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NUOVA DISCARICA A CALCINATO: VOGLIAMO BONIFICHE E SALUTE, NON OPERE INUTILI E DANNOSE!

Questa mattina abbiamo fatto una conferenza stampa come Coordinamento No Tav Brescia – Verona insieme al Comitato Cittadini Calcinato per denunciare l’ennesimo problema ambientale del nostro territorio collegato alla costruzione del TAV Brescia-Verona.

Negli anni passati gli esposti e i ricorsi effettuati avevano già denunciato la presenza di numerosi siti da bonificare, circa 40 su tutto il tracciato che va da Brescia a Verona.

Ma ogni volta che si scava in un nuovo punto esce qualcosa di non previsto…dai reperti archeologici, a nuove discariche e non solo.Come ben evidente dalle foto allegate nei lavori a Calcinato, dove parte di questo materiale è visibile ma la gran parte è solo parzialmente visibile, sono presenti:

⚠️ rifiuti come taniche e contenitori di plastica

⚠️ terriccio o fanghi o similari

⚠️ marmo in polvere

⚠️ gomme, teli e stracci.

🔋 vecchi prodotti della Bayer e batterie

⚠️ alcuni contenitori evidenziano etichette di rifiuto pericoloso, contenuto o che conteneva.

(trovate le foto alla fine dell’articolo)

⚠️💧⚠️Inoltre all’interno del ex boschetto, all’interno della cava, vi è la presenza di una piccola buca con ❌dell’ACQUA PULITA❌ seppur da mesi non abbia piovuto. Le foto risalgono anche prima dell’inizio del periodo di irrigazione (foto e video di marzo). La presenza di germogli di carici, evidenza una zona umida che si è formata da tempo. Da non esperti riteniamo plausibile che il tutto si sia verificato per la presenza di teli impermeabili nel sottosuolo che hanno determinato tale situazione (a conferma di chissà cosa ci sia sotto).

💣Si informa inoltre che alcuni cittadini ci hanno segnalato, in anonimato, che durante i lavori per opere di cantierizzazione della linea AV/AC a Calcinato siano stati ritrovati notevoli quantità di ❌AMIANTO❌ sotterrato nei terreni e venuti a galla durante gli sbancamenti. TUTTO QUESTO AVVIENE IN CANTIERI SEMPRE APERTI, SENZA SICUREZZA PER CHI VIVE QUESTI TERRITORI E CON GRANDI DUBBI DI COME VERRA’ GESTITO IL TUTTO, VISTA LA MANCANZA DI TRASPARENZA DI AMMINISTRAZIONI E COSTRUTTORI!

Chiediamo:

‼️ vengano rispettati gli obblighi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale;

‼️ si indaghi per trovare i responsabili di questo ennesimo scempio ambientale, che dovranno pagare per quanto fatto;

‼️ qualora non si trovino i responsabili che la bonifica dovrà essere eseguita dalla Pubblica Amministrazione, ricordando anche che l’omessa bonifica è classificata reato dall’art 257 del Codice dell’Ambiente.

‼️ MA COME SEMPRE A GRAN VOCE CHIEDIAMO CHE VISTI I TANTI PROBLEMI CHE SOLO IN QUESTA FASE PRECOCE STANNO EMERGENDO SI PRENDA DAVVERO IN CONSIDERAZIONE DI FERMARE LA COSTRUZIONE DI UN OPERA INUTILE E DANNOSA E SI DIA LA PRIORITA’ AL FUTURO E ALLA SALUTE DI QUESTI TERRITORI!!!

#NOTAV#CALCINATO#DISCARICA#LAVORITAV#NOTAVBRESCIAVERONA#BONIFICHE#BASTAVELENI#BRESCIA#TERRADEIBUCHI#INQUINAMENTO#BONIFICHEAMBIENTALI#ALTAVELOCITA#SALUTE

NUOVO PROGETTO PER L’USCITA DEL TAV DA BRESCIA EST: FERMIAMOLO!

Ieri pomeriggio abbiamo fatto una conferenza stampa in occasione della presentazione del progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria per l’uscita dell’Alta Velocità a #BresciaEst.

L’incontro organizzato da RFI e Italferr, in collaborazione con il Comune di Brescia, era a porte chiuse. Nemmeno i possibili espropriati coinvolti sono stati fatti entrate nonostante le richieste.

Abbiamo quindi organizzato una conferenza stampa per denunciare l’ennesima presentazione di grandi opere nazionali proibite a chi i territori li vive e li abita. L’ennesima volontà di non confronto con le popolazioni locali.

Che Emilio Del Bono sindaco e l’assessore Federico Manzoni abbiano paura di contestazioni o di non saper spiegare ai loro concittadini perché non si stanno opponendo all’opera altamente impattante per la città portando avanti invece l’opzione zero? L’opzione zero menzionata nella stessa Analisi costi e benefici prevede infatti il potenziamento della linea storica con un grosso risparmio in termini di impatto e costi.

Viste le posizioni passate ci domandiamo anche il MoVimento 5 Stelle BRESCIA e Sinistra Italiana – Brescia che posizione prenderanno ora e cosa hanno intenzione di fare.

Non ci sono scuse per non fermare il lotto di uscita da Brescia. A differenza di quello attualmente in costruzione nel caso del quadruplicamento siamo di fronte a una sola progettazione PRELIMINARE.

Non c’è nulla di definitivo, quindi non ci sono motivazioni di carattere legale o economico per non stoppare il progetto.

Senza dimenticare che l’Analisi Costi Benefici ha bocciato l’intera tratta Brescia-Padova. Questo mentre il trasporto pubblico locale invece è in grave sofferenza come sottolineato queste settimane da Bragaglio.

Ci opporremo a questo progetto preliminare e chiederemo nuovamente che venga fatta anche una valutazione ambientale complessiva del progetto perché quella presente non prevede tutte le varianti che gli attuali progetti stanno inserendo e non basta farla solo sul quadruplicamento, serve rifarla in modo complessivo! Pretenderemo che l’Amministrazione comunale di Brescia si confronti pubblicamente e che smetta di informare i bresciani a distanza attraverso le pagine dei quotidiani locali.

A breve organizzeremo nuovi momenti informativi per avvisare per l’ennesima volta noi la popolazione del progetto, degli anni di cantiere, degli espropri, degli abbattimenti di ponti e cavalcavia ecc. che comporterà il Tav.

Possiamo e dobbiamo opporci a questa tratta, dobbiamo percorrere tutte le strade possibili per evitare questo scempio.

A questo link trovate tutti gli atti del progetto preliminare https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/7469/10795?pagina=1

In settimana ci troveremo per fare il punto sulle osservazioni da fare contro il progetto che scadono a inizio agosto. Se qualcuno/a volesse partecipare e aiutare scriveteci che ci organizziamo.

Avanti #notav! #brescia#quadruplicamento#tav

5/6: assemblea pubblica NO TAV @Brescia – cosa potrebbe succedere alla nostra città?

Da anni a Brescia sentiamo parlare “dell’uscita a est della città” del progetto TAV Brescia-Verona.
Nonostante sui giornali escano notizie e ipotesi varie, il Comune di Brescia e l’amministrazione di Del Bono continuano, ad oggi, ad affermare che non c’è un progetto, che gli allarmismi della popolazione coinvolta sono prematuri e che, in ogni caso, non c’è nulla di cui preoccuparsi perché l’uscita da Brescia comunque
non sarà impattante.
Dopo anni di proclami vogliamo ora fare insieme il punto della situazione.

La possibilità che con il decreto “sblocca cantieri” si scelga un commissario straordinario per il Tav, con il potere di accelerare l’iter progettuale e bypassare tutti i problemi presenti, soprattutto quelli ambientali, è concreta.
Opera questa sulla cui eventuale utilità nessuno ha mai saputo fornire dati concreti, mentre il governo ha espresso palesemente la propria posizione: “il (la) TAV si deve fare” a prescindere (aggiungiamo noi), facendo palesemente emergere la
vera motivazione per cui il TAV va costruito: è una SCELTA POLITICA PURAMENTE DETTATA DA INTERESSI ECONOMICI soprattutto a vantaggio dei grandi industriali del nord, senza tenere in minimo conto che le linee attuali possono essere debitamente potenziate visto che attualmente sono largamente sottoutilizzate, evitando devastazioni ambientali e lo sperpero di denaro pubblico.

In una città e una provincia così massacrate dal punto di vista ambientale, dove la nostra salute è sempre più compromessa e i fondi per il risanamento non vengono stanziati adeguatamente, non possiamo permetterci di rimanere indifferenti e vedere altro territorio distrutto per meri interessi economici e non per necessità .

Per questi e tanti altri motivi vi aspettiamo mercoledì 5 giugno alle 21:00 presso il salone Argentina di via Repubblica Argentina 120 a Brescia.

#notav #dachesapasamia #fermarloèpossibile #fermarlotoccaanoi #brescia #salute #futuro #bastaveleni

Giornata al Frassino: le nostre ragioni e preoccupazioni!

Non c’è solo la Torino Lione che ci preoccupa e che sembra il problema N. 1 in Italia oggi, quando ci sono migliaia di km a binario unico e pendolari che al lavoro ci arrivano in due ore al mattino e due ore al ritorno.

C’è un altro progetto devastante, costoso ed inutile: la linea Alta Velocità Brescia-Padova. 5 miliardi e mezzo che pagheremo tutti noi italiani per far risparmiare 13 minuti a chi viaggia da Milano a Venezia, e che servirà al 5% della popolazione mentre il 95% continuerà a non avere i treni che sono veramente necessari alle esigenze quotidiane di lavoro e di studio.

Sappiamo che anche per questa tratta, l’analisi COSTI BENEFICI è negativa. Già nel 2017 il Prof. Ponti nel suo studio indipendente dava risultati impietosi e anche la Corte dei Conti Europea con una ricerca partecipata da scienziati di vari stati europei, pubblicata nel 2018, dichiarava che l’Alta Velocità non è utile sempre e dovunque, ma è doveroso valutare il territorio che attraversa, il numero di stazioni che è necessario toccare, le risorse finanziarie del paese che lo realizza, il beneficio reale ai cittadini che usufruiscono del servizio.

Oggi tra Milano e Venezia viaggiano 160 convogli tra regionali, alta velocità e merci! La capacità della linea storica esistente è di 230 treni e senza spendere un euro in più potremmo potenziare di un terzo il traffico su ferrovia. Nel frattempo aspettiamo la pubblicazione dell’analisi realizzata dal team di Ponti.

L’alternativa valida all’Alta Velocità è questa: il potenziamento della linea storica. Il miglioramento tecnologico di tutta la linea e nuovi binari dove si rende necessario. Per le merci proponiamo di valorizzare la linea Medio-Padana che corre tra Monselice e Genova passando per Tortona. Questa è l’opera che vogliamo! Questa è l’opera che andrebbe a beneficio di tutti a cominciare dai pendolari e dai turisti che arrivano sul Garda e per il trasporto delle merci sulla ferrovia.

QUESTIONE AMBIENTALE

Oltre ai problemi di opportunità economica succitati, vi sono innumerevoli problemi di natura ambientale: il concetto che vogliamo ribadire qui è che nessuno ci parla del valore del CAPITALE NATURALE: QUANTO VALE UN BENE NATURALE, UN LAGO, UN FIUME, UN PRATO, UNA SPECIE DI UCCELLI, UN PAESAGGIO?

  • Il Santuario del Frassino, di origine cinquecentesca, sarà circondato da cantieri e scavi che mettono a serio rischio la sua stabilità. Per la sua salvaguardia il CIPE (del. 42/2017) ha previsto numerose prescrizioni tra le quali un monitoraggio ante e post operam, che dovrebbero essere svolti da figure professionali all’interno di un Osservatorio Ambientale che non è stato ancora definito.

  • Il Laghetto del Frassino, risorsa naturale importantissima, per le numerose specie di uccelli migratori che transitano, inserito nella Rete Natura 2000 come SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zona di Protezione Speciale) è a rischio: il TAV interferisce con gli immissari del laghetto, e ne comprometterebbe l’approvvigionamento idrico per il 10-15 % all’anno, e provocherebbe l’inquinamento della falda stessa.

  • Terre e rocce da scavo: Il progetto prevede numerose gallerie, dove si potrebbero verificare gli stessi problemi di Firenze, in un territorio già fortemente compromesso in termini ambientali. Lo scavo delle gallerie prevede l’uso di sostanze chimiche e schiumogeni per ammorbidire il terreno; il materiale che ne esce è da considerare quindi rifiuto da trattare secondo la normativa vigente e non sottoprodotto da riutilizzare in altri punti dell’opera.

  • Rischio idrogeologico : impatto sulle falde acquifere dell’alto mantovano. La realizzazione della galleria Lonato-Desenzano, profonda 40 metri, provocherebbe un impatto idrogeologico imprevedibile al territorio delle Colline Moreniche del basso Garda e piana sottostante, dove sono presenti i pozzi che alimentano gli acquedotti comunali per un bacino di oltre 100.000 abitanti di 15 comuni dell’Alto Mantovano (da Monzambano a Canneto sull’Oglio).

  • PFAS Aggravamento disastro ambientale: Il tracciato AV-AC attraversa la zona toccata dal problema dei PFAS, in particolare a partire dalla frazione di Lobia di San Bonifacio e continua nei comuni vicentini, e costituirebbe un ulteriore aggravamento dell’inquinamento di questa zona, essendo necessari milioni di litri d’acqua, per il cui approvvigionamento si rischierebbe la messa in comunicazione della falda acquifera ancora sana con quella inquinata. Non valutare seriamente questo gravissimo rischio per la salute pubblica che ha un valore inestimabile, equivale a nascondere la testa sotto la sabbia, poiché i dati sull’inquinamento da PFAS sono ormai ampiamente noti. Chiediamo quindi che venga seriamente valutato il rischio di aggravamento di disastro ambientale, per l’allargamento della zona contaminata da PFAS.

  • Sismicità: Inoltre per quanto riguarda il problema della sismicità del territorio, vi è la necessità di adeguare il progetto esecutivo alle NTC del 2008 (Nuove norme tecniche di costruzione, con aggiornamenti importanti per la costruzione di viadotti e ponti).

Noi chiediamo infine che come per quanto accaduto per la tratta Mestre- Trieste, dove non si realizzerà più l’Alta Velocità ma sarà realizzato il potenziamento della linea esistente, anche per la nostra tratta, soprattutto alla luce nelle enormi problematiche ambientali che pone, venga valutato l’ammodernamento della linea esistente e l’utilizzo di linee esistenti sottoutilizzate, come la Medio Padana , che corre da Monselice a Tortona-Genova.

Vademecum per espropriandi: come comportarsi con le lettere arrivate o che arriveranno?

Ancora una volta è toccato al Coordinamento No TAV Brescia Verona fare consulenza agli espropriati bresciani e veronesi e sopperire all’assenza dei Sindaci e delle amministrazioni comunali che, oltre a non mettere in atto azioni di difesa e di tutela dei territori (ricordiamo solo il Comune di Desenzano ha promosso ricorsi), non hanno promosso assemblee pubbliche informative all’arrivo dell’ennesima comunicazione da parte del General Contractor interessato alla linea AV/AC Brescia Verona.

ALLA FINE DELL’ARTICOLO TROVATE LE INDICAZIONI E UNA BOZZA DI RISPOSTA!!

L’UNICA amministrazione che ci risulta abbia informato alcuni cittadini è stata Calcinato che in data 07 e 08 agosto (date dove non tutti sono a casa) ma con una forma discutibile, ovvero ha chiamato quali consulenti dei propri cittadini gli avvocati e tecnici di CEPAV DUE, ovvero l’ente espropriativo.

Se non ci fosse da piangere per la drammaticità della situazione, il tutto parrebbe quasi una barzelletta.

Insomma, pur certi della serietà dei consulenti e delle capacità professionali è come se chiedessimo consulenza al legale del nostro coniuge in una procedura di divorzio!!!

Alcune precisazioni:

– come già avevamo supposto, viste le pregresse esperienze, per questo tipo di progetto, le comunicazioni vengono sempre inviate in mesi dell’anno dove le persone hanno più difficoltà ad attivarsi in difesa dei propri diritti;

– la fretta con cui stanno cercando di aprire i primi cantieri è quella di voler far sembrare quest’opera “irrimediabile” nonostante in questo momento politico, il progetto è in discussione dallo stesso Ministro Toninelli il quale ha ribadito più volte che si attendono le analisi costi e benefici;

– a differenza poi di quanto dichiarato da alcuni giornali e da certi “politici”, se il progetto venisse fermato, le penali di cui molti parlano (tal volta anche a sproposito) sarebbero irrilevanti e comunque molto meno dei danni che l’infrastruttura causerebbe ai nostri territori, sia a livello ambientale sia di salute.

Ma veniamo ai fatti. Nelle ultime settimane di luglio, come già comunicato anche dalla stampa locale, molti espropriandi hanno ricevuto una comunicazione da CEPAV 2, che spacciandola come un’azione bonaria “nell’interesse dell’espropriato” chiedeva di fornire elementi che potessero determinare un valore da attribuire al bene oggetto di espropriazioni.

IN PRIMIS vorremmo ricordare che tale “gesto” non è frutto di attenzione o bontà nei confronti degli espropriati ma bensì di un atto previsto dall’art. 17 del testo unico sugli espropri, prima della determinazione dell’indennità e dell’emissione del decreto di esproprio.

Pertanto, dopo aver consultato il nostro legale, abbiamo predisposto un vademecum, rammentando a tutti che l’avvicinarsi ad una fase così delicata, ovvero l’espropriazione, richiedeva l’affidamento e la consulenza ad un legale poiché diverse e molteplici sono le varianti.

Le nostre indicazioni si sono suddivise fra le principali ipotesi:

– Fra coloro che erano in possesso di una “perizia” redatta con parere legale/tecnico amministrativo e coloro che ne erano sprovvisti. Nel primo caso era consigliata una risposta, con alcune indicazioni, mentre nel secondo caso si riteneva opportuno rivolgersi ad un consulente in materia amministrativa.

– Qualora si rientrava nei requisiti minimi necessari per la risposta, ovvero una perizia, vi era una suddivisione tra coloro che avevano aderito all’ultimo ricorso e quelli che non lo avevano promosso. Nel primo caso bisognava rimarcare nella risposta che, mancando il progetto esecutivo ed essendo ancora pendenti ricorsi ancora in attesa della fissazione dell’udienza davanti al TAR LAZIO, l’invio della risposta non costituiva acquiescenza all’esproprio poiché vi è intenzione di proseguire con i ricorsi pendenti davanti al Consiglio di Stato ed al TAR Lazio.

Per i residenti nel comune di Desenzano, doveva essere specificato, che si era in attesa anche dell’esito del ricorso promosso dal Comune.

Venivano poi evidenziate alcune note tecniche:

– ovvero che le valutazioni da assumere come riferimento per la quantificazione del bene devono essere quelle del valore di mercato con l’aggiunta, per coloro che avranno demolizioni, anche delle spese per la ricostruzione altrove.

– Qualora nella comunicazione di Cepav Due, fossero stati inseriti nuovi beni oggetti dell’espropriazione, si rendeva necessario ribadire l’obbligo di una nuova procedura prima della espropriazione del bene.

– Infine si informava di indicare nella lettera di risposta a CEPAV DUE la richiesta formale, ai sensi della legge n. 241/1990, della copia del progetto esecutivo o le modalità per visionarlo ed estrarre copia. Completamente diversa invece la bozza di risposta per i casi di nuovi possibili espropriati a seguito delle modifiche di progetto, considerando che l’approvazione del progetto definitivo ha imposto a quello esecutivo il recepimento delle 309 prescrizioni e delle 14 raccomandazioni.

Per questi casi, la procedura espropriativa dovrà ripartire con la dichiarazione di conformità urbanistica e con la dichiarazione di pubblica utilità.

La risposta doveva evidenziare che l’esproprio non era considerato legittimo perché la propria area non era prevista nel progetto definitivo e non erano state rispettate le procedure garantiste perviste dal testo unico degli espropri.

Si allega il fac simile inoltrato a coloro che hanno aderito ai ricorsi.

Il coordinamento anche per questo ribadisce l’importanza della manifestazione del 29 Settembre a Lonato del garda e ricorda che dobbiamo resistere, rallentare questa frenesia speculativa e rimanere uniti.

parte generale risposta lettere cepav AGOSTO 2018 –> indicazioni caso per caso

LET- Risposta Cepav due – BOZZA –> esempio di risposta da adattare alle proprie esigenze

IL TAV BS-VR E’ BEN LONTANO DAL SI DELLA CORTE DEI CONTI: il progetto sarebbe stato ritirato dal Ministero delle Infrastrutture per modifiche progettuali.

Oggi 15 febbraio 2018 si discuterà davanti al Consiglio di Stato l’appello presentato dal Coordinamento NO TAV Brescia-Verona e da numerosi altri soggetti contro gli atti con i quali il Governo ha espresso il giudizio positivo di ottemperanza del progetto definitivo alle prescrizioni imposte con il progetto preliminare.

L’auspicio è che il Giudice Amministrativo accolga l’appello ed annulli gli atti impugnati anche alla luce di fatti nuovi assai rilevanti.

Alcuni di questi fatti sono conosciuti: il parere del 16/12/2016 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, la sospensione da parte della Corte dei Conti dell’esame del progetto definitivo approvato dal CIPE.

Un fatto è sicuramente nuovo ed in attesa di conferma: a quanto ci risulta il progetto definitivo della tratta AV/AC Brescia – Verona approvato dal CIPE con delibera n. 42 del 10 luglio 2017, tutt’ora all’esame della Corte dei Conti per l’espressione del parere contabile, sarebbe stato ritirato dal Governo.

A quanto ci risulta, infatti, il progetto sarebbe stato ritirato dal Ministero delle Infrastrutture per procedere a modifiche progettuali.

Se la notizia si rivelerà confermata dagli atti formali, per la cui acquisizione il nostro legale si è già attivato, potrebbero esserci grandissime novità nella questione che è oggetto di dibattito da lungo tempo.

L’auspicio è che il buon senso incominci a prevalere e che il progetto della tratta Brescia Verona venga definitivamente ritirato, riqualificando la linea storica.

Terremo costantemente informata tutta la popolazione e la stampa sia dell’esito dell’appello che si è discusso oggi davanti al Consiglio di Stato sia della notizia del ritiro del progetto della tratta AV/AC Brescia – Verona tutt’ora all’esame della Corte dei Conti.

 

Coordinamento No Tav Brescia-Verona

 

LA CORTE DEI CONTI RIMANDA IL PROGETTO TAV BRESCIA-VERONA PER INCOMPLETEZZA DOCUMENTALE!

Santa Lucia è arrivata!

La Corte dei Conti, ultimo step di approvazione del tav Brescia-Verona, rimanda il progetto al Ministero per “incompletezza documentale”.

Non è la vittoria, ma di certo il ritardo non sarà breve. Insomma, avevamo ragione noi: i cantieri non avrebbero mai aperto a gennaio 2018. E NON DOVRANNO APRIRE MAI!

Ci vediamo questa sera a Mazzano all’assemblea pubblica NO TAV!

#notav #dechesapasamia #notavbresciaverona

IL CIPE HA APPROVATO IL PROGETTO DEFINITIVO DEL TAV BRESCIA-VERONA: LA LOTTA NO TAV CONTINUA “QUA VIVIAMO, QUA RESISTEREMO!”

Nella serata di ieri 10 luglio 2017 abbiamo appreso dell’approvazione da parte del CIPE del progetto definitivo della linea AV/AC Brescia – Verona, “Lotto Brescia est – Verona (escluso nodo di Verona)”, dal costo di 2.499 milioni.
Il CIPE ha altresì approvato l’avvio della realizzazione delle opere del 1° lotto costruttivo del “Lotto Brescia est – Verona (escluso nodo)” e disposto la progettazione, in sostituzione del cosiddetto “Shunt di Brescia”, della soluzione “Quadruplicamento in affiancamento alla linea storica nell’ambito del Nodo di Brescia.

Proprio in questi giorni il Coordinamento No Tav Brescia-Verona tramite l’ Associazione Cittadini Bresciani e Veronesi per la Tutela dell’Ambiente, insieme ad altre realtà politiche, ambientali e di futuri espropriati ha dato seguito all’azione legale successiva all’esito negativo del ricorso davanti al Tar del Lazio.
E’ stato infatti notificato il ricorso in appello al Consiglio di Stato con la richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Nei confronti della sentenza del TAR gli appellanti hanno riproposto tutti i vizi che avevano già proposto con il ricorso: le violazioni della normativa Comunitaria in materia di affidamento delle opere pubbliche non essendo mai stata fatta una gara pubblica, inottemperanze del progetto definitivo alle prescrizioni ambientali derivanti dalla delibera CIPE n. 12/2003 ed anche nei pareri della Commissione VIA del 17.04.2015 e del 29.05.2015.

L’inadeguatezza del progetto che il CIPE ha approvato è stato confermato dal parere del 15/12/2016 espresso dall’Assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che ha chiesto al Governo di rivedere il progetto. In particolare, si chiede di rivedere tutte le misure antisismiche previste in quanto NON AGGIORNATE con le normative vigenti e questo è un elemento fondamentale in una zona sismica come quella del Garda se si vuole garantire la sicurezza dei cittadini.

E’ stata riproposta anche la censura riguardante la mancata valutazione dell’opzione zero e/o di opzioni alternative dato che, se esse fossero state esaminate (e non lo sono mai state) questo progetto così costoso e così impattante non sarebbe stato approvato. Oltre ad altre censure relative al mancato esperimento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica, alla mancata tutela del Laghetto del Frassino ed in generale del patrimonio ambientale, sono stati riproposti anche i vizi riguardanti la seconda reiterazione del vincolo urbanistico, ormai di durata ventennale. L’atto di appello verrà ora depositato in Consiglio di Stato e si attende che il Giudice fissi l’udienza per la discussione dell’appello.

Nonostante tutte le criticità, nella giornata di ieri è prevalsa la logica politica in difesa degli interessi di grosse aziende di Stato quali Fs e ENI con Cepav Due.
Nessun rispetto per il parere delle comunità locali, nessun rispetto per un territorio altamente problematico dal punto di vista ambientale,  e nessun rispetto neanche per le poche regole che ormai normano gli iter autorizzativi in materia di Grandi Opere.

Nei comunicati usciti sulla stampa, addirittura sembra sia previsto uno studio di fattibilità per la realizzazione di una possibile fermata aggiuntiva sul Garda. Un’alta velocità che diventa sempre più lenta rendendosi conto che le esigenze dei territori sono altre. Un’alta velocità che sembra sempre più inutile cosi come progettata e poco giustificabile.

Il progetto della tratta Tav Brescia – Verona  è inaccettabile.
Non lo diciamo solo noi che da anni ci battiamo contro questa inutile opera, ma anche alcuni dei più importanti organi tecnici dello Stato. Non solo ci sono grosse lacune dal punto di vista tecnico, ma addirittura si parla di un progetto che non rispetta le norme antisismiche, in un territorio fortemente sismico come quello del Garda e che, solamente il mese scorso, è tornato a tremare.

Non ci stupiamo di quanto approvato ieri, in materia di TAV in tutta Italia, a prevalere sono sempre le logiche speculative e privatistiche a discapito di tutto.

Aspettando ulteriori particolari che ci permettano di capire meglio con che logica sia avvenuta questa approvazione, ribadiamo il fatto che l’iter autorizzativo non è ancora concluso: manca, ad esempio, il passaggio alla Corte dei Conti per valutare la copertura finanziaria dell’opera. Sottolineiamo che con questa approvazione la nostra battaglia entra in una nuova fase.

Non lasceremo ovviamente intentata nessuna strada, ma pensiamo sia necessario rilanciare la mobilitazione popolare: dobbiamo tornare a riempire le strade dei luoghi che abitiamo e viviamo.

Non resteremo testimoni dell’ennesima devastazione che vogliono infliggere al nostro territorio, che, lo ricordiamo, vanta la presenza delle più grandi discariche di rifiuti speciali d’Europa, le quali, con drammatica regolarità, continuano a bruciare in circostanze sospette.

Non resteremo chiusi in casa, sequestrati dai cantieri di opere inutili e soffocati dai miasmi tossici.

Non resteremo passivi e chiederemo, ancora una volta, che i soldi pubblici siano spesi per qualcosa di effettivamente utile al nostro territorio, a partire dalle bonifiche ambientali che da troppo tempo aspettiamo.

QUA VIVIAMO E QUA RESISTEREMO! 

Ma cosa hanno inaugurato il 10 Dicembre?

Che l’argomento TAV sia un tema scottante da trattare per i quotidiani locali (e non solo) è cosa ormai nota. Ma è interessante soffermarsi su un articolo uscito recentemente sul dorso bresciano del Corriere della Sera a firma di un importante penna del giornale, spesso impegnato in inchieste riguardanti lo stato di salute dell’ambiente bresciano. Nel rispetto del lavoro del giornalista, ci preme sottolineare alcuni passaggi contenuti in questo articolo che a noi sollevano diversi interrogativi (qui).
Innanzitutto l’articolo parla dei ritardi nei lavori per la realizzazione della stazione per l’Alta Velocità di Brescia, la cui conclusione sembra slittata al 2018. Ci sorge spontanea una domanda, riguardando anche i giornali di qualche mese fa, cosa si è inaugurato il 10 dicembre scorso? Lasciando per un attimo perdere gli artifizi linguistici utilizzati in quella data dai giornali, per i quali lo scorso dicembre si sarebbe inaugurata semplicemente la nuova linea Alta Velocità, scorrendo invece questo articolo, appare chiaro come tale inaugurazione sia avvenuta non solo senza stazione, ma anche senza i binari ancora fermi alle porte di Brescia. Dunque perché tanta fretta ad avviare una linea incompleta, causando ulteriori enormi disagi a chi usufruisce del treno in direzione Milano? La risposta la si trova probabilmente nelle ragioni di propaganda che la data del 10 dicembre, con la presenza sbandierata dell’ex-premier Renzi, aveva assunto a livello nazionale, come sponsor “pro SI” nel referendum costituzionale del 4 dicembre. Ma non solo, probabilmente l’occasione di un’inaugurazione anticipata con relativa messa in esercizio, seppur incompleta, della linea Treviglio – Brescia ha permesso a Cepav 2 e ad RFI di rendere più credibile il tentativo di accelerare e forzare l’iter autorizzativo per la tratta in direzione Verona.
L’articolo poi prosegue pubblicando i dati sulle quantità di amianto e scorie di fonderie ritrovate in alcune discariche abusive. I ritrovamenti di queste sono un fatto che ha caratterizzato l’avanzamento dei cantieri da Treviglio in direzione di Brescia. Per tutto il 2014 si sono susseguite le notizie di ritrovamenti di siti inquinati e discariche, comprese le scorie sepolte sotto la terza corsia dell’autostrada A4. Ma come sono avvenuti questi ritrovamenti, che rappresentano una delle eredità dello “sviluppo” industriale bresciano? La storia è interessante. Ai tempi, i cantieri dell’alta velocità erano vigilati costantemente da Arpa perché le inchieste sugli smaltimenti illeciti, le quali avevano portato all’arresto dell’imprenditore Locatelli, avevano rivelato l’interesse da parte di quest’ultimo ad entrare nei lavori di subappalto e fornitura per la Treviglio – Brescia. L’occasione, come fatto per l’adiacente Bre. Be. Mi., era quella di poter illegalmente sotterrare migliaia di tonnellate di rifiuti. Fatto non nuovo per la nostra provincia, ma che ha elementi in comune con le rilevazioni che emergono dalle inchieste sulle grandi opere che hanno portato all’arresto del “super-manager” Ercole Incalza e alla rimozione della struttura di missione del Ministero delle Infrastrutture (qui). Tra gli indagati eccellenti, guardando al nostro territorio e alla tratta Brescia – Verona, ricordiamo il già presidente di Metro Brescia Ettore Fermi (link 12). In manette, in un filone di indagini partito da questa inchiesta, sono finiti anche i manager di Condotte, società appartenente al consorzio Cepav 2 e deputata alla realizzazione della tratta cittadina e della “nuova” stazione di Brescia.

Un interrogativo, infine, ce lo fa sorgere anche la conclusione dell’articolo in questione, quando si riportano le ipotesi sull’uscita dalla città ad Est dell’alta velocità. Tralasciando il fatto che, eliminato lo shunt per Montichiari, si dovrebbero quantomeno riaprire le procedure di valutazione d’impatto ambientale, da quale fonte arrivano queste notizie? L’attuale amministrazione Del Bono continua pubblicamente a sostenere di non essere in possesso di alcuna documentazione riguardo l’uscita ad Est, così come contenuto nella risposta alla richiesta di accesso agli atti fatta da alcuni abitanti della zona di via Ferri, la quale sembrerebbe la parte di città più colpita in caso di raddoppio dei binari verso Venezia.

Da troppo tempo assistiamo al fatto che annunci, dichiarazioni e sparate sull’Alta Velocità vengano assunti in maniera acritica dai giornali locali. Un fatto preoccupante perché, attorno al tema delle grandi opere, è diventato comune vedere ministri, sottosegretari e manager pubblici esprimersi pubblicamente, ignorando e perfino non rispettando quelle poche regole che esistono in merito all’approvazione di questi progetti. Si continua, in questo modo, un pericoloso lavoro di delegittimazione della politica e degli enti locali, ormai assunti al semplice ruolo di “burocrati acritici”, il cui unico compito è protocollare procedure amministrative che poi avranno impatti devastanti sulla vita di migliaia di persone. Sperando che, a breve, si possa porre una pietra tombale sul progetto dell’Alta Velocità Brescia – Verona ormai diventato, dopo le stroncature istituzionali ricevute (qui), tanto assurdo e devastante quanto assolutamente inutile, ci auspichiamo, invece, che presto si possa aprire un dibattito su quali siano le priorità di un territorio martoriato come quello bresciano. Anche e soprattutto riguardo il tema degli interventi che andranno fatti per implementare una mobilità realmente sostenibile e funzionale al nostro territorio.

Il TAV Brescia-Verona in 3 anni? E’ uno scherzo di carnevale…

Il carnevale è arrivato. A Verona, in fiera, il 22 febbraio, all’inaugurazione della 30ª edizione di Samoter, salone internazionale delle macchine movimento terra, da cantiere e per l’edilizia, è andata in scena una grande carnevalata con protagonista non il “papà del gnoco” ma il sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro che si è divertito a scherzare con i non disinteressati ascoltatori e con gli organi di informazione presenti.

Per dire così tante balle e fesserie in un colpo solo, il sottosegretario si è evidentemente fatto trasportare dal clima carnevalesco.

Ha sicuramente scherzato quando ha detto che i lavori si potrebbero finire in 36 mesi, prendendosi la libertà di diminuire i tempi previsti nella valutazione di impatto ambientale approvata dalla commissione ministeriale, dove il cronoprogramma (già molto ottimistico) prevede una durata di 89 mesi ovvero: 7 anni e 4 mesi.

Inoltre come evidenziato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici lo scorso dicembre, e messo nero su bianco in un lungo rapporto, l’opera presenta gravi carenze progettuali e “si basa sulla normativa tecnica risalente al 1988 e superata fin dal 2005” ed il progetto “deve essere rivisto, modificato e integrato/adeguato nel rispetto delle aggiornate e vigenti nuove norme tecniche per le costruzioni”. “Non viene fatto alcun riferimento alla recente zonizzazione sismica del territorio, con non trascurabili effetti sulla sicurezza”.

Ma questo non interessa né al Ministero dei Trasporti e Infrastrutture, né all’Amministratore Delegato di Rete Ferroviaria Italiana Maurizio Gentile, che allegramente dichiara alla stampa che ciò non costituisce un impedimento, e non rallenterà minimamente la progettazione e la realizzazione dell’Alta Velocità Brescia-Verona.

Se non fossimo a carnevale il governo si preoccuperebbe di far rispettare le norme che tutti i normali cittadini devono rispettare, quando devono costruirsi la casa, anche ai progettisti del TAV. Così si eviterebbero rischi inutili a chi ipoteticamente dovrà realizzare l’ opera ed a chi (teoricamente) dovrà utilizzarla in futuro.

Altro scherzo è quello relativo al costo dell’opera che secondo il sottosegretario è di solo 1,5 miliardi di euro. Il rappresentante del governo non può non sapere che nel SILOS (Sistema Informativo Legge Opere Strategiche) della camera dei deputati (visibile QUI): è riportato il costo della linea TAV Brescia-Verona che è di 3,954 miliardi di euro, con disponibili solo 2,268 miliardi quindi con la necessità di trovare altri 1,686 miliardi di euro.

Se anche il CIPE desse il via libera il mese prossimo, come annunciato dal Sottosegretario, il progetto dovrà passare l’esame della corte dei conti, poi dovrà essere redatto il progetto esecutivo, quindi tecnicamente i lavori non potrebbero iniziare comunque prima di un anno.

Senza dimenticare il ricorso presentato al TAR del Lazio da una sessantina di ricorrenti che evidenzia le innumerevoli carenze presenti nel progetto e il mancato rispetto di molte norme di legge, e che è stato discusso nell’udienza del 9 gennaio scorso, e di cui siamo in attesa della sentenza.

L’ultima chicca carnevalesca è che il TAV ora serve per collegare Verona a Torino quando fino a ieri ce lo hanno venduto come un’irrinunciabile progetto europeo che dovrebbe collegare Lisbona a Kiev. Ora diventa un collegamento metropolitano tra due città a circa 300 km di distanza… il sottosegretario dimentica di ricordare che questo ipotetico corridoio europeo, nel tratto da Padova a Trieste, prevede semplicemente il potenziamento della linea esistente e non la costruzione di nuovi binari, e che oltre il confine italiano non è previsto niente neanche un collegamento ferroviario “tradizionale”.

Quindi invitiamo il sottosegretario a non farsi incantare dal carnevale della bella città di Verona e a fare penitenza, anche prima del mercoledì delle ceneri, così gli scherzi saranno finiti e potrà finalmente dirci la verità su un’opera inutile e devastante per l’ambiente, che serve solo a chi la progetta e la costruisce, ma che verrà pagata a carissimo prezzo (80 milioni di euro al chilometro) da tutti.