Il 3 novembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarà a Brescia. Ad invitarlo in città sono stati i privilegiati dalle sue politiche economiche e sul lavoro. L’occasione, infatti, sarà l’assemblea dei padroni del nostro territorio: quella dell’AIB (Associazione Industriali Bresciani) che si svolgerà presso l’industria Palazzoli (quartiere S.Bartolomeo). Continua la lettura di Lunedì 3 novembre: RENZI a Brescia? I No Tav non mancheranno!
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#12aprile: manifestazione nazionale a Roma!
Di seguito i pullman che vengono organizzati da Brescia:
* Rifondazione Comunista, Centro Sociale 28 maggio, Sinistra Anticapitalista e @Rossa organizzano un pullman con partenza:
ore 5.00 al C.s. 28 Maggio di Rovato in via Europa 54
ore 5.30 al Piazzale Iveco di via Volturno a Brescia
Per prenotare telefonare ai seguenti numeri:
0302411021 (ore 15.30-18.30) – 3456528718 – 3472548776
Contributo 20 euro
* Magazzino 47 e Radio Onda d’Urto organizzano un pullman con partenza:
ore 5.00 al C.s. Magazzino 47 in via Industriale 10 a Brescia
Per prenotare telefonare a 03045670
Contributo 20 euro
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LA PRIMAVERA DEI MOVIMENTI SOCIALI. RIPARTIAMO DA PORTA PIA. ASSEDIO ALLE RISORSE E ALL’AUSTERITY: CASA, REDDITO E DIGNITA’ PER TUTTE E TUTTI.
Le giornate del 18 e del 19 Ottobre 2013 hanno rappresentato un importante punto di partenza di un percorso che ha notevolmente rafforzato le lotte nei territori. La volontà di rilanciare, proprio a partire dalla grande ricchezza dei conflitti prodotti, un’agenda indipendente e viva, ha trovato nell’assemblea di oggi il consenso di tutti e tutte. In particolare, le differenti esperienze sociali e lotte che hanno prodotto la sollevazione autunnale vogliono misurarsi, assumendosi fino in fondo tutte le responsabilità del caso, con la costruzione di uno spazio comune di conflitto in grado di andare nuovamente allo scontro con le politiche di austerity dettate dall’Unione Europea ed alla Troika ed eseguite dai governi nazionali.
La piazza meticcia di Porta Pia ha espresso un metodo e delle pratiche dalle quali non si può e non si deve più arretrare. Partendo anche da questa considerazione, prende corpo la proposta di una manifestazione nazionale a Roma per il 12 Aprile prossimo. Un corteo che torni ad assediare i palazzi del potere, ponendo sempre con maggiore forza ed incisività il tema dell’uso delle risorse, accanto a quello, centrale, del reddito.
La gestione del denaro e del reddito (che approfondiremo come discorso politico comune e proposta di pratiche già nel convegno di Bologna del 15 Febbraio), saranno al centro delle mobilitazioni e delle lotte che , sin dalle prossime settimane, costruiranno la manifestazione del 12 Aprile e la successiva contestazione al vertice europeo sulla disoccupazione giovanile previsto nei prossimi mesi, forse nel mese di Luglio. I movimenti di lotta per la casa, student*, precar*, migrant*, lotte territoriali, resistenze operaie, sindacati conflittuali*, centri sociali dentro questo percorso multiforme e comune, intendono realizzare l’accumulo di forze necessario a rovesciare un modello di sviluppo basato sempre più sul lavoro precario, sulle privatizzazioni, sullo sfruttamento, la devastazione dei territori, il saccheggio dei beni comuni. Questo modello trova nell’ Expò di Milano una rappresentazione plastica di come attraverso il governo della crisi si voglia imporre a tutti e tutte, in maniera sempre più pesante e totalizzante, le leggi del mercato e del profitto. Dentro questo ragionamento la proposta di Job Act avanzata da Matteo Renzi e dal PD, rappresenta una dura riproposizione della precarietà e dello sfruttamento come unico orizzonte possibile. Come pure l’accordo sulla rappresentanza sindacale raggiunto tra Confindustria e CGIL , CISL e UIL, testimonia l’instaurazione di un vero e proprio regime autoritario sui posti di lavoro, con la negazione di qualsiasi spazio di agibilità e la soppressione stessa della voce dei lavoratori e delle lavoratrici. In generale, appare necessario soprattutto determinare una rottura netta con il ricatto posto in essere attorno alla questione della produttività e della presunta possibilità di generare nuovi posti di lavoro. Ricatto che spinge le nostre vite a piegarsi, in una spirale senza fine, agli interessi dell’impresa e del capitale e dal quale dobbiamo sottrarci attraverso nuovi sentieri e pratiche di riappropriazione. In questo quadro, risulta inoltre necessario andare oltre la guerra tra poveri tra lavoro dipendente e piccolo lavoro autonomo, rovesciando il discorso imposto dall’alto, per una tassazione dei grandi patrimoni e della rendita finanziaria e immobiliare.
La giornata del 1° Maggio viene assunta come centrale, con l’apertura di un conflitto generalizzato contro l’Expò, santuario della precarietà e della cementificazione e con la messa in mora del concertone di piazza san Giovanni a Roma gestita dal consociativismo sindacale, sottraendo una importante piazza ad una vergognosa mercificazione dei diritti. Una giornata che vogliamo allo stesso tempo inclusiva e conflittuale, in connessione con le molteplici piazze europee e globali.
La caratteristica meticcia dei nostri percorsi, il protagonismo diretto dei migranti e dei rifugiati, oltre e contro qualsiasi logica buonista ed assistenziale, trova una sua forte espressione nelle lotte per la chiusura dei Cie e dei Cara, per la libertà di movimento e la rottura fra qualsiasi legame fra soggiorno e lavoro, per l’uguaglianza ed i diritti contro ogni forma di razzismo e fascismo. La manifestazione del 15 Febbraio per la chiusura di Ponte Galeria, quella del 16 Febbraio contro il CARA di Mineo e le iniziative del primo Marzo diventano, così, tappe costituenti della nuova sollevazione e dei percorsi di trasformazione del nostro presente. La cancellazione della legge Bossi – Fini e della Turco Napolitano, rappresentano elementi di programma decisivi come la garanzia del reddito, il diritto alla casa, la ri -pubblicizzazione dei servizi essenziali. Viene assunto, inoltre, come passaggio comune, la giornata di lotta contro la repressione del movimento No Tav prevista per il 22 Febbraio e la costruzione di un convegno e di una manifestazione a carattere nazionale, per il 14 ed il 15 Marzo a Roma, sul tema della repressione delle lotte sociali.
Accanto alle principali tappe di mobilitazione e conflitto dei movimenti contro i “signori” della precarietà e dell’austerity, si articoleranno, su tutto il territorio nazionale, preziosi momenti di confronto e di approfondimento che mostrano la misura della grande effervescenza esistente nei territori. Fra questi ricordiamo, il prossimo 15 febbraio a Bologna sul tema dell’uso delle risorse; il 21 febbraio a Milano per discutere di utenze, tariffe, distacchi e morosità; il primo e due marzo a Napoli incontro nazionale della rete Abitare nella crisi; il 4,5 e 6 aprile di nuovo a Napoli un meeting europeo sui temi dei beni comuni e del reddito come claims di movimento contro l’austerity e le retoriche della crescita.
Attraverso questi ed altri appuntamenti, dovrà articolarsi, verso la manifestazione del 12 Aprile e le successive mobilitazioni, un processo di lavoro condiviso e comune che allo stesso tempo valorizzi e dia nuovo impulso alle lotte ad ai processi di riappropriazione.
Roma, La Sapienza_ 9 febbraio 2014
19 ottobre, per un liberale hanno ragione
Questi manifestanti chiedono casa e lavoro invece di grandi opere. Innanzitutto propongono una alternativa alle modalità di spesa pubblica, non si limitano a chieder più spesa, come fanno tutti di questi tempi. E alcuni di questi sono anche al governo.
Poi chiedono cose che hanno un perfetto e condivisibile senso economico, oltre che sociale (e forse non tutti loro ne sono coscienti).
Vediamo più da vicino i due problemi. Le case ci sono, e moltissime sono vuote. Non credo che quelli che protestano hanno i soldi per comprarsele, anche se costassero meno. Quindi non chiedono case in proprietà. Vorrebbero case a prezzi di affitto ragionevoli, che non si trovano, soprattutto nelle grandi città. Certo la casa in affitto dà meno sicurezza psicologica, ma è molto meglio per chi cerca lavoro (ma anche per chi lo offre), non lo inchioda al posto dove abita. E così si diminuirebbero anche i costi ed i tempi di trasporto: un beneficio sia per i lavoratori che per i padroni che per l’ambiente (meno inquinamento, e meno spese in sussidi per i trasporti pubblici).
Ma perché non si trovano case in affitto? I padroni sono tutti cattivi se chiedono prezzi alti, o “autolesionisti” quando non affittano? Certo che no: il problema è il rischio troppo elevato se l’inquilino smette di pagare: gli sfratti per morosità sono molto complicati, poi arrivano leggine ad-hoc, poi c’è l’equo canone, ecc. ecc.. Questo “congela” il mercato, con danni per tutti. Ma poi c’è un meccanismo che aggrava, e molto, il problema: si chiama “prezzo di attesa”. Le case, anche se vuote, tendono nel lungo periodo a rivalutarsi, rappresentano un bene-rifugio solido (mattoni invece di carta). A questo contribuisce il fatto che l’incidenza del costo del terreno sul prezzo delle case è alto, dati i noti vincoli all’uso del suolo, gli infiniti permessi (e “mance”) necessari per costruire, la protezione insensata di inesistenti suoli agricoli ecc.. Infine c’è la secolare demagogia “bipartisan”, che da sempre protegge e incoraggia la casa in proprietà. Il Nobel Krugman attribuisce in parte all’immobilità dei lavoratori, fregati dai mutui “subprime” e che quindi non possono cambiar casa, la stasi della produttività americana.
Quindi occorre rompere questo intreccio inefficiente, che tiene artificialmente vuote moltissime case. Se entrassero sul mercato, anche gli affitti scenderebbero, e rapidamente (è la legge della domanda e dell’offerta, bambole….).
Veniamo al lavoro: le grandi opere notoriamente generano pochissima occupazione per ogni euro pubblico speso (solo circa il 25% dei costi di costruzione va in salari). Basta vedere la Torino-Lione: quanta gente credete che occupi la “talpa” che scava per 5 anni sotto la montagna? Poi quei pochi occupati sono molto distribuiti nel tempo, e la massima occupazione si avrà verso la fine dell’opera, cioè fra 7-10 anni se tutto va bene. Ma non solo: per le grandi opere ferroviarie, l’intero costo ricade sulle esangui casse pubbliche, cioè toglie soldi a tutto il resto che si potrebbe fare.
All’economia (capitalistica, si intende) serve invece occupare tanta gente a basso reddito, che deve spendere, mica può permettersi di risparmiare…E deve occuparla subito, per rilanciare la domanda interna, che è il vero problema. Quindi manutenzioni di strade ed edifici, ma anche del territorio che frana ecc. Tutto questo certo a parità di spesa, ma altrettanto certamente non con assunzioni pubbliche, altrimenti ci troviamo i 15.000 forestali della Sila moltiplicati per 10…..Basta semplicemente fare gare per questo tipo di opere, cui possano partecipare sia privati che cooperative “momentanee”.
Dare soldi alle imprese, anche con sconti fiscali, oggi serve pochissimo: le imprese con una domanda interna debole non assumono comunque, e di nuovo non perché i padroni sono egoisti o cattivi, ovviamente: perché non venderebbero i loro prodotti.
Articolo tratto da: http://www.notav.info
Porta Pia: esisto negativo con il ministro Lupi. Nuovo assedio il 31 ottobre!
Il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, cacciato dalla piazza al grido di “non ci rappresenta nessuno”. Si chiude così, con un’assemblea tra le tende di Porta Pia, l’accampata sotto al ministero delle Infrastrutture. L’incontro con il ministro Lupi, il sindaco Marino e il vicesindaco Nieri con al centro il tema degli sfratti e dell’emergenza abitativa si è chiuso con un nulla di fatto.
Le uniche parole di dialogo da parte del governo sulla richiesta di proroga degli sfratti per morosità incolpevole sono state relative all’impegno del ministro Lupi nel portare la questione al centro della Conferenza Stato-Regioni in programma a Roma il prossimo 31 ottobre. E proprio in quell’occasione il “movimento #19ottobre” tornerà in piazza “con tutta la nostra rabbia”.
MARINO CACCIATO – Alla fine dell’incontro Lupi ha lasciato il ministero da un’uscita secondaria. Lo stesso ha fatto inizialmente Marino, assediato solo da cronisti, fotografi e cameramen. Poi il sindaco ci ha ripensato e insieme al suo vice, Nieri, ha attraversato la folla fino al gazebo dove la delegazione che ha incontrato Lupi stava raccontando agli attivisti l’esito del tavolo.
Arrivato nei pressi del microfono, tra due ali di folla che urlavano “non ci rappresenta nessuno”, il sindaco è stato invitato ad allontanarsi: “Questa non è una passerella” il commento al microfono di Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitani, “la politica si è mostrata ancora una volta lontana dalla gente e da questa piazza. Chiediamo al sindaco di lasciarci proseguire nella nostra assemblea”. Dello stesso avviso il commento di Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa: “Abbiamo ringraziato il sindaco della sua presenza ma era la nostra assemblea. Non abbiamo governi amici”. Applausi. E Marino ha lasciato la piazza.
APPUNTAMENTI – A fine assemblea il presidio in piazza di Porta Pia è stato tolto. “Stiamo lasciando l’accampata perché ci sembra insufficiente, rispetto ad un governo schiacciato sempre di più sui poteri forti, ma la lotta continua”. Il prossimo appuntamento romano è già dato: “Il 31 ottobre è in programma un assedio popolare alla Conferenza unificata Stato-Regioni-Comuni sul tema della casa”. Palazzo Chigi è avvisato.
“E’ inutile rimanere qui di fronte a un Ministero che non serve a niente” ha spiegato Di Vetta “ma la mobilitazione continua, quasi quotidiana, con i picchetti antisfratto. Domani saremo davanti a Regina Coeli per chiedere libertà per gli arrestati del 19 ottobre”.
MARINO – “Ho proposto un blocco degli sfratti fino a quando i comuni non saranno in grado di offrire alternative. Il ministro ha detto che affronterà i problemi al tavolo Governo-Regioni-Comuni il 31 ottobre. Questo deve essere un percorso svolto con urgenza perché l’emergenza casa e’ ormai arrivata a livelli insopportabili: a Roma ci sono oltre settemila sfratti all’anno”. Queste le parole sindaco Ignazio Marino, al termine della riunione presso il ministero delle Infrastrutture.
NIERI – “Abbiamo ribadito al Ministro Lupi che una sospensione degli sfratti è il primo passo per poter affrontare concretamente il problema casa. Questa sera abbiamo avviato un percorso e dobbiamo continuare a lavorare”. Lo afferma sul proprio profilo facebook il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, al termine dell’incontro con il ministro ed i movimenti per la casa. “Uscendo dal Ministero, io e il sindaco Marino siamo passati tra la folla dei manifestanti in presidio per far sentire loro la nostra vicinanza e ribadire che Roma Capitale è al fianco dei più deboli, di chi non ha nulla e rivendica diritti”.
LUPI – “La proroga degli sfratti è una risposta vecchia a un problema che dobbiamo affrontare con radicalità in modo diverso”. Lo dice il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, dopo aver incontrato i comitati per la casa. Lupi ha aggiunto che “il governo nel decreto casa affrontato una parte dei problemi: l’emergenza affitti, il tema della morosità incolpevole e il problema di chi non riesce a pagare la rata del mutuo”.
FIRENZE – Prima della manifestazione di Roma, il “movimento 19 ottobre” tornerà in piazza nel prossimo fine settimana quando a Firenze è atteso il vicepremier Angelino Alfano in occasione dell’incontro dell’Associazione nazionale comuni italiani.
Articolo tratto da: http://www.today.it
Mobilitazione oggi alle 17:00! #19O
Dopo la sollevazione del #19O e l’assedio ai palazzi dell’austerità oggi pomeriggio, in concomitanza con l’incontro tra i manifestanti accampati a Porta Pia e il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, Brescia aderisce alla mobilitazione rilanciata in tutte le città di Italia.
Oggi pomeriggio presidio dalle 17 in piazza Loggia e poi sotto la Prefettura contro gli sfratti e in solidarietà con gli arrestati del #19O!
19 Ottobre a Roma – Manifestazione della gente comune unita da una sola grande opera: CASA E REDDITO PER TUTTI!
Come sempre più spesso accade negli ultimi anni, la manifestazione di ieri era stata preceduta da un’ampia propaganda mediatica che prospettava scenari apocalittici: circolavano i numeri esorbitanti delle forze esibite dallo Stato per arginare i facinorosi, sono comparse fotografie di chi ricopriva le vetrine delle banche con pannelli metallici, e la data del 15 ottobre 2011 echeggiava nell’aria come anniversario da scongiurare.
La criminalizzazione che era stata preventivata per la manifestazione di ieri a Roma ha raggiunto infatti picchi estremi: parlavano di un corteo che doveva fare paura, pubblicizzato da alcuni come manifestazione “notav” perchè questa etichetta per i media spesso soppianta quella di black block e noglobal. Nei giorni scorsi erano stati gli stessi No Tav della Valle a ribadire la loro posizione nei confronti del 19 Ottobre a Roma: ” La manifestazione di Roma è organizzata da varie realtà politiche e sociali che si muovono per il diritto all’abitare principalmente, cioè per difendere e richiedere casa e diritti per tutti.” e ancora “Lo slogan della manifestazione: “una sola grande opera: casa e reddito per tutti” ben spiega l’idea della manifestazione e perchè le ragioni del movimento notav s’intrecciano con quelle del diritto all’abitare.”
Nonostante il clima di paura creato ad arte dai media per scoraggiare la partecipazione al corteo e nonostante il “terrorismo” psicologico fatto per allontanare la gente a lottare per i propri diritti, ieri a Roma eravamo tantissimi: si parla di circa 100 mila persone. E all’interno del corteo c’eravamo tutti: per le vie della città ha sfilato la determinazione e la forza della gente comune, dagli occupanti di case, ai migranti, ai giovani.
Gruppi eterogenei che hanno lottato tutti insieme: da chi lotta per il diritto alla casa, per il diritto della cittadinanza, contro il precariato, per la salvaguardia del territorio appunto come i No Tav e i No Muos. Insomma, cittadini che si oppongono, in modo civile, allo spreco delle grandi opere.
100 mila persone hanno sfilato ieri a Roma, provenendo da tutta Italia uniti da valori come il rispetto dell’individuo e il rispetto dell’ambiente. Quello che la gente ieri ha portato in piazza è stata la salvaguardia della dignità umana, che la politica non sa affrontare.
Certo è che se l’Italia si dice sempre più distante dalla politica, ieri queste 100 mila persone hanno portato in piazza proprio la politica, che i partiti non sanno o non vogliono fare, con la forza e la determinazione di chi quotidianamente e individualmente fa politica, fuori da quei palazzi in cui troppo spesso l’interesse non è quello dello Stato ma privato.
Ieri per le strade sfilavano persone che si trovano a fare i conti direttamente con la crisi, che non hanno più nulla da difendere, tutti con l’obbiettivo comune di costruire un futuro per tutti e tutte.
Vi erano con grandi numeri gli occupanti di case: l’enorme presenza di migranti, come protagonisti diretti del corteo, e il tema della casa è stato proprio uno dei temi principali della manifestazione, sollecitando all’occupazione che è diventata una risposta concreta e necessaria a un bisogno materiale sempre più messo in discussione o apertamente negato dalla crisi. Vi era poi, consistente, la presenza del precariato giovanile e di quegli stati sociali sociali privati di reddito e di possibilità, che hanno pagato i costi della crisi in termini forti.
Il pericolo che echeggiava ieri per le strade di Roma non era di ordine pubblico, ma di ordine sociale, dato dall’insieme di tutte quelle persone che non vogliono più pagare la crisi e si uniscono per farlo, non portando più avanti solo degli ideali ma mettendoli in atto nelle pratiche materiali di riappropriazione.
Leggendo gli articoli su tutte le testate di oggi riguardo a ieri possiamo solo renderci conto che ieri l’informazione ha perso l’occasione d’imparare qualcosa dai movimenti reali, di provare a raccontare le lotte per quello che sono, provare a dire la verità ogni tanto, dimenticandosi di chi gli versa lo stipendio. Ieri i professionisti dell’informazione hanno perso, non c’è che dire. I vincitori siamo stati noi, dimostrando a tutti che lottare per i propri diritti non deve far paura, è un nostro diritto e dobbiamo tenercelo stretto!
Dopo la manifestazione di ieri oggi dobbiamo sentirci un più forti, anche perché al posto di un comizio, questa manifestazione è terminata con un accampamento, cioè con la determinazione di prendersi una piazza non solo simbolicamente e di restarci. Per la prima volta negli ultimi anni questa manifestazione è terminata per non terminare.
Nonostante i media abbiano fatto di tutto le 100 mila persone di ieri a Roma hanno dimostrato che la paura non è passata nelle case e decine di migliaia di persone hanno sfilato per le vie della capitale, hanno lottato e con dignità hanno rialzato la testa.
La manifestazione di ieri ha fatto quello che aveva detto, ha assediato i palazzi del potere e ha portato avanti con determinazione un percorso che è terminato in Porta Pia.
E per quanto riguarda i brevi momenti di tensione che ci sono stati durante il corteo, oggi leggiamo gli eleogi alla questura ma ci chiediamo cosa ci sia da elogiare, visto che hanno permesso persino ai fascisti di Casa Pound una sortita. Gli elogi arrivano dai giornalisti, ma per noi che ieri eravamo in mezzo al corteo l’elogio va al corteo stesso, agli organizzatori e al servizio d’ordine interno.
Infatti ieri per le strada di Roma nel corteo si è creato subito una sorta di servizio d’ordine con l’obbiettivo di impedire l’ennesima guerriglia urbana, impedendo gesti totalmente estranei alla ragioni della protesta, alla cittadinanza, al legittimo tentativo di portare nelle piazze temi di interesse generale.
E se erano i No Tav a fare paura, ieri nel corteo abbiamo potuto incontrare un gruppo eterogeneo di persone, partiti all’alba dalla Valle, arrivati a Roma dopo ore e ore di pullman; e non si pensi a para guerriglieri in passamontagna calati dalla Val di Susa per mettere a ferro e fuoco la capitale, bensì si tratta di nuclei familiari, di impiegati, cittadini che nulla hanno a che fare con qualsivoglia forma di protesta violenta. Nell’arrivare a Roma, come è successo ad altri pullman, sono stati fermati in autostrada credendo, o forse sperando, di trovarli in possesso di chissà quale arsenale, ma così non è stato.
E se i telegiornali e giornali hanno fin da subito cercato di “sbattere il mostro in prima pagina” mandando in onda solo le immagini di violenza nel solito tentativo di dividere “buoni” e “cattivi”, noi possiamo assicurarvi che il corteo, per nulla spaventato, si è conquistato Porta Pia tra canti e balli, tamburi, ecc. Durante la serata le realtà più organizzate hanno montato cucine da campo, gazebi dove passare la notte, birra alla spina, sound system ecc. E questa mattina l’assemblea che è stata fatta dai manifestanti ha preso la decisione che il presidio andrà avanti fino all’incontro previsto martedì con il ministro Lupi, poi si vedrà.
LA LOTTA CONTINUA, IL 19 OTTOBRE NON E’ UN ARRIVO MA UNA PARTENZA!
DOMANI: #19 OTTOBRE A ROMA
Si parla di manifestazione dei No Tav riferendosi al corteo che sfilerà domani per Roma partendo da Piazza San Giovanni, ma si tratta in verità di una sollevazione generale in protesta contro le politiche di austerity e contro la precarietà nel mondo del lavoro e per ottenere “casa e reddito per tutti”. Anche per questo il corteo al quale prenderanno parte No Tav, centri sociali, No Muos, universitari, precari e lavoratori si muoverà per i luoghi-simbolo della protesta:il ministero della Finanze, la Cassa depositi e prestiti, il ministero delle Infrastrutture.
Sono gli stessi No Tav dalla Valle a chiarire la posizione del movimento in un comunicato:
“La manifestazione di Roma è organizzata da varie realtà politiche e sociali che si muovono per il diritto all’abitare principalmente, cioè per difendere e richiedere casa e diritti per tutti. Sono quelle realtà che nella crisi difendono gli sfratti delle famiglie, occupano alloggi risolvendo realmente le emergenze abitative nelle metropoli. Lo slogan della manifestazione: “una sola grande opera: casa e reddito per tutti” ben spiega l’idea della manifestazione e perchè le ragioni del movimento notav s’intrecciano con quelle del diritto all’abitare. Una delegazione del movimento parteciperà, un’assemblea di presentazione si è tenuta quest’estate al campeggio di Venaus, ma non sarà una manifestazione notav.”
E siccome ormai non c’è manifestazione che non abbia il corrispettivo digitale della piazza, è stato preparato un “manuale di autodifesa digitale”. Consigli pratici per evitare che le comunicazione siano intercettate. I consigli sono di questo tipo: “Impostate una password al blocco dello schermo del vostro telefonino; cifratura dell’intera memoria del telefono, per telefonare c’è RedPhone, SMS ed MMS invece possono essere affidati a TextSecure la cui funzione è quella di cifrare i messaggi testuali”.
Vi alleghiamo anche le indicazioni che sono state fornite in caso di fermo e arresto:
SOLO UNA GRANDE OPERA: CASA E REDDITO PER TUTTI!