STRAGE: L’INTERVENTO DI NO TAV BRESCIA IN PIAZZA LOGGIA

no tav

40 anni dopo. 40 anni di silenzio, di processi che non hanno portato a nulla. 40 anni di beffe. I cittadini di Brescia sono stati presi in giro per 40 anni dallo Stato Italiano, lungo le tre istruttorie dei tre gradi di giudizio che ci hanno portato a non avere di fatto un colpevole.

Le uniche certezze, in questo momento, sono le vittime. 8 morti e 102 feriti. Per cosa sono morte? Sono morte per sfortuna? O solo perché erano antifasciste?

Le altre certezze sono che lo Stato Italiano sapeva. Qualche esponente del SISMI sapeva cosa stava per succedere. Cosa si può dire di uno Stato che permette di mettere una bomba in una piazza gremita dei cittadini che dovrebbe tutelare? Cosa si può dire di uno stato che non solo non riesce a trovare e punire i colpevoli ma che in alcuni casi utilizza risorse per coprire e insabbiare?

Lo Stato Italiano: colpevole.

E 40 anni dopo continua ad esserlo. Non è più l’ideologia fascista, non solo: ora sono i soldi a governare le prossime stragi di stato. I soldi e gli interessi di una classe dirigente che guarda solo a se stessa, miope e strabica.

Come in Val Susa. Come con gli F35. Come il MUOS. Come a Brescia, ancora una volta, violentando il nostro territorio per interesse con un l’alta velocità di un treno inutile e tremendamente dannoso.

Abbattendo case, dissotterrando cimiteri di amianto e rifiuti pericolosi, insabbiando chissà quante altre bombe ecologiche pronte ad esplodere.

Uno Stato che ci priva del Diritto alla Casa giustificandosi con una crisi economica che ha contribuito a creare. Uno Stato che protegge solo una parte dei suoi cittadini, cittadini che si arricchiscono senza il minimo scrupolo. Insabbia, copre. Esattamente come i fascisti coinvolti nella strage.

40 anni dopo la bomba di Piazza Loggia forse è il momento di pensare a un grande valore che ci ha lasciato l’antifascismo: la Resistenza. La resistenza ad uno Stato colpevole, in difesa dei nostri diritti, della nostra salute. Del nostro futuro. Per non trovarsi tra altri 40 anni a celebrare e ricordare l’ennesima silenziosa strage di Stato.

 

” OGGI TOCCA A ME. UNA GUERRA PER BANDE ” . Presentazione al Carmine venerdi 30 maggio

Oggi-tocca-a-me-150dpi-filteredJuri Di Molfetta

Primo romanzo di Juri di Molfetta, Oggi tocca a me è la storia di tre amici, tre sedicenni del quartiere Madonna di Campagna, periferia nord di Torino, che un giorno, anzi il giorno del 3 luglio 2011 si trovano a Chiomonte per partecipare ad una manifestazione. Non è una manifestazione qualsiasi, perchè quella del 3 luglio 2011 è la più grande manifestazione del Movimento No Tav degli ultimi anni, descritta dalle cronache come “L’assedio al cantiere Tav”. In questa cronaca si intrecciano le vite di questi ragazzi, Teppa, Giamaica a Panza, la tipica vita di ragazzi di periferia, con i disagi, la fatica di diventare grandi, la noia e la necessità di sfogare bisogni e desideri frustrati. La manifestazione fa da sfondo ad una storia parallela che non c’entra nulla con quella delle centinaia di manifestanti, i cui ideali restano incomprensibili ai tre ragazzi.
La loro, infatti, è una caccia all’uomo, ad un poliziotto corrotto, ma alla fine il bisogno e il desiderio di riscatto supera ogni contrapposizione e accomuna i tre ragazzi a nuovi compagni di viaggio in una spirale di eventi che li porta a essere tutti nello stesso posto e nello stesso momento per pareggiare i propri conti, passati e presenti. Un romanzo che esplora diversi mondi e diversi punti di vista, senza mai apertamente schierarsi da una parte: il risultato finale è un esempio letterario di storia collettiva, in cui si evidenziano tutte le contraddizioni tra due mondi opposti ma con gli stessi obiettivi.
A completare il romanzo, la prefazione di Luca Abbà, agricoltore valsusino attivo nel movimento contro il Tav fin dalle sue origini e le illustrazioni di Erika Bertoli.
Juri Di Molfetta Oggi tocca a me. Una guerra per bande.
Prefazione di Luca Abbà Illustrato da Erika Bertoli
Un fratello non si lascia nella merda. E questo il Teppa lo sa. Per questo accetta l’aiuto da uno come Benza. Ma per un fratello si fa di tutto, anche vendere coca per tirare su i soldi per l’avvocato. Ma le cose vanno storte, c’è sempre un ostacolo per quelli come lui. Uno sbirro lo frega ma il Teppa sa dov’è, deve solo trovarlo tra migliaia di altre persone. Val di Susa: 3 luglio 2011, una delle più grandi manifestazioni No Tav degli ultimi anni. Inizia la ricerca. Teppa non è solo, con lui ci sono Giamaica e Panza. Sono più di tre amici, sono un branco, se parte uno partono tutti. Funziona così per chi ha sedici anni e vive nelle case popolari di un quartiere di periferia, tra bisogni frustrati e cassonetti della carta incendiati per noia. Ci sono così tanti agenti che Teppa non li aveva mai visti neanche allo stadio, come trovare un ago in un pagliaio, ma il destino non lo lascia solo, anche altri lo aiuteranno, ognuno con una storia, voglia di rivalsa e un personale senso di giustizia. Una spirale di eventi li porterà a essere tutti nello stesso posto nello stesso momento per pareggiare i propri conti, passati e presenti, perché la vita è come un ristorante, se vuoi davvero uscire devi passare dalla cassa e se hai consumato più di quello che ti potevi permettere nessuno ti fa sconti. Il problema è solo tuo. http://www.erisedizioni.org/oggi_tocca_a_me._una_guerra_per_bande.html

BOOK TRAILER http://www.youtube.com/watch?v=dquZlFre0o0

Il libro sara’ presentato venerdi 30 maggio alle 20.00 in via Nino Bixio  a Brescia al Carmine. In contemporanea ci sara’ l’esposizione della mostra fotografica Resistenza No Tav di Iskra Coronelli 

Ne parliamo in questo articolo : http://notavbs.org/resistenza-tav-mostra-fotografica-itinerante.html

RESISTENZA NO TAV MOSTRA FOTOGRAFICA ITINERANTE

no tav mostra fotografica

RESISTENZA NO TAV

MOSTRA FOTOGRAFICA ITINERANTE di Iskra Coronelli

Mercoledì 28 maggio: 
dalle ore 16:30 in Piazza Loggia a Brescia durante l’iniziativa “Piazza di maggio” per il 40° anniversario della strage di Piazza Loggia

Giovedì 29 maggio:
dalle ore 18:00 presso il Caffè Letterario Primo Piano – via C. Beccaria 10 (Bs)

Venerdì 30 maggio:
dalle ore 20:00 in via Nino Bixio – zona Carmine (Bs)
La mostra fotografica accompagnerà la presentazione del libro “Oggi tocca a me. Una guerra per bande” di Juri Molfetta. Musica e sangria a seguire.

Sabato 31 maggio:
ore 17:00 a Palazzo Martinengo – via Martinengo 57 Collebeato (Bs). A seguire aperitivo di autofinanziamento.

Vi aspettiamo. No Tav Brescia
http://iskracoronelli.altervista.org/

https://www.facebook.com/events/235268120000607/?ref_newsfeed_story_type=regular

L’indagine fotografica di Iskra Coronelli si svolge in Val Clarea tra luglio 2011 e dicembre 2012. La storia, in bianco e nero, di una “stagione” all’ interno del movimento NO TAV che da oltre vent’anni lotta contro l’alta velocità, causa di devastazione ambientale nella Val di Susa, in Piemonte.

Diventa in breve una mostra itinerante che inizia il suo cammino il 21 aprile 2012 all’ interno di un vagone notte fermo sui binari tagliati nella fabbrica RSI di Roma, occupata dai lavoratori per protesta contro la minaccia d’interruzione dell’attività, e che prosegue poi spontaneamente e volutamente su treni in movimento, sedi non convenzionali, centri autogestiti e ovunque sia stato possibile esporre per far conoscere una realtà di cui si parla sempre troppo poco.

“Una selezione d’immagini che portano con loro “fisicamente” il vissuto di tanto girovagare, che si arricchisce nel suo percorso delle storie di molti altri con i quali in questi mesi, in giro per l’Italia, ho condiviso molto: dalla lotta per rivendicare diritti comuni, alla difesa della natura, dal vivere in simbiosi con essa e ricavarne la forza per creare insieme agli altri, alla presa di coscienza di agire in territori e situazioni già troppo devastati dalle mafie. Penso che la resistenza NO TAV sia laddove ci sentiamo coinvolti in prima persona, dove capiamo di dover fare qualcosa per tentare di salvare il salvabile, prima che sia troppo tardi”. Iskra Coronelli

BIOGRAFIA. ISKRA CORONELLI: Nata a Roma nel 1976. Appassionata di Natura e Teatro, negli ultimi 10 anni mi dedico con altrettanta passione alla Fotografia. Considerandola uno strumento indispensabile di trasferimento della memoria collettiva tra generazioni o popoli diversi, dal 2002 gestisco una Camera Oscura libera e organizzo mostre fotografiche mie e di altri, in luoghi non convenzionali della città. Nel 2009 dò vita al Festival Indipendente di Fotografia OcchiRossi, occupandomi in particolare della realizzazione di mostre nei quartieri di Roma e di altre città italiane. Dal 2008 ad oggi documento il G8 in Giappone per Amisnet, il Cop 15 di Copenaghen, la rivolta del CIE di Ponte Galeria, L’Aquila due anni dopo il terremoto, il problema della discarica a Terzigno, e la Resistenza no Tav in Val di Susa. Mi interessano molto gli spazi, naturali o costruiti e gli spazi di tempo. Nel 2010 mentre ero Direttore Artistico del settimanale online il Dirigibile, vinco il Premio Speciale al Concorso Fotografico SudEst, realizzato dalla Cecilia Coop assieme alla Provincia di Roma. La foto premiata è “Scambio internazionale a Farfa” appartenente al progetto “Sguardi” nella categoria Lavoro di gruppo. Nel 2011 collaboro con Andrea Fogli alla realizzazione del libro “Altre Narrazioni” edito da Odilon, selezionando una mia foto per ogni suo articolo.

Video di presentazione della mostra:

https://www.dropbox.com/sh/nuvg11vbaibhtxl/AADZMHTL6xxAlw6qhniw2Cija#lh:null-Resistenza%20NoTav.avi

Perchè NOTAV è resistenza. Perchè NOTAV è antifascismo

A quarant’anni esatti dalla strage di Piazza Loggia, oggi più che mai è viva la necessità di raccontare cos’è l’antifascismo. Le nuove generazioni non devono dimenticare che quegli otto morti in piazza sono il simbolo doloroso che il fascismo è ancora presente, nonostante gli anni, nonostante la Resistenza.
Ancora oggi i terroristi responsabili di quella strage sono impuniti, ancora oggi si chiede giustizia per le vittime.
Paradossale constatare come le parti si siano invertite oggi, i responsabili della strage sono liberi e impuniti mentre tutti noi siamo considerati terroristi. Siamo terroristi perché ci difendiamo dal sopruso di chi vuole speculare sulle nostre terre e sulle nostre vite. Siamo terroristi perché abbiamo il coraggio di opporci e di resistere agli errori delle istituzioni. Siamo terroristi perché osiamo dire che l’alta velocità e questo sistema economico che la supporta sono dannosi. Siamo terroristi e per questo quattro giovani come noi sono in carcere dallo scorso Dicembre in isolamento rischiando trent’anni di galera per aver partecipato ad una manifestazione.

Il 28 Maggio saremo anche noi in Piazza Loggia per ricordare a noi stessi e a tutti voi che la prima forma di Resistenza che dobbiamo portare avanti è la memoria. Solo la conoscenza e il ricordo di ciò che è stato possono impedirci di ricadere negli stessi errori. Oggi come ieri, oggi più che mai.

 

Stop Biocidio Brescia: il 10 maggio è stato solo l’inizio! martedi 3 giugno assemblea

Il 10 maggio è stata una grande giornata di protesta e solidarietà.
L’importante ora sarà continuare a coinvolgere nuove persone per costruire un grande percorso insieme.
Perché questo é stato solo l’inizio, ora dobbiamo continuare con determinazione questa lotta, perchè la dura battaglia sarà far emergere le verità che sono state per troppo tempo nascoste, solo così potremo iniziare a cambiare le cose!
Grazie a tutti quelli che hanno partecipato insieme a noi.
Invitiamo tutti coloro siano interessati a continuare questo percorso a partecipare alla prossima riunione Stop Biocidio Brescia martedì 3 giugno alle ore 21:00 presso la sede dei Cobas in via Carolina Bevilacqua, quartiere Fiumicello, a Brescia.

Cassazione: cade l’accusa di terrorismo per i notav

DSC_8633E’ arrivata da pochi minuti la sentenza della Corte di Cassazione che annulla la sentenza del tribunale della libertà che ora dovrà riformulare il reato per i quattro in base alle indicazioni della Cassazione. Cade quindi il reato di terrorismo e il tentativo spregiudicato della procura di Torino che tiene in carcere dallo scorso dicembre Chiara, Claudio,Mattia e Niccolò.

L’estrema forzatura dei pm con l’elmetto che hanno basato tutta l’accusa sul reato del “270 sexies’(connesso al 280 ):, “attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, oltre che detenzione di armi da guerra e danneggiamenti” va in pezzi se giudicata fuori dalle mura amiche della città di Torino.

Esiste un  ‘caso Torino’ perchè di fatto la Cassazione è da 13 anni annulla le fantasie della procura

  • 2001: la cassazione annulla le sentenze di Torino che condannavano Edo, Sole e Baleno per associazione sovversiva.
  • 2012: la cassazione annulla l’ordinanza del tribunale del riesame di Torino che ha tenuto in carcere per mesi due no tav accusati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale
  • 2014: la cassazione annulla l’ordinanza del tribunale del riesame di Torino che aveva confermato l’accusa di terrorismo contro 4 no tav, tenendoli in carcere per 6 mesi.

Tutte misure richieste dalla procura di Torino, oggi come 13 anni fa e tutte puntualmente smentite dalla cassazione di Roma.

Tutte richieste che sembravano e sembrano smisurate, sproporzionate, assurde, gonfiate, senza bisogno di essere giuristi.

Sarebbe ora di prendere atto dell’anomalia in corso nella procura torinese e nel pool di pm con l’emetto che oggi, dopo il dossier sulle strane amicizie del pm Rinaudo, la bufala dell’aggressione all’autista (montata poi da pm e media)e  la sentenza odierna, ha perso definitivamente credibilità.

Articolo tratto da: notav.info

Le non risposte del Comune di Brescia sui cantieri dell’alta velocità in città

Ieri è andata in scena l’ennesima farsa del Comune di Brescia, con un incontro aperto al pubblico (che ovviamente non ha diritto di prendere parola) tra giornalisti e assessori di vario tipo. Si parlava dei problemi di viabilità legati all’arrivo dei cantieri per l’alta velocità a Brescia.

Come cittadini che hanno assistito all’incontro, siamo estremamente imbarazzati dall’incompetenza e disinformazione di queste persone, che tralasciano “dettagli” al quanto importanti e incisivi per i cittadini bresciani, per interessarsi solo ad affari ed interessi economici. Nulla di nuovo per il nostro comune, per carità, ma seriamente imbarazzante.

I punti dolenti che sono stati trattati sono i problemi legati alla chiusura di diverse strade, arterie principali per la viabilità all’interno di Brescia.

A partire da lunedì prossimo, 19 maggio, verrà chiusa via Roncadelle, strada già profondamente toccata per i lavori della Bre-Be-Mi e per la tangenziale, e che rimarrà inagibile fino a fine ottobre.

Seguirà poi la chiusura di via Dalmazia per 325 giorni  a partire dal 23 giugno 2014, chiusa solo in un senso di marcia per la maggior parte del tempo, ma completamente bloccata per due mesi.

Anche alla tangenziale Ovest toccherà la stessa sorte, riducendo le corsie agibili per più di tre mesi, ma teoricamente chiudendola totalmente per solo una notte, prevista per ora per il 15 ottobre.

La situazione sicuramente più grave e preoccupante, sopratutto per quanto riguarda il destino delle attività presenti, è quello di via Corsica, che rimarrà chiusa per circa un anno totalmente, a partire dal 15 maggio 2015 fino al 30 marzo 2016. La cosa vergognosa è che l’amministrazione come sempre se ne lava le mani, pur sapendo come si comportano le Ferrovie nella realizzazione dell’alta velocità, e non comunica ai cittadini interessati nulla.

Questi negozianti che fine faranno? Quanti saranno i danni economici che dovranno subire? Questo non è un loro problema, la vicinanza che tanto promettono ai cittadini sono solo belle parole, perchè nella realtà dei fatti a loro non interessa. Questo treno porterà progresso alla città, porterà ricchezza e la collegherà al resto di Europa. Questa è la storia che cercano di vendere ai cittadini, cercando di giustificare un opera che preventivamente costa già più di 2 miliardi di euro, ma che sappiamo tutti questa somma lieviterà nel tempo, e che come unico vantaggio che riescono a trovare c’è un ipotetico guadagno di circa una decina di minuti sulla tratta Treviglio-Brescia.

Ovviamente nel raccontare questa favoletta non raccontano di come i treni accessibili a tutti vengano soppressi, di come questa alta velocità sara economicamente inaccessibile alla maggior parte delle persone, ma sopratutto non raccontano di come quest’alta velocità per la maggior parte della sua tratta manterrà una velocità normale di 250 Km/h e solo in brevissimi tratti raggiungerà l’alta velocità (300 Km/h).

Ma ancora più scandaloso è il fatto che alle domande poste da alcuni assessori presenti, non sia stata data risposta. Domande di fondamentale importanza come la ricaduta di quest’opera sui bilanci comunali, le garanzie di rispetto dei tempi dei lavori e dei cantieri (di fondamentale importanza sopratutto per tutelare i negozianti), le ditte a cui sono stati affidati i lavori, ma anche su come effettivamente funzionerà questo treno ad alta velocità che arriva a Brescia e poi si ferma.

Nessuna risposta viene data a queste domande, quindi per quanto riguarda danni ambientali e problematiche per la salute dei cittadini non viene proprio nemmeno preso in considerazione l’argomento. Il Comune continua a incolpare Italferr, ma la cosa scandalosa è che i dati delle rilevazione che Italferr ha fatto, o dice di aver fatto su aria, suolo, inquinamento acustico, ecc. sono dati che il Comune non ha, e a quanto pare non interessa avere. La salute dei cittadini sappiamo bene come non sia una priorità per le nostre amministrazioni, non c’è da stupirsi insomma.

La cosa bizzarra e al quanto sconvolgente che è successa riguarda i pannelli fonoassorbenti per limitare l’impatto acustico: proprio ieri ne parlavano, dicendo che avevano contrattato pannelli che non avessero un impatto visivamente perturbante sulla città. Proprio ieri però in via Roncadelle hanno iniziato a costruire questa barriera fonoassorbente… 4 METRI DI CEMENTO ARMATO a ridosso delle abitazioni, con gli abitanti di via Roncadelle che da un giorno all’altro, come sempre senza saperlo, si sono trovati letteralmente murati nelle proprie abitazioni. Niente di nuovo, considerando che lo stesso trattamento è stato riservato a tutta Italia, ma anche qui la nostra amministrazione potrebbe smetterla di vantarsi di trasparenza e comunicazione alla cittadinanza.

Ne parliamo con Alessandra Zanini di No Tav Brescia e Sergio Cortellazzi abitante in via Roncadelle  [Download

Considerando in particolar modo che è dalla fine dello scorso anno che stiamo attendendo l’incontro che il Comune di Brescia ha promesso alla cittadinanza, insieme alla presenza di Italferr, per spiegare il progetto, i presunti vantaggi e rispondere alla preoccupazioni dei cittadini. Giusto nella giornata di ieri, il Comune ha dichiarato inutile un assemblea pubblica, aggiungendo tra l’altro che quello che viene fatto dal Comune per quanto riguarda l’alta velocità è già più di quello che sarebbero tenuti a fare, a parer loro.

Il cittadino, i suoi diritti, la salute, la dignità, il diritto a vivere in una casa e in un ambiente sano come sempre non contano nulla di fronte a soldi ed interessi.

 

Misura cautelare coercitiva nei confronti di Claudio – Terzo Valico

E’ stata notificata qualche giorno fa a Claudio una misura cautelare coercitiva a seguito di un procedimento penale in corso riguardante l’iniziativa di lotta messa in atto dal movimento il 26 Marzo a Novi Ligure.

Il Pubblico Ministero che segue l’inchiesta, basandosi sulla relazione a dir poco fantasiosa redatta dai Carabinieri di Novi Ligure, ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora (e transito) nel territorio dei Comuni di Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, Gavi, Carrosio, Voltaggio e Fraconalto. Praticamente tutti i Comuni direttamente interessati dai cantieri del Terzo Valico, compresa “la sua” Arquata dove Claudio è uno dei militanti, da sempre in prima linea, del comitato locale contro la costruzione del Terzo Valico. Chiunque conosca Claudio sa del suo legame e del suo amore per Arquata dove ha vissuto dalla nascita fino ai ventitré anni e dove ancora oggi vivono i suoi genitori.

Un provvedimento che nasce dall’accusa di aver rapinato della sua macchina fotografica un operaio del Cociv e di aver promosso e partecipato all’iniziativa di lotta che si è svolta alla Pieve di Novi Ligure.

Quella della rapina è un’accusa talmente infamante che chiunque conosca Claudio sa non poter essere vera, non a caso già il Giudice per le Indagini Preliminari ha negato che sia avvenuta questa fantomatica rapina il cui unico fondamento sarebbe da ricercare nelle dichiarazioni false di tre “bravi ragazzi” del Cociv. Il Giudice ha anche scritto nero su bianco che non vi sono prove che Claudio sia stato il promotore od organizzatore dell’iniziativa, ma visto il pericolo della reiterazione delle iniziative di contrasto al Terzo Valico e un suo precedente penale (una condanna a tre mesi di reclusione con pena sospesa per una manifestazione contro la guerra in Iraq del 2003 contro cui manifestarono milioni di persone nel mondo), ha comunque deciso di convalidare le misure cautelari proposte dal Pubblico Ministero.

Per i Carabinieri di Novi e per il PM, tanto per cambiare, le parole di tre operai vengono prese per oro colato e non viene neppure presa in considerazione l’ipotesi di ascoltare chi è stato ingiustamente accusato. Lo stesso modus operandi utilizzato quando vennero perquisite le abitazioni di altri quattro No Tav arquatesi, sempre a partire da una ricostruzione fantasiosa e falsa fatta da un operaio del Cociv.

Così, già da qualche giorno, a Claudio è interdetta la possibilità di recarsi nei Comuni del Basso Piemonte dopo che già gli venne interdetta la possibilità di recarsi nei Comuni liguri interessati dal Terzo Valico con il provvedimento del Foglio di Via emanato dal Questore di Genova.

Anche solo per recarsi in visita dai suoi genitori dovrà fare una richiesta scritta al Giudice che deciderà volta per volta se accordargli questa possibilità. Certamente non potrà più partecipare alle riunioni del comitato, distribuire volantini al mercato, parlare in un’assemblea pubblica, partecipare a una festa o a una manifestazione. Eccola qui in tutto il suo splendore la “democrazia” al tempo del Terzo Valico. Nei prossimi giorni si svolgerà l’interrogatorio di garanzia a cui Claudio risponderà e in cui i suoi avvocati chiederanno la revoca di questo provvedimento assurdo.

Conclusa la parte giudiziaria ci permettiamo ancora di fare qualche considerazione di carattere politico.

Questo provvedimento non riguarda solo chi l’ha ricevuto, ma è una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti di un movimento popolare che lotta da anni alla luce del sole contro la costruzione di un’opera devastante per l’ambiente e la salute dei cittadini. Limitare la libertà di movimento nei confronti di uno dei militanti più attivi e conosciuti significa, innanzi tutto, provare a spaventare un’intera comunità che continua a lottare per impedire lo scempio chiamato Terzo Valico senza dare il minimo segno di cedimento. Non abbiamo il minimo dubbio che questo tentativo sia destinato a naufragare e non farà altro che accrescere la partecipazione alla lotta contro la “grande opera inutile”.

Scrivevamo l’8 Aprile su questo sito, commentando il comunicato stampa del Senatore Borioli a seguito della marcia popolare di Arquata del 5 Aprile“Il messaggio di Borioli è chiaro: “visto che noi politici non siamo stati in grado di convincerli, comprarli, piegarli, adesso ci provi la polizia e la magistratura”. E’ questa l’idea di democrazia di Daniele Borioli, uno che non riesce a rassegnarsi al fatto di trovarsi davanti ad un movimento popolare che sceglie e decide tutto in assemblee pubbliche e che tutto compatto ha deciso di praticare il taglio delle recinzioni sabato ad Arquata. Le frange violente ed estremiste sono solo ed esclusivamente nel suo cervello ed il suo tentativo di dividere il movimento in buoni e cattivi è destinato a naufragare.”

E neppure un mese dopo ecco arrivare la misura cautelare del divieto di dimora per Claudio accompagnata da un numero ancora imprecisato di avvisi di garanzia per la giornata di lottadel 22 Febbraio a Pozzolo Formigaro. I tempi lunghi della giustizia sembrano valere solo per i cittadini comuni, mentre per i No Tav le Procure della Repubblica di Alessandria e Genova, al pari di quella torinese che si occupa dei valsusini, sono disposte a fare gli straordinari. Riceveranno sicuramente un bel premio per la velocità e l’efficienza dimostrate nel reprimere i No Tav, mentre Cociv e le ditte subappaltanti sono libere di fare quello che vogliono senza che nessuno si occupi di loro.

Davanti al provvedimento cautelare nei confronti di Claudio e al clima repressivo che si sta sviluppando intorno alla questione Terzo Valico, siamo convinti che sia il tempo di prendere posizione e chiediamo a tutti, nessuno escluso, di farlo con lettere, riflessioni, comunicati stampa, attestati di solidarietà (sia individuali che di realtà collettive) da inviare a notavterzovalico.info@gmail.com e a tutti gli organi di informazione che si ritiene opportuno. Questo provvedimento è gravissimo, non ha precedenti in Provincia di Alessandria ed è stato emanato nei confronti di chi lotta da sempre a testa alta alla luce del sole mettendoci la faccia.

Apriamo da oggi una campagna perchè Claudio possa tornare nella sua Arquata (e in tutti gli altri Comuni) e perchè vengano levate le limitazioni di movimento nei suoi confronti. La restrizione della sua libertà personale è un fatto che interssa tutti e tutti insieme si deve sconfiggere questa intimidazione nei confronti del Movimento No Tav – Terzo Valico.

Lettera di una mamma al figlio “terrorista”

Lettera scritta dalla mamma di Mattia al figlio in carcere.

Carissimo figlio, perdonami se rendo pubblica questa lettera, ma ciò che ci accade non appartiene solo a noi. Tra pochi giorni sono cinque mesi che sei chiuso in carcere, tanta vita rubata. Sono centocinquanta lunghi giorni e centocinquanta lunghe notti di angoscia. Ti chiedo sempre di tenere duro, ma sono io che non ho più la forza. L’amarezza a tratti mi sommerge, lo sdegno mi ferma il respiro.
Mi sveglio di soprassalto ogni notte e nel silenzio mi sembra di poterti raggiungere nell’isolamento atroce in cui ti costringono. L’idea di vivere in un paese che permette che questo accada mi ripugna. Sono oscene queste maschere del potere interessate solo alle loro poltrone e ai loro portafogli. La corruzione in Italia è spaventosa, la politica ha perso qualsiasi ideale di giustizia e di uguaglianza.
E per voi giovani non c’è nulla, il vostro futuro è stato depredato da chi oggi vi giudica..né lavoro, né aria che si possa respirare, né terra pulita, né libertà. Dovete tacere , dovete subire, altrimenti essere incarcerati.
Carissimo Mattia, perché ti abbiamo insegnato il dovere di dissentire, di ribellarti davanti alle ingiustizie? Perché ti abbiamo trasmesso l’amore per l’umanità e per la Terra?
Non era meglio lasciarti crescere cullato dalla edificante “cultura” offerta dal nostro Paese negli ultimi vent’anni?
Sono certa che risponderai no, che preferisci mille volte essere chi sei e dove sei piuttosto che adeguarti a questo spettacolo raccapricciante offerto da chi esercita l’abuso di potere applaudendo gli assassini di Aldrovandi, rispondendo con i manganelli e la prigione ai movimenti popolari che nascono sulle necessità reali della gente, ignorate da chi dovrebbe cercare e trovare delle risposte.
Carissimo figlio, sabato 10 saremo tutti a Torino alla manifestazione contro la barbarie dell’accusa di terrorismo, contro la devastazione della Val di Susa, per la libertà di dissenso, per il diritto degli italiani a una esistenza dignitosa.
Ci saremo tutti e saremo tanti. Manifesterò tutto l’amore che provo per te, ma anche per Claudio, Chiara e Niccolò e la promessa è di non smettere mai di lottare fino a quando non vi riporteremo a casa.
Un abbraccio, mamma

10 MAGGIO: UNA COCCARDA IN SOLIDARIETA’ A CHIARA, CLAUDIO, NICO E MATTIA!

Il 10 maggio in concomitanza con la MANIFESTAZIONE STOP BIOCIDIO BRESCIA ci sarà a Torino una grande manifestazione contro la repressione e in solidarietà a Chiara, Claudio, Nico e Mattia, i 4 ragazzi arrestati ingiustamente e accusati di terrorismo.
Dalla Valle arriva l’appello durante la giornata del 10 di indossare una coccarda fatta con un nastro rosso e uno bianco, i colori della bandiera no tav, per far sentire la nostra solidarietà a chi è come noi, perchè se loro sono terroristi, lo siamo anche noi in ugual modo.
NOI NE PREPAREREMO UN PO’ DA DISTRIBUIRE DURANTE LA MANIFESTAZIONE, E’ UN GESTO SEMPLICE MA MOLTO IMPORTANTE!
Perchè se terrorista è chi cerca di far fare o non far fare qualcosa al governo, allora di terroristi ce ne sono tanti altri tra di noi.
Se accettiamo che questi quattro no tav vengano accusati di terrorismo, accetteremo il fatto che tutte le forme di protesta possano essere considerate un attentato con finalità di terrorismo: questo vorrebbe dire reprimere ogni forma di protesta accettando tutto quello che dall’alto ci viene imposto.
Se i partigiani sono diventati degli eroi è perchè hanno vinto, altrimenti sarebbero stati cancellati dalla memoria di tutti perchè considerati banditi, facinorosi o violenti.
Ma i partigiani, che tanto ammiriamo, altro non erano che combattenti armati che appartenevano a un movimento di resistenza che combatteva una guerra di difesa di natura civile contro un’occupazione militare, la conquista o la colonizzazione di un territorio.
Ciò che contraddistingue il partigiano dal soldato non è solo l’impegno politIco ma anche e sopratutto la sua natura territoriale, legata alla difesa di un’area geografica coincidente con l’area culturale di appartenenza.
E’ una descrizione che mi pare caratterizzi ognuno di noi, chiunque lotti e protesti, a diversi livelli, per la propria terra, per la salute e il futuro di tutti.
Dobbiamo quindi essere considerati partigiani o terroristi? La risposta la scriveremo cambiando la storia!
#10maggio #notavliberi #liberitutti #terroristaèlostato#sostienilaresistenza #stopbiocidiobrescia #notav #notavbrescia

C’è lavoro e lavoro – discorso del 1° maggio

C’è una frase che gli Italiani, e ancora di più i cittadini di Brescia, dovrebbero imparare. Ripetersela come un mantra.

“C’è lavoro e lavoro”.

La frase che è nata sull’onda della resistenza alle grandi opere, dalla TAV in Val Susa fino all’Expo di Milano, è una delle forme di resistenza più alte mai partorite.

Troppe volte ci hanno intrappolato dicendoci che i cittadini dovevano sacrificarsi ai posti di lavoro.

La salute, sacrificata ai posti di lavoro.

Il nostro territorio, sacrificato ai posti di lavoro.

Sembrava che il lavoro ci avrebbe salvato da tutto. Ci avrebbe reso liberi.

Mai menzogna fu più grande.

Il boom economico è morto e sepolto, ci sono rimaste soltanto le ceneri sparse sull’arido terreno di questa crisi economica.

Per troppi anni l’Italia si è svenduta al lavoro come scusa.

Per troppi anni Brescia si è immolata sull’altare del lavoro.

Dobbiamo imparare queste cinque parole. Ripetercele fino alla nausea. Troppe volte non sono state pronunciate, in risposta a “Stiamo creando posti di lavoro”.

La Caffaro ha offerto posti di lavoro ai Bresciani, ma chi sapeva avrebbe dovuto dirlo. “C’è lavoro e lavoro”. Il PCB non appesterebbe buona parte della città.

L’industria del tondino ha offerto migliaia, milioni, di posti di lavoro. Anche quegli operai avrebbero dovuto rispondere “c’è lavoro e lavoro”. L’acqua e l’aria di Brescia non ci avvelenerebbero.

Dobbiamo impararlo, prima che sia troppo tardi. “C’è lavoro e lavoro”.

C’è il lavoro che mantiene le famiglie, che ci nobilita, che ci rende liberi. E c’è il lavoro che devasta i luoghi in cui viviamo, che pregiudica il nostro futuro. Che ci uccide. Che nega la sopravvivenza dei nostri figli.

“C’è lavoro e lavoro”

Oggi, primo maggio, ricordiamo le conquiste dei lavoratori, l’impegno dei sindacati per il raggiungimento di una condizione migliore. Ma sembra che abbiamo dimenticato cosa ci ha portato qui. Perché celebriamo questo primo Maggio. Ci sono ancora forme di lavoro che uccidono la nostra città e la nostra provincia. Le grandi infrastrutture, come la Brebemi e la TAV. Le grandi industrie, che con la complicità delle istituzioni avvelenano la nostra acqua e la nostra aria. E noi siamo ciechi e sordi. Abbiamo smesso di lottare. Abbiamo smesso di celebrare degnamente la nostra Festa del Lavoro.

A Chicago, i primi giorni di Maggio del 1886, gli operai della McCormick si ritrovarono davanti ai cancelli della fabbrica per dire “C’è lavoro e lavoro”. La polizia sparò sulla folla, uccidendo operai e ferendo i manifestanti. Quattro sindacalisti e quattro anarchici furono arrestati per avere organizzato la manifestazione. Uno fu condannato a quindici anni di carcere. Gli altri sette furono impiccati. Da questo episodio nasce la Festa del Lavoro.

Da li siamo arrivati a questo primo Maggio. 128 anni dopo, non dobbiamo dimenticare che è la lotta a salvarci. A renderci migliori. “C’è lavoro e lavoro”. Albert Parsons, uno degli impiccati, appena prima di morire, mentre la corda del boia gli toglieva gli ultimi respiri, disse: “Lasciate che si senta la voce del popolo”.

Prima che la corda fatta di bugie di questa gestione del nostro Stato si attorcigli attorno ai nostri colli e a quelli dei nostri figli… Impariamo queste cinque parole. “C’è lavoro e lavoro”. “C’è lavoro e lavoro”. Diciamolo tutti insieme, da oggi fino a a che non sarà il motto della nostra nuova economia. “C’è lavoro e lavoro”. Lasciate che si senta la voce del popolo.