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Perché gli operai dei cantieri TAV Brescia-Verona lavorano senza mascherine in piena emergenza sanitaria da Covid-19?

Ieri i cantieri del TAV Brescia-Verona hanno iniziato l’abbattimento della prima palazzina presente sulla tratta in piena emergenza Covid19 come sempre nel non rispetto delle normative.

La ditta che si sta occupando delle demolizioni è la stessa che nel 2014 si occupò della demolizione delle case per la tratta di TAV Treviglio-Brescia dove, per gli abbattimenti di Via Toscana non mancarono numerose irregolarità (si trova la memoria storica sul nostro sito www.notavbs.org).

Le fotografie, inviate all’ attenzione del Coordinamento, sono di ieri in un cantiere della Linea AV/AC a Desenzano del Garda in Località Pergola.

Come mai i lavoratori lavorano senza mascherina e quindi senza protezioni per il contenimento della diffusione del VIRUS COVID-19? Come mai i lavoratori non rispettano le misure di distanziamento?

Come è noto in Lombardia è obbligatorio indossare la mascherina per l’emergenza sanitaria anche qualora non lo prevedessero le normative generiche dei cantieri.

Inoltre, come già successo con gli abbattimenti delle case di Brescia, nonostante nell’impostazione e nella gestione del cantiere l’impresa dovrebbe assumere tutte le scelte atte a contenere gli impatti associati alle attività di cantiere per ciò che concerne l’emissione di polveri (PTS, PM10 e PM2.5) e di inquinanti (NOx, CO, SOx, C6H6, IPA. diossine e furani), molto spesso non vengono rispettati tutti gli accorgimenti atti a ridurre la produzione e la diffusione delle polveri.

Siamo al primo giorno di abbattimenti e già notiamo che, nuovamente come già segnalato per altri abbattimenti della Treviglio-Brescia, durante la demolizione delle strutture edili non si provvede alla bagnatura dei manufatti al fine di minimizzare la formazione e la diffusione di polveri ecc.

Si verificherà nuovamente anche il non effettuare una costante e periodica bagnatura o pulizia delle strade utilizzate, pavimentate e non come prevede la legge?

Non verrà rispettato nuovamente l’accorgimento di pulire le ruote dei veicoli in uscita dal cantiere e dalle aree di approvvigionamento e conferimento materiali, prima che i mezzi impegnino la viabilità ordinaria come prevede la legge?

Non verranno nuovamente coperti con teloni i materiali polverulenti trasportati?

Non verranno bagnati periodicamente o coperti con teli (nei periodi di inattività e durante le giornate con vento intenso) i cumuli di materiale polverulento stoccato nelle aree di cantiere?

Chi controlla questi cantieri? Nessuno anche questa volta. Abbiamo mandato diverse segnalazioni alle autorità competenti per richiedere una puntuale e urgente verifica al fine di prevenire e di garantire la sicurezza dei lavoratori, ambientale e delle viabilità della autostrada A4 che si trova a ridosso della cascina che stanno demolendo (rischio di sollevamento di polveri che potrebbero precludere la visibilità degli automobilisti) richiedendo ai politici nuovamente il fermo dei cantieri.

Non possiamo accettare che per la costruzione di un’opera intuile e dannosa si mettano a rischio territori già martoriati, la salute di tutti e tutte noi, dei lavoratori e sopratutto non possiamo accettare la clamorosa disparità di trattamento con tutti gli altri operatori (artigiani, commercianti, negozianti e aziende locali) che, invece, interessandosi della salute collettiva hanno messo in campo le corrette prescrizioni e da settimane hanno chiuso le loro attività nel rispetto del territorio.

Non possiamo accettare che cantieri pubblici per opere statali non rispettino come sempre la legge.

Non possiamo accettare che si compiano, come già capitato, lavori di questo tipo quando nessuno è in grado di verificare. Ogni irregolarità giuridica e operativa di quest’opera è stata “casualmente” realizzata o approvata in momenti in cui l’attenzione mediatica e della popolazione è rivolta ad altro. Approvazioni legislative a ferragosto o in periodo natalizi, abbattimenti irregolari in piena emergenza Covid.

Sono sempre causalità? Noi crediamo di no.

14/11 ASSEMBLEA PUBBLICA PER COSTRUIRE INSIEME UN NO SOCIALE A QUESTO GOVERNO E ALLE SUE POLITICHE VERSO IL 10 DICEMBRE! #CIVEDIAMOIL10

Sabato 10 dicembre Brescia avrà l’onore di ospitare la visita del premier Renzi che arriverà per presenziare il viaggio inaugurale del TAV Treviglio – Brescia e l’inaugurazione di una fantomatica nuova stazione ad alta velocità (RFI ha smentito pubblicamente il fatto che il 10 dicembre ci sarà l’inaugurazione della stazione ad alta velocità di Brescia).

Una visita annunciata con toni spavaldi, perfettamente inserita nella campagna referendaria, nonostante, a detta del governo, la scelta della data sia stata fatta proprio per evitare passerelle.
Gli scandali recentissimi, ultimi di una lunghissima serie, mostrano la vera natura speculativa di queste grandi opere, lontane da qualsiasi logica di miglioramento delle condizioni di vita delle persone.

In questo quadro il Partito Democratico dimostra di essere nient’altro che un facilitatore per gli affari delle grandi lobbie economiche del nostro paese: è proprio per questo che nella riforma costituzionale da loro presentata ci sono passaggi im-portanti che riguardano la “decisionalità” in merito a grandi opere infrastrutturali, al governo del territorio e alle produzioni energetiche (uno dei motivi per il quale invitiamo a votare NO il 4 dicembre).

Il 10 dicembre sarà la prima uscita pubblica di questo governo dopo il referendum. Aldilà di quello che sarà l’esito referendario, vogliamo che sia una data nella quale emerga tutta l’insoddisfazione e l’indignazione che si respira a Brescia e nella sua provincia per le scelte che questo governo ha riservato al nostro territorio:

* contro i progetti infrastrutturali annunciati dal governo: ribadiamo la netta contrarietà al progetto TAV Brescia – Verona e all’Autostrada della Valtrompia;
* contro il piano casa che il governo Renzi continua a sostenere e che costringe a vivere sotto ricatto migliaia di persone solamente nella provincia di Brescia;
* contro il jobs act e la continua precarizzazione delle condizioni di lavoro;
* contro i continui tagli alla sanità, in una città dove, a causa dell’inquinamento, ci si ammala più che altrove;
* contro la buona scuola e la continua privatizzazione del mondo della formazione, diventato oramai fucina di precarietà;
* contro le politiche energetiche che il governo porta avanti attraverso la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento rifiuti e l’implementazione di quelli esistenti;
* per chiedere le dimissioni di quegli amministratori che in maniera irresponsabile hanno autorizzato nuove discariche e impianti di trattamento rifiuti nella provincia di Brescia.

Vorremmo che il 10 dicembre sia una data per tutte quelle persone che hanno a cuore un futuro diverso per il nostro territorio. Una data non solo per dire basta alle grandi opere inutili, ma per chiedere che quelle risorse vengano utilizzate per le tante piccole opere che migliorerebbero la nostra vita fin da subito.

Dalle bonifiche al reddito minimo garantito, dalle opere di prevenzione e cura del territorio ad un sistema sanitario accessi-bile ed efficiente, dalla scuola ad una mobilità efficiente, realmente sostenibile e accessibile da tutti, passando per il diritto ad avere una casa nella quale stare.

Per questi motivi invitiamo tutte le realtà sociali e i singoli, di qualunque genere, etnia o età a dar vita ad un’assemblea pubblica per costruire insieme il percorso che ci porterà al 10 dicembre, per costruire insieme un NO sociale a questo governo e alle sue politiche.

Ci vediamo lunedì 14 novembre alle 20.30 presso la sala civica di via Villa Glori 13 a Brescia (circoscrizione ovest).

#civediamoil10 #cacciamolo #iovotoNO #cèchidiceNO #notav #bastaveleni #casa #reddito #salute #lavoro #scuola

 

assemblea-pubblica-14-novembre-per-10-dicembre

TUTTE E TUTTI I NO TAV alla MANIFESTAZIONE “BRESCIA LIBERA” – sabato 28 MARZO – PIAZZA LOGGIA BRESCIA

BRESCIA LIBERA

Sabato 28 marzo scenderemo anche noi in piazza per la manifestazione di migranti e antirazzisti, per una BRESCIA LIBERA!

Una Brescia libera dalla devastazione sociale, economica, ambientale e culturale, che non solo le grandi opere portano con se, ma che in generale questo sistema ci impone sempre più violentemente sulle nostre vite.

Scenderemo in piazza per una Brescia libera dalla repressione poliziesca visto che ultimamente nella nostra città manifestare non è più un diritto e dall’alto si cerca di reprimere la protesta spaventando e massacrando la gente che fa sentire la propria voce.

Scenderemo in piazza contro un’amministrazione sempre più assente e complice che guarda dalle sicure finestre dei palazzi del potere i suoi funzionari di polizia aprire le teste dei ragazzi e delle ragazze presenti in piazza a manifestare per chiedere maggiori diritti e dignità.

Sabato scenderemo in piazza insieme ai nostri fratelli e sorelle migranti che con grande dignità e determinazione lottano per il diritto di soggiorno, senza il quale non sono possibili un’esistenza ed un lavoro dignitoso (ricordiamo che tra sabato e ieri diversi migranti sono stati vergognosamente arrestati o espulsi).

Sabato scenderemo in piazza per rivendicare la mancanza della nostra manifestazione di lunedi scorso, manifestazione indetta nelle scorse settimane per la visita dell’ormai ex Ministro Lupi e mantenuta come appuntamento per ribadire che le dimissioni del Ministro non ci bastano e che vogliamo venga definitivamente detto NO alla costruzione dell’alta velocità Brescia-Verona. Un NO che si deve diffondere contro la costruzione di tutte queste grandi e inutili opere dannose e devastanti per il nostro territorio e futuro!

Scenderemo in piazza perchè abbiamo il diritto a vivere in una città non inquinata, dove non siamo costretti a respirare ogni giorno un’aria tossica, dove non c’è cromo esavalente nell’acqua che beviamo, dove il PCB non inquina i nostri campi, le nostre case e le nostre terre. Scenderemo in piazza perchè il diritto alla salute e a vivere in un’ambiente sano sono FONDAMENTALI E INNEGABILI!

Ma sopratutto saremo in piazza sabato 28 marzo perchè le violenze e la repressione messe in campo in questi giorni dalla Questura di Brescia sono fatti inammissibili e sono un motivo importantissimo in più per lottare ancora, sempre più numerosi, non più soltanto per i permessi di soggiorno, non soltanto contro le grandi opere inutili e dannose, ma sopratutto per difendere la libertà di manifestare, di protestare, di attivarsi e partecipare!
Diritto per noi fondamentale e irrinunciabile sopratutto in questi anni di crisi in cui l’attacco ai diritti fondamentali di milioni di persone, italiane e immigrate, è sempre più alla luce del sole.

Sabato scenderemo in piazza tutti e tutte insieme perchè non ci stancheremo mai di ripetere che l’UNICA GRANDE OPERA CHE VOGLIAMO SONO CASA, SALUTE, REDDITO E DIGNITA’ PER TUTTI E TUTTE!

SABATO 28 MARZO

ORE 15.00 PIAZZA DELLA LOGGIA – BRESCIA

NO TAV BRESCIA

#20 GENNAIO – BRESCIA SI SOLLEVA: ASSEDIAMO L’INCENERITORE!

20gennaioNella settimana di mobilitazione e lotta nazionale, che inizierà il 15 gennaio, la giornata del 20 gennaio sarà per Brescia, come per tante altre città, una giornata in cui si potranno connettere le lotte. Dal diritto alla casa al trasporto pubblico, alla salute, allo studio, al reddito, alla difesa dell’ambiente e del patrimonio pubblico, all’accoglienza e alla libertà di movimento.

Sarà una giornata di lotta per una diversa qualità della vita che vada a denunciare nuovamente una sofferenza e un disagio profondi, verso questa condizione di precarietà che pesa sulle vite di tutt*.

La giornata del 20 gennaio nasce a livello nazionale come giornata della “rabbia metropolitana e dei territori” , giornata da impiegare in scioperi e assedi in difesa della nostra terra contro le grandi opere, con blocchi della produzione e rifiuto a un lavoro precario, con la richiesta del riconoscimento dei diritti di cittadinanza, allo studio, alla salute, alla dignità.

E proprio nella nostra città, partendo da questi presupposti come non colpire e denunciare l’inceneritore di Brescia, il più grande d’Europa? Il 22 gennaio si svolgerà’ la Conferenza dei Servizi in Regione per discutere la richiesta da parte di A2a di bruciare su tre linee 800.000 tonnellate di rifiuti senza più distinguere tra rifiuti speciali e urbani e senza fissare alcun limite ai rifiuti speciali da bruciare. Siamo, inoltre, venuti a conoscenza del fatto che già oggi vengono importate 350.000 tonnellate di rifiuti provenienti da tutta Italia per far funzionare a pieno regime l’inceneritore a fronte di una produzione bresciana di rifiuti urbani che si assesta attorno alla stessa cifra. La richiesta è contenuta nel procedimento per il rinnovo dell’AIA per l’inceneritore di Brescia che verrà discussa in Regione.

Prendendo atto di ciò, vorremmo porre l’attenzione su quello che da alcuni anni sta succedendo nei martoriati territori della provincia bresciana dove abitiamo. Si sono infatti moltiplicate in Regione le richieste, sia di ampliamento sia di nuove installazioni, per impianti di trattamento di ceneri e rifiuti speciali provenienti in larga parte anche dall’inceneritore di Brescia. Si tratta di progetti molto controversi che insistono su una provincia già fortemente martoriata per la presenza di discariche (68 per la precisione) e di grossi impianti industriali dannosi e nocivi, il sito Caffaro ne è un esempio. Progetti contro i quali siamo costretti a lottare perché costituiscono una minaccia seria e gravosa per la salute e per le possibilità di vita di chi abita questi territori.

Alla luce di questi fatti risulta evidente che l’incenerimento non è una soluzione al problema della gestione dei rifiuti, ma anzi, come testimoniano le vicende che ci troviamo ad affrontare, ne aggrava ulteriormente la situazione. Noi siamo assolutamente convinti che il problema dei rifiuti lo si possa risolvere solo valorizzando pratiche virtuose di riciclaggio e riuso dei materiali (ad esempio con la raccolta differenziata porta a porta).

Non possiamo più tollerare che vengano importate da tutta Italia centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali, per mantenere in vita un impianto evidentemente mal funzionante e sovrastimato, alimentando così un circuito che devasta la nostra provincia e la nostra salute!

LE 800.000 TONNELLATE DI RIFIUTI BRUCIATI OGNI ANNO SI DIVIDONO IN:
CIRCA 350.000 URBANI BRESCIANI
CIRCA 100.000 SPECIALI BRESCIANI
CIRCA 50.000 URBANI IMPORTATI
CIRCA 300.000 SPECIALI IMPORTATI

PRETENDIAMO QUINDI LA CHIUSURA IMMEDIATA DELLA TERZA LINEA, COME PRIMO PASSO VERSO LA CHIUSURA DELL’INCENERITORE!

DICIAMO NO ALL’IMPORTAZIONE DI RIFIUTI DA FUORI!

DICIAMO SI ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA!

VI ASPETTIAMO LUNEDI’ 20 ALLE ORE 9:00 IN VIA CODIGNOLE, DAVANTI ALL’INCENERITORE!

ASSEDIAMOLINCENERITORERete Antinocività Bresciana

L’ennesimo vertice, le solite cose: “La Tav è prioritaria”. Andatelo a dire in Sardegna!

E così è andato in scena l’ennesimo teatrino bilaterale tra Italia e Francia, che qui da noi è giusto servito per dire “La Tav si conferma prioritaria”. Mentre si seppelliscono le vittime delle politiche dei vari governi che hanno detto la stessa frase a discapito delle vere grandi opere di cui il Paese ha bisogno, Letta e Hollande stringono mani e lanciano sorrisi qua e là.

“La Tav è prioritaria” è il ritornello che cantano tutti i quotidiani italiani di oggi (accompagnato da scontri e assalti dei notav, ma ci arriviamo dopo), tutti soddisfatti, impegno ribadito, la Francia c’è e via discorrendo. Infatti è così prioritaria che nelle 26 pagine dell’accordo sottoscritto dai due premier merita ben mezza paginetta dove impegna i due stati ha chiedere la certezza del finanziamento europeo. (qui in pdf Vertice Italia-Francia 20.112.2013 Dichiarazione congiunta it)

Insomma è prioritario farsi dare i soldi per tenere in piedi una cosa che ha sempre meno senso, è sempre meno utile, ma in qualche modo è prioritaria. Ci sarebbe piaciuto vedere i due, o anche solo Letta vista la competenza territoriale, dirlo ai malati di Sla che protestavano in maniera eclatante dal mattino sotto i palazzi blindati, che nessuno voleva ricevere.

Ci sarebbe piaciuto che il vertice si fosse tenuto in Sardegna, e dopo le lacrime da coccodrillo versate, vedere il premier dire, di fronte all’ennesima tragedia annunciata per l’incuria e la speculazione sul territorio, al popolo sardo “La Tav è prioritaria”.

Chiaro questo non è avvenuto e non avverrà e quindi è toccato ai notav e ai movimenti che si battono per il diritto all’abitare portare le ragioni di molti, il più vicino possibile ai luoghi dove vengono decise queste priorità.

Allo scorso vertice a Lyon, il 3 dicembre dell’anno scorso, ci avevano chiuso in un recinto con grate e forze speciali, questa volta, essendo in Italia, polizia e carabinieri hanno provato a fare la stessa cosa in Campo dei Fiori. Ma la vitalità dei movimenti c’è e la manifestazione ha provato a muoversi e prendere d’assedio l’ennesimo palazzo. Cariche e manganelli come al solito e poi tutto oggi si riduce ad “assalto alla sede del Pd”, che tradotto per noi comuni mortali significa “danneggiata l’insegna della sede del Pd”.

Perè lo sappiamo, come per “La Tav è prioritaria”, ‘”l’assalto alla sede del Pd” è un buon titolo che merita il cazziatone di Mentana in diretta e fa sembrare Cuperlo un uomo di sinistra vivo e vegeto.

Del resto anche qui è una questione di priorità, il Pd è il partito dell’alta velocità, socio in affari della Cmc, quello che in Piemonte chiede manette e militari e da ieri è quello che si è palesato come l’amico dei poteri forti, che in un colpo solo salva Cancellieri e Ligresti per non far torti a nessuno.

Ma questa è cronaca reale, così come lo è la sempre più crescente consapevolezza che le priorità in questo Paese sono decise da chi deve fare favori ai suoi amici e preferisce salvare un Ligresti piuttosto che altro.

Piangeremo la targhetta della sede del Pd anche noi, ma intanto continueremo a batterci perchè diventino prioritarie le uniche grandi opere di cui abbiamo bisogno: sicurezza e cura del territorio, casa e reddito per tutti!

 

Articolo tratto dahttp://www.notav.info

19 ottobre, per un liberale hanno ragione

Questi manifestanti chiedono casa e lavoro invece di grandi opere. Innanzitutto propongono una alternativa alle modalità di spesa pubblica, non si limitano a chieder più spesa, come fanno tutti di questi tempi. E alcuni di questi sono anche al governo.

Poi chiedono cose che hanno un perfetto e condivisibile senso economico, oltre che sociale (e forse non tutti loro ne sono coscienti).

Vediamo più da vicino i due problemi. Le case ci sono, e moltissime sono vuote. Non credo che quelli che protestano hanno i soldi per comprarsele, anche se costassero meno. Quindi non chiedono case in proprietà. Vorrebbero case a prezzi di affitto ragionevoli, che non si trovano, soprattutto nelle grandi città. Certo la casa in affitto dà meno sicurezza psicologica, ma è molto meglio per chi cerca lavoro (ma anche per chi lo offre), non lo inchioda al posto dove abita. E così si diminuirebbero anche i costi ed i tempi di trasporto: un beneficio sia per i lavoratori che per i padroni che per l’ambiente (meno inquinamento, e meno spese in sussidi per i trasporti pubblici).

Ma perché non si trovano case in affitto? I padroni sono tutti cattivi se chiedono prezzi alti, o “autolesionisti” quando non affittano? Certo che no: il problema è il rischio troppo elevato se l’inquilino smette di pagare: gli sfratti per morosità sono molto complicati, poi arrivano leggine ad-hoc, poi c’è l’equo canone, ecc. ecc.. Questo “congela” il mercato, con danni per tutti. Ma poi c’è un meccanismo che aggrava, e molto, il problema: si chiama “prezzo di attesa”. Le case, anche se vuote, tendono nel lungo periodo a rivalutarsi, rappresentano un bene-rifugio solido (mattoni invece di carta). A questo contribuisce il fatto che l’incidenza del costo del terreno sul prezzo delle case è alto, dati i noti vincoli all’uso del suolo, gli infiniti permessi (e “mance”) necessari per costruire, la protezione insensata di inesistenti suoli agricoli ecc.. Infine c’è la secolare demagogia “bipartisan”, che da sempre protegge e incoraggia la casa in proprietà. Il Nobel Krugman attribuisce in parte all’immobilità dei lavoratori, fregati dai mutui “subprime” e che quindi non possono cambiar casa, la stasi della produttività americana.

Quindi occorre rompere questo intreccio inefficiente, che tiene artificialmente vuote moltissime case. Se entrassero sul mercato, anche gli affitti scenderebbero, e rapidamente (è la legge della domanda e dell’offerta, bambole….).

Veniamo al lavoro: le grandi opere notoriamente generano pochissima occupazione per ogni euro pubblico speso (solo circa il 25% dei costi di costruzione va in salari). Basta vedere la Torino-Lione: quanta gente credete che occupi la “talpa” che scava per 5 anni sotto la montagna? Poi quei pochi occupati sono molto distribuiti nel tempo, e la massima occupazione si avrà verso la fine dell’opera, cioè fra 7-10 anni se tutto va bene. Ma non solo: per le grandi opere ferroviarie, l’intero costo ricade sulle esangui casse pubbliche, cioè toglie soldi a tutto il resto che si potrebbe fare.

All’economia (capitalistica, si intende) serve invece occupare tanta gente a basso reddito, che deve spendere, mica può permettersi di risparmiare…E deve occuparla subito, per rilanciare la domanda interna, che è il vero problema. Quindi manutenzioni di strade ed edifici, ma anche del territorio che frana ecc. Tutto questo certo a parità di spesa, ma altrettanto certamente non con assunzioni pubbliche, altrimenti ci troviamo i 15.000 forestali della Sila moltiplicati per 10…..Basta semplicemente fare gare per questo tipo di opere, cui possano partecipare sia privati che cooperative “momentanee”.

Dare soldi alle imprese, anche con sconti fiscali, oggi serve pochissimo: le imprese con una domanda interna debole non assumono comunque, e di nuovo non perché i padroni sono egoisti o cattivi, ovviamente: perché non venderebbero i loro prodotti.

 

Articolo tratto da: http://www.notav.info