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TAV, sequestrata trivella a Firenze. 31 indagati in tutta Italia.

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Coinvolti dirigenti delle ferrovie e funzionari del ministero delle Infrastrutture. C’è anche il nome dell’ex governatore dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti. L’inchiesta partita dalla Toscana ipotizza i reati di truffa, corruzione, gestione abusiva dei rifiuti e associazione a delinquere. I rivestimenti delle gallerie “collassavano col fuoco”, ma nelle relazioni tecniche – sostiene l’accusa – sono stati occultati questi problemiTest “aggiustati” per occultare l’uso di materiali non conformi. Per l’inchiesta della procura di Firenze, i sigilli alla talpa e al cantiere. Ai Macelli l’ex preside della media Ottone Rosai si lamentava delle crepe nei muri.

FIRENZE – I rivestimenti destinati alle gallerie del tunnel Tav di Firenze erano inadeguati e pericolosi, perchè non abbastanza resistenti al fuoco e al calore. E’ quanto emerge dalle indagini della procura di Firenze sul passante ferroviario in costruzione nel sottosuolo di Firenze. Dall’inchiesta, coordinata dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei e condotta dai carabinieri del Ros e dal Corpo Forestale, risulta anche che la maxi-fresa Monnalisa, che dovrebbe scavare i due tunnel paralleli, sarebbe stata montata con materiale in parte non originale, in particolare con guarnizioni inidonee a sostenere le pressioni dello scavo. E’ emerso inoltre che la quasi totalità del materiale di scavo è stata trasportata via con mezzi della Veca, una società della quale risulterebbero rapporti con ambienti camorristici.

Sono scattate questa mattina in diverse città italiane le perquisizioni per un’inchiesta partita dalla procura di Firenze sulla Tav. Trentuno indagati, fra questi funzionali del ministero delle Infrastrutture, dirigenti delle ferrovie. Tra i nomi di spicco Maria Rita Lorenzetti, ex governatore dell’Umbria e attuale presidente dell’Italferr, società del Gruppo Ferrovie, Valerio Lombardi, dirigente Italferr in qualità di responsabile unico del procedimento, i vertici delle società appaltatrici. I reati contestati ad alcune delle persone coinvolte vanno dalla truffa ai danni della pubblica amministrazione, alla corruzione, alla gestione abusiva dei rifiuti e all’associazione a delinquere.

Sono una trentina le perquisizioni e trentuno gli indagati, tecnici e funzionari del ministero. I carabinieri del Ros hanno sequestrato la maxi trivella (chiamata Monnalisa) del cantiere fiorentino che stava scavando il grande tunnel per il passaggio dei treni che dovrebbero poi arrivare alla stazione ferroviaria sotterranea. Le indagini sono condotte anche dal corpo forestale dello Stato.

Guarda le immagini

Le società. Perquisita la sede di Nodavia, la società che ha vinto la gara per realizzare il nodo fiorentino. Di questo gruppo fanno parte Ergon e Coestra, la capofila è Coopsette. Proprio Coopsette, attraverso la sua controllata Nodavia, sta realizzando l’intera opera: “un primo lotto per superare l’interferenza con la linea tradizionale, e un secondo lotto di cui fanno parte il vero e proprio passante sotterraneo, la nuova stazione AV e aree di stoccaggio. Il progetto dell’architetto Norman Foster si caratterizzerà per un’imponente copertura tecnologica ad arco. La nuova stazione sta sorgendo a poche centinaia di metri da Santa Maria Novella. Il valore dell’opera è di oltre 710 milioni di euro” così almeno si legge sul sito web della cooperativa.

Guarda come sarà la stazione progettata da Foster

I provvedimenti in corso di esecuzione sono stati firmati dal procuratore Giuseppe Quattrocchi e dai sostituti Giulio Monferini e Gianni Tei che già avevano indagato sullo smaltimento delle terre di scavo.

Gli indagati. A Maria Rita Lorenzetti, presidente dell’Italferr, la società di progettazione del gruppo Ferrovie, viene contestato l’abuso di ufficio, l’associazione a delinquere e la corruzione. “Svolgendo la propria attività nell’interesse e a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette mettendo a disposizione dell’associazione le proprie conoscenze personali i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati e conseguendo altresì incarichi professionali nella ricostruzione dei terremoto in Emilia in favore del coniuge”. Indagati anche diversi funzionari ministeriali, fra questi Gualtiero Bellomo, della commissione Via del ministero, la commissione di Valutazione dell’impatto ambientale che, secondo l’accusa, in cambio di favori (“assunzioni di parenti, consulenze, riconferma nell’incarico al ministero”) “si metteva a disposizione per stilare pareri compiacenti” e declassificare per esempio i fanghi di perforazione in terra non inquinata e svelava anche chi, all’interno della commissione era di parere contrario”. Altro funzionario finito nell’inchiesta Ercole Incalza, 67 anni, ingegnere pugliese, già collaboratore di Matteoli e poi di Passera, dirigente del ministero delle infrastrutture confermato dal governo Monti, uno già coinvolto in inchieste agli albori della Tav ma sempre assolto.

I fanghi. L’inchiesta è partita da un accertamento della forestale e dell’Arpat sullo smaltimento dei fanghi nei cantieri della Tav fiorentina. Gli investigatgori del Ros hanno scoperto che le “ditte smaltitrici si dividevano in pieno accordo i quantitativi di fanghi e acque e si occupavano anche della loro raccolta, trasporto e smaltimento in discarica”. Fra queste in particolare l’attenzione di chi indaga si è accentrata sulla ditta Veca Sud diretta da Lazzaro Ventrone. La ditta, secondo l’accusa sarebbe “strettamente collegata ad ambienti della criminalità organizzata di tipo camorristico”. I legami sarebbero con il clan dei casalesi e con la famiglia Carturano.

Rivestimenti della galleria che collassano. Si chiamano “conci”, ed è il principale rivestimento prefabbricato della galleria Tav. Ebbene nelle pagine dell’inchiesta si legge che l’Europa dopo il disastro del tunnel del Monte Bianco ha imposto “specifiche tecniche di resistenza al fuoco e al calore” di questi rivestimenti. E’ una garanzia di sicurezza per il tunnel stesso.  Invece qui, sempre secondo le tesi dell’accusa, le percentuali di parti ignifughe nei componenti sono state abbassate (l’impianto che ha costruito i conci si trova nel Bergamasco, a Calcinate. “Il risultato non è solo un risparmio economico illecito per il subappaltatore (la ditta Seli di Roma), ma la fornitura di un prodotto concretamente pericoloso e non conforme alle specifiche contrattuali come risulta dalle prove a cui i conci sono stati sottoposti in laboratori sia in Germania, sia in Italia”. Poi le righe più preoccupanti della relazione: “Dai test ripetuti si è manifestato evidente il fenomeno dello spalling, ossia il collassamento della struttura dovuta al calore e al fuoco”. risultati noti ai dirigenti di Seli e di Italferr, ma coperti, mascherati nelle relazioni tecniche.

di FRANCA SELVATICI e LAURA MONTANARI

Tav, “i ragazzi in classe nonostante le crepe falsificati i verbali sulla stabilità della scuole”

I lavori nel cantiere dovevano essere sospesi perché la soglia di allerta per i movimenti sulla stabilità dell’edificio era stata superata.
Eppure, nelle aule della Ottone Rosai, i ragazzi e i prof ignari, hanno continuato a far lezione. Non potevano immaginare di “essere seriamente in pericolo”. Dovevano essere sospesi da subito i lavori per il grande tunnel nella zona dei Macelli. Invece sono andati avanti come se non fosse successo niente o peggio ancora, secondo le accuse che si leggono nei fogli dell’inchiesta, falsificando un verbale e posticipando la denuncia dal 29 agosto, giorno di superamento dei limiti di stabilità, al 15 settembre dello stesso anno, il 2011. Va detto che il danno causato dal cantiere alla palazzina scolastica non era tale da “determinare un concreto pericolo di crollo della struttura della scuola, tuttavia le crepe evidenti manifestate, hanno concretamente reso possibile distacchi di intonaco o di parti di vetrate che avrebbero potuto seriamente mettere in pericolo l’incolumità delle centinaia di persone che frequentavano la scuola, ragazzi e insegnanti” e anche personale non docente.

Il passante di Firenze, un megabuco sotto la città

Nel decreto di perquisizione si parla di comportamenti “negligenti”: “Il monitoraggio in corso dei lavori di scavo o di consolidamento preliminare del terreno è risultato essere stato fatto con modalità del tutto difformi dalle specifiche contrattuali e tale – ribadiscono gli investigatori – da esporre a grave pericolo anche l’incolumità delle persone”. I ragazzi nella scuola media Ottone Rosai, muri che confinano con il cantiere della Tav, facevano lezione dentro quella scuola con le crepe sui muri che la preside, allora Manuela Tarabusi (oggi in pensione), aveva subito denunciato chiamando i tecnici del Comune arrivati per il sopralluogo assieme a quelli della Nodavia, il gruppo di imprese incaricato dalle opere. Non sapeva la preside che c’era un’altra violazione e cioè che i lavori di scavo e consolidamento del terreno (preliminari al tunnel) non dovevano essere eseguiti quando gli studenti erano in classe perché erano una “violazione delle prescrizioni dell’Osservatorio Ambientale”. I reati contestati su questo punto sono di “frode per omesso o carente monitoraggio rispetto agli obblighi di fornitura e alle prescrizioni” e falso in atto pubblico per aver occultato l’omesso monitoraggio. Di questo dovranno rispondere a vario titolo Furio Saraceno presidente del cda di Nodavia, Valerio Lombardi e Gianluca Morandini, dirigenti dell’Italferr e Claudio Lanzafame, tecnico di Coopsette. “Mi sento tradita dai tecnici delle ditte che lavorano alla Tav – spiega la ex preside della Ottone Rosai – se avessi saputo che non potevano lavorare al cantiere con gli studenti a lezione avrei interrotto subito le attività didattiche, ma penso che siano state dette delle falsità anche ai tecnici del Comune. Abbiamo fatto tantissime riunioni e ci hanno tenuto all’oscuro”.
Le ferrovie annunciano un’inchiesta interna, ricordano che Rfi è “parte lesa” in questa inchiesta e che “sarà rivolta istanza alla Procura della Repubblica per una valutazione congiunta volta ad individuare gli adempimenti necessari per una pronta ripresa dei lavori dell’opera che, come noto, è di rilevante interesse nazionale”.

di LAURA MONTANARI

Nuova giornata di resistenza ad Arquata (AL)

terzovalicoLo avevano annunciato ieri e come sempre hanno tenuto fede alle promesse. Già a partire dalle 7 del mattino, prima ancora del sorgere del sole, i No Tav – Terzo Valico si sono ritrovati all’imbocco di Strada del Vapore per impedire agli operai di raggiungere la trivella bloccata ieri ed eseguire il sondaggio.

Nonostante la convocazione arrivata con poche ore di anticipo, con la solita generosità, si sono presentati all’appuntamento una sessantina di militanti di Arquata e degli altri comitati piemontesi e liguri. Gli operai della SubSoil s.r.l. di Reggio Emilia, ditta a cui sono stati subappaltati i lavori dalla Geotec, non si sono proprio fatti vedere e le forze dell’ordine si sono tenute a distanza.

Tutto è proseguito nel solito clima di festa che si respira ai presidi dei No Tav, fra una partitella a pallone (in mezzo al fango), i soliti fuochi accesi per riscaldarsi e ottime salsicce offerte dal comitato di Arquata con cui gli attivisti hanno pranzato.

Intanto una delegazione del comitato di Arquata recatasi in Comune riusciva a dipanare una volta per tutte  la matassa ingarbugliata delle autorizzazioni richieste dalla Geotec per l’esecuzione del sondaggio.

La Geotec ha presentato regolare richiesta per lo svolgimento del sondaggio e un tecnico del Comune di Arquata, senza avvisare il Sindaco Spineto (cosa gravissima), ha rilasciato regolare autorizzazione di Scavo su suolo pubblico alla Geotec. Stessa cosa dicasi per la richiesta di occupazione suolo pubblico. Peccato che con la classica modalità truffaldina che contraddistingue il signor Bordignon Fiorenzo e i suoi uomini hanno pensato bene di non comunicare l’avvio dei lavori (forse per paura che i No Tav venissero avvisati, cosa che è stata prontamente fatta dagli abitanti del luogo) e di non indicare il responsabile dei lavori. A questo si aggiunge che l’area occupata per lo scavo era ben superiore di quella richiesta: circa 27 metri quadri a fronte di una richiesta da 15 metri quadri (gli stessi Vigili di Arquata hanno verificato la cosa ed è probabile che seguirà una multa per l’infrazione).

A fronte di tutto questo l’amministrazione di Arquata si è impegnata, a seguito di un’ulteriore verifica che verrà fatta Lunedì Mattina, a sospendere l’autorizzazione al sondaggio.

Permessi o non permessi (il comitato di Arquata a conoscenza del rilascio dell’autorizzazione aveva comunque deciso di effettuare il blocco) è stata l’ennesima occasione per il movimento di dimostrare la sua vitalità e l’appoggio di cui gode fra la popolazione arquatese.

Nonostante la trivella fosse nascosta dietro un capannone in una strada periferica neppure raggiungibile con l’automobile, il comitato è venuto subito a conoscenza del tentativo di eseguire il sondaggio, dimostrando ancora una volta a Cociv e ai suoi scagnozzi che continueranno ad avere vita difficile nel piccolo Comune piemontese al confine con la Liguria.

Il movimento ha fatto ancora una volta la sua parte, rendendo anche palesi alcune difficoltà di comunicazione all’interno del Comune di Arquata fra tecnici e politici. Errori da cui impararare per rendere più incisiva la battaglia contro il Terzo Valico.

Lunedì sarà l’amministrazione comunale a dover fare la sua parte. Non c’è ragione per credere che questo non avvenga.

da www.notavterzovalico.info 

A sarà düra. Storie di vita e di militanza no tav

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Un libro che prova a raccontare, dall’interno, le dinamiche, i processi e il “fare politica” della più grande e significativa lotta di massa in corso in Italia. Non si espongono qui le ragioni tecniche e ambientali che dovrebbero legittimare il movimento no tav agli occhi di una presunta opinione pubblica. Altri l’hanno già fatto, compiutamente, meglio di noi. Ci poniamo piuttosto un  gradino oltre e addentro alla sua storia. Abbiamo tentato, con questa inchiesta preliminare, di indagare quegli aspetti solitamente confinati alla comunicazione via web, perlopiù nella forma del racconto/diario personale o nei siti di movimento: cosa spinge i singoli militanti, come si muovono le realtà (aut)organizzate, cosa cambia nei momenti in cui la lotta si fa più dura e intensa. Abbiamo scavato lì dentro, un po’ più selettivamente e in profondità. Per ricavarne una conoscenza accresciuta e indicazioni strategiche. Abbiamo cercato di far parlare il movimento attraverso alcuni dei suoi protagonisti. La scelta è necessariamente arbitraria, soggettive le interpretazioni, parziali le indicazioni che si avanzano. Non potrebbe essere altrimenti. Non si tratta ovviamente di una rappresentazione esaustiva, né era quella l’intenzione. C’interessava piuttosto avanzare alcune ipotesi sui caratteri che definiscono la politicità e l’incompatibilità dell’esperimento no tav con l’assetto sistemico esistente.

Le interviste sono state realizzate tra il marzo e il settembre del 2012 (eccetto una, nell’estate 2011). Per ragioni di spazio, non tutte hanno trovato spazio nella pubblicazione. Tutte sono però secondo noi degne di interesse e ricche di stimoli di riflessione e ricerca ulteriore. Per questo sono state raccolte, con altro materiale, nel sito www.saradura.it, dove ci auguriamo di proseguire questo lavoro di conricerca all’interno di un movimento che, siamo convinti, avrà ancora molto da dire negli anni a venire.

 Il libro consta di 320 pagine per 18 euro (in uscita nelle librerie nel mese di gennaio) a cura del Centro Sociale Askatasuna di Torino.

Riproduciamo, qui sotto, un pezzo dall’introduzione:

UNA VALLE IN MOVIMENTO

 

Non per principio, ma per la vita e l’esistenza stessa di un territorio, in  Val di Susa ci si mobilita da più di un decennio per impedire la costruzione di una linea ferroviaria ad Alta Velocità. Si tratta di  una comunità che ha consolidato un movimento di massa; contemporaneamente, la lotta no tav sta trasformando la comunità. Sono qui raccolte e presentate riflessioni e vissuti che provano a  raccontare questa esperienza. Si vuole far conoscere il movimento osservandolo dal suo interno e  allo stesso tempo ragionare sulle difficoltà e sulle possibilità future. In Val di Susa sta accadendo qualcosa di nuovo e inaspettato. In contrapposizione a quanto impongono media, partiti politici,  forze dell’ordine, industriali, amministratori delegati delle imprese, cooperative di costruzione e  magistratura, un movimento di massa cresce, confligge e, iniziativa dopo iniziativa, consolida la consapevolezza di poter vincere. Si tratta di un processo sovversivo perché cambia  le aspettative, i comportamenti,  concretizza una nuova legittimità e instaura  diversi rapporti di forza.

Alcuni protagonisti di queste lotte, come in un’assemblea, prendono qui la parola e intervengono sulle peculiarità e sulle prospettive di un  movimento  che progetta e costruisce per sé  una diversa cooperazione sociale. Sono legami umani, sociali e politici che si radicano concretamente tra la popolazione di un territorio, caratterizzati e finalizzati a costruire e diffondere una contrapposizione, attiva e partecipata. Credenze, esperienze, saperi, scienza altra, coscienza antagonista e resistenza popolare si amalgamano e costruiscono una nuova cultura di parte che potenzia e motiva la lotta, modi di ragionare e di essere che insieme definiscono un punto di vista collettivo che sa contrapporsi, tenere e maturare. La contrapposizione è netta, definita,  sostanziale. Questo consolida un’unità effettiva di intenti che lega e coinvolge soggettività anche molto diverse – le differenze convivono, si rispettano e si sostengono trovando possibilità per esprimersi e confrontarsi, definirsi con più solidità – ciò costituisce la forza del movimento che così si è esteso e ha espresso continuità. Proprio per queste sue caratteristiche il conflitto no tav preoccupa chi si ritiene padrone delle istituzioni. Il conflitto sociale è da questi considerato il cancro da isolare e annientare perché la sua diffusione propone un’alternativa realizzabile al sistema di  dominio attuale che, per garantire grandi profitti per pochi, sviluppa solo crisi, impoverimento e distruzione insensata di risorse collettive. Per le popolazioni della Val Susa il persistere del conflitto sociale genera una possibile alternativa concreta, che costruisce una diversa ricchezza: la formazione di una soggettività antagonista radicata e massificata, che diventa punto di riferimento e proposta di metodo per un nuovo agire sociale e politico. Costruisce un nuovo destino.

Presentiamo in questo libro un percorso in-concluso, anzi potremmo dire che siamo ancora ai prolegomeni di una ricerca artigianale, che si differenzia e contrappone alle fabbriche, alle imprese istituzionali che producono merce-informazione, merce-conoscenza e merce-scienza per sostenere logiche di consenso per il sistema, accumulazione di denaro e privilegi. Si propone di iniziare delle attività per la costruzione di saperi utili per qualcosa come una trasformazione radicale dell’esistente. Si tratta di produrre armi necessarie per poterci muovere e per combattere politicamente nel territorio sociale. Sono dei testi in-conclusi che hanno l’ambizione non solo di essere letti, ma di essere usati da chiunque pensi o sogni un altro mondo diverso da quello plasmato dal capitalismo. Ragionamenti collettivi per fornire degli strumenti da maneggiare, utilizzare, criticare e perfezionare, non per accattivare, non per propagandare o esibire cultura. Teoria per e nella prassi.

per organizzare presentazioni e dibattitti sul (o a partire dal) libro, scrivere a: librosaradura@gmail.com

Facciamo girare le palline della TAV – evento informativo

Durante la giornata di sabato 22 dicembre 2012 sono state distribuite per le vie del centro storico di Brescia le palline natalizie del gruppo NO TAV BRESCIA. L’evento “Facciamo girare le palline della Tav” ha come scopo prioritario quello di informare e sensibilizzare i cittadini bresciani riguardo al passaggio della Tav in città. Sono state quindi distribuite ai passanti centinaia di palline, da poter appendere al proprio albero di Natale, contenenti alcune basilari informazioni sul progetto della Tav a Brescia. Nello specifico vengono riportati i dati riguardanti gli imbarazzanti costi del lotto Treviglio-Brescia ed i “costi” della tratta specifica della città, che ad oggi, ammontano, prima di tutto, a più di 50 persone espropriate della loro casa.
L’iniziativa nasce dalla volontà di rendere concreto e tangibile il disagio ed il malessere di molti cittadini di Brescia e provincia,conseguentemente ai lavori dell’alta velocità nel nostro territori.
Questo evento, che segue a distanza di pochi mesi l’evento musicale “Stop that train” dello scorso ottobre, porta la firma del gruppo NO TAV BRESCIA che per l’occasione lancia il suo nuovo sito web informativo, www.notavbs.org.
“Facciamo girare le palline della Tav” vuole essere anche un momento di vicinanza, in un periodo cosi delicato come il Natale, a quelle famiglie che sono colpite direttamente dal passaggio dell’alta velocità a Brescia e che vedranno, il prossimo anno, le proprie case espropriate ed abbattute.
Un’ulteriore iniziativa informativa composta che mira, in secondo luogo, a rimuovere lo stereotipo del manifestante No Tav. Perché NO TAV è soprattutto informazione.IMG_4477 (640x480) IMG_4471 (480x640) IMG_4468 (480x640) IMG_4466 (640x480) palline notav brescia palline notav brescia palline notav brescia palline notav brescia palline notav brescia palline notav brescia palline notav brescia palline notav brescia

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Nel 2013 aprono i cantieri della TAV a Brescia

Il passaggio della Tav a Brescia non è più solo un progetto su carta. Italferr ha infatti pubblicato l’esito della gara che aveva come oggetto «l’esecuzione dei lavori per la realizzazione delle opere civili per la penetrazione della linea Av/Ac nel Nodo di Brescia e sistemazione a Prg della Stazione di Brescia», identificando la Società italiana per condotte d’acqua come soggetto aggiudicatario del bando. Traduzione: i lavori per la linea Alta velocità/Alta capacità si faranno, e partiranno presumibilmente dopo l’estate del 2013. Così, le 31 abitazioni di via Toscana «minacciate» dal progetto . che in quella zona prevede l’abbattimento di alcune palazzine per fare spazio a due nuovi binari e l’innalzamento di un muro fonoassorbente – saranno rase al suolo, e i loro abitanti costretti a trasferirsi. Questo se il comitato non li fermerà con una proposta alternativa che eviti l’abbattimento delle case. IL PROGETTO però va avanti, indipendentemente dalle intenzioni dei «No Tav» bresciani. L’azienda a cui è stata affidato l’appalto è la Società italiana per condotte d’acqua, che vanta una lunga storia e una vasta serie di progetti realizzati in Italia e all’estero. Oggi è presieduta dall’ex ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, che guida il Consiglio di sorveglianza, mentre a capo del Consiglio di gestione c’è Duccio Astaldi, imprenditore 48 enne che presiede anche lo European International contractors. L’azienda è nata nel 1880, e dopo i primi decenni dedicati alla costruzione di acquedotti, dal secondo dopoguerra ha spostato la sua attenzione sui settori dell’edilizia, delle gallerie, delle ferrovie e delle metropolitane. Tra le opere più importanti già concluse si ricordano la linea A della metropolitana di Roma, la linea dell’Alta velocità Torino-Milano e Roma-Napoli e il traforo del Monte Bianco; tra i lavori in fase di realizzazione spiccano il Mose di Venezia e la nuova linea ferroviaria Tlelat-Tlemcen, in Algeria. Alla società romana è stato affidato il compito di realizzare l’ingresso dei binari della Tav in città, creando la bretella che partirà da Roncadelle e si ricongiungerà alla stazione passando per il Villaggio Violino, via Dalmazia, via Corsica e via Toscana. Della Tav si parla da anni: nel 2007 è stato presentato il progetto definitivo per la tratta Torino-Brescia, approvato l’anno successivo. Fino alla fine del 2010 c’è stato uno stop per mancanza di fondi; il Cipe ha poi sbloccato la situazione, e Italferr ha pubblicato il bando di gara che la Società italiana per condotte d’acqua si è aggiudicata grazie ad un preventivo di poco superiore ai 37 milioni di euro, contro i 49,1 milioni di base d’asta. L’ingegner Alessandro Baronchelli, responsabile del settore strade del Comune, ha chiarito le tempistiche per la realizzazione dell’opera. «Ora l’impresa ha sei mesi di tempo per presentare il progetto esecutivo, che dovrà poi essere approvato. Solo dopo inizieranno i lavori». Nel progetto sarà inserito anche il cronoprogramma dei lavori, che chiarirà in modo definitivo lo scadenzario degli interventi in città. NEL BANDO è inserita anche la sistemazione della stazione di Brescia secondo il Prg. «Verrà costruito un nuovo tunnel che sarà dotato di ascensori e che collegherà i binari dell’Alta velocità alla stazione ferroviaria e a quella della metropolitana» ha spiegato Baronchelli. Gli aspetti legati al Prg comprendono l’ipotesi di un secondo tunnel, che collegherà la stazione ai nuovi edifici e al parcheggio che dovrebbero sorgere in via Sostegno. Esiste già un accordo con le Ferrovie, che metteranno a disposizione aree di loro proprietà poste sul passaggio del tunnel a fronte della realizzazione della Tav. «Ma la sua costruzione sarà competenza del lottizzante», ha chiarito Baronchelli.

DAL BRESCIAOGGI

Stop that train: Sabato 27 Ottobre serata informativa nel quartiere di Via Toscana

  1. IL FRONTE DEL NO SCEGLIE MUSICA E IRONIA
    LA SERATA. Nell’oratorio della parrocchia di Santa Maria in Silva
    La provocazione: «Un cm di alta velocità corrisponde a 144 pirli, 360 the e a 240 vin brulè»
    Una serata per dire «No» alla Tav. Se il progetto dell’Alta velocità sembra andare dritto per la sua strada, lo stesso fanno i Comitati sorti in opposizione al passaggio della linea in terra bresciana. Ieri sera, all’oratorio di Santa Maria in Silva di via Sardegna, si è tenuta una serata intitolata «Stop that train!», organizzata a sostegno di chi perderà la casa per il passaggio dei binari dell’Alta velocità in via Toscana: all’evento hanno partecipato in tanti, segno che la vicenda comincia a smuovere la sensibilità dei bresciani. Tre gruppi musicali hanno fatto da sottofondo alla serata, intervallati dagli interventi del Comitato di via Toscana e del Coordinamento No Tav del Basso Garda. Dalle 19 era attivo anche un ricco «aperitivo di beneficenza»: il ricavato andrà a sostenere le famiglie sfrattate.
    All’interno della sala non mancavano i cartelloni che ricordano il costo dell’opera: quattro
    centimetri di Tav equivalgono a un anno di pensione; tre metri a quattro sezioni di scuola materna; 500 metri a un ospedale con 1.200 posti letto; un chilometro equivale invece a un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti, o a 55 nuovi treni per i pendolari. E non mancavano i cartelloni ironici: uno di questi ricordava che un centimetro di Tav corrisponde a «144 pirli, 360 the, 240 vin brulè». L’IRONIA AMARA è stata utilizzata da Maurizio Zanini, portavoce del Comitato di via Toscana, che ha commentato l’avviso pubblicato venerdì da Italferr sul nostro quotidiano, in cui si comunica la scelta dell’azienda che realizzerà i lavori della Tav a Brescia: «Era a pagina 44, e ho dovuto ingrandirlo a dismisura per renderlo in formato A4». Nel corso della serata sono intervenuti i membri del Coordinamento No Tav Basso Garda-Colline Moreniche, che hanno ribadito le loro ragioni in opposizione all’Alta velocità. «Il passaggio dei binari avviene in un territorio di grande valore ambientale, turistico e paesaggistico: i cantieri rovineranno tutto, con gravi danni anche al settore produttivo. A Lonato sarà costruito un tunnel di 7 chilometri che arriverà a Desenzano, e altri 2 saranno realizzati nel Veronese». Quella del Coordinamento del Basso Garda non è un’opposizione basata solo sul passaggio della Tav nel Bresciano: la critica
    riguarda il progetto, impugnando anche la legge 228/1 del 1996 emanata dalla Comunità europea, che sollecita il riassetto delle vie ferroviarie prima di creare nuovi corridoi impattanti sull’ambiente.
    «Ci opponiamo anche allo spostamento del progetto nel Mantovano: la Tav non è di alcuna utilità, e la Corte di Cassazione ha riconosciuto episodi di infiltrazioni mafiose in Val di Susa». L’intervento di Zanini ha ribadito il sentimento di sofferenza dei residenti di via Toscana: «Ci presentano belle statistiche, numeri destinati a essere cancellati con un bel tratto di matita. Ma dentro le case ci sono 70 cuori, 140 occhi che spesso piangono. E poi troveremo un centinaio di bambini della scuola materna che per mesi respireranno polvere, e 60 persone che avranno come “nuovo vicino” un bel muro». La speranza per i residenti di via Toscana è nelle parole del sindaco Adriano Paroli, che ha garantito loro il pieno sostegno. Domani sera il Comitato s’incontrerà per la prima volta con la Cooperativa La Famiglia, per verificare la possibilità di costruire nuove abitazioni per gli sfrattati.
    DAL BRESCIAOGGI

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Io voglio la mia casa, non la TAV

Intervento degli abitanti No Tav di via Toscana prima del concerto di Caparezza alla Festa di Radio Onda d’Urto, la Radio che da’ voce ai senza voce….

Sono anni che le cronache ci raccontano della lotta e della resistenza in Val di Susa contro la Tav. Oggi questa battaglia si combatte anche a Brescia e nelle nostre province. Perché la Tav riguarda anche noi bresciani in prima persona. Decine di persone, nostri concittadini, si ritroveranno espropriati delle proprie case e dei propri terreni per far posto all’alta velocità. E questa assurda verità l’ hanno appresa solamente tre settimane fa leggendo i quotidiani locali. Alcune di queste persone sono qui oggi per raccontarvi la loro storia e le loro paure. Questa che vi leggerò è la lettera di una di loro, a rappresentanza delle altre decine di persone coinvolte.

Ho 27 anni. Nel lontano 1988, mi trasferii con i miei genitori in via Toscana per la nascita di mia sorella Alessandra.

La scelta di vivere e comprare questa casa non fu casuale: mio padre e prima ancora mia nonna vivevano in questo quartiere da sempre. Mia nonna era praticamente nata con il quartiere Don Bosco.

Considerando che c’è gente che vive dalla fine degli anni ’50 in questo “frammento” di via nel cuore della città di Brescia, per molti di loro, ad oggi, resto ancora una “nuova arrivata”!

Ventiquattro anni non sono molti, però sono sufficienti ad un piccolo seme, piantato con mia madre nel giardino di casa, per diventare un maestoso albero di giuggiole, che forse pochi conoscono, e che ogni anno ci dona centinaia di frutti da raccogliere.

Pochi o tanti che siano, restano comunque anni.

Anni passati a giocare nella piazzetta davanti casa con amici e palloni, anni passati in giardino a studiare con i compagni di scuola, anni passati a giocare a palle di neve e a lanciarci con lo slittino dalla discesa dei garage, anni nei quali un gruppo di piccoli futuri uomini e donne organizzava spettacolini per il vicinato o bancarelle di oggetti usati, per comperare il gelato o adottare un gattino abbandonato.
Anni.
Tanti anni e infiniti ricordi che in questo momento fanno male. Molto male. Un male che viene dal profondo del cuore.

Con il passare del tempo molto è cambiato, sono cresciuta, mia madre è morta, persone si sono trasferite e di nuove ne sono arrivate, le nostre case verranno abbattute per far posto al “futuro”, all’alta-velocità, alla TAV.

E affermo “verranno” perché da quanto abbiamo appreso solamente tre settimane fa, e vi ripeto, solamente da tre settimane, sarà inevitabilmente cosi: un “disagio” indispensabile per la collettività ci hanno spiegato!

Questo vuol dire perdere la propria casa, vederla abbattere, perdere con essa mille ricordi, emozioni, affetti, perdere le proprie radici e anche la propria identità.

E tutto questo apprenderlo leggendo il quotidiano locale.

Un giornalista sensibile all’argomento qualche settimana fa ha scritto: “La casa non sono solo quattro mura… è qualcosa di più”. Non potrei riscrivere meglio questo pensiero.

Ora mi chiedo: è forse solo un “disagio” indispensabile per la collettività? Vi assicuro che per chi vive sulla propria pelle quanto sta accadendo, non è solo “disagio”!

In questa irragionevole condanna che ci è stata inflitta non sono la sola a pagare: con me altre decine di famiglie bresciane e non solo, vivono e apprendono in questi giorni questa terribile verità.
Decine di persone con storie e vite diverse dalla mia, unite a me da questa spaventosa realtà.
Le carte sono già state scritte, le decisioni sono state prese ancora anni fa a nostra insaputa, senza che nessuna autorità competente si facesse carico di avvisarci personalmente e spiegarci quanto stava accadendo, negandoci in questo modo la possibilità di appellarci e replicare.

A noi cittadini bresciani, prima che italiani, resta solamente accettare quanto deciso per noi?
Io voglio continuare ad abitare dove 24 anni fa i miei genitori decisero di vivere e crescere la propria famiglia, nella casa costruita non solo da mattoni, ma da sacrifici e ricordi.

Se veramente ci toglieranno le case e le abbatteranno, tutto questo dove andrà a finire?
Ci hanno assicurato che le nostre case verranno liquidate, ma si può “rimborsare” o rimpiazzare con i soldi tutta questa mancanza?

Che valore hanno le persone e i loro sentimenti rispetto ad una nuova linea ferroviaria e ai giochi di potere?
La mia pianta di giuggiolo, troppo grande e radicata nel terreno per essere trapiantata, che fine farà?

Chi risponderà a queste mie domande?

Noi bresciani combatteremo senza sosta per salvare le nostre case e il nostro passato!

Qualcuno un giorno scrisse: “…Senza passato non c’è futuro”.

Ciò è ancora vero nel Paese “libero” nel quale vivo chiamato Italia?

Io, a 27 anni, ci voglio ancora credere. E lotterò finché potrò per continuare a crederci.

Valentina Zanini

Il treno sbuffa: la TAV bresciana si fara’ strada tra le palazzine di Via Toscana la vita delle persone…

Di Valerio GardoniLe vicende della TAV (treno alta velocità) sono ben note a tutti.E’ quasi un decennio che gli abitanti della Val Susa e migliaia di sostenitori si battono contro il progetto dell’alta velocità che bucherebbe lo loro vallata (compresa la galleria dove ci sono sia amianto che uranio). La TAV e i NO TAV hanno riempito le cronache dei giornali con cadenza continua, senza mai cedere. A volte con cortei pacifici, altre volte con scontri violenti.Ci sono stati incidenti, attivista caduto da un traliccio, blocco di giorni della viabilità, manifestazioni di ogni genere, persino campeggi estivi. Tutto però succedeva “lassù sui monti, tra valli in fior”. Lontano dalla quotidianità, tutti ascoltavamo le notizie o leggevamo sui quotidiani. Magari solo i titoli per tenerci aggiornati della situazione incandescente in cui vivono dei nostri connazionali valligiani. Girato pagina si passava alle altre notizie, magari più nostrane.

Quasi come se il tracciato quel treno super veloce dopo la Val Susa si dissipasse nel nulla…
E’ successo anche all’amico Maurizio Zanini, bresciano volontario da una vita per l’America Latina. (Ha partecipato alle prime missioni in Ecuador del progetto BCC Cassa Padana). Maurizio e i suoi vicini di casa in via Toscana a Brescia la TAV l’hanno vissuta come tutti noi, lontana, lassù in Val Susa. Sino a qualche giorno fa quando qualcuno del quartiere ha letto su un quotidiano locale che una linea TAV, quella merci, sarebbe passata a 300 all’ora, non vicino alle abitazioni o nei paraggi, ma in “casa loro”. Prima di proseguire per Venezia e poi per Kiev!

Maurizio al telefono ha la forza di ironizzare
quando gli chiedo: ma dove passano i binari? – Da qui, tra la cucina e la toilette. Così quando dovrò andare in bagno dovrò attraversare i binari!-

La notizia è passata da porta a porta più veloce della TAV, gli abitanti del quartiere si sono allarmati e dopo una ricerca veloce hanno scoperto che tutto era in programma, binari ed espropri compresi. La TAV investirà in pieno le palazzine di via Toscana, sulle loro macerie, passeranno i binari diretti a oriente. Circa 25 famiglie sfrattate, gli altri si ritroveranno con un muro di 4 o 5 metri alla finestra del salotto. Sembra che tutti gli addetti ai lavori e politici sapevano, ma nessuno si era preso la briga di comunicarlo agli abitanti del quartiere.

Qui a differenza della Val Susa, non si tratta di terreni o frutteti,
ma di vite. Esproprio significa sradicare delle famiglie dalla loro quotidianità. Molti di loro in via Toscana ci sono nati e cresciuti, i loro figli vanno a scuola insieme e alla domenica si ritrovano a tirar calci al pallone all’oratorio del quartiere. Ci si conosce tutti e la vita si è sgranata con le solite tribolazioni, qualcuno ha fatto un mutuo per darsi un alloggio, non sarà la Reggia di Caserta, ma è frutto di una o due vite di lavoro. Di dignità.Sul lungo progetto dell’Italfer (Gruppo Ferrovie dello Stato) sono solo 4 o 5 cerchiolini rossi, da demolire. In mezzo ai cerchiolini ci sono storie di gente comune che non pretendeva risarcimenti per essere cacciata altrove, ma tranquillità. Ora si sta formando in fretta un comitato, la TAV interessa anche altre zone della città e periferia. C’è da giurarci che a sud di Brescia cominceranno a sventolare le bandiere “NO TAV”.

http://www.popolis.it/SezioneEspansa.aspx?EPID=32%2110%2132%210%2159319

Un coordinamento No TAV nel Basso Garda

NO TAV perché …
Il TAV (Treno ad alta velocità) passerà anche a sud del Lago di Garda!
I territori gardesani dei Comuni di Lonato. Desenzano. Sirmione e Peschiera saranno investiti
nei prossimi anni dai cantieri TAV.

NOI SIAMO CONTRARI E VOGLIAMO SPIEGARVI IL PERCHE’
1 cm di TAV = 1 anno di pensione
3 mt di TAV = 4 sezioni di scuola materna
500 mt di TAV = 1 ospedale da 1200 posti letto
1 km di TAV = 1 anno di spese universitarie per 250 mila studenti
1 km di TAV = 55 nuovi treni pendolari

NO TAV sul Garda
la parte del progetto di Alta Velocità che direttamente interessa e coinvolge il basso Garda è quello che va da Milano a Verona. Un tratto di 140 km.
I paesi del Basso Garda interessati dalla linea Alta Velocità sono:

Lonato
Con la realizzazione di una galleria lunga 7 km fino a Desenzano il cui costo è stimato in 700 milioni di euro.
Il TAV proveniente da Brescia, superata la bretella ferroviaria di collegamento AV con Brescia lato est corre a fianco della A4 sul lato sx nel senso di marcia verso Verona, superata la Cascina
Faccendino (oggetto di demolizione) corre in superficie fino a lambire le strutture industriali della Feralpi Siderurgica (l’intero piazzale sud della Feralpi viene occupato dalla linea AV). Inizia qui un tratto di linea in trincea, che diviene poi galleria artificiale in corrispondenza del piazzale di stoccaggio merci della Wierer Italia e del sovrappasso di Campagna (via Campagna di sotto). Tra Feralpi e Wierer, nella zona artigianale ormai completata con capannoni e strutture produttive, si trova il punto di accesso al cantiere della galleria AV di Lonato. L’Area
di cantiere, mezzi e stoccaggio materiale, è individuato nella attuale area artigianale di Campagna: 10 anni circa di quasi isolamento della frazione dal centro cittadino e di disagi che i cittadini dovranno sopportare per la realizzazione dell’opera ed il conseguente traffico veicolare.

Il tratto di linea alta velocità in località Campagna interferirà con l’attività produttiva di alcune importanti aziende locali, in particolare Feralpi e Wierer ed il tessuto di piccola media impresa
presente in Iaea causando delocalizzazione di piazzali e magazzini per lo stoccaggio di prodotto finito e congestiona mento dell’area. La realizzazione della galleria a “doppia canna”, cioè di una galleria per ogni senso di marcia, costituisce una sorta di diga sotterranea e quindi di sbarramento sotterraneo al defluire delle falde acquifere dalle colline a nord del paese verso la pianura a sud. La più prevedi bile delle conseguenze ambientali potrebbe essere il prosciugamento dei numerosi pozzi privati, ad uso agricolo, posti a sud del paese e l’innalzamento delle falde a nord del paese.

Con il TAV nel Basso Garda:
Devastazione di territori pregiati;
Disastro dell’idrografia del territorio;
Morte del turismo sul lago e del relativo indotto a causa della durata decennale dei cantieri;

Desenzano del Garda
Qui la linea ad alta velocità, dopo aver attraversato Lonato in galleria, sbucherà dalla zona di San Lorenzino per scorrere quasi in Iregio ali ‘autostrada. Per il tratto desenzanese, oltre al pezzo in galleria naturale, il TAV correrà prevalentemente in trincea. La lascia di larghezza della lutura linea dell ‘AV sarà tra i 20 e i 30 metri, esclusa quella che verrà occupata dai cantieri.
Non mancheranno sul tenitorio desenzanese demolizioni di edifici rurali e residenziali ma anche pesanti interlerenze tra aziende agricole esistenti a ridosso dell’ A4. Destinati a scomparire tre edifici residenziali in via Bonata. A rischio anche un ’ altra cascina nella zona di Monte Lungo dove è prevista la dislocazione di un cantiere del TAV.
Nel Comune di Desenzano le previste aree di stoccaggio sono a ridosso del Lavagnone, area di grande valore storico e patrimonio dell ‘Unesco.

Pozzolengo – Peschiera
Il TAV travolge una consistente porzione del tenitorio di produzione con la distruzione di ben 200 ellari di vigneto, il 20% dei 1.100 ettari in produzione. La distruzione di parte di una importante attività di eccellenza agricola che assicura un volume di attari per60 milioni di € e la produzione di 10 milioni di bottiglie. In tenitorio di Pozzolengo è poi particolarmente minacciata la storica Cascina Roveglia e parte dell’area agricola produttiva del Lugana. Gli imminenti lavori di realizzazione della linea ferroviaria TAV Milano-Venezia potranno mettere anche in seria ditticoltà il mantenimento degli equilibri naturali del Laghetto del Frassino compreso tra la lerrovia e l’autostradaA4. È un piccolo lago, di origine glaciale, con una superficie di circa 80 ettari e una prolondità massima di 15 metri, particolarmente importante dal punto di vista naturalistico per la varietà di specie animali e vegetali che si trovano sulle sue sponde. Per questo, nel 2000 l’Unione Europea l’ha inserito tra i siti di importanza comunitaria (SIC) e le zone a protezione (ZPS).

Con il TAV nel Basso Garda:
Inquinamento acustico ed atmosferico;
Discariche per i materiali di scavo e lo smaltimento di rifiuti speciali;
Pericolo di infiltrazione mafiosa negli appalti

NO TAV perché …

ENORME SPRECO DI DENARO PUBBLICO
96.850 milioni di euro
Circa 2.200 milioni di € la quota annuale da pagare per gli oneri finanziari del finanziamento
privato (Banche) scaricato nel debito pubblico. Costo insostenibile tutto sulle spalle degli italiani e
proiettato sulle generazioni future.

TOGLIE INVESTIMENTI AL SOCIALE IN UN PERIODO DI GRANDE CRISI
Erode ulteriormente le esigue risorse dedicate a scuola, sanità, pensioni, disoccupati, cassintegrati,
servizi sociali.

DEVASTAZIONE AMBIENTALE
Il rischio ambientale più elevato dei cantieri sono i danni alle falde acquifere (come già successo
nel tratto BO-FI), difficilmente rimediabili e molto frequenti quando si realizzano grandi opere
pubbliche.

INUTILE
Angelo Tartaglia, esperto dei trasporti del Politecnico di Torino: “Mentre aumentano in modo
considerevole gli scambi sulla direttrice nord-sud, tra l’Europa e il Mediterraneo e il Maghreb
fino ai paesi medi orientali, languono import ed export sulla direttrice est-ovest, quella attraversata dal
Corridoio numero 5 (quello che l’Italia si ostina a voler fare). In Germania i futuri treni veloci Ice non
viaggeranno più a 300 chilometri l’ora, ma a 250 per consumare meno energia.
Il govemo del Portogallo ha detto definitivamente no alla costruzione della linea ad alta velocità
Lisbona-Madrid.
La soluzione più razionale sarebbe lo sviluppo e il potenzia mento delle reti già esistenti. Tutti gli studi
inerenti la mobilità dimostrano che gli sposta menti non superano in media i 20 Km. C’è bisogno quindi
di più fermate e di più treni a costi accessibili

A CHI CONVIENE?
I costi, a confronto col resto di Europa, parlano da soli. (Milioni di euro al KM)
Spagna 9,80 – Francia 10,20 ITALIA: Torino-Napoli 60,70 Torino-Novara 74,00
Novara-Milano 79,50 Bologna-Firenze 96,40
Sentenza n.362 del 2009 della Corte di Cassazione ha già riconosciuto definitivamente
“un’emanazione della ‘ndrangheta nel territorio della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia”. Stessa
cosa per il tratto di Firenze

Coordinamento NO TAV Basso Garda – Colline Moreniche
notavbassogarda@gmail.com