6/5: Pullman da Brescia per il corteo No Tav in Val Susa

Anche il Coordinamento No Tav Brescia-Verona risponde all’appello lanciato dal popolo No TAV e organizza un pullman verso la manifestazione di sabato 6 maggio, una grande manifestazione popolare da Bussoleno a San Didero, in Valle di Susa, la valle che resiste e non si arrende, né ora né mai!

Una maifestazione che dopo oltre 25 anni di resistenza poterà avanti in modo ancora più determinato i nostri ideali perché non accetteremo mai che i nostri soldi vengano utilizzati per condannarci a morte con opere inutili, devastanti ed inquinanti piuttosto che per mettere in sicurezza i territori, per la ricostruzione, per le bonifiche, per la difesa della salute, per la scuola, per le pensioni, per il futuro dei nostri giovani.

C’eravamo, ci siamo, ci saremo! No TAV fino alla vittoria!

* * PULLMAN DA BRESCIA * *
Partenza ore 9.30 da via Industriale 10 (davanti al C.S. Magazzino 47). Rientro in serata.

COSTO 15 € (12 € per disoccupat* e student*).

PER PRENOTARE chiamare Radio Onda d’Urto al numero 03045670.

Qui trovi l’appello del Movimento No Tav della Val di Susa:http://www.notav.info/post/ceravamo-ci-siamo-e-ci-saremo-appello-notav-manifestazione-652017/

 

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Una storia e un’ecosistema da difendere: ieri giornata alla scoperta delle meraviglie che potremmo perdere @Frassino

Ieri a Peschiera del Garda centinaia di persone hanno partecipato all’iniziativa proposta dai No Tav con visite guidate al santuario e all’oasi-laghetto.

Il pomeriggio, accompagnato da un meraviglioso sole caldo primaverile, è iniziato con la piantumazione di 3 frassini dopo la benedizione del rettore del centro religioso padre Giovanni di Maria che ha citato alcuni versi dell’enciclica “Laudato Sii” di Papa Francesco ribadendo che l’impatto ambientale di quest’opera ha un effetto negativo su suolo, aria, acqua notevole a cui tutt* noi siamo contrari e che e la protezione ambientale dovrebbe costruire parte integrante del processo di sviluppo, allargando la benedizione a tutte quelle persone che ogni giorno difendono i nostri territori.

I frassini sono così stati piantati in un posto particolarmente significativo, cioè nel giardino dove più di 500 anni fa è comparsa miracolosamente la madonnina tra i rami di un frassino, proprio davanti a dove sorge oggi il santuario.

Un gesto che guarda alla speranza e al futuro, alla rinascita del territorio e alla difesa di una storia e di una natura che non possiamo permetterci di perdere per un’opera assurdamente dannosa, oltre che inutile e vergognosamente costosa.

In questa giornata abbiamo così suggellato il “Patto del frassino” idea nata insieme a molte persone locali durante un’assemblea pubblica proprio a Peschiera negli scorsi mesi. Con questo gesto ci impegniamo tutt* , radicandoci ancora di più a queste terre, a difendere la nostra natura, la nostra storia e il nostro futuro.

Il pomeriggio è proseguito con le numerose visite guidate sia al santuario, sotto il quale dovrebbe passare la galleria del TAV compromettendo la struttura con le forte vibrazioni, che al meraviglioso laghetto, un sito UNESCO, un’oasi naturale, crocevia di importante rotte migratorie, che rischierebbe di prosciugarsi con i lavori del TAV causando un grave danno ambientale e faunistico.

E se nel piazzale del Santuario decine e decine di fedeli hanno continuato a passare per tutta la giornata, a testimoniare l’importanza di questo luogo di culo, proprio ieri, in questo paradiso già compromesso dalla cementificazione eccessiva e dalla presenza limitrofa dell’autostrada, decine di anatre e uccelli, che hanno accompagnato i racconti delle nostre guide con canti sonori a ridosso del laghetto, nidificavano e cercavano un posto sicuro dove dar vita a nuovi esemplari e poter vivere.

Cosa stiamo rischiando di perdere accecati da un’opera che non ci serve e che soprattutto non guarda al futuro dei nostri territori?

La giornata di ieri al Frassino l’ha ben dimostrato: la storia, la cultura, la natura, la biodiversità e un’area verde davanti al profitto per pochi possono essere cancellati senza nessuna remura.

Come possiamo permettere che un’habitat per migliaia di animali, sopratutto anatre che vengono a svernare da tutto il nord Europa, possa essere così cancellato? Cormorano, martin pescatore, moriglione, moretta, airone rosso, airone cenerino, cince, picchio rosso maggiore e picchio verde, il falco di palude e il lodolaio, la rana latastei e tantissimi altri animali vivono questa zona, tra cui molte specie minacciate e in estinzione.

Come possiamo permettere in una zona già altamente cementificata di perdere quel poco verde che rimane? Come possiamo permettere che parti della nostra storia rischino di essere rase al suolo per un’opera che non serve e che ruba i nostri soldi ai veri bisogni delle persone?

Cogliamo l’occasione per ringraziare tutte le persone che ieri hanno reso possibile questa bellissima iniziativa, in particolare le nostre guide, e sicuramente nei prossimi mesi riproporremo queste visite alla scoperta delle meraviglie che rischiamo di perdere per colpa del TAV.

Ieri è stato chiaro a tutt*: difendere questa terra non è solo un nostro dovere per vivere un presente migliore, ma è l’unica cosa che possiamo veramente fare per dare la possibilità di un futuro dignitoso a chi ci sarà dopo di noi.

#salviamoillaghettodelFrassino #notav #fermarlotoccaanoi

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Domani visite guidate #notav al Santuario e Laghetto del Frassino @ Peschiera del Garda!

Questo sabato 8 aprile il Coordinamento No Tav Brescia-Verona organizza piacevoli attività a Peschiera del Garda con visite guidate al Santuario del Frassino e al Laghetto, riconosciuto come oasi naturale di grandissima rilevanza e bene protetto dall’UNESCO.
Entrambi questi siti sono sottoposti a gravi rischi dal progetto di Alta Velocità Brescia-Verona: la galleria dovrebbe essere costruita molto vicina al colonnato del Santuario, mettendone seriamente a rischio la stabilità; mentre dagli stessi studi del costruttore Cepav2, il laghetto del Frassino vedrà ridotto il proprio bacino idrico sempre a causa degli scavi della galleria, fino al rischio di totale prosciugamento.

Per questo lanciamo questa iniziativa: CONOSCERE LA BELLEZZA DEI NOSTRI LUOGHI PER IMPARARE A DIFENDERLA!

Vi invitiamo tutte e tutti a partecipare e a diffondere l’iniziativa!

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Pasquetta No Tav al presidio di Campagna di Lonato

Per il classico pic-nic di pasquetta quest’anno proponiamo un’intera giornata all’insegna dello stare insieme, condividere e prenderci cura della nostra terra.

Il programma della giornata prevederà:
* dalle 10:00
PRENDIAMOCI CURA DELLA NOSTRA TERRA piantando insieme piante, fiori, ecc. Porta anche tu quello che vorresti veder cresce al presidio e se li hai gli atrezzi per il giardinaggio!
Attività adatta anche ai più piccoli!

* dalle 12:00
PIC-NIC CONDIVISO: porta cibo e/o bevande da condividere…ma ricorda: evitiamo gli sprechi! Non portare da casa plastica da buttare: ricordati il piatto, il bicchiere e le posate…e non dimenticare il bicchiere!

* dalle 15:00
DIBATTITO CON I NO DALMOLIN: dibattito con gli attivisti vicentini del Movimento No DalMolin che ci racconteranno la loro esperienza di presidio permamente come uno dei tanti passi di una lotta in difesa della nostra terra e del nostro futuro.

Durante la giornata musica e laboratori per bambini!

A Pasqua con chi vuoi…ma Pasquetta vieni con noi 😉

Per restare aggiornato segui l’evento facebook.

#notav #pasquetta #Lonato

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“Grandi opere”: una scommessa che vale quasi 280 miliardi

Segnaliamo questo articolo (qui l’originale) di Luca Martinelli tratto dal blog perunaltracitta.org. Mentre in Italia mancano i fondi per garantire servizi fondamentali quali sanità, istruzione, cura del territorio o per avviare progetti sensati per le ricostruzioni post-sisma, il governo continua a finanziare grandi progetti infrastrutturali che, oltre ad apparire assolutamente inutili, raccolgono le proteste e il malcontento delle popolazioni colpite.

“Per le ferrovie i 40 miliardi di euro previsti  sono interamente destinati all’Alta velocità. La maggior parte degli interventi risultano privi di “obbligazioni giuridiche vincolanti”. Significa  che si potrebbero ancora cancellare” 

Altraeconomia, 23 marzo 2017

Nel Paese delle “grandi opere”, c’è chi attende con trepidazione il 10 aprile. Entro quel giorno, infatti, il Consiglio dei ministri dovrebbe licenziare il nuovo DEF (Documento di economia e finanza) per il 2017, e il primo DPP, ovvero il “Documento pluriennale di pianificazione”. Si capirà, insomma, se il governo –che nel 2017 dovrebbe tagliare altri 1,6 miliardi di euro alle Province– continuerà ad allargare i cordoni della borsa per finanziare le grandi infrastrutture. Quel che è certo, intanto, è che tra il 31 marzo e il 31 dicembre del 2016 sono state stanziate risorse pari a circa 6 miliardi di euro per “coprire” gli interventi sulle cosiddette “infrastrutture strategiche”.Una fotografia dello stato dell’arte è scattata nella nota di sintesi elaborata dal Servizio studi della Camera dei deputati in merito allo “stato di attuazione del programma”, che fa riferimento alla fine dello scorso anno (e pubblicato a marzo). Spiega che il valore complessivo delle future “grandi opere” è pari a quasi 280 miliardi di euro. La lettura integrale della relazione offre però ulteriori spunti di analisi.

1) Non è più possibile stabilire con certezza, né ha alcun valore giuridico farlo, quante siano in totale le “grandi opere”. È vero che vengono elencate le 25 opere considerate “prioritarie”, ma per quelle “non prioritarie” anche nell’analisi del Servizio studi della Camera si fa ormai riferimento a “lotti”, in totale 981. Gli interventi infrastrutturali, infatti, possono anche avanzare per fasi successive, e anche tutte quelle attività che dovrebbero essere considerate propedeutiche -come la progettazione e la copertura del finanziamento- possono essere completate in momenti successivi: non c’è alcune certezza, insomma, che un’opera di cui viene posata la prima pietra verrà in futuro effettivamente terminata; la legge offre infatti anche la possibilità di procedere alla realizzazione di “lotti costruttivi non funzionali”.Un effetto di questo paradosso -senza entrare per il momento nel merito degli interventi- è che mentre mancano 25,5 miliardi di euro al fabbisogno delle “opere prioritarie”, il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha già deliberato finanziamenti per 74 miliardi di euro a favore di lotti di opere non prioritarie.

2) A leggere in modo superficiale l’elenco delle opere prioritarie, si potrebbe immaginare che (alla fine) l’esecutivo si sia adeguato alle richieste di chi, come il Wwf o Legambiente, criticava da anni la netta prevalenza di strade e autostrade tra le infrastrutture strategiche ereditate dalla legge Obiettivo del 2001. Oggi, infatti, il 63% delle opere, in valore, riguarda progetti per la mobilità collettiva, ferrovie (per 41,08 miliardi di euro, pari al 46% del costo complessivo delle 25 opere prioritarie) e metropolitane (per 14,94 miliardi di euro, il 17% del totale).

Alle “strade” restano appena 28 miliardi di euro, cioè il 31% del totale. Le ferrovie di cui si parla, però, sono esclusivamente nuove linee ad Alta velocità: 26 miliardi di euro servirebbero per quello che la relazione definisce un “completamento” della rete al Nord (comprende il Terzo Valico tra Genova e l’alessandrino, la Torino-Lione attraverso la Valsusa, la Brescia-Padova, la galleria di base del Brennero, tutte opere contestate da comitati locali ed organizzazioni ambientaliste, e in alcuni casi anche al centro dell’interesse della magistratura per casi di corruzione e di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, mentre è in corso di revisione l’intervento per il sotto-attraversamento di Firenze); altri 15,1 miliardi di euro, invece, andranno a finanziarie due itinerari nel Meridione, cioè la Napoli-Bari e la Palermo-Catania-Messina (ricordiamo che il governo Renzi con lo Sblocca-Italia ha “sottratto” queste due infrastrutture ai normali iter procedurali, assegnandone la gestione ad un commissario straordinario che sta procedendo a colpi di ordinanze, ben 27, emesse tra il dicembre del 2014 e il primo dicembre 2016).

3) Allargando lo sguardo a tutto l’elenco delle opere strategiche, si scopre che «il 59% del costo complessivo delle opere non prioritarie, 112,2 miliardi su 188,6 miliardi totali, riguarda opere stradali». Per questi interventi, il CIPE ha già impegnato il 38% dei finanziamenti richiesti, pari a oltre 42 miliardi e mezzo di euro; il 62% delle opere (in termini di costi) risulta in fase di progettazione.

4) Nella nota di sintesi viene utilizzato un acronimo (da addetti ai lavori) che potrebbe rappresentare l’architrave di un cambiamento, se davvero il governo volesse arrivare a ridiscutere le “infrastrutture strategiche” per il Paese. È OGV, e sta per “obbligazioni giuridicamente vincolanti”. Indica, cioè, quelle opere per cui esiste un contratto, e quindi un legittimo vincolo nei confronti di un soggetto che si è aggiudicato o è stato incaricato dell’esecuzione dell’opera. Sono quelli, cioè, che in caso di cancellazione, potrebbero aprire per lo Stato la porta di contenziosi.

Ecco, la maggioranza delle opere non risulta coperta al 31 dicembre 2016 da obbligazioni giuridicamente rilevanti: ben 178 miliardi di euro, pari al 64% del totale, riguardano infatti opere «in fase di progettazione (circa 152 miliardi), in gara o aggiudicate (circa 25 miliardi) e con contratto risolto (meno di 1 miliardo), che dovrebbero rappresentare le opere senza OGV». Così è scritto nella nota di sintesi del Servizio studi, che nell’elaborazione si è avvalso della collaborazione dell’Autorità nazionale anticorruzione, che svolge anche la funzione di autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Se consideriamo che «l’84% del costo delle opere senza OGV, pari a circa 150 miliardi di euro, riguarda opere non prioritarie», è plausibile auspicare un ripensamento. E un rimaneggiamento dell’elenco delle infrastrutture strategiche, in particolare per quanto riguarda l’Alta velocità e le autostrade.

5) A meno che governo e Parlamento non subiscano l’influenza di portatori di interesse come AITEC, l’associazione italiana dell’industria cementiera. Nel mese di febbraio, in audizione di fronte alla Commissione lavori pubblici del Senato, i rappresentanti dell’organizzazione confindustriale hanno chiesto «il rilancio di una politica infrastrutturale italiana effettuata con risorse pubbliche credibili». Di fronte al “fenomeno della corruzione”, che viene definito “un problema grave” e riguarda -secondo la campagna “Riparte il futuro”- oltre la metà delle infrastrutture strategiche, si spiega che «inseguire il ‘sistema perfetto’ non deve fermare la macchina di investimenti pubblici che alimenta e, in questi anni di crisi tiene in vita, la filiera dei lavori pubblici e dei materiali da costruzione».

Tra il 2007 e il 2016 la produzione di cemento in Italia è calata del 59,3%, da 47,5 a 19,3 milioni di tonnellate. Guardando ai bilanci delle aziende del comparto, tra il 2010 e il 2015 si è registrata una perdita complessiva pari a 1,23 miliardi di euro, solo parzialmente mitigata dalla possibilità di vendere sul mercato i “diritti di emissione” assegnati gratuitamente dalla Commissione europea.

*Luca Martinelli