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27/6 assemblea #notav @Campagna di Lonato

Da troppi anni si discute e si leggono articoli sulla costruzione del Tav Brescia-Verona: un progetto ormai vecchio, sovvenzionato al momento solo per il primo lotto costruttivo di cui fanno parte i 7,3 km di tunnel tra Lonato e Desenzano e di cui nessuno è stato in grado di spiegarne concreti benefici e necessità.

La mancanza di un progetto completo della tratta Brescia-Verona (mancano infatti i progetti di uscita da Brescia ed entrata da Verona) fa riflettere su questa grande opera, definita strategica, ma evidentemente voluta e promossa unicamente per gli interessi economici degli industriali.

In tutti questi anni, nascondendosi dietro il fatto di non poter far nulla, l’Amministrazione lonatese, invece di opporsi al Tav, anche attraverso i ricorsi legali possibili, si è preoccupata unicamente di spostare il cantiere dell’Alta Velocità.
L’area preposta a cantiere, oltretutto, è stata successivamente sequestrata ed è inserita in una zona altamente inquinata. Questo a dimostrazione che chi ci governa ignora completamente le criticità del territorio e prende invece di mira, come è stato fatto con i Daspo, le persone che da anni stanno denunciando a gran voce tutte queste problematiche.
Dopo diversi rimbalzi, ora sembra imminente la decisione da parte di Cepav2 di aprire i cantieri nella frazione di Campagna.

È quindi lecito chiedersi:
1) cosa comporteranno i cantieri per chi vive o lavora in queste zone?
Cantieri, ricordiamolo, che potranno essere in funzione 24 ore su 24 e chissà per quanti anni. Manca ad oggi infatti tutta una parte di progettazione anche che deve rispondere alle 309 prescrizioni di messa in sicurezza dei territori coinvolti.

2) e per le attività limitrofe ai cantieri? Vogliamo ricordare cosa è successo per la costruzione della Treviglio-Brescia, alcune attività hanno chiuso a causa dell’isolamento di alcune strade.

3) cosa prevede il progetto per le bonifiche e il trattamento delle terre inquinate?

4) cosa sta facendo l’amministrazione per vigilare?

Ne parleremo giovedì 27 giugno alle ore 21.00 presso la sala dell’Oratorio in via Campagna di Sotto a Lonato (BS).

Evento fb: https://www.facebook.com/events/406337403425801/?notif_t=plan_user_associated&notif_id=1560844183997014

 

Pullman da Brescia a Roma: Marcia Per il Clima 23 marzo

Insieme ad altre realtà abbiamo organizzato la trasferta per essere presenti a Roma il 23 marzo per la Marcia per il Clima e Contro le Grandi Opere inutili in programma per sabato 23 marzo a Roma!

Partenza ore 6.00 dal piazzale dell’Iveco a Brescia.
Costo di 20 euro andata/ritorno per ripagare le spese di noleggio del Pullman. Ritorno in serata.

Prenotazioni chiamando Radio Onda d’Urto allo 03045670!

Cos’è successo il giorno dell’incontro con il ministro dell’ambiente?

Il 6 febbraio 2019 una delegazione del Coordinamento NO TAV Brescia Verona si è recata a Roma presso il Ministero dell’Ambiente – dove era stato fissato un appuntamento con il Direttore della Segreteria Tecnica Dott. Berlenghi, delegato dal Ministro dell’Ambiente Costa, per ribadire ancora una volta le grandi criticità che gravano sul progetto Alta Velocità AC/AV Tratta Brescia – Verona.

Erano presenti anche l’On. Francesca Businarolo, il Cons. Regionale Manuel Brusco e due Cons. Comunali del M5S che ringraziamo per la collaborazione prestata.

In seguito a questo incontro abbiamo già inviato al Ministero un nostro dossier contenente tutti gli interventi argomentati in quella sede.

Le prescrizioni alla tratta TAV Brescia Verona contenute nella delibera CIPE 42/2017

Innanzitutto abbiamo posto l’attenzione sulle 309 prescrizioni della delibera Cipe, parte delle quali non sono state ottemperate o lo sono state parzialmente, e che potrebbero/dovrebbero bloccare l’iter procedimentale per la tratta Brescia-Verona. La delibera del CIPE richiede che tutte le 309 prescrizioni siano ottemperate prima che il progetto esecutivo sia approvato.

Ma Il 6 giugno 2018 RFI ha sottoscritto con CEPAV 2 e per ridurre i tempi di realizzazione delle opere prevede la predisposizione di un progetto esecutivo a trance, in modo da consentire l’avvio delle prime opere. Come può RFI derogare da quanto previsto dal CIPE?

A nostro avviso il Ministero dell’Ambiente dovrebbe intervenire per chiedere il rispetto di quanto previsto fino a completa rispondenza del progetto esecutivo alle prescrizioni.

Molte sono le prescrizioni non ottemperate: N. 4 – 6 – dalla 9 alla 14 – 16 – dalla 20 alla 23 – 31 -32 – 35 – 51 – 83 – 87 – 94 e così via.

Alcune delle prescrizioni non ottemperate riguardano :

  • l’istituzione da parte del Ministero dell’Ambiente di un Osservatorio Ambientale per tutta la durata del progetto. Ad oggi questo osservatorio non è stato ancora istituito.

  • L’impatto molto negativo sulle falde acquifere , ed in particolare sulla zona del laghetto del Frassino, la zona dello stagno del Lavagnone entrambi siti UNESCO, sulle cui situazioni idrogeologiche sono richiesti approfondimenti per evitare il depauperamento delle risorse e l’inquinamento delle stesse per mezzo dei fluidi di perforazione. A queste richieste non è stata data risposta.

  • Predisposizione di uno studio sulla salute pubblica, che identifichi le ricadute positive dell’opera ma anche quelle negative sulla popolazione interessata con sviluppo di patologie e fattori di rischio, affrontando le situazioni con il principio di precauzione.

  • L’aggiornamento del Piano di utilizzo delle Terre e Rocce da Scavo alla scala di Progetto Esecutivo.

Il Piano di utilizzo è scaduto essendo stato presentato il 13.10.2016 (validità due anni), e dovrebbe essere ripresentato e risottoposto a VIA.

Molte altre sono le prescrizioni non soddisfatte e riteniamo che le nostre osservazioni possano fornire validi elementi al Ministero dell’Ambiente per intervenire e chiedere il rispetto di quanto previsto, fino a bloccare l’iter di approvazione fino a quando tutte le 309 prescrizioni non siano state soddisfatte e verificate.

IL RISCHIO IDROGEOLOGICO – IMPATTO SULLE FALDE ACQUIFERE DELL’ALTO MANTOVANO

Nel nostro incontro abbiamo inoltre sottolineato che la realizzazione della galleria Lonato-Desenzano, profonda 40 metri, provocherebbe un impatto idrogeologico imprevedibile al territorio delle Colline Moreniche del basso Garda e piana sottostante, dove sono presenti i pozzi che alimentano gli acquedotti comunali per un bacino di oltre 100.000 abitanti dei comuni dell’Alto Mantovano (da Monzambano a Canneto sull’Oglio).

Allo scopo abbiamo consegnato anche uno studio commissionato da SICAM (Servizio Idrico Integrato Comuni Alto Mantovano), redatto da un geologo abilitato.

Viene sottolineato inoltre il rischio collegato alla galleria di Lonato (che interseca un condotto sotterraneo denominato “Stagno Lavarone Bornade di Sopra ”del quale non vi sono dati certi), e alla galleria Madonna del Frassino (che interseca la falda che porta acqua al Laghetto del Frassino, zona SIC e patrimonio UNESCO). Le opere realizzate provocherebbero un importante depauperamento dell’acqua in entrata al laghetto.

I SITI INQUINATI

La prov. di Brescia risulta la più inquinata d’Italia e vanta la più alta concentrazione di cave e discariche d’Europa. Secondo il progetto definitivo sulla tratta Lotto Brescia Verona esistono 45 siti inquinati e/o potenzialmente tali, da bonificare . Di questi 37 sono in prov. di Brescia e 8 in prov. di Verona: riguardano discariche, attività produttive, cumuli di materiale e allevamenti intensivi.

Ma nel progetto esecutivo non si trova nulla riguardo a provvedimenti operativi e atti cogenti di rispetto delle norme procedurali (Dlgs 152/2006 e 4/2008).

Presumiamo quindi che le prescrizioni per la bonifica delle discariche saranno ottemperate in una fase successiva dell’opera. Noi denunciamo che questa pratica toglie quelle garanzie di controllo e di partecipazione che a vario titolo intervengono nella fase prevista dalla legge.

TERRE E ROCCE DA SCAVO

Il progetto prevede numerose gallerie, dove si potrebbero verificare gli stessi problemi di Firenze, in un territorio già fortemente compromesso in termini ambientali. Lo scavo delle gallerie prevede l’uso di sostanze chimiche e schiumogeni per ammorbidire il terreno; il materiale che ne esce è da considerare quindi rifiuto da trattare secondo la normativa vigente e non sottoprodotto da riutilizzare in altri punti dell’opera.

NECESSITA’ DI ADEGUAMENTO DEL PROGETTO ALLE N.T.C. DEL 2008

Il D.M. del 14.1.2008 ed i successivi aggiornamenti hanno modificato radicalmente l’impostazione delle verifiche geotecniche del 1988 in ordine alla pericolosità sismica. Riguardo a questa criticità chiediamo che CEPAV 2 certifichi che nella redazione del progetto esecutivo abbia tenuto conto delle N.T.C. del 2008.

IL NOTO AV/AC DI VERONA

Nel 2008 il progetto allora presentato per il tratto AV-AC che va dalla fine della Tratta BS-VR all’inizio della tratta VR-PD compreso parte del Quadrante Europa e la stazione di Porta Vescovo era stato bocciato. Ad oggi si trova nello stato di progetto preliminare e dovrebbe quindi essere sottoposto al nuovo codice degli appalti. Inoltre è stato diviso in due parti: nodo di Verona parte Ovest e parte Est.

A nostro avviso il Ministero dell’Ambiente dovrebbe chiedere a RFI come mai il progetto è stato suddiviso in due parti e come sia possibile che due progetti distinti siano stati inglobati delle tratte BS-VR e VR bivio Vicenza, sebbene ne sia stato approvato solo il progetto preliminare.

PROBLEMATICHE DELLA TRATTA VERONA PADOVA

Anche se il progetto AV/AC Verona Padova è ad oggi in una fase proceduralmente più arretrata della Brescia Verona, abbiamo sottoposto al Ministero alcune problematiche che ad oggi, non sono state prese in debita considerazione nella VIA.

PFAS Aggravamento disastro ambientale: Il tracciato AV-AC attraversa la zona toccata dal problema dei PFAS, in particolare a partire dalla frazione di Lobia di San Bonifacio e continua nei comuni vicentini, e costituirebbe un ulteriore aggravamento dell’inquinamento di questa zona, essendo necessari milioni di litri d’acqua, per il cui approvvigionamento si rischierebbe la messa in comunicazione della falda acquifera ancora sana con quella inquinata.

Altre problematiche sono emerse per la richiesta della VIS Valutazione di Impatto sulla Salute e VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto Ambientale e Sanitario), e per quanto riguarda la mancanza di legalità, dato che il SIA ( Studio di Impatto Ambientale) della tratta AV/AC Verona Bivio Vicenza è stato realizzato dalla ditta Lande Spa destinataria di un’interdittiva antimafia del Prefetto di Napoli.

Chiediamo quindi che venga seriamente valutato il rischio di aggravamento di disastro ambientale, per l’allargamento della zona contaminata da PFAS.

Noi chiediamo infine che come per quanto accaduto per la tratta Mestre- Trieste, dove non si realizzerà più l’Alta Velocità ma sarà realizzato il potenziamento della linea esistente, anche per la nostra tratta, soprattutto alla luce nelle enormi problematiche ambientali che pone, venga valutato l’ammodernamento della linea esistente e l’utilizzo di linee esistenti sottoutilizzate, come la Medio Padana , che corre da Monselice a Tortona-Genova.

3 agosto: Conferenza stampa #notav a Verona in risposta a notizie false e tendenziose

Da quando il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha dichiarato l’intenzione di sottoporre il progetto del Treno ad Alta Velocità Brescia – Verona si è scatenato un dibattito con toni che vanno al di là dell’accettabile e che, soprattutto, non è pieno di notizie false e tendenziose.

Innanzitutto ci auguriamo che le intenzioni del Ministro diventino al più presto scelte del Governo e che, comunque, si provveda a sospendere le attività di Cepav 2 che continua nelle sue attività di prospezione e di preparazione dei lavori.

Per quel che riguarda le notizie false e tendenziose:

  • a Franco Miller di Confindustria vorremmo precisare che a tutt’oggi non c’è stato alcun esproprio ma solo un contratto di affitto da parte di Cepav 2 di un terreno dove dovrebbe sorgere il cantiere della devastante galleria di Lonato;
  • al senatore Vincenzo D’Arienzo che lamenta il disastro per Verona nel caso non fosse fatto il TAV ricordiamo che il progetto è cominciato a metà anni 90 del secolo scorso, che nel frattempo ci sono stati numerosi governi del PD che se non sono riusciti a completarlo vuol dire che il tutto non sta in piedi, che è un progetto inutile, costoso e devastante per l’ambiente;
  • a tutti coloro (i soprannominati più la Lega, Fratelli d’Italia e compagnia cantando) che insistono nella favola del TAV indispensabile per il trasporto merci ricordiamo che i treni merci non possono andare sulle linee TAV: troppo pesanti, con ricadute costose sulla manutenzione, e lenti. A chi sostiene che si libererebbero spazi sulla linea storica per i merci facciamo due domande: dove sono gli scali merci da utilizzare visto che sono stati praticamente quasi tutti chiusi (uno dei pochi posti dove si scaricano merci da treno a Verona è il Quadrante Europa ma solo per i container)? Pensate forse di eliminare gli incentivi per l’autotrasporto o mettere dei vincoli di traffico, come ha fatto la Svizzera o il Tirolo? Bene, ma vi invitiamo prima di raccontare favole di aprire un confronto con UNITRANS, il sindacato degli autotrasportatori che forse ha qualcosa da dire. Chi parla di trasporto merci con cognizione di causa sa benissimo che per distanze sui 300 km il treno è assolutamente non utilizzabile, che gli unici treni merci che viaggiano vanno da punto a punto, senza soste intermedie e sono completi. Quale azienda della nostra regione può permettersi di organizzare un treno completo?

Ci auguriamo che il confronto prosegua senza depistaggi. Da parte nostra siamo sempre disponibili a un confronto pro veritate in qualsiasi sede e ci auguriamo ancora che le intenzioni del Ministro Toninelli si concretizzino al più presto in atti formali.

Il 29 settembre il Coordinamento No Tav Brescia Verona organizzerà una grande manifestazione con corteo tra Lonato e Desenzano, aspettiamo tutti e tutte!

Ancora ricorsi legali contro questo folle progetto: va fermato in ogni modo!

La lotta  contro la linea alta velocità Bs-Vr non si ferma. A distanza di pochi giorni dalla firma del contratto integrativo tra RFI e Cepav Due, che a brevissimo potrebbe dare avvio ai lavori, il Coordinamento No Tav Brescia-Verona torna all’attacco sul piano giudiziario con ben 5 nuovi ricorsi. La scorsa settimana si è tenuta a Peschiera del Garda, presso la Sala del Pellegrino al Santuario del Frassino, la nostra conferenza stampa per illustrare i ricorsi presentati da centinaia tra cittadini privati, imprese, enti pubblici ed associazioni per impugnare la Delibera del CIPE n. 42 del 10 luglio 2017, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24.03.2018, con la quale viene approvato il progetto definitivo della tratta TAV Brescia-Verona.

Continua così il nostro percorso di lotta contro questa opera che di “grande” ha solo i costi e i danni che provocherà alle persone e ai territori interessati. Come nelle iniziative precedenti, riteniamo che ogni azione legale vada intrapresa per tentare di fermare questo disastro, come una delle tante strade che abbiamo deciso di percorrere per intralciare e fermare questo progetto.

Alla conferenza stampa era presente il nostro legale, l’Avv. Fausto Scappini che ha spiegato tutti i contenuti riguardanti i ricorsi presentati riassunti in 10 motivi:

  1. come già sottolineato nel precedente ricorso, non sono state considerate dal Cipe tutte le insufficienze riguardanti il progetto definitivo.

Il testo unico sugli appalti individua esattamente i contenuti del progetto definitivo (oltre che del preliminare e dell’esecutivo). SE IL CIPE AVESSE RISPETTATO LA LEGGE QUESTO PROGETTO DEFINITIVO NON SAREBBE STATO APPROVATO PERCHE’ NON HA TUTTI I CONTENUTI CHE LA LEGGE IMPONE.

Quindi il Cipe ha approvato un progetto illegittimo perchè ha risolto il problema rinviando al progetto esecutivo, attraverso delle prescrizioni ciò che invece la legge impone per il progetto definitivo.

2. Le modifiche imposte con queste 309 prescrizioni avrebbero dovuto imporre un integrazione della valutazione di impatto ambientale (VIA) perchè sono modifiche molto importanti (es. rivisitazione di alcuni cantieri, che non vengono eliminati ma verrà ristudiato il piano dei cantieri; altre ancora più gravi come l’adeguamento alla normative antisismica e strutturale vigente, ecc.). Anche sulla variante dello shunt, e quindi l’uscita dell’alta velocità da Brescia, il CIPE ammette che bisognerà fare la VIA, ma solo per questo tratto. In questo modo si continua a frazionare un progetto che in origine andava da Milano a Venezia, in tanti progetti e tante piccole VIA e quindi NON CI SARA’ MAI UNA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTATE CHE CONSIDERI L’OPERA NEL SUO COMPLESSO.

3. Il progetto definitivo ha tutta una serie di momenti procedimentali che prevedono controlli da parte di una serie di enti pubblici, tra cui per esempio il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ma anche partecipativi come le osservazioni dei cittadini, la partecipazione delle associazioni, ecc.. Il progetto esecutivo questi momenti non li ha, quindi questa operazione di rinviare al progetto esecutivo ciò che si sarebbe dovuto soddisfare con il progetto definitivo ha VIOLATO LE NORME SULLA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI CHE AVEVANO DIRITTO DI CONOSCERE LE MODIFICHE INTRODOTTE CON 309 PRESCRIZIONI NEL PROGETTO DEFINITIVO MA CHE VERRANNO SODDISFATTE CON IL PROGETTO ESECUTIVO.

4. E’ stata contestata nuovamente la MANCANZA DELL’OPZIONE ZERO E DELLA PRESA IN CONSIDERAZIONE DI OPZIONI ALTERNATIVE, già contenute nel precedente ricorso.

5. CONTINUA AD ESSERE ASSENTE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE STRATEGICA (VAS), una valutazione che deve essere fatta sui piani di carattere generale, in questo caso sul piano generale dei trasporti, che risale al 2001, e questa valutazione non è mai stata fatta. Il governo ha tentato di ovviare a questa illegittimità avviando nel dicembre del 2016 la VAS sull’allegato infrastrutture che conteneva anche la Brescia-Verona. Le sovrintendenze hanno bocciato questa VAS perché non erano in grado di compiere una valutazione sugli effetti sui beni culturali e architettonici, oltre che ambientale, in quanto i progetti erano troppo indefiniti.

6. CONTESTA LA POSSIBILITÀ’ DI FRAZIONALE L’OPERA ORIGINARIA PRIMA IN LOTTI FUNZIONALI E POI IN LOTTI COSTRUTTIVI NON FUNZIONALI: in origine era Milano-Venezia, poi hanno iniziato a fare Milano-Treviglio + Treviglio-Brescia + Brescia- Verona + Verona-Vicenza, Vicenza-Venezia.

I lotti funzionali, come la tratta Brescia-Verona, sono stati poi divisi in lotti costruttivi non funzionali per garantire la speditezza al procedimento di approvazione del progetto; a nostro parere questo non era possibile, soprattutto perchè i lotti costruttivi non si inseriscono in un quadro progettuale complessivo. L’attraversamento di Brescia così come l’arrivo a Verona non ci ad esempio sono del progetto considerato “definitivo”.

7. INOTTEMPERANZA AL PARERE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI (CSLP): il CSLP aveva posto molte censure al progetto ed ha detto che dovevano essere ottemperate con il progetto definitivo, da sottoporre nuovamente al CSLP. Ciò non è stato fatto. Il problema è stato risolto con le 309 prescrizioni e rinviando al progetto esecutivo tutte le prescrizioni e le censure che aveva fatto il massimo Organo tecnico consultivo dello Stato.

8. Anche se già contestato, anche con questo provvedimento, NON E’ STATO OTTEMPERATO QUELLO CHE PREVEDEVA IL PROGETTO PRELIMINARE.

9. E’ stata contestata la VIOLAZIONE DI ALCUNE NORME CHE PREVEDONO L’OBBLIGO DI ADEGUAMENTO ALLA NORMATIVA VIGENTE ANTISISMICA E ADEGUAMENTO ALLE NORME TECNICHE DI COSTRUZIONE PIU’ RECENTI: è uno dei vizi più eclatanti che aveva posto il CSLP e che non poteva essere risolto rinviandolo al progetto esecutivo.

10. Infine è stato posto un VIZIO DI CARENZA DI MOTIVAZIONE E DI ISTRUTTORIA, perchè anche del progetto definitivo ci sono delle situazioni talmente abnormi ed eclatanti da non essere credibili: un progetto definitivo, che dichiara la pubblica utilità e autorizza l’ente espropriante ad entrare nelle proprietà degli altri deve almeno contenere con precisioni quali sono le aree che verranno occupate, dove si metterà la rotonda, dove si farà una strada, ecc. questo progetto definitivo invece ha delle carenze di istruttoria che sono clamorose e quindi sono state eccepite in questo nuovo ricorso.

Anche per i non esperti del settore è chiaro capire che questo progetto di definitivo non ha nulla se non la volontà di una politica collusa di portarla a termine (o meglio, ad apertura) a tutti i costi.

Aspettiamo ancora risposta dell’udienza di febbraio discussa davanti al Consiglio di Stato contro gli atti con i quali il Governo ha espresso il giudizio positivo di ottemperanza del progetto definitivo alle prescrizioni imposte con il progetto preliminare……………..

Fermarlo tocca a noi, con ogni strada possibile!