CANTIERE DI CRAVASCO, FERMARE IL TERZO VALICO

Sulle carte geologiche anche un occhio profano può capire quanto sia probabile che il tracciato del Terzo Valico intercetti rocce amiantifere, tuttavia, da sempre, siamo stati tacciati di allarmismo e opportunismo.

Chi ci accusava sono quei politici sostenitori, per interessi di partito, del Terzo Valico; carrieristi (concedetecelo: non sempre di successo) che, pur di provare ad ambire a una poltrona, avrebbero dichiarato e promesso qualsiasi cosa.

Ora che l’amianto è stato trovato nel cantiere di Cravasco e che la Procura non ha potuto esimersi dall’aprire un fascicolo per come Co.Civ l’ha trattato, ancora una volta è chiaro quanto valessero quelle promesse che parlavano di severi controlli e diminuzione di disagi: contavano come il 2 di picche a briscola quando comanda denari!

Nella realtà purtroppo la posta in gioco non è una partita a carte, ma l’equilibrio dei territori in cui viviamo e un mare di soldi pubblici, la posta in gioco insomma è il futuro di tutti.

Oggi non c’è chiarezza sul giorno del ritrovamento dell’amianto e sui luoghi di smaltimento, mancano la maggior parte dei dati di rilevamento della qualità dell’aria, violazioni nelle procedure di smaltimento sono state smascherate dal movimento seguite da sanzioni da ASL e avvisi di garanzia per la ditta HTR bonifiche, infine, peggio di tutto, l’amianto è stato ritrovato nello smarino abbancato in “cava Castellaro”, un sito per smarino “pulito”.

A dirlo sono gli esiti delle analisi di ARPAL. Questo è gravissimo perchè significa che Co.Civ ha estratto amianto, l’ha trasportato e abbancato in maniera abusiva violando ogni norma e protocollo, mettendo in serio pericolo la salute degli abitanti e dei lavoratori.
Non capiamo come sia possibile che questo non sia ancora bastato per far mettere i sigilli a quel cantiere.

Come nella primavera scorsa, quando vennero alla luce tangenti e corruzione tra la principali cariche di Co.Civ e della Politica sostenitrice del Terzo Valico, sembra che, ancora una volta, neppure davanti alle peggiori nefandezze si possa inceppare il corso del Terzo Valico.

Addirittura Co.Civ, con supponente aria di intoccabilità, minaccia denunce ai blogger che “ledono la sua immagine” pubblicando niente di più di quanto contestato dalla Procura.

E’ il momento di dire basta, mentre il Terzo Valico continua a derubare, devastare e avvelenare ogni giorno, non possiamo restare alla finestra sperando che non piova troppo forte, che nel cuore della notte non passino camion in cui sia nascosto amianto, o che domani non vengano ancora tagliati fondi a scuola, sanità, cura del territorio…..dobbiamo scendere in campo, far valere le nostre ragioni, pretendere quello che è giusto.

Partendo da Cravasco, quel cantiere va chiuso, il Terzo Valico va fermato.

24 OTTOBRE ORE 17 FIACCOLATA
PONTEDECIMO – CAMPOMORONE
E’ IL MOMENTO DI ESSERCI, TUTTI!!

Movimento No Tav – Terzo Valico

LETTERA APERTA AL MINISTRO DELRIO : ” CHIEDIAMO LA NON APPROVAZIONE DEL TAV BRESCIA – VERONA “

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Pubblichiamo la lettera che Laura Corsini di No Tav Calcinato ha inviato al  Ministro Delrio e al Ministro Galletti il 12/05/2015.
NESSUNA RISPOSTA E’ MAI ARRIVATA…pubblicata sul BresciaOggi il 20 ottobre scorso . I comitati intanto aspettano e si augurano di incontrare il Ministro Delrio atteso a Verona nei prossimi giorni.  
Gentilissimo ministro Graziano Delrio, questa lettera è rivolta a lei poiché la questione investe il suo ministero. Abbiamo ritenuto doveroso spedire la stessa informativa anche al Ministro dell’Ambiente che, con le controdeduzione poste sul sito a fine marzo 2015 di fatto ha risposto alle numerose osservazioni presentate sull’opera Tav Brescia-Verona confermando a quanto pare la validità di una Via varata 12 anni fa su cartografie addirittura superate. Mi presento: sono Laura Corsini, madre di due figli ai quali ho tentato di passare quei valori morali, civili e cristiani che mi appartengono e che ritengo siano fondamentali per essere cittadini del mondo. Ho insegnato loro il rispetto negli altri inteso anche e soprattutto delle opinioni altrui ma il sangue bresciano che scorre in me, mi ha obbligato a precisare loro che quando qualcuno «non merita rispetto» è corretto comunicare il proprio dissenso. E purtroppo nella vita quotidiana tro! ppo spesso rilevo, con profonda amarezza, atteggiamenti irrispettosi soprattutto di chi non prende decisioni e delega ad altri le proprie responsabilità e di chi non avendo competenze professionali per rivestire ruoli e mansioni, sia a livello pubblico sia privato, provocano con le loro incapacità danni gravi venendo meno a quel principio sancito anche nella legislazione italiana, l’agire come un “buon padre di famiglia”. Ebbene carissimo Ministro le qualità sopra non dovrebbero certo mancare in coloro che amministrano il bene comune: i politici. Per questo oggi rivolgo a lei, anche se ministro delle Infrastrutture da poco, la delusione più profonda verso chi l’ha preceduta che non ha saputo gestire questo «incarico» nell’interesse degli italiani ma solo per esclusivo uso personale e di pochi altri. Le cronache di questi mesi e la trasmissione Report di Rai 3 del 3 maggio 2015 ci hanno ben informato sulla questione. Lei è il presente e proprio nella certezza d! ella sua responsabilità politica a nome mio e dei cittadini che rappresento  siamo a sottoporre alla sua attenzione la nostra più totale contrarietà alla costruzione del Tav Brescia-Verona, infrastruttura che dovrebbe essere approvato a breve dal Cipe nonostante il progetto sia inutile, costoso e cosa molto più grave se avviato «nominato» nelle intercettazioni in mano alla procura di Firenze proprio sulle indagini collegate al «sistema Incalza». Il nostro paese, Calcinato, si trova vicinissimo a quella zona nominata la nuova terra dei fuochi legalizzata, riconosciuta pochi mesi fa a livello nazionale, dove da anni i comitati locali denunciano situazioni negative del territorio sia per inquinamento sia per malattie importanti che troppo spesso sono sinonimi di “una terra malsana” che non potrà che peggiorare con l’arrivo del Tav. Le perplessità sul progetto non sono solo ipotesi di cittadini arrabbiati ma il risultato di anni d’informazioni sull’argomento, di confronto con esperti in materia e d’indicazioni pervenute dagli ent! i interessati al progetto. La Regione Lombardia, per esempio, nella delibera numero X/3055 del 23 gennaio 2015 pur esprimendosi a favore dell’opera nonostante notevole consumo di suolo agricolo – andando, di fatto, contro un’altra delibera presa dalla stessa giunta lombarda ovvero lo stop alla cementificazione-, elenca una serie di condizioni in risposta alle criticità e mancanze che il progetto e Via evidenziano soprattutto il non rispetto delle condizioni di sostenibilità e accessibilità economica del Tav Brescia Verona.
Anche la Provincia di Brescia, alla quale abbiamo scritto come cittadini, ha evidenziato notevoli perplessità sul progetto sulla base di costi eccessivi per treni che non fermeranno né a Brescia né a Desenzano, nè a al Garda (terzo polo turistico italiano) ma assurdità per assurdità la stazione è prevista a Montichiari, con la creazione di uno «shunt» costosissimo e un interconnessione con la ferrovia storica, proprio nel bel mezzo di discaric! he (Montichiari ha circa una ventina di siti di smaltimento di rifiuti ! nel territorio). I passeggeri arriveranno a Montichiari trovandosi di fronte una discarica denominata «Montiriam», dove oggi non vi sono collegamenti di nessun tipo con Brescia e il resto della provincia. Le chiedo se questo è progettazione qualificata, logica e parsimoniosa? Quindi altro consumo di aree agricole anche pregiate, come i vigneti del Lugana e varie aziende produttrici di alimenti Dop per un’altra opera in terra bresciana dopo Tav Treviglio-Brescia, la Corda molle (dove le ricordo non sono ancora stati pagati gli espropriati) la BreBeMi inaugurata proprio dal signor Matteo Renzi il quale dichiarava l’unicità e l’importanza dell’opera, capitali privati per un necessario sviluppo lombardo. L’autostrada è costantemente vuota e oggi nessun gestore di autogrill e compagnie petrolifere ha investito sul tratto Brescia – Milano. Questo risponde all’utilità dell’opera. E i politici dove sono? Purtroppo negli anni abbiamo avuto modo di sentirne tanti sull’argomen! to ma troppi male informati, anche quelli del suo partito. Ministri e assessori che continuano a definire il Tav «un’opera strategica» ingannando i cittadini poiché quando una grande infrastruttura interesserà il 5% della popolazione, mai recupererà l’investimento effettuato incrementando di fatto ancora il debito pubblico italiano.
Anche il Politecnico di Milano e di Torino hanno affermato contrarietà al Tav visto che tutte le linee italiane risultano essere in perdita forse in pareggio la Milano -Bologna. Come mai che nessun documento governativo indica il nome di qualcuno che si assume sul piano tecnico la responsabilità di calcoli qualora fossero inattendibili? Siamo convinti che lei subirà quel «mal lavoro» effettuato dai suoi predecessori (ci riferiamo all’assurdità di una legge obiettivo «criminogena» come dichiarato dallo stesso Raffaele Cantone e da accordi stipulati in precedenza) ma crediamo in qualcuno debba avere il coraggio di cambiare rotta se qu! esta porta alla rovina. Per questo le chiediamo: la non approvazione del «progetto esecutivo» Tav Brescia-Verona voluto solo da chi è legato a quel «sistema Incalza» di cui si sta parlando da tempo e dove il ministro che ha dato l’avvio al procedimento finalizzato alla dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, ministro Lupi, risulta dimissionario dall’incarico per motivi legati a quanto sopra. La non approvazione del Tav Brescia-Verona essendo un progetto del 1991 con una Via del 2003 poiché non corrispondente alle necessità economiche, sociali e ambientali attuali. La non approvazione del Tav Brescia-Verona poiché costruito in un terreno con una morfologia che non consentirà mai un alta velocità e che una ristrutturazione adeguata della ferrovia storica potrebbe rispondere a un incremento di domanda almeno per i prossimi 10/15 anni come da studi effettuati. Le ricordiamo che in ambito privato nessuno investirebbe capitale proprio in un progetto obsoleto che non ha rientro almeno dei costi sostenuti poiché in ambito privato chi! sbaglia paga di tasca sua. Nel settore pubblico chi si assumerà questa responsabilità se l’opera sarà un altro buco nell’acqua com’è prevedibile? Le chiediamo la non approvazione del Tav perché non diventi complice di inutile consumo di suolo per guadagnare forse 14 minuti fra Milano a Verona a spese di un investimento di capitale pubblico enorme quando treni regionali hanno bisogno di una risposta immediata come richiesto dall’Europa (Europa che non ha mai chiesto all’Italia il Tav). La non approvazione del Brescia-Verona perché non sia complice di un costo «inadeguato» di circa 62 milioni di euro al chilometro per la tratta Brescia Verona quando nel resto del mondo il costo è un decimo: qualcuno si è chiesto il motivo di questa differenza? La non approvazione del Tav Brescia-Verona perché anche Lei non sia complice delle grandi «bugie» dette dai politici prima di lei i quali hanno raccontato ai cittadini italiani, di fatto ingannandoli, che il traffico da! gomma sarebbe passato su rotaie quando in Italia le merci mai andrann! o sul Tav.
Lo stesso Amministratore Delegato di Rfi, Elia l’ha dichiarato pubblicamente nella puntata del 3 maggio di Report.La non approvazione del Tav Brescia-Verona perché non sia complice di una legge obiettivo che delega il «general contractor» nel nostro tratto Cepav 2 a pagare chi controllerà il suo lavoro; è veramente ridicolo soltanto fattibile in Italia. I cittadini onesti e rispettosi sono ormai stanchi di questo modo di fare e sono tantissimi. Le priorità degli italiani sono altre come il lavoro, la scuola, la messa in sicurezza di un territorio da un dissesto idro-geologico sempre più visibile e di uno sviluppo efficiente della rete pubblica di trasporto locale per i pendolari. Restiamo in attesa di una sua risposta nel più breve tempo possibile informandola che non ci rassegneremo mai alla distruzione del nostro territorio chiamato Tav. Le comunichiamo che la presente mail sarà inoltrata anche ai giornali locali a conferma del nostro malcontento. Ci piacerebbe moltissimo poter aggiungere che abbiamo ricevuto risposta dal Ministro Delrio per un interessamento reale alla questione poiché prima di essere un politico ha agito da «buon padre di famiglia». Nell’augurarle buon lavoro le porgiamo cordiali saluti.
CALCINATO, 12 MAGGIO 2015 – 
Laura Corsini
COMITATATO CITTADINI DI CALCINATO

Solidarietà e raccolta fondi per Angela: licenziata perchè No Tav!

Come movimento No Tav esprimiamo solidarietà ad Angela, giovane madre No Tav che ha perso il lavoro presso il carcere delle Vallette a causa della sua vicinanza al movimento e alla sua lotta.

A quanto pare, grazie al direttore  del carcere, apprendiamo oggi che essere No Tav significa rischiare di perdere il posto di lavoro.

Vogliamo venga fatta chiarezza.

Il Movimento No Tav

 

 

La gravità di un fatto del genere, che va a colpire nel vivo, sul reddito e il sostentamento economico, una persona solamente perchè notav, questa è l’unica motivazione reale, non può passare nel silenzio.

E’ stato denunciato pubblicamente il fatto, ma come tradizione del movimento notav, nessuno deve essere lasciato da solo, in nessun momento. E questo vale anche per Angela, che è anche una giovane mamma, pertanto chiediamo a tutti e tutte un sostegno concreto, economico, non per affrontare le spese legali, ma in un ottica di vero mutuo soccorso, per supportare Angela nella quotidianità.

Il conto corrente è quello solito, dove raccogliamo i fondi per sostenere la Cassa di Resistenza

Conto BancoPosta
Numero: 1004906838
Intestato a: DAVY PIETRO CEBRARI MARIA CHIARA
IBAN – IT22L0760101000001004906838

Causale: Sostengo Angela