NASCE BASTA VELENI: oltre 40 comitati di Brescia e provincia per difendere terra, salute e futuro! Verso la manifestazione del 10 aprile!

Con una conferenza stampa che si è tenuta martedi 26 gennaio davanti alla sede della Regione Lombardia in via Dalmazia a Brescia si è presentato alla cittadinanza il tavolo provinciale BastaVeleniTavolo formato da oltre 40 comitati di Brescia e provincia che lottano contro le nocivita’ ambientali, tra cui il Coordinamento No Tav Brescia-Verona e che ha presentato alla stampa un documento , inviato alle istituzioni,  per chiedere una moratoria su cave, discariche e riduzione delle emissioni. Queste saranno anche le richieste della manifestazione unitaria che si terra’ a Brescia domenica 10 aprile.

Nel documento viene evidenziato che tra discariche cessate ( 109 ) e
discariche ancora attive ( 30 ) sono stati interrati complessivamente circa 35 milioni di metri cubi di rifiuti speciali ” pericolosi e non inerti “. A queste bisogna aggiungere le discariche fantasma che riemergono , per esempio, durante i lavori di costruzione del Tav. Inoltre vi è l’enorme quantita’ di terreno inquinato da Pcb del sito Caffaro pari a quasi 4 milioni di metri cubi. Infine vi è l’enorme quantita’ di rifiuti speciali stoccati in discarica dal 2006 pari a quasi 11 milioni di metri cubi. In totale parliamo di 58 milioni e 700.000 metri cubi di rifiuti presenti sul territorio bresciano che ha fatto guadagnare alla nostra provincia la denominazione di ” Terra dei fuochi del Nord Italia “.  

Gli ambientalisti chiedono quindi una moratoria sulle nuove discariche e invitano la cittadinanza a gridare con forza BASTA VELENI domenica 10 aprile ” giornata del risveglio delle coscienze e della lotta per la salute e la vita “. 

Di seguito il comunicato :

BASTA VELENI

MORATORIA PER NUOVE DISCARICHE E RIDUZIONE DELLE EMISSIONI

Questo documento nasce dal neonato Tavolo di lavoro “Basta veleni!” che vede l’adesione di innumerevoli associazioni, gruppi e comitati di tutta la provincia bresciana impegnati nella tutela dell’ e della salute pubblica. I tempi sono cambiati, la sensibilità delle persone e la disponibilità a fare rete su queste tematiche sono aumentate in maniera esponenziale così come il presidio locale su ogni criticità incombente. Forte è la volontà di lavorare insieme in maniera organica e costruttiva: vogliamo ricostruire un sano per le nostre famiglie, per i nostri figli e nipoti e collaboreremo incessantemente affinché le istituzioni recepiscano totalmente quanto da noi richiesto.

La provincia di Brescia è recentemente assurta alle cronache nazionali come “Terra dei fuochi del Nord”, sollevando anche un dibattito controverso. Ma i dati, nella loro crudezza, sono oltremodo eloquenti. E’ noto che i rifiuti sversati tra il Casertano ed il Napoletano assommerebbero a circa 10 milioni di metri cubi. Ebbene, quelli sversati sul territorio della sola provincia di Brescia raggiungono la cifra iperbolica che si avvicina ai 60 milioni di metri cubi.

Sono queste le quantità impressionanti che si ricavano dagli studi e dai dati resi disponibili dalle fonti istituzionali.

Dalla documentazione predisposta dalla Provincia di Brescia, anni addietro, in vista del nuovo Piano provinciale rifiuti, con un censimento abbastanza meticoloso aggiornato a fine 2005, ricaviamo che tra discariche cessate (109) e discariche ancora attive (30) sono stati interrati complessivamente circa 35 milioni di metri cubi di rifiuti speciali, pericolosi e non, e “inerti”.

A questi vanno aggiunte le discariche “fantasma” quelle non censite perché gestite precedentemente alla normativa sui rifiuti speciali del 10 settembre 1982, che sulle base delle produzioni storiche del settore metallurgico e chimico, si possono stimare in almeno circa 5 milioni di metri cubi. Sono le discariche “abusive” che riemergono quando si costruisce ad esempio la BreBeMi o la Tav.

Poi vi è l’enorme quantità di terreno inquinato da PCB e diossine del sito Caffaro, di fatto rifiuto speciale ad oggi da collocare in discarica, pari a circa 7 milioni e 900 mila metri cubi.

Infine i rifiuti speciali collocati in discarica dal 2006 ad oggi, che, secondo dati dell’Ispra (aggiornati al 2013, da cui si può ricavare il trend anche per gli ultimi due anni) ammontano a circa 10 milioni e 900 mila metri cubi. Tirate le somme ecco il cumulo immenso di rifiuti speciali che sono stati sversati sul territorio bresciano:58.705.500 milioni di metri cubi!

Nel biennio 2012 – 2013 (dati Ispra) quasi tutti i rifiuti speciali della Regione Lombardia sono stati interrati nella provincia di Brescia, 1.638.298 t/a su 2.251.413 t/a lombardi nel 2012 e 1.809.068 t/a su 2.500.226 t/a lombardi nel 2013, mediamente il 72,5%.

L’indice di pressione sempre per questi ultimi due anni, in termini di rifiuti speciali mediamente interrati per km2, per la provincia di Brescia è stato pari a 363 tonnellate/anno per chilometro quadrato, circa 10 volte quello del resto della Regione Lombardia (34 t/a) e quello dell’intero Paese (38 t/a). Ovviamente ciò accade perché in provincia di Brescia si importano rifiuti speciali nell’ordine di milioni di tonnellate all’anno.

Il Bresciano ospita i più importanti impianti per rifiuti pericolosi e la più grande discarica che nel 2013 ha tumulato circa l’80% dei rifiuti pericolosi dell’intera Regione Lombardia.

Tutto l’amianto della Lombardia, e non solo, sta arrivando a Brescia nell’unica grande discarica lombarda attiva.

Brescia, inoltre, è gravata da ben 4 discariche di rifiuti radioattivi, di cui una sola messa in sicurezza.

Praticamente il Bresciano è il capolinea di quasi tutti i rifiuti speciali lombardi e dunque di gran parte di quelli nazionali. Possiamo dire che Brescia è la grande discarica nazionale.

Gravemente devastata risulta in particolare la fascia dell’alta pianura che va dalla Franciacorta, passa per Brescia e giunge a Montichiari.

Si tratta di un quadrilatero che si estende nell’alta pianura pedemontana da ovest verso est per circa 50 km e da nord a sud per circa 25 km con ai vertici rispettivamente Iseo a nord – ovest e Orzinuovi a sud – ovest, Desenzano a nord-est e Calvisano a sud – est.

Va anche detto che il resto del territorio bresciano non è certamente un paradiso ed è attraversato da diverse emergenze ambientali, sia a nord (abbandono della montagna, dissesto idrogeologico, criticità dei laghi prealpini, ex Selca di Forno d’Allione, centraline a biomasse…), che a sud (agricoltura intensiva e dipendente dalla chimica, stoccaggi e trivellazioni per gli idrocarburi in un sottosuolo a rischio sismico…)

Ciò che preme evidenziare è che in questo quadrilatero pedemontano l’indice di pressione ambientale ha superato la capacità di carico, anche perché si dovrebbe considerare il cumularsi di tanti altri fattori.

Suolo.

Oltre ai rifiuti di cui si è già detto, innanzitutto il groviglio di infrastrutture: autostrade A4, Milano – Venezia e A35 BreBeMi; tangenziali Brescia sud-ovest e “corda molle”; superstrade Concesio – Iseo, Brescia – Desenzano, Brescia – Salò; ferrovia Milano – Venezia cui si sta affiancando un’inutile Tav, che determinerà consumo di suoli agricoli pregiati, l’apertura di nuove cave e di nuove discariche; aeroporto militare di Ghedi e aeroporto civile di Montichiari praticamente inutilizzato per i passeggeri.

Devastante il consumo di suolo a causa di una cementificazione che su quest’asse ovest – est rappresenta un importante segmento della megalopoli padana, con edificazioni senza soluzione di continuità sviluppatesi soprattutto negli ultimi decenni, prima della crisi edilizia.

Il sito inquinato di interesse nazionale “Brescia – Caffaro” con livelli di diossine e PCB nei terreni per milioni di metri quadrati senza riscontri in altre parti d’Italia, che coinvolge circa 25.000 abitanti di Brescia e che attende da 14 anni un Piano generale di bonifica.

Infine la concentrazione di numerosissime cave che rende quest’area una delle più “generose” a livello nazionale (Ispra 2015), per cui, il Piano, scaduto ma prorogato, per il decennio dal 25 gennaio 2005 al 25 gennaio 2015, prevede l’escavazione di ben 70 milioni di metri cubi di ghiaia, di cui utilizzati “soli” circa 30 milioni, a causa delle crisi edilizia.

Acqua.

Al centro, l’area è attraversata da nord a sud da uno dei fiumi più inquinati d’Europa, il Mella, che in questo tratto di norma presenta una qualità dell’acqua classificata da Arpa “pessima” e che attende da decenni di essere risanato, dismettendo l’attuale sua funzione di grande collettore fognario degli scarichi civili e industriali della ricca Val Trompia, tutt’ora priva di un depuratore.

Sempre in zona centrale l’Arpa ha recentemente pubblicato i dati sul pesantissimo inquinamento della falda, da cromo esavalente, solventi clorurati (tetracloruro di carbonio, tricolorometano, di-tri-tetracloroetilene…), e persino mercurio e PCB, tutte sostanze altamente tossiche e cancerogene, presenti in concentrazione anche di migliaia di volte oltre i limiti.

L’Ispra ha certificato anche un inquinamento delle acque superficiali e di falda da pesticidi.

Infine, periodicamente si ripropone in alcune aree agricole intensive il problema di un eccesso di nitrati in falda, per cui l’acqua, per essere potabile, deve essere trattata.

Aria

E’ ormai acclarato da studi internazionali, nazionali e locali che Brescia soffre di “mal d’aria”, ma lo è ancora di più dalla nostra percezione, poiché l’aria è quell’elemento con cui siamo a contatto in modo costante e continuativo, respirando ogni pochi secondi. L’aria è quell’elemento che ci dà la vita oppure ce la toglie, ed il respiro rappresenta simbolicamente la vita stessa.

Brescia é immersa in quel catino di aria sporca che è la Lombardia, dove l’aria non circola e tutto vi ristagna dentro. Il nostro territorio è armato di bocche di fuoco potentissime che sparano m aria milioni di m3 all’ora

di aria inquinata. Considerando solo i tre più grandi siti nel perimetro della città, le due acciaierie ed

il più grande inceneritore d’Europa, registriamo che dai loro camini possono uscire fino 3,5 milioni di m3 di aria all’ora.

A questo si devono aggiungere i camini della storica fabbrica metalmeccanica e di tante altre

fonderie di medie e piccole dimensioni.

Basti pensare che in tutta la provincia vi sono circa 200 Autorizzazioni Integrate Ambientali per forni fusori, e che le 10 acciaierie attive con una media di circa 1 milione di m3/h, possono

immettere in aria circa 240 milioni di m3 al giorno, che generano continui accumuli nei terreni e risollevamenti di polveri

A ridosso della città ( Rezzato) insiste un cementificio di grande portata ultimamente potenziato.

Nel panorama della provincia si contano grandi aziende metallurgiche da rottami a Chiari, Ospitaletto, Rodengo, Castel Mella, Maclodio, Brescia, Montirone, Lonato, Calvisano, Travagliato, Torbole Casaglia…

Il traffico veicolare con le grandi arterie autostradali e le tangenziali incrementa di molto le emissioni (51% NOx – Inemar 2012) e, nonostante ciò, ancora si vuol costruirne un’altra in Val Trompia, anziché puntare sulla ferrovia.

Com’è evidente in quest’area del Bresciano è stato già abbondantemente superato il limite di carico ambientale, e la vera opera di cui necessiterebbe questo territorio è una profonda azione di bonifica e di recupero ambientale, non certo nuove discariche e nuove emissioni inquinanti.

In altre parole, quanto recentemente scritto dall’Asl di Brescia per i territorio circostanti le ipotizzate discariche Bosco Stella, Castella e Padana Green deve valere per quell’intero quadrilatero sopra individuato:

“L’impatto complessivo determinato dalle attività in essere impone di evitare effetti negativi aggiuntivi sulla salute della popolazione residente. Quindi … si ritiene che l’impatto cumulativo degli impianti esistenti non consenta ulteriori aggravi, anche se modesti, di inquinamento ambientale con pregiudizio sulla salute” (Bosco Stella)

“Al contrario rappresenta una criticità che, per la diffusione che la caratterizza, abbisogna dell’assunzione di provvedimenti e di scelte di programmazione territoriale che concorrano alla riduzione degli impatti ambientali aventi ricadute immediate sulla salute umana. […]

L’impatto complessivo determinato dalle attività in essere impone di evitare effetti negativi aggiuntivi sulla salute della popolazione residente. I dati di morbilità per malattie respiratorie non tumorali, non consentono un ulteriore aggravio dell’inquinamento ambientale, che deriverebbe dall’aggiunta di un ulteriore impianto a quelli esistenti, con un peggioramento dell’impatto cumulativo e pregiudizio sulla salute” (Castella).

“La pressione ambientale esercitata da diversi fattori che coesistono nell’area rappresenta motivo di pregiudizio per la qualità della vita degli abitanti, interferendo sul legittimo diritto di uso degli spazi aperti e condizionando lo stato di benessere psicofisico. La realizzazione del progetto comporterebbe un aggravio ulteriore della pressione ambientale, non sostenibile per la salute pubblica” (Padana Green).

Dunque siamo in una situazione di gravissima emergenza che richiede misure straordinarie, come e più di quanto si sta facendo nella Terra dei fuochi, dove il presidio anche militare del territorio sembra sia riuscito a bloccare ogni ulteriore sversamento di rifiuti e dove le istituzioni, sollecitate dalla rivolta popolare del novembre 2013, stanno operando, finalmente, con adeguate risorse economiche per monitorare il territorio e predisporre le necessarie opere di messa in sicurezza e di bonifica.

In un contesto tanto degradato, anche lo strumento dell’indice di pressione ambientale, ideato dalla Regione Lombardia e tarato sull’area di Montichiari – Vighizzolo, risulta del tutto inefficace, anche perché non considera gli impatti cumulativi di altri impianti emissivi: anzi, paradossalmente, potrebbe portare ad una disastrosa omologazione a Vighizzolo di tutta la Provincia di Brescia, in particolare della fascia pedemontana in esame, con un interramento di ulteriori decine di milioni di rifiuti speciali.

Le istituzioni, a partire dalla Regione Lombardia, sono quindi chiamate a mettere in campo strumenti adeguati ad affrontare una simile situazione che non tollera ulteriori compromissioni del territorio. Questi provvedimenti straordinari di emergenza devono tradursi in una generale moratoria di ogni nuova autorizzazione per avvio di attività di discariche e smaltimento di rifiuti e nessuna ulteriore autorizzazione per impianti che generino nuove emissioni(gassificatori, centraline a “biogas” o “biomasse…)

In particolare:

1a. Blocco dell’iter delle pratiche attualmente in corso del tutto incompatibili con una valutazione ambientale strategica e cumulativa tesa a tutelare un territorio già sfruttato oltre ogni limite (“A2A Ambiente – Bosco Stella” – Castegnato; “Castella” – Rezzato; “Portamb” – Mazzano; “Gedit” – Calcinato; “Ecoeternit” – Montichiari; “A2A – Montichiari Ambiente” – Montichiari; Padana Green” – Montichiari, “Cerca” – Travagliato).

1b. Sospensione di quelle iniziative controverse dove l’opposizione della popolazione locale è supportata da argomentate e documentate ragioni tutte riconducibili alla sacrosanta determinazione di difendere quel poco di territorio non ancora devastato (discarica Macogna diCazzago San Martino; discarica Inferno di Ghedi; impianto biogas di rifiuti di Campagnoli di Lonato).

2. Inoltre, dichiarato lo stato d’emergenza per le criticità presenti in questo quadrilatero, le istituzioni devono procedere ad una precisa mappatura di tutte le fonti inquinanti e delle zone compromesse alla ricerca, in particolare, di quelle discariche “fantasma”, ante normativa, spesso celate sotto un sottile strato di terreno “buono”. Ciò è indispensabile sia per evitare che ne risenta negativamente l’immagine dell’intero territorio, che ospita e anzi deve ulteriormente sviluppare anche un’agricoltura di qualità, sia per poter programmare la messa i sicurezza e/o la bonifica dei siti più pericolosi.

3. Chiediamo inoltre che si imposti una seria politica di diminuzione delle emissioni complessive a partire dal censimento di quanto autorizzato ora e dal blocco di nuove autorizzazioni e introducendo norme (indice di pressione aria ) in grado di programmarne una sempre maggiore riduzione.

Riteniamo indispensabile infatti introdurre oltre ai limiti delle concentrazioni di inquinanti per m3una soglia massima ai flussi di massa in uscita dai camini per un dato territorio. Tali limitidovranno essere nel tempo soggetti a costanti riduzioni, attraverso norme stringenti, e monitoratidal piano di risanamento della qualità dell’aria (Pria).

4. Infine, in particolare alla Regione Lombardia, chiediamo per questo territorio una grande opera programmata di ripulitura ambientale (bonifiche integrali) e di valorizzazione delle risorse naturali, troppo a lungo degradate.

Perché possano realizzarsi questi obiettivi del tutto ragionevoli e sensati, se vogliamo ricostruire un ambiente sano per le nostre famiglie, per i nostri figli e nipoti, è indispensabile la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini.

I bresciani devono farsi sentire e gridare forte: BASTA VELENI!

Se lo gridiamo in dieci o in cento nessuno ci sente. Dobbiamo gridarlo in decine di migliaia.

L’appuntamento è per domenica 10 aprile 2016.

Sarà, per i bresciani, la giornata del risveglio delle coscienze e della lotta per la salute e per la vita.

Comitato Macogna Berlingo – Libero cittadino Travagliato – Meetup Capriano del Colle – Comitato Mamme Travagliato – Comitato Cittadini Ambiente e Salute Travagliato – Comitato Aria Pulita di Travagliato – Travagliato in Movimento – Eco Gruppo Chiari – Montichiari SOS Terra – Coordinamento No TAV Bs-Vr – Comitato Carta- Amici di Beppe Grillo Valtrompia – No TAV BS – Associazione Passo dopo Passo – Comitato Duomo Rovato – Comitato Visano Respira – La nostra terra Legambiente – Visano x Basta Veleni – Legambiente Montichiari – Aqua Alma Onlus – Legambiente Franciacorta – Medicina Democratica – Movimento 5 Stelle Lonato del Garda – Coordinamento Comitati No Triv Lombardia – Comitato Acqua Pubblica Brescia- Comitato Campagnoli – ISDE Brescia – “Forum delle associazioni per un ciclo dei rifiuti sostenibile” (Cittadini per il riciclaggio- Codisa- Comitato Ambiente Brescia sud – Comitato per il porta a porta Botticino – Comitato Lamarmora per l’Ambiente “LA per LA”- Comitato per la Salute, Rinascita Salvaguardia del Centro Storico – Legambiente Brescia – Comitato “La Collina dei Castagni” Castenedolo – Comitato Prov. Rifiuti zero – Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia – Rete Custodi del Creato Brescia – Gruppo Mamme di Castenedolo – Rete Antinocività Brescia – Movimento Decrescita Felice Brescia – Ufficio Ambiente Camera del Lavoro di Brescia – Facciamo Rivivere Vobarno -)

VIDEO DI TELETUTTO

 

Treviglio-Brescia: in arrivo treni ancora più cari..grazie TAV!

Entro la fine del 2016 si prevede l’inaugurazione del TAV Treviglio-Brescia, con più di un anno di ritardo rispetto ai programmi iniziali (doveva servire per Expo 2015).

E anche se Trenitalia da febbraio metterà due coppie di Frecciarossa “di prova” a spola tra Milano e Brescia, che viaggeranno con gli stessi tempi dei Frecciabianca,  vorremmo capire quanti e quali convogli veloci continueranno a transitare sulla linea «storica» a beneficio di chi ogni mattina va a Milano.

Le ferrovie per ora rimandano al nuovo orario invernale, e si limitano ad anticipare che bisognerà abbonarsi ai Frecciarossa, il che fa capire che le Freccebianche tenderanno a scomparire, e si dovrà spendere di più per fare lo stesso tragitto.

Per ora le ferrovie fanno pagare il Frecciarossa “solamente” 3 euro in più rispetto ai Frecciabianca, anche se i tempi di percorrenza restano sempre di 49 minuti in entrambi i casi; la differenza sta nel fatto che le rosse al posto di offrire prima e seconda classe come le bianche, permettono di scegliere tra i livelli standard, premium, business ed executive. Dicono siano servizi completamente diversi.

Ovviamente anche se le ferrovie cercano di tacere la cosa, sappiamo bene che la nuova alta velocità avrà prezzi ancora più cari, basta vedere cosa è accaduto sulle altre linee ad Alta velocità.

Il problema più grosso è che come sempre i pendolari si troveranno di fronte a poche scelte giacché i treni regionali sono ormai un servizio sempre più scarso e inefficiente, visti i tagli fatti negli ultimi anni, e le Freccebianche verranno ridotte per dare spazio alla nuova alta velocità, ancora più cara di quella di adesso.

Siamo davvero sicuri che questo sia il giusto modo per incentivare il trasporto su rotaie? 

(cerchiamo di sdrammatizzare l’imbarazzante situazione in cui versano le Ferrovie dello Stato con questo video ironico)

 

Brescia – passerella di via Brozzoni: a loro piace agire nell’illegalità!

La nuova passerella di via Brozzoni, che collega via Zara a via Togni scavalcando i binari e resa necessaria dalla costruzione del TAV Treviglio-Brescia, è stata inaugurata il 22 settembre 2015 alla presenza del sindaco Emilio Del Bono, gli assessori ai Lavori pubblici e Mobilità Valeter Muchetti e Federico Manzoni e il direttore territoriale produzione di Rfi Aldo Isi.

A novembre 2015, dopo che la passerella è utilizzata da tempo, la stessa Rfi chiede una proroga dei termini, e il 14 dicembre presenta una richiesta di permesso di costruire in deroga per manutenzione straordinaria. Risulta pure che nello stesso mese abbia presentato domanda di sanatoria.

Quanto al collaudo è ancora in attesa di essere effettuato, chissà quando visto che la metro di Brescia è entrata in esercizio nel 2013 ed è stata collaudata nel 2015.

In tutto questo, grazie all’attenzione Angelo Piovanelli, già consigliere comunale e presidente regionale dell’An- mil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) che voleva capire i motivi della preclusione ai diversamente abili della passerella ogni giorno attraversata da tantissime persone, si viene a scoprire il misfatto.

Il 10 novembre scorso Piovanelli ha presentato allo Sportello edilizia una domanda di «accesso agli atti» per conoscere il progetto, verificarne le autorizzazioni e il certificato di collaudo.
La richiesta gli è stata negata con una motivazione che infondo non ci stupisce così tanto:  «Siamo spiacenti di comunicare che non è possibile consentire l’accesso alla richiesta di permesso di costruire di cui all’oggetto – gli hanno scritto gli uffici – poiché la stessa è stata archiviata per improcedibilità a causa del mancato invio della documentazione integrativa richiesta dallo scrivente. Non è pertanto possibile produrre gli atti richiesti con la domanda di accesso».

Com’è possibile che non ci sia alcun documento se la passerella è stata rifatta? Come si fa a non rispettare le norme antibarriere architettoniche per un’opera che si appoggia su suolo pubblico?

In risposta la Loggia attraverso l’ufficio stampa conferma vistose irregolarità: si scopre così che la prima domanda prodotta da Rfi, proprietaria della metà sud del sovrappasso, risale al giugno dell’anno scorso. Quando finisce sul suo tavolo, la commissione Edilizia chiede documentazione integrativa, che non viene fornita. Per gli uffici comunali non ottemperare alla richiesta «è motivo sufficiente per non rilasciare il permesso di costruire, ma l’opera viene realizzata comunque» dice la Loggia e il 22 settembre a inaugurarla con tanto di ufficialità c’erano tutti: sindaco e assessori compresi.

Per aggiungere una ciliegina sulla torta la Loggia ha anche aggiunto che “trattandosi di edilizia privata e non pubblica, non c’era obbligo di rispettare le norme antibarriere“.

 

Quindi si, la nuova barriera sarà anche più bella e illuminata, ma non è utilizzabile dai disabili e dai più anziani, è illegale e costruita per un opera inutile, dannosa, costosa e chissà che caso, tra i capostipiti del sistema dell’illegalità.

passerella

 

Lettera di un ferrioviere sul TAV Verona-Vicenza

Vogliamo condividere le parole di un ferroviere a proposito di TAV Verona-Vicenza.

Il comune di Verona ha sempre voluto la Tav.
Io sicuramente non mi candiderò e visto che perdo casa, campagna e tutta una vita spero di andare a vivere da un’altra parte dove i cittadini sono più tutelati.
Ho sempre dato tanto e ricevuto poco.
La Tav va a beneficio di pochi eletti.
Sono ferroviere dal 1987 e a quel tempo circolavano molti più treni di adesso senza tecnologia.
Pensi che a maggio 2016 tutta la linea Brescia Vicenza verrà
telecomandata da una sola persona a Milano Rogoredo (totale posti di lavoro persi 25).
Ma per far questo hanno si messo tecnologia ma semplificato di fatto la linea, rendendo molte stazioni dei semplici binari di corsa non più utilizzabili per precedenze e incroci e questa è la scusa di RFI per la TAV.
Nel 1990 tra le 20 di sera e le sei del mattino circolavano cinquanta treni, ora meno di venti.
Spostando tutti i treni merci di notte e riaprendo le stazioni si
potrebbe passare tranquillamente a quasi 220 treni al giorno senza ripercussioni sul servizio viaggiatori. Ma questa è pura utopia.
Questo nuovo sistema che telecomanderà la linea si chiama ACCM. Per far questo sono state definitivamente chiuse al servizio movimento (incroci e precedenze) le stazioni di Ponte San Marco, Castelnuovo del Garda, San Martino Buon Albergo, Caldiero e Montebello e inoltre Rezzato ha ora un solo binario di precedenza cosi come Peschiera. La primavera prossima toccherà a San Bonifacio e Altavilla che verranno
telecomandate anch’esse.
Certo tutto molto più semplice ma meno duttile. I Treni potranno però viaggiare sul binario di destra in caso di emergenza per un treno fermo ma per tratte molto lunghe
rendendo di fatto la linea a binario unico.

“Viti..a bassa velocità” – Cosa è successo il 19/12 a Desenzano?

Il 19 dicembre abbiamo preso parte ad un convegno organizzato da Slow Food Lombardia e Comune di Desenzano dal titolo “Viti…a bassa velocità”. Abbiamo deciso di prendervi parte per evitare che questo dibattito potesse diventare l’ennesima passerella di alcuni politicanti pronti a fare campagna di consensi su un problema che probabilmente non conoscono e né prendono in considerazione in tutti i suoi aspetti.

E così è stato, il nostro intervento ha accolto l’appoggio di molte delle realtà presenti in sala dimostrando che quando ai cittadini viene data la possibilità di esprimersi sul futuro dei propri territori sono ben preparati sul tema e ben coscienti delle necessità del territorio.

Ai politicanti presenti non è rimasto che farfugliare le solite quattro ovvietà e imprecisioni sul tema “alta velocità”, come quando Parolini ha affermato che il resto d’Europa si è già dotato ampiamente di linee ad alta velocità, dimenticando o non conoscendo l’esempio tedesco dove le linee ad alta velocità vere e proprie sono in realtà esigue perché si è capito che rinunciando a pochi chilometri orari di velocità si possono usare le stesse linee per tutti i tipi di treni: minima spesa, massima resa sia economica che sociale.

Prima di poter entrare abbiamo dovuto subire l’ennesimo tentativo di intimidazione messo in atto dalle forze dell’ordine che volevano perquisire alcuni di noi: riteniamo vergognoso che vengano sottoposti a continui controlli normali cittadini che decidono di informarsi e organizzarsi per la difesa del proprio territorio! Vogliono costruire un’enorme e devastante opera dai costi gonfiati e ingiustificati senza permettere forme di contestazione e di informazione da parte dei cittadini…ci sembra un atteggiamento che ricorda più la criminalità organizzata che uno stato democratico e liberale.

A nostro parere risulta pro-forma, come sempre, la posizione del comune di Desenzano che sostiene di star lavorando sul territorio: vorremmo capire in che modo dato che ad oggi non è mai stata presa una posizione chiara e netta ma soprattutto ad oggi non sono ancora stati in grado, ne hanno avuto la volontà, di organizzare una vera serata informativa che coinvolgesse le persone che vivono su questi territori e che dovrebbero essere rappresentate da queste figure.

Quello che non vorremmo più sentire se ci fosse un confronto chiaro e onesto tra cittadini e amministrazioni è un solito “lavaggio di coscienza”, perché non è vero che le amministrazioni non possono fare nulla: se insieme alle migliaia di cittadini che si oppongono a questo progetto metteste a disposizione il vostro ruolo per una vera salvaguardia del territorio sicuramente le cose potrebbero andare diversamente. Ed è per questo che, nonostante le considerazioni personali a riguardo fatte dall’ingegnere Tira,  che ha cercato di minimizzare la forza e le potenzialità di un movimento popolare, continuiamo e continueremo a essere presenti sui territori, a informare e prenderci le piazze: sappiamo anche noi che non è una marcia a fermare il Tav, ma sappiamo anche essere uno dei tanti strumenti per far si che questa decisione venga presa in maniera più democratica e che le informazioni diventino alla portata di tutti, oltre che non filtrate dalle penne giornalistiche di parte.

Quello che più ci preoccupa è che le informazioni che continuano a essere riportate sono sempre meno reali e quanto più datate: è inutile continuare a ripetere che questo treno trasporterà merci, perché sappiamo i motivi per cui non sarà così, e questo ricadere nei soliti luoghi comini ci fa ribadire il pensiero che forse i relatori presenti dovrebbero aggiornarsi e informarsi prima di prendere parola sul tema.

Stessa cosa per quanto riguarda la fantomatica idea che il TAV serva per toglierci dall’isolamento e collegarci all’Europa, tema che forse era già poco convincente a inizio anni ’90 quando fu ideato il progetto.

Presenti anche in sala molti rappresentati di consorzi vitivinicoli che hanno sostenuto di essere favorevoli ad un’unica soluzione: l’ammodernamento della linea esistente e la contrarietà sia al progetto Tav  sia al progetto di quadruplicamento sostenuto da Legambiente, presente tra i relatori. Queste posizioni non sono molto diverse dalle nostre, solo speriamo non facciano l’errore di voler pensare unicamente alla salvaguardia della tratta che li tocca direttamente anziché opporsi all’intero progetto, perché non è spostare o limitare il problema che può portare a frutti reali, sia in termini strategici sia in termini di difesa dell’ecosistema gardesano.

Condivise quindi dai più, anche nel pubblico presente in sala, le opinioni portate avanti con determinazione dal movimento No Tav sull’opzione zero al progetto e sul fatto che in ogni caso vada rifatta e pretesa una nuova valutazione d’impatto ambientale: come si fa a costruire un progetto che costerà più di 4 miliari di euro su una valutazione data 1992?

Smontata e contestata ampiamente invece la proposta di quadruplicamento portata avanti unicamente da Legambiente, una proposta senza alcun senso, che avrebbe costi comunque esorbitanti e una distruzione del territorio massiccia.

Nonostante la nostra partecipazione a questo incontro, questo per noi non è comunque il modo corretto per affrontare un discorso così complesso e delicato come questo, con 18 interventi di pochi minuti, con una sala troppo piccola per esserci la volontà di una partecipazione della cittadinanza (e infatti l’incontro non è stato particolarmente pubblicizzato) e senza una vera e propria possibilità di confronto tra istituzioni e cittadinanza.

Ma ci siamo stati e ci saremo in ogni occasione pubblica per ricordare alle istituzioni qual’è il loro ruolo e spingerle a svolgerlo: lavorare per la difesa del territorio e non dire ai cittadini che sono contrari al progetto da un lato e dall’altro preoccuparsi di organizzare l’alloggio degli operai di Cepav2 negli alberghi desenzanesi, come fa l’Amministrazione di Desenzano. Perché una volta conclusa (chissà quando) quest’opera devastante, è previsto un calo del turismo sul basso Garda e l’affare dell’alloggio degli operai è ridicolo sotto ogni punto di vista.

Noi continueremo la nostra strada, una strada costruita insieme un passo dopo l’altro, una strada fatta di assemblee pubbliche, serate informative, feste, merende, marce e quanto più la nostra fantasia e voglia di lottare ci porterà a fare, convinti che FERMARLO E’ POSSIBILE E TOCCA A TUTTI E TUTTE NOI INSIEME!

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22/01: torna lo spettacolo di teatro “NO TAVEVO DETTO” @ Desenzano

Il Comitato No Tav Desenzano organizza lo spettacolo teatrale NO TAVEVO DETTO il 22 gennaio 2016 presso l’auditorium Celesti, in via Bagatta a Desenzano d/G.

NO TAVevo detto porta in scena attraverso Maria, una giovane ferroviera, la storia del TAV in Italia. Attraverso di lei si viaggia nel tempo e nello spazio, attraversando decenni di MALAFFARE e DEVASTAZIONI AMBIENTALI un percorso di COSCENZA e CONOSCENZA che disvelerá ai suoi occhi l’inquietante realtà celata dietro la costruzione di una grande opera.
Spettacolo civile e politico sul tav e sul malaffare.
Attraverso comicità, umorismo, satira, musica e canzoni, i Teatri della Viscosa portano in scena il lavoro di inchiesta che da anni, il movimento NO TAV svolge in tutta Italia per evidenziare il nuovo modo di fare affari in maniera irresponsabile e criminale nascosto dietro la Grande Opera.

Uno spettacolo teatrale sull’Alta Velocità che vuole informare e incuriosire, perché la costruzione del nostro futuro passa attraverso le nostre scelte e questa è l’espressione inequivocabile del nostro pensiero.

ESSERE NO TAV non è solo la necessità di FERMARE un traforo inutile. E’ una questione di DIGNITÀ, di ONESTÀ, di LIBERTÀ.

Vi aspettiamo il 22 gennaio 2015 alle ore 21.00 presso l’auditorium Celesti, in via Bagatta a Desenzano d/G!

Ingresso a contributo libero per sostenere la lotta NO TAV!

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15/01: cena benefit del Comitato No Tav Desenzano @ CSO Zanzanù

Il CSO Zanzanù organizza una cena a sostegno del Comitato No TAV Desenzano, allo scopo di autofinanziare lo spettacolo teatrale che si terrà il 22 Gennaio all’auditorium Celesti.

Menù vegan e non:
POLENTA fatta sul momento, LENTICCHIE, FAGIOLI, ZUCCA AL FORNO, FARINATA, LUCANICA, DOLCE.
VINO a non finire.

CENA A RIFIUTI ZERO (chiediamo che ognuno si porti da casa le proprie stoviglie)

PER PRENOTARE chiamare al 3341393429 entro il 13 Gennaio
Contributo: 10 euro, 7 euro per student* e disoccupat*.

Comitato No tav Desenzano
CSO Zanzanù
Collettivo Gardesano Autonomo

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“La leggenda degli Spaventav” – fumetto online e diffondiamoli ovunque!

E per augurarvi un buon anno nuovo ‪#‎notav‬ on line da oggi, da leggere o scaricare, il fumetto “La leggenda degli Spaventav”.

Perchè anche solo un piccolo simbolo, fatto da tutti e tutte noi su tutto il territorio, è uno dei tanti tasselli per costruire insieme questa lotta contro l’alta velocità!

E quindi iniziamo a invadere tutti i territori di temibili ‪#‎spaventav‬ in difesa della nostra terra, della nostra salute e del nostro futuro!

Mandateci le foto dei vostri!