16 dicembre – I bugiardi siete voi: terrorista è chi saccheggia le nostre terre!

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Questa sera a San Polino si terrà un incontro per parlare di criticità e opportunità delle linee ferroviarie ad alta velocità; l’incontro è organizzato dagli Ecologisti Democratici e sono stati invitati a partecipare alla serata dal titolo ambivalente, “Scambi di vedute. Treni ad alta velocità: utili, inutili o dannosi?”:
Stefano Esposito (senatore PD e vicepresidente Commissione Trasporti)
Damiano di Simine (presidente di Legambiente Lombardia)
Maurizio Tira (assessore all’urbanistica di Desenzano).

A partire dalle 20:00 faremo un presidio per contestare questa serata e in particolare la partecipazione di Esposito (senatore del PD e “paladino del Sì alle grandi opere), giusto per dare maggior risonanza alla “campana No Tav” che non vogliono far sentire!

Tutti i cittadini, tutti i comitati ambientalisti e tutte le realtà bresciane sono invitate a partecipare, facendo sentire che anche a Brescia esiste un’opposizione allo sperpero di denaro pubblico per opere inutili e che le scelte che vengono prese dall’alto non ci trovano concordi!

Per quanto riguarda il senatore Esposito ricordiamoci che ad essere un acerrimo nemico del movimento No Tav è lo stesso personaggio che questa estate dopo le violenze subite da Marta, attivista No Tav da Pisa presente in una contestazione in Val Susa, che denunciò oltre alle manganellate durante la carica della polizia anche di essere stata toccata nelle parti intime e insultata dalle “forze dell’ordine”, dichiarò sul suo profilo twitter: “Parte da Pisa per andare a fare la guerra allo Stato, prende giustamente, qualche manganellata e si inventa di essere stata molestata #bugia.”

Lo stesso affermò anche che Marta non sapendo come spiegare la sua presenza alla contestazione si fosse inventata tutto e, parlando della stessa serata, affermò che si erano dati appuntamento tutti gli anarco-insurrezionalisti e tutta la feccia antagonista di mezza Europa, riferendosi agli attivisti No Tav, per fare al cantiere una guerra allo Stato.

Ricordiamoci inoltre che lo stesso personaggio, riferendosi  al movimento No Tav, si era già fermamente espresso il 20 luglio scorso affermando che “se vogliamo debellare questa forma di guerra allo stato dobbiamo “decapitare” i mandanti politici e le organizzazioni che li sostengono” aggiungendo tra l’altro che “è sempre più chiaro come l’opposizione al treno non c’entri più nulla con le violenze messe in campo da questi delinquenti, la loro è una battaglia allo stato e come tale va repressa, senza esitazione alcuna”.

Dichiarò inoltre che “è indispensabile un inasprimento dell’azione repressiva nei confronti degli anarco-antagonisti che non devono essere più soltanto ‘tenuti a bada’. Questo presuppone non solo un maggiore dislocamento di agenti, ma un intervento celere e determinato da parte della magistratura, a cominciare dalle persone che sono state arrestate in flagranza di reato”. Augurandosi tra l’altro nelle sue affermazioni che le figure che ritiene al vertice del movimento No Tav (Giorgio Rossetto, Luca Abbà, Francesco Richetto) “vengano perseguite attraverso gli strumenti previsti dalla legge”.

Tra le tante cose che contesteremo quindi della presenza di questo esponente del PD gli ricorderemo che “se toccano una toccano tutte”, quindi le affermazioni pesanti e sessiste che ha fatto su Marta riguardano anche noi, e non ce le dimentichiamo!

 

Faremo anche alcune domande Maurizio Tira, assessore all’urbanistica di Desenzano.

L’assessore all’urbanistica di Desenzano ha esposto in una recente nota, pubblicata sul blog del Partito Democratico locale, alcune considerazioni in merito alla costruzione del Tav nella tratta tra Brescia e Verona. Una nota interessante alla quale ci sentivamo in dovere di controbattere, fermo restando che per noi rimane un’opera inutile frutto di speculazioni economiche. Dopo una piccola premessa sulle varianti al progetto non approvate, il centro dell’attenzione viene posto su alcuni elementi di utilità che il Tav di per sé porterebbe come infrastruttura nel contesto territoriale della Pianura Padana. I punti toccati sono tre:

  • il primo riguarda il fatto che la costruzione della nuova linea sgraverà la linea storica esistente e creerà un servizio ad “alta frequenza” in grado di vincere “la concorrenza con il veicolo privato”. Ma siamo proprio sicuri che il Tav garantirà questo? Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla soppressione degli 8 treni regionali veloci Milano – Venezia (servizio utilizzato da 10000 pendolari quotidianamente), sostituiti dai “meno concorrenziali” regionali che impongono il cambio a Verona, a causa del venir meno del finanziamento di “soli” 5 milioni di euro da parte della Regione Veneto.  Un esempio del più generale impoverimento e degrado del trasporto pubblico locale in tutta Italia (Moretti, amministratore di Trenitalia, ha annunciato il taglio di numerose linee ferroviarie secondarie e la soppressione di molte stazioni minori). Premettendo che qualsivoglia vantaggio che l’alta velocità potrà portare arriverà tra molti anni, e le soluzioni per risolvere il gravissimo problema del traffico e dell’inquinamento in Pianura Padana vanno trovate fin da subito, non sarebbe meglio destinare parte delle risorse sperperate nella costruzione del Tav per migliorare e potenziare il trasporto locale già esistente, ridotto allo stremo dopo decenni di tagli e de-finanziamenti?
  • “il progetto dell’alta velocità/alta capacità rappresenterà una valida alternativa al trasporto merci su gomma”. Per noi cosa non vera, l’unica alternativa efficace passa dalla ri-localizzazione dei sistemi produttivi, dal riciclo e dal riuso dei materiali e non certo dalla costruzione di infrastrutture che consumano suolo attraverso cemento, cave di prestito, mega-tunnel e cantieri decennali (se parliamo di ecologia, parliamone fino in fondo).
  • “l’alta velocità garantirà una valida alternativa al trasporto aereo”. Premesso che nessuno volerà mai, se non con aerei privati, tra Milano e Venezia ( i treni regionali raggiungono già tranquillamente i 130 km/h), una domanda ci sorge naturale: ma il passaggio del Tav per Montichiari non è pensato appositamente nell’ottica di rilanciare l’aeroporto locale, oggi diventato una sorta di “cattedrale nel deserto” (e per fortuna vista la mole di persone che gli abita attorno) insieme a quell’enorme concentrato di speculazione edilizia, finanziaria e commerciale rappresentato dalla “Fascia d’Oro” che gli sorge accanto?

La nota prosegue poi con una postilla riguardante il consumo di suolo, giudicato forte ma comunque inferiore rispetto a quello contenuto in molti piani urbanistici. Una premessa anche in questo caso ci sembra doveroso farla; nel senso che trattare un tema così grave, profondo ed anche drammatico (se qualcosa vogliamo imparare dall’alluvione sarda) come il consumo di suolo in termini così banali ci appare quantomeno fuori luogo. È giustificabile, quindi, sacrificare centinaia di ettari di terreni agricoli di grande pregio per un’opera così controversa proprio nel momento in cui è lo stesso ministero delle politiche agricole, quindi non una milizia eco-terroristica, ad avvertirci del pericolo dell’insufficienza alimentare italiana (Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione, MIPAAF 2012)? (L’Italia, causa consumo di suolo, non è più in grado di garantire l’auto-sufficienza alimentare ai propri cittadini attraverso la coltivazione del proprio suolo, ma dipende in maniera sempre più consistente dai mercati internazionali). Inoltre, visto che l’opera attraverserà un territorio che ospita la più alta concentrazione di discariche d’Europa, come si impedirà che le cave di prestito non diventino una nuova occasione d’affari per quella lobby di imprenditori, che oggi, in provincia di Brescia, fa affari d’oro trafficando rifiuti?

In conclusione, rispondendo alle conclusioni dell’ articolo in questione, ci appare evidente come la lotta contro il Tav anche a Brescia e nella sua provincia, così come in Val Susa del resto, non possa esaurirsi in una semplice battaglia contro un treno, ma bensì debba pensare a come combattere e contrastare un modello economico, in cui la speculazione e la creazione ad arte d’emergenze diventano le uniche politiche di governo del territorio.  Un consiglio lo vorremmo dare, invitando l’assessore a visitare le colline del Mugello (noi lo abbiamo fatto) per visionare in prima persona come un “semplice” treno possa risultare impattante.

 

Alcune questioni  le vorremmo porre anche a Legambiente, visto che numerose volte ci siamo trovati fianco a fianco con i suoi militanti nelle battaglie in difesa dell’ambiente (anche se sempre più spesso le posizioni dei vari organi direttivi ci appaiono per molti versi un po’ambigue e non prive di ombre).

È secondo voi possibile pensare di contrastare le grandi opere semplicemente attraverso l’uso di forme di protesta non conflittuali e che seguano il solco esclusivo della legalità, nel momento in cui raffinati strumenti legislativi hanno di fatto esautorato la sovranità decisionale delle comunità locali e reso legale la corruzione? (dalla Legge Obiettivo al project financing, meccanismo di finanziamento per le grandi opere ideato da Cirino Pomicino e perfezionato dal governo Berlusconi, dall’istituzione di General Contractors privati che gestiscono interamente risorse economiche e subappalti alle stesse ditte sub-appaltatrici, spesso in forte odore di mafia). Secondo noi le sonore sconfitte nelle battaglie contro le grandi opere autostradali in Lombardia ci impongono anche questa riflessione. Ancora, come farà il meccanismo delle compensazioni monetarie (se mai poi ci saranno), a cui spesso Legambiente si attacca, a garantire equi compensi a chi perderà casa e terreni o si troverà murato dietro ad un pannello fono assorbente? Come si ripagheranno le generazioni future sulle quali grava il peso economico di questa (scellerata) opera? Come si compenserà la perdita di un sistema ambientale unico (e tra l’altro produttivo) come quello delle colline moreniche del Basso Garda? Chi si arrogherà il compito di contabilizzare la perdita di questi complessi sistemi di vita?

Per noi non esiste compensazione in grado di mitigare la devastazione imposta da quest’opera e ciò ci impone la strada della lotta per contrastare un’infrastruttura che risponde esclusivamente a meccanismi economici speculativi, non certo a criteri di gestione sostenibile delle risorse del territorio. Non confondiamo quindi la voglia di protestare contro il sistema con la battaglia contro un treno. Ma lottiamo contro un sistema che, anche attraverso la costruzione di un treno, mostra sempre più le proprie tendenze autodistruttive, creando nuove forme di povertà, di marginalizzazione sociale e di devastazione ambientale.

Ci troviamo quindi davanti al Piccolo Teatro Libero di Sanpolino, Corso Bazoli 89 alle ore 20:00!

 

Infine cogliamo l’occasione per esprimere la nostra solidarietà al Comitato di via Toscana che proprio oggi ha comunicato “ la necessità di notificare un atto di rinuncia al ricorso contro Italferr S.p.a. presentato lo scorso maggio presso il Tar di Brescia. A determinare questa decisione non é stato il venir meno delle motivazioni che avevano reso necessario tale ricorso, ma la ferma intenzione da parte di Italferr di non procedere alla formalizzazione dell’accordo bonario per l’acquisizione degli immobili da demolire con coloro che avessero azioni legali in corso contro la stessa Italferr. I membri del Comitato le cui residenze sono sotto la minaccia di esproprio sono stati quindi messi in condizione di dover scegliere tra un indennizzo degli immobili in tempi “relativamente” rapidi, previa rinuncia al ricorso al Tar, oppure accettare il rischio di dover comunque lasciare le proprie case il prossimo gennaio, senza aver però raggiunto alcun accordo economico sull’indennizzo con l’organo espropriante. La scelta unanime della prima opzione da parte dei diretti interessati ha quindi determinato l’amara decisione di rinunciare al giudizio di un tribunale sull’operato di Italferr, sia per quanto concerne l’iter approvativo del progetto relativo alla linea AV/AC, tratta Treviglio-Brescia, sia per quanto riguarda la correttezza nell’approccio con i cittadini residenti negli immobili di cui si prevede la demolizione. L’assenza di tale giudizio contribuisce purtroppo a sancire di fatto la liceità del modus operandi di Italferr, che é stato in grado di sconvolgere la vita di inermi cittadini, costretti ad abdicare al tentativo di salvare le proprie abitazioni ancora prima di aver compreso quali fossero i propri diritti in materia.”

 

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