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Ancora ricorsi legali contro questo folle progetto: va fermato in ogni modo!

La lotta  contro la linea alta velocità Bs-Vr non si ferma. A distanza di pochi giorni dalla firma del contratto integrativo tra RFI e Cepav Due, che a brevissimo potrebbe dare avvio ai lavori, il Coordinamento No Tav Brescia-Verona torna all’attacco sul piano giudiziario con ben 5 nuovi ricorsi. La scorsa settimana si è tenuta a Peschiera del Garda, presso la Sala del Pellegrino al Santuario del Frassino, la nostra conferenza stampa per illustrare i ricorsi presentati da centinaia tra cittadini privati, imprese, enti pubblici ed associazioni per impugnare la Delibera del CIPE n. 42 del 10 luglio 2017, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24.03.2018, con la quale viene approvato il progetto definitivo della tratta TAV Brescia-Verona.

Continua così il nostro percorso di lotta contro questa opera che di “grande” ha solo i costi e i danni che provocherà alle persone e ai territori interessati. Come nelle iniziative precedenti, riteniamo che ogni azione legale vada intrapresa per tentare di fermare questo disastro, come una delle tante strade che abbiamo deciso di percorrere per intralciare e fermare questo progetto.

Alla conferenza stampa era presente il nostro legale, l’Avv. Fausto Scappini che ha spiegato tutti i contenuti riguardanti i ricorsi presentati riassunti in 10 motivi:

  1. come già sottolineato nel precedente ricorso, non sono state considerate dal Cipe tutte le insufficienze riguardanti il progetto definitivo.

Il testo unico sugli appalti individua esattamente i contenuti del progetto definitivo (oltre che del preliminare e dell’esecutivo). SE IL CIPE AVESSE RISPETTATO LA LEGGE QUESTO PROGETTO DEFINITIVO NON SAREBBE STATO APPROVATO PERCHE’ NON HA TUTTI I CONTENUTI CHE LA LEGGE IMPONE.

Quindi il Cipe ha approvato un progetto illegittimo perchè ha risolto il problema rinviando al progetto esecutivo, attraverso delle prescrizioni ciò che invece la legge impone per il progetto definitivo.

2. Le modifiche imposte con queste 309 prescrizioni avrebbero dovuto imporre un integrazione della valutazione di impatto ambientale (VIA) perchè sono modifiche molto importanti (es. rivisitazione di alcuni cantieri, che non vengono eliminati ma verrà ristudiato il piano dei cantieri; altre ancora più gravi come l’adeguamento alla normative antisismica e strutturale vigente, ecc.). Anche sulla variante dello shunt, e quindi l’uscita dell’alta velocità da Brescia, il CIPE ammette che bisognerà fare la VIA, ma solo per questo tratto. In questo modo si continua a frazionare un progetto che in origine andava da Milano a Venezia, in tanti progetti e tante piccole VIA e quindi NON CI SARA’ MAI UNA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTATE CHE CONSIDERI L’OPERA NEL SUO COMPLESSO.

3. Il progetto definitivo ha tutta una serie di momenti procedimentali che prevedono controlli da parte di una serie di enti pubblici, tra cui per esempio il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ma anche partecipativi come le osservazioni dei cittadini, la partecipazione delle associazioni, ecc.. Il progetto esecutivo questi momenti non li ha, quindi questa operazione di rinviare al progetto esecutivo ciò che si sarebbe dovuto soddisfare con il progetto definitivo ha VIOLATO LE NORME SULLA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI CHE AVEVANO DIRITTO DI CONOSCERE LE MODIFICHE INTRODOTTE CON 309 PRESCRIZIONI NEL PROGETTO DEFINITIVO MA CHE VERRANNO SODDISFATTE CON IL PROGETTO ESECUTIVO.

4. E’ stata contestata nuovamente la MANCANZA DELL’OPZIONE ZERO E DELLA PRESA IN CONSIDERAZIONE DI OPZIONI ALTERNATIVE, già contenute nel precedente ricorso.

5. CONTINUA AD ESSERE ASSENTE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE STRATEGICA (VAS), una valutazione che deve essere fatta sui piani di carattere generale, in questo caso sul piano generale dei trasporti, che risale al 2001, e questa valutazione non è mai stata fatta. Il governo ha tentato di ovviare a questa illegittimità avviando nel dicembre del 2016 la VAS sull’allegato infrastrutture che conteneva anche la Brescia-Verona. Le sovrintendenze hanno bocciato questa VAS perché non erano in grado di compiere una valutazione sugli effetti sui beni culturali e architettonici, oltre che ambientale, in quanto i progetti erano troppo indefiniti.

6. CONTESTA LA POSSIBILITÀ’ DI FRAZIONALE L’OPERA ORIGINARIA PRIMA IN LOTTI FUNZIONALI E POI IN LOTTI COSTRUTTIVI NON FUNZIONALI: in origine era Milano-Venezia, poi hanno iniziato a fare Milano-Treviglio + Treviglio-Brescia + Brescia- Verona + Verona-Vicenza, Vicenza-Venezia.

I lotti funzionali, come la tratta Brescia-Verona, sono stati poi divisi in lotti costruttivi non funzionali per garantire la speditezza al procedimento di approvazione del progetto; a nostro parere questo non era possibile, soprattutto perchè i lotti costruttivi non si inseriscono in un quadro progettuale complessivo. L’attraversamento di Brescia così come l’arrivo a Verona non ci ad esempio sono del progetto considerato “definitivo”.

7. INOTTEMPERANZA AL PARERE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI (CSLP): il CSLP aveva posto molte censure al progetto ed ha detto che dovevano essere ottemperate con il progetto definitivo, da sottoporre nuovamente al CSLP. Ciò non è stato fatto. Il problema è stato risolto con le 309 prescrizioni e rinviando al progetto esecutivo tutte le prescrizioni e le censure che aveva fatto il massimo Organo tecnico consultivo dello Stato.

8. Anche se già contestato, anche con questo provvedimento, NON E’ STATO OTTEMPERATO QUELLO CHE PREVEDEVA IL PROGETTO PRELIMINARE.

9. E’ stata contestata la VIOLAZIONE DI ALCUNE NORME CHE PREVEDONO L’OBBLIGO DI ADEGUAMENTO ALLA NORMATIVA VIGENTE ANTISISMICA E ADEGUAMENTO ALLE NORME TECNICHE DI COSTRUZIONE PIU’ RECENTI: è uno dei vizi più eclatanti che aveva posto il CSLP e che non poteva essere risolto rinviandolo al progetto esecutivo.

10. Infine è stato posto un VIZIO DI CARENZA DI MOTIVAZIONE E DI ISTRUTTORIA, perchè anche del progetto definitivo ci sono delle situazioni talmente abnormi ed eclatanti da non essere credibili: un progetto definitivo, che dichiara la pubblica utilità e autorizza l’ente espropriante ad entrare nelle proprietà degli altri deve almeno contenere con precisioni quali sono le aree che verranno occupate, dove si metterà la rotonda, dove si farà una strada, ecc. questo progetto definitivo invece ha delle carenze di istruttoria che sono clamorose e quindi sono state eccepite in questo nuovo ricorso.

Anche per i non esperti del settore è chiaro capire che questo progetto di definitivo non ha nulla se non la volontà di una politica collusa di portarla a termine (o meglio, ad apertura) a tutti i costi.

Aspettiamo ancora risposta dell’udienza di febbraio discussa davanti al Consiglio di Stato contro gli atti con i quali il Governo ha espresso il giudizio positivo di ottemperanza del progetto definitivo alle prescrizioni imposte con il progetto preliminare……………..

Fermarlo tocca a noi, con ogni strada possibile!

BASTA BUGIE SUL TAV, QUEST’OPERA VA FERMATA: RISPOSTA ALLE DICHIARAZIONI DEGLI ULTIMI GIORNI

L’Amministratore Delegato e Dirigente di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) Maurizio Gentile è stato costretto a farsi intervistare sul Corriere di Verona e sul Corriere Brescia per smentire le esternazioni a ruota libera del Sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, che aveva orgogliosamente annunciato agli industriali del settore “movimento terra”, per la realizzazione del TAV Brescia – Verona tempi e costi molto inferiori a quelli prospettati dal progetto.

L’intervista ha quindi rimesso a posto i tempi di realizzazione (che erano quelli pubblicati sugli atti ufficiali del TAV) mentre sui costi siamo ancora un po’ ballerini.

Vorremmo dire la nostra su alcune questioni che ci sembrano non secondarie:

  • inizio lavori: Gentile ipotizza una rapida approvazione del progetto da parte del CIPE e l’inizio lavori entro giugno. Ci permettiamo di dubitare, anzi, accettiamo scommesse che questo è l’ennesimo annuncio sull’imminente apertura dei cantieri, destinato a essere smentito con il passare dei giorni: è già successo tante volte. Ricordiamo che già il Ministro delle Infrastrutture Delrio aveva ipotizzato l’approvazione del progetto entro dicembre 2016, rinnovando le promesse già fatte dal suo precedessore Maurizio Lupi, che, come fosse una questione di massima urgenza un’opera ferma da vent’anni, intendeva tagliare il nastro dell’inaugurazione dei lavori prima del Natale 2014. E la necessità di un ulteriore ritardo, che faremo di tutto per rendere uno stop definitivo, la troviamo palesemente motivata nel documento del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che ha fatto osservazioni di non poco conto: ha chiesto che IL PROGETTO VENGA RIFATTO perché ha carenze tali dal punto di vista tecnico da non stare in piedi. Gentile sostiene che le “correzioni” saranno fatte in sede di progetto esecutivo, ma arrivare solo a cantieri aperti a decidere come su come sarà realizzata l’opera completa è una vera atrocità dal punto di vista procedurale e una sottovalutazione delle carenze del progetto. Faciloneria giustificata da Gentile dicendo “per non rifare tutto da capo”.

  • laghetto e santuario del Frassino a Peschiera, area archeologica del Lavagnone a Desenzano: prendiamo atto che anche Rfi valuta il progetto carente sulla tutela di siti tutelati dall’UNESCO. Noi vogliamo sapere prima dell’approvazione cosa intendono fare visto che il General Contractor CEPAV 2 sosteneva, come riportato nella VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del 2003, che il laghetto avrebbe visto una ricarica idrica ridotta del 15-20%. Tale da comprometterne l’esistenza nel giro di qualche anno. Condividiamo ovviamente anche le forti preoccupazioni esposte dai frati del Frassino, che come noi non si fidano delle promesse non certificate di lorsignori. Non crediamo proprio che il progetto si possa modificare in modo tale da annullare, o quantomeno ridurre al minimo i danni ambientali che sicuramente causerà: un’altra favola che viene raccontata.

  • Lavori realizzati per lotti costruttivi: si prosegue con la logica aberrante della famigerata “Legge Obiettivo”, definita da Raffaele Cantone “crimogena”. Ma non doveva essere superata, in nome della lotta alla corruzione, allo sperpero, e per la trasparenza e la partecipazione dei cittadini? Dove sono finiti questi bei principi? Solo dichiarazioni disattese nei fatti? Sappiamo bene che le opere realizzate con questo sistema non garantiscono certezza, dei tempi di realizzazione e dei costi.

  • potenziamento della linea esistente e traffico merci: Gentile è molto preoccupato che ipotesi di potenziamento della linea in alternativa al TAV prendano sempre più campo. Eppure è la stessa soluzione concordata con sindaci del Carso e Regione Friuli per la Mestre – Trieste. Le colline moreniche del Garda valgono meno del Carso? La linea esistente ha ancora una capacità residua di 110 treni/giorno circa. Perché non sfruttiamo questa e intanto non la potenziamo tecnologicamente? E poi facciamola finita con la favola dell’Alta Capacità: sulle linee veloci NON è possibile far viaggiare i treni merci. I vagoni merci sono troppo pesanti e lenti e provocherebbero seri problemi ai treni passeggeri veloci, con cui dovrebbero condividere i binari. L’alimentazione a 25 kvolt a corrente alternata delle linee ferroviarie ad alta velocità è incompatibile per i locomotori merci in circolazione alimentati a 3 kvolt in corrente continua. Ricordiamo che, oltretutto, secondo alcuni studi, le linee elettriche alimentate a corrente alternata sono un potenziale rischio per la salute umana, in particolare dei bambini, dato che generano forti campi elettromagnetici. Quante persone dovranno vivere accanto alla nuova ferrovia?

    Caduto il mito del “corridoio europeo” Lisbona – Kiev, a cui non crede più nessuno, ora la nuova giustificazione del Tav è che l’Europa ci impone entro il 2030 di portare il 30% del traffico merci su ferro. Non si dice che si continua comunque a progettare e costruire autostrade.

Auguriamoci che i dirigenti delle Ferrovie, Gentile in prima fila come Amministratore Delegato, smettano di essere costretti al defatigante compito di correggere estemporanee dichiarazioni di esponenti politici (in passato era toccato ai Ministri Lupi e Delrio) che non sanno di cosa parlano, tanto da essere smentiti dai comitati nel giro di due giorni, ma lo fanno con grande sicurezza, solamente per compiacere gli interessi di pochi.

Noi continuiamo a portare avanti la nostra posizione completamente contraria al sistema delle Grandi Opere. In questa Italia in sofferenza per la crisi economica, le emergenze ambientali, il recente terremoto, non possiamo e non vogliamo più tollerare simili follie – ogni giorno che passa sempre più difficili da giustificare e realizzare per chi le propone – perchè venga messa definitivamente una pietra sopra questo inutile e dannoso progetto chiamato TAV.