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NUOVO PROGETTO PER L’USCITA DEL TAV DA BRESCIA EST: FERMIAMOLO!

Ieri pomeriggio abbiamo fatto una conferenza stampa in occasione della presentazione del progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria per l’uscita dell’Alta Velocità a #BresciaEst.

L’incontro organizzato da RFI e Italferr, in collaborazione con il Comune di Brescia, era a porte chiuse. Nemmeno i possibili espropriati coinvolti sono stati fatti entrate nonostante le richieste.

Abbiamo quindi organizzato una conferenza stampa per denunciare l’ennesima presentazione di grandi opere nazionali proibite a chi i territori li vive e li abita. L’ennesima volontà di non confronto con le popolazioni locali.

Che Emilio Del Bono sindaco e l’assessore Federico Manzoni abbiano paura di contestazioni o di non saper spiegare ai loro concittadini perché non si stanno opponendo all’opera altamente impattante per la città portando avanti invece l’opzione zero? L’opzione zero menzionata nella stessa Analisi costi e benefici prevede infatti il potenziamento della linea storica con un grosso risparmio in termini di impatto e costi.

Viste le posizioni passate ci domandiamo anche il MoVimento 5 Stelle BRESCIA e Sinistra Italiana – Brescia che posizione prenderanno ora e cosa hanno intenzione di fare.

Non ci sono scuse per non fermare il lotto di uscita da Brescia. A differenza di quello attualmente in costruzione nel caso del quadruplicamento siamo di fronte a una sola progettazione PRELIMINARE.

Non c’è nulla di definitivo, quindi non ci sono motivazioni di carattere legale o economico per non stoppare il progetto.

Senza dimenticare che l’Analisi Costi Benefici ha bocciato l’intera tratta Brescia-Padova. Questo mentre il trasporto pubblico locale invece è in grave sofferenza come sottolineato queste settimane da Bragaglio.

Ci opporremo a questo progetto preliminare e chiederemo nuovamente che venga fatta anche una valutazione ambientale complessiva del progetto perché quella presente non prevede tutte le varianti che gli attuali progetti stanno inserendo e non basta farla solo sul quadruplicamento, serve rifarla in modo complessivo! Pretenderemo che l’Amministrazione comunale di Brescia si confronti pubblicamente e che smetta di informare i bresciani a distanza attraverso le pagine dei quotidiani locali.

A breve organizzeremo nuovi momenti informativi per avvisare per l’ennesima volta noi la popolazione del progetto, degli anni di cantiere, degli espropri, degli abbattimenti di ponti e cavalcavia ecc. che comporterà il Tav.

Possiamo e dobbiamo opporci a questa tratta, dobbiamo percorrere tutte le strade possibili per evitare questo scempio.

A questo link trovate tutti gli atti del progetto preliminare https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/7469/10795?pagina=1

In settimana ci troveremo per fare il punto sulle osservazioni da fare contro il progetto che scadono a inizio agosto. Se qualcuno/a volesse partecipare e aiutare scriveteci che ci organizziamo.

Avanti #notav! #brescia#quadruplicamento#tav

Rifiuti come terra, alterazione dei dati, conci non a norma…DOBBIAMO FERMARE QUESTO INUTILE PROGETTO.

L’attesa per l’analisi Costi/Benefici per il TAV Brescia – Padova si sta prolungando ancora. E nella discussione tra le forze politiche cominciano a spuntare concetti strani, come la distinzione tra “opere utili” e “opere strategiche”: forse prevedendo una analisi negativa si vuole prescindere dai dati scientifici e proseguire con opere inutili, costose, devastanti per l’ambiente e il bilancio dello Stato? Le responsabilità del Movimento 5 Stelle sono molto grandi, rispetto al mantenimento delle promesse elettorali, e la Lega si conferma come il partito della distruzione dei territori, non della loro tutela.

Noi continuiamo, con la presentazione dell’esposto allegato, nelle nostre costanti informazioni e sollecitazioni alle istituzioni, al governo e alle forze politiche sul progetto e ancora una volta presentiamo possibili elementi di criticità della tratta AV BS-VR, che ci auguriamo vivamente vengano presi in debita considerazione. Elementi di criticità e di illegalità che sono stati resi palesi dagli atti del processo riguardante lo scavo del Tunnel TAV di Firenze (di cui recentemente si è tenuta l’udienza preliminare nell’assoluto silenzio dei mass media) e dalla richiesta di custodia cautelare degli imputati. Questi fatti potrebbero ripetersi anche nella nostra tratta.

  • TERRE E ROCCE DA SCAVO

Il progetto approvato prevede numerose gallerie tra le quali quella di Lonato, del Frassino, di S. Giorgio in Salici  dove si potrebbero verificare gli stessi problemi di Firenze in un contesto territoriale già fortemente compromesso in termini ambientali. Lo scavo delle gallerie prevede, l’uso di sostanze chimiche per ammorbidire il terreno (additivi schiumogeni tensioattivi, polimeri e bentonite) e il materiale estratto dagli scavi è pieno di acqua. Non si tratta quindi di terra, ma di rifiuti. Si tende però a considerare le miscele di scavo fuoriuscenti dalla fresa come sottoprodotti innocui e non come rifiuti.

È dal 1997 che in Italia opera il partito assolutamente trasversale delle terre e rocce da scavo, il cui obiettivo è quello di sottrarle agli obblighi della normativa sui rifiuti, specie se provenienti da lavori per gallerie e simili. Il culmine di questa teoria è stato raggiunto con la legge Lunardi (ministro di Berlusconi) N. 443 del 21.12.2001 che interpretava la normativa comunitaria sancendo che le terre e rocce da scavo, anche se fortemente inquinate, non costituiscono rifiuti.

Questa legge venne sonoramente bocciata il 18.12.2007 dalla Corte di Giustizia europea, mentre nel frattempo vennero assolti decine di industriali che avevano ridotto zone bellissime del nostro paese a ignobili discariche

  • ALTERAZIONE DEI DATI DI RESISTENZA AL FUOCO DEI CONCI

I conci sono gli elementi ricurvi che compongono il rivestimento interno delle gallerie e ne assicurano la stabilità, anche in caso di incendio. Scorrendo i capitoli della richiesta di Custodia Cautelare della Procura di Firenze emerge che il rivestimento delle gallerie, per ragioni di sicurezza non deve essere soggetto al distacco dello strato di calcestruzzo che copre i ferri, che si manifesta alle alte temperature. I ferri senza calcestruzzo sono facilmente preda del fuoco e questo può causare il collasso dell’intera struttura. Per prevenire questo fenomeno è necessario inserire nel calcestruzzo una certa quantità di fibre di polipropilene (materiale plastico), che però costano molto. Il progetto prevede di inserire nel calcestruzzo tre Kg di fibre di Polipropilene per metro cubo; la ditta Seli, per risparmiare ne vuole mettere due chili, ma alla fine si pensa di arrivare a 1,8 kg.
Come risulta da una telefonata intercettata tra due tecnici dell’impresa subappaltatrice Seli, si comprende che i conci hanno avuto un test negativo di resistenza al calore e al fuoco. Riescono ad ottenere il riconoscimento dei conci non conformi da Italferr: la prova viene fatta passare per un mero difetto del singolo concio che verrà sanato da un successivo test (che sarà sicuramente positivo).

Il commento del PM è però estremamente grave. Scrive: “Il fatto grave e assolutamente sottaciuto di tutta la questione dei conci non conformi è il fatto che la loro non idoneità è tale da pregiudicare gravemente le condizioni di sicurezza del trasporto ferroviario AV/AC MILANO-NAPOLI.”

ITALFERR, incaricata dell’Alta Sorveglianza, non sorveglia affatto e abdica in tutto e per tutto dal ruolo affidatogli, in piena ed ambigua sintonia con le imprese da controllare.

  • VERIFICA DI OTTEMPERANZA ALLE PRESCRIZIONI N. 120/2003 SITI INQUINATI

Nella verifica di ottemperanza alle prescrizioni della delibera 120/2003, il parere n. 1796 del 2015 enumera 45 siti censiti, che interferiscono con il tracciato ferroviario AV oggetto del progetto definitivo. 40 di questi ricadono in provincia di Brescia, siti che riguardano discariche, attività produttive, cumuli di materiale e allevamenti intensivi. Il censimento dei siti si fonda sull’analisi di foto aeree di quasi mezzo secolo fa, confrontandole con foto aeree fatte dal 1992 al 2000, su ulteriori informazioni emerse nel corso di sopralluoghi, e da siti web istituzionali dei Comuni interessati.

La normativa vigente modifica il termine “inquinato” in “sito contaminato” e “potenzialmente contaminato”. Il legislatore italiano ha disciplinato attraverso il Dlgs 152/2006 e il Dlgs 4/2008 la bonifica di tali siti contaminati. Il 7 luglio 2017 il Cipe approva il progetto definitivo e nel parere di ottemperanza si rimanda a futura “proposta tecnica per la caratterizzazione dei siti inquinati e potenzialmente tali”, in sostanza non si trova nulla riguardo a provvedimenti operativi e atti cogenti di rispetto delle norme procedurali. Si evidenzia che l’art. 242 del Codice Ambiente stabilisce che qualora i responsabili della contaminazione non provvedono direttamente, le procedure devono essere eseguite dal Comune e se questo non provvede, dalla Regione.

  • IMPATTO SU FALDE ACQUIFERE DELL’ALTO MANTOVANO

La realizzazione della galleria Lonato-Desenzano per il transito del TAV profonda 40 metri provocherebbe un impatto idrogeologico imprevedibile e pericolosissimo al territorio delle Colline Moreniche e piana sottostante, dove sono presenti i pozzi per il prelievo dell’acqua potabile in distribuzione nel territorio che si estende da Monzambano a Canneto sull’Oglio e che rifornisce oltre 100.000 utenti.

Le falde idriche che si originano dai bacino del Lago di Garda risultano in stretta interconnessione con le falde collinari e dell’Alta Pianura mantovana: questa peculiarità è ben nota a tutti, anche ai progettisti dell’opera ferroviaria che nello Studio geologico-idrogeologico di dettaglio della galleria “Lonato” del luglio 2014 hanno esplicitamente indicato la necessità di adottare opportune soluzioni nella fase progettuale e per il monitoraggio preventivo al fine di impedire che le riserve idriche sotterranee poste a valle della galleria subiscano un depauperamento oppure che la loro qualità subisca delle alterazioni. Una tale evenienza avrebbe infatti conseguenze a dir poco disastrose sul territorio ma di tali adempimenti ad oggi non vi è alcun riscontro.

Tutto questo è scritto nel documento “Elementi di criticità del progetto (definitivo della linea TAV Brescia-Verona) in relazione alle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del territorio dell’ Alto Mantovano, situato immediatamente a Sud della “GALLERIA LONATO”” commissionato da S.I.C.A.M. Srl (Servizio idrico integrato comuni Alto Mantovano) redatto da un geologo abilitato che ricapitola le criticità che il progetto definitivo rimanda al progetto esecutivo il quale non verrà sottoposto a ulteriori valutazioni.

  • NECESSITA’ DI ADEGUAMENTO DEL PROGETTO ALLA NORMATIVA ANTISISMICA VIGENTE

Il DM del 14.1.2008 (Nuove norme tecniche per le Costruzioni) ha modificato radicalmente l’impostazione delle verifiche geotecniche del 1988, ma è stato esso stesso superato dal D.M. 17.1.2018 che è entrato in vigore il 22.03.2018.

Il progetto non sembra affatto tenere conto nemmeno dell’ordinanza del Pres. Del Cons. dei Ministri n. 3519 del 28.4.2006 con il quale è stata presentata una nuova mappa di pericolosità sismica. Es. il Comune di Lonato è passato dalla zona sismica 3 (bassa sismicità) , alla zona sismica 2 (media sismicità).

 

Queste sono solo alcune delle vergogne e verità che cercano di nascondere dietro a questo progetto, non possiamo permettere che distruggano il nostro territorio e futuro per i loro sporchi interessi! FERMARLI TOCCA SEMPRE E COMUNQUE A NOI! AVANTI COSì!

Parole, parole, parole… facciamo chiarezza sulle false dichiarazioni riguardo il TAV Brescia-Verona!

Continua il pressing del manager di FS Renato Mazzoncini sull’avvio dei lavori del TAV Brescia – Verona.
Venerdì 26 maggio 2017, ovviamente senza darne comunicazione pubblica, l’Amministratore delegato di Fs ha tenuto una conferenza stampa insieme al sindaco della città di Brescia Emilio Del Bono per annunciare lo stralcio, sembrerebbe definitivo, dello “shunt” di Montichiari, il quadruplicamento della linea in uscita dalla città di Brescia e l’annuncio dell’avvio dei cantieri nella zona del Garda già da fine estate, dopo un passaggio al CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) a giugno per l’approvazione del progetto esecutivo.
Sul sito del CIPE peraltro non è ancora stato pubblicato l’ordine del giorno della futura seduta, ma Mazzoncini evidentemente lo conosce già.

Verificheremo la natura di queste dichiarazioni che si susseguono da diversi anni con cadenza regolare, ma possiamo sicuramente dire che, se ci sarà un’approvazione al CIPE, questa avverrà attraverso pesanti storpiature dell’iter autorizzativo, con un progetto totalmente stravolto rispetto a quello sottoposto a VIA (Valutazione impatto ambientale) nell’ormai lontano 2003 e tenendo completamente all’oscuro fino all’ultimo, ancora una volta, quelle persone che ne saranno direttamente coinvolte.
Non una parola sulle conseguenze che la soppressione del collegamento con l’aeroporto di Montichiari, a favore del passaggio da Brescia, comporterebbe.
Nonostante non risultino documenti ufficiali depositati in Commissione VIA di questo politico “cambio di rotta”, è bene ricordare che l’entrata dei treni a Brescia Ovest, rappresenta una modifica sostanziale del progetto che necessiterebbe quindi di un nuovo procedimento di VIA, incompatibile con i tempi preannunciati di completamento dell’iter burocratico.

Non una parola, ovviamente, sul parere assolutamente negativo del massimo organo tecnico in materia di infrastrutture, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Il CSPL chiede che il progetto venga rifatto per adeguarlo alle normative antisismiche recenti prima di un eventuale passaggio al CIPE, e che si conduca un’analisi del traffico ferroviario che valuti se effettivamente sia necessaria la realizzazione di questa nuova linea. Non una parola sul fatto che, nell’ultimo DEF (Documento Economia Finanza) approvato dal governo, si preveda per 25 opere strategiche, tra cui la Brescia – Verona, un’analisi costi-benefici da condurre su criteri europei, sottoponendo in questo modo la nostra tratta a “project review”.
La revisione del progetto dovrebbe servire a rispettare il Dlgs 228 del 2011, che per assicurare un buon utilizzo delle tasse versate dai contribuenti, richiede un’analisi preventiva degli investimenti pubblici. Non una parola nemmeno sui finanziamenti stanziati che al momento non riusciranno nemmeno a coprire i costi stimati del primo lotto costruttivo: quei 700 milioni di euro stanziati nel 2014 dalla Legge di stabilità che fecero ripartire l’iter autorizzativo e che dovrebbero bastare a completare le gallerie nella zona del Basso Garda.

Sulla realizzazione di quest’ultime ricordiamo che il già citato Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha sottolineato il rischio che i costi possano aumentare fino al 50% rispetto a quelli stimati, vista l’aleatorietà delle soluzioni e dei dati forniti da Cepav 2.
Il restante miliardo e mezzo, sbandierato come finanziamento, non è altro che una voce di spesa inserita nell’Allegato Infrastrutture al DEF 2016.

Non rappresentando quindi liquidità realmente disponibile, ma unicamente una voce nei capitoli di spesa , potrebbe dunque essere stralciato per far rientrare il debito pubblico dello Stato senza incorrere in penali. Grande cura invece in conferenza stampa nell’uso di strumenti narrativi che in realtà tradiscono la loro natura di “specchietti per le allodole”.

Si riscoprono termini amichevoli come “piccola velocità”, “cura del ferro”, “rinascimento ferroviario” associati alla sigla “Tav”, anche se palesemente discordanti. Grande insistenza anche sulle possibilità di alcune stazioni come Desenzano e Rezzato.
Sottolineiamo che queste stazioni, oltre a quelle di Lonato e Ponte S. Marco, hanno avuto un pesante ridimensionamento per via delle molte linee regionali soppresse negli ultimi anni lungo la tratta tra Brescia e Verona.

Tutto ciò a dimostrazione del fatto che la linea storica è lontana dal punto di saturazione e possa essere potenziata senza realizzare una nuova, costosa, inutile opera, ad uso esclusivo, tra l’altro, dei carissimi e poco frequentati treni Freccia Rossa: sulla nuova linea AV non viaggeranno, infatti, né treni regionali né treni merci per mere ragioni tecniche.

Continueremo a vigilare su quanto sta accadendo, portando avanti quel percorso di lotta e mobilitazione che abbiamo intrapreso per fermare questo progetto delirante e completamente avulso alle reali esigenze di mobilità di questo territorio.

Denunciamo già ora il fatto che quest’opera non vedrà mai un suo completamento, ne siamo convinti.

Un progetto che fa acqua da tutte le parti e che trova conforto solo nelle dichiarazioni e negli slogan dei manager o politici di turno. Parole, parole, parole…

Cliccando su questi link potrete invece trovare le diverse dichiarazioni rilasciate ai quotidiani bresciani da Mazzoncini e
Del Bono:

Corriere della Sera, sezione di Brescia

Bresciaoggi

Giornale di Brescia

Teletutto

Il TAV Brescia-Verona in 3 anni? E’ uno scherzo di carnevale…

Il carnevale è arrivato. A Verona, in fiera, il 22 febbraio, all’inaugurazione della 30ª edizione di Samoter, salone internazionale delle macchine movimento terra, da cantiere e per l’edilizia, è andata in scena una grande carnevalata con protagonista non il “papà del gnoco” ma il sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro che si è divertito a scherzare con i non disinteressati ascoltatori e con gli organi di informazione presenti.

Per dire così tante balle e fesserie in un colpo solo, il sottosegretario si è evidentemente fatto trasportare dal clima carnevalesco.

Ha sicuramente scherzato quando ha detto che i lavori si potrebbero finire in 36 mesi, prendendosi la libertà di diminuire i tempi previsti nella valutazione di impatto ambientale approvata dalla commissione ministeriale, dove il cronoprogramma (già molto ottimistico) prevede una durata di 89 mesi ovvero: 7 anni e 4 mesi.

Inoltre come evidenziato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici lo scorso dicembre, e messo nero su bianco in un lungo rapporto, l’opera presenta gravi carenze progettuali e “si basa sulla normativa tecnica risalente al 1988 e superata fin dal 2005” ed il progetto “deve essere rivisto, modificato e integrato/adeguato nel rispetto delle aggiornate e vigenti nuove norme tecniche per le costruzioni”. “Non viene fatto alcun riferimento alla recente zonizzazione sismica del territorio, con non trascurabili effetti sulla sicurezza”.

Ma questo non interessa né al Ministero dei Trasporti e Infrastrutture, né all’Amministratore Delegato di Rete Ferroviaria Italiana Maurizio Gentile, che allegramente dichiara alla stampa che ciò non costituisce un impedimento, e non rallenterà minimamente la progettazione e la realizzazione dell’Alta Velocità Brescia-Verona.

Se non fossimo a carnevale il governo si preoccuperebbe di far rispettare le norme che tutti i normali cittadini devono rispettare, quando devono costruirsi la casa, anche ai progettisti del TAV. Così si eviterebbero rischi inutili a chi ipoteticamente dovrà realizzare l’ opera ed a chi (teoricamente) dovrà utilizzarla in futuro.

Altro scherzo è quello relativo al costo dell’opera che secondo il sottosegretario è di solo 1,5 miliardi di euro. Il rappresentante del governo non può non sapere che nel SILOS (Sistema Informativo Legge Opere Strategiche) della camera dei deputati (visibile QUI): è riportato il costo della linea TAV Brescia-Verona che è di 3,954 miliardi di euro, con disponibili solo 2,268 miliardi quindi con la necessità di trovare altri 1,686 miliardi di euro.

Se anche il CIPE desse il via libera il mese prossimo, come annunciato dal Sottosegretario, il progetto dovrà passare l’esame della corte dei conti, poi dovrà essere redatto il progetto esecutivo, quindi tecnicamente i lavori non potrebbero iniziare comunque prima di un anno.

Senza dimenticare il ricorso presentato al TAR del Lazio da una sessantina di ricorrenti che evidenzia le innumerevoli carenze presenti nel progetto e il mancato rispetto di molte norme di legge, e che è stato discusso nell’udienza del 9 gennaio scorso, e di cui siamo in attesa della sentenza.

L’ultima chicca carnevalesca è che il TAV ora serve per collegare Verona a Torino quando fino a ieri ce lo hanno venduto come un’irrinunciabile progetto europeo che dovrebbe collegare Lisbona a Kiev. Ora diventa un collegamento metropolitano tra due città a circa 300 km di distanza… il sottosegretario dimentica di ricordare che questo ipotetico corridoio europeo, nel tratto da Padova a Trieste, prevede semplicemente il potenziamento della linea esistente e non la costruzione di nuovi binari, e che oltre il confine italiano non è previsto niente neanche un collegamento ferroviario “tradizionale”.

Quindi invitiamo il sottosegretario a non farsi incantare dal carnevale della bella città di Verona e a fare penitenza, anche prima del mercoledì delle ceneri, così gli scherzi saranno finiti e potrà finalmente dirci la verità su un’opera inutile e devastante per l’ambiente, che serve solo a chi la progetta e la costruisce, ma che verrà pagata a carissimo prezzo (80 milioni di euro al chilometro) da tutti.

PROCURA FIRENZE : IL TUNNEL TAV UN CONCENTRATO DI ILLEGALITA’

NO TUNNEL tAV

I pm chiudono l’inchiesta. Le accuse sull’appalto per costruire la stazione sotterranea a Firenze vanno da associazione a delinquere, corruzione, frode in forniture pubbliche, falso e truffa. Il costo medio a chilometro dell’alta velocità ferroviaria in Italia è di 61 milioni di euro (contro i 10 e poco più della Francia)

Associazione a delinquere, corruzione, frode in pubbliche forniture, falso, truffa, traffico organizzato di rifiuti, abuso d’ufficio. Per la procura di Firenze l’appalto per il tunnel e la stazione sotterranea dell’alta velocità ferroviaria è un concentrato di illegalità, di scambi di favori, di sottomissione dell’interesse pubblico a quello dei privati costruttori, di sprezzante noncuranza per la sicurezza e per l’ambiente. Continua la lettura di PROCURA FIRENZE : IL TUNNEL TAV UN CONCENTRATO DI ILLEGALITA’

Le non risposte del Comune di Brescia sui cantieri dell’alta velocità in città

Ieri è andata in scena l’ennesima farsa del Comune di Brescia, con un incontro aperto al pubblico (che ovviamente non ha diritto di prendere parola) tra giornalisti e assessori di vario tipo. Si parlava dei problemi di viabilità legati all’arrivo dei cantieri per l’alta velocità a Brescia.

Come cittadini che hanno assistito all’incontro, siamo estremamente imbarazzati dall’incompetenza e disinformazione di queste persone, che tralasciano “dettagli” al quanto importanti e incisivi per i cittadini bresciani, per interessarsi solo ad affari ed interessi economici. Nulla di nuovo per il nostro comune, per carità, ma seriamente imbarazzante.

I punti dolenti che sono stati trattati sono i problemi legati alla chiusura di diverse strade, arterie principali per la viabilità all’interno di Brescia.

A partire da lunedì prossimo, 19 maggio, verrà chiusa via Roncadelle, strada già profondamente toccata per i lavori della Bre-Be-Mi e per la tangenziale, e che rimarrà inagibile fino a fine ottobre.

Seguirà poi la chiusura di via Dalmazia per 325 giorni  a partire dal 23 giugno 2014, chiusa solo in un senso di marcia per la maggior parte del tempo, ma completamente bloccata per due mesi.

Anche alla tangenziale Ovest toccherà la stessa sorte, riducendo le corsie agibili per più di tre mesi, ma teoricamente chiudendola totalmente per solo una notte, prevista per ora per il 15 ottobre.

La situazione sicuramente più grave e preoccupante, sopratutto per quanto riguarda il destino delle attività presenti, è quello di via Corsica, che rimarrà chiusa per circa un anno totalmente, a partire dal 15 maggio 2015 fino al 30 marzo 2016. La cosa vergognosa è che l’amministrazione come sempre se ne lava le mani, pur sapendo come si comportano le Ferrovie nella realizzazione dell’alta velocità, e non comunica ai cittadini interessati nulla.

Questi negozianti che fine faranno? Quanti saranno i danni economici che dovranno subire? Questo non è un loro problema, la vicinanza che tanto promettono ai cittadini sono solo belle parole, perchè nella realtà dei fatti a loro non interessa. Questo treno porterà progresso alla città, porterà ricchezza e la collegherà al resto di Europa. Questa è la storia che cercano di vendere ai cittadini, cercando di giustificare un opera che preventivamente costa già più di 2 miliardi di euro, ma che sappiamo tutti questa somma lieviterà nel tempo, e che come unico vantaggio che riescono a trovare c’è un ipotetico guadagno di circa una decina di minuti sulla tratta Treviglio-Brescia.

Ovviamente nel raccontare questa favoletta non raccontano di come i treni accessibili a tutti vengano soppressi, di come questa alta velocità sara economicamente inaccessibile alla maggior parte delle persone, ma sopratutto non raccontano di come quest’alta velocità per la maggior parte della sua tratta manterrà una velocità normale di 250 Km/h e solo in brevissimi tratti raggiungerà l’alta velocità (300 Km/h).

Ma ancora più scandaloso è il fatto che alle domande poste da alcuni assessori presenti, non sia stata data risposta. Domande di fondamentale importanza come la ricaduta di quest’opera sui bilanci comunali, le garanzie di rispetto dei tempi dei lavori e dei cantieri (di fondamentale importanza sopratutto per tutelare i negozianti), le ditte a cui sono stati affidati i lavori, ma anche su come effettivamente funzionerà questo treno ad alta velocità che arriva a Brescia e poi si ferma.

Nessuna risposta viene data a queste domande, quindi per quanto riguarda danni ambientali e problematiche per la salute dei cittadini non viene proprio nemmeno preso in considerazione l’argomento. Il Comune continua a incolpare Italferr, ma la cosa scandalosa è che i dati delle rilevazione che Italferr ha fatto, o dice di aver fatto su aria, suolo, inquinamento acustico, ecc. sono dati che il Comune non ha, e a quanto pare non interessa avere. La salute dei cittadini sappiamo bene come non sia una priorità per le nostre amministrazioni, non c’è da stupirsi insomma.

La cosa bizzarra e al quanto sconvolgente che è successa riguarda i pannelli fonoassorbenti per limitare l’impatto acustico: proprio ieri ne parlavano, dicendo che avevano contrattato pannelli che non avessero un impatto visivamente perturbante sulla città. Proprio ieri però in via Roncadelle hanno iniziato a costruire questa barriera fonoassorbente… 4 METRI DI CEMENTO ARMATO a ridosso delle abitazioni, con gli abitanti di via Roncadelle che da un giorno all’altro, come sempre senza saperlo, si sono trovati letteralmente murati nelle proprie abitazioni. Niente di nuovo, considerando che lo stesso trattamento è stato riservato a tutta Italia, ma anche qui la nostra amministrazione potrebbe smetterla di vantarsi di trasparenza e comunicazione alla cittadinanza.

Ne parliamo con Alessandra Zanini di No Tav Brescia e Sergio Cortellazzi abitante in via Roncadelle  [Download

Considerando in particolar modo che è dalla fine dello scorso anno che stiamo attendendo l’incontro che il Comune di Brescia ha promesso alla cittadinanza, insieme alla presenza di Italferr, per spiegare il progetto, i presunti vantaggi e rispondere alla preoccupazioni dei cittadini. Giusto nella giornata di ieri, il Comune ha dichiarato inutile un assemblea pubblica, aggiungendo tra l’altro che quello che viene fatto dal Comune per quanto riguarda l’alta velocità è già più di quello che sarebbero tenuti a fare, a parer loro.

Il cittadino, i suoi diritti, la salute, la dignità, il diritto a vivere in una casa e in un ambiente sano come sempre non contano nulla di fronte a soldi ed interessi.

 

TAV e sfratti: un’esperienza umana

Pequod vi propone un’intervista che tenta di approfondire l’esperienza dello sfratto, dell’“espropriazione per pubblica utilità” che nel concreto significa abbandonare forzosamente la propria casa, in virtù della realizzazione di un progetto più grande. Anche quando non si condivide tale progetto.
 Ne abbiamo parlato con Alessandra Zanini, dietista di 25 anni che ha sempre vissuto in un’abitazione di via Toscana, a Brescia, fino a quando le hanno comunicato di dover lasciare la sua casa per la realizzazione di una tratta ferroviaria ad alta velocità.
 Ciò che spesso sfugge tra le pagine dei quotidiani è la dimensione umana di tali esperienze, che tocca tutti al di là delle personali posizioni ideologiche e dei tecnicismi.
  
Alessandra, partiamo dall’inizio: la tua famiglia come ha saputo dell’esproprio? Sul Giornale di Brescia (26 luglio 2012) leggo le parole di Maurizio Zanini, tuo padre: siete stati informati solo dai giornali?
 «Tutto è iniziato nel luglio 2012, quando da un articolo del Giornale di Brescia si parlava di lavori in città che nei prossimi anni avrebbero recato disagi al traffico e alla cittadinanza; tra questi c’erano quelli previsti per il TAV a Brescia, con l’abbattimento di alcune palazzine. C’era la foto di casa nostra.
 Solo in via Toscana si tratta di 23 abitazioni; si aggiungono le 4 di Villaggio Violino e i giardini privati di via Roncadelle, per un totale di circa cento persone coinvolte direttamente.
 Abbiamo chiesto informazioni alle amministrazioni, ma nessuno sembrava saper nulla. Ad agosto arrivano le prime comunicazioni di Italferr [ditta incaricata dei lavori per la tratta bresciana del TAV, n.d.A], che chiede di formulare una proposta di indennizzo per l’esproprio della propria casa, ma cercando sul sito di Italferr apprendiamo che l’ammontare degli espropri era già stato fissato. Intanto nessun politico o ente competente ci ha dato informazioni, lasciando che si generasse il panico totale. Considera che la maggior parte dei coinvolti sono anziani che vivono in casa loro “da tutta una vita” e lì hanno cresciuto tutta la famiglia.»
Le case di via Toscana che saranno abbattute per la costruzione del TAV.
Quali sono state le risposte del comune di Brescia?
 «Dopo una pressante richiesta mediatica, il 2 ottobre 2012 riusciamo ad avere un incontro con il sindaco di Brescia (ai tempi Adriano Paroli) e Italferr, che ribadisce di non voler modificare il progetto per evitare di abbattere le case coinvolte.
 A fine anno si ha solo la certezza che le case dovranno essere lasciate entro fine 2013, ma a febbraio Italferr comunica che chiede la disponibilità delle case entro gennaio 2014. Essendo vicino alle elezioni amministrative, Paroli, sindaco PDL in carica, fa promesse di ogni tipo agli abitanti di via Toscana: parla di salvare una palazzina, di ricostruire una “piccola via Toscana” in una zona vicina… ma la realtà è diversa. La gente era spaventata, le mie vicine di casa più anziane si auguravano di morire prima di dover lasciare casa. Intanto Italferr fa un vero e proprio ricatto: o accettate i soldi dell’indennizzo o subentra l’esproprio coatto e venite sbattuti fuori senza prendere niente.
 Gli abitanti di via Toscana, uniti in un comitato per tutelarsi, riescono a ottenere un incontro con i principali candidati sindaci e proiettano il video Tav – Storie di espropri a Brescia, per far capire a tutti che la casa non è solo mattoni, soldi e nulla più. La casa è ricordi, emozioni, sentimenti. In questo penoso incontro i candidati si dimostrano completamente disinformati sulla questione TAV a Brescia, fatto seriamente vergognoso visto il costo e l’impatto ambientale che ha sulla città.
 Con l’aiuto di un tecnico il comitato obbliga Italferr a riconsiderare il valore effettivo di ogni abitazione e così l’indennizzo diventa più congruo al valore della casa, ma non permette di ricomprarsene una di uguali caratteristiche e soprattutto non considera il danno morale alle persone, costrette ad abbandonare abitudini e ritmi di vita consolidati.
 Da settembre 2013 iniziano le prime cessioni obbligatorie delle abitazioni, che tra pochi giorni saranno completamente vuote.»
Come pensavate sarebbe cambiata la vostra vita e come è realmente cambiata, nel quotidiano?
 «Abbiamo passato un anno e mezzo devastante, pieno di sofferenza, rabbia e frustrazione per non essere riuscite a far nulla per le nostre case e a far capire che il passaggio del TAV creerebbe danni a tutti: inquinamento, devastazione ambientale e disagi dovuti ai lavori. Molte persone ancora non sanno, o forse fingono di non sapere. Come i negozianti e i cittadini che fingono di non sapere che si troveranno i cantieri davanti alle attività, sotto le finestre di casa. Per ora non c’è, quindi non è un problema. La storia della Val Susa e di altre città già segnate dal TAV purtroppo alla popolazione “media” non è arrivata nel modo giusto. Credo che in questo caso i mass media abbiano creato lostereotipo del No Tav = Black Block che spaventa chi non conosce i motivi e le modalità di questa lotta.»
È da quel momento che hai deciso di partecipare attivamente nel gruppo NoTAV di Brescia oppure eri già coinvolta nelle iniziative?
«Da agosto 2012, conoscendo gli attivisti della Rete Antinocività Bresciana, decidiamo di creare un gruppo, inizialmente composto da 3-4 persone tra cui io e mia sorella Valentina, per fare informazione sul TAV nella nostra città. Il gruppo cresce e creiamo varie iniziative: spettacoli di teatro, presidi, volantinaggi, presentazioni di libri, proiezioni di video, dibatti ecc. Partecipiamo anche a livello nazionale a una lotta che negli ultimi tempi è emersa non solo come lotta contro un treno, ma contro un modello di sviluppo che non funziona.
 Essendo parte di Rete Antinocività per noi la questione ambientale di Brescia è un punto fondamentale per far emergere come i soldi pubblici vengano spesi per grandi opere i cui i profitti vanno a pochi, mentre l’ambiente e la salute dei cittadini sono all’ultimo posto nell’agenda della amministrazioni.»
 
Una delle prime iniziative organizzate da Alessandra Zanini all’intero del gruppo No TAV.
Se l’“espropriazione per pubblica utilità” è un provvedimento giuridico che sacrifica il bene privato per il bene della collettività, quali considerazioni puoi fare, considerando le specifiche problematiche di Brescia?
 «“Bene della collettività”? Sia l’attuale sindaco Del Bono che la dirigente Italferr della tratta bresciana, a questa domanda hanno saputo rispondere solo: «Un guadagno di più di 10 minuti di tempo tra Milano e Brescia». A che costo però? 2 miliardi di euro e capannoni, case, campi espropriati e distrutti… e un biglietto che sarà inaccessibile a tutti.
 Pensa che a Brescia questa bretella non doveva nemmeno passare… l’ha voluta, per il prestigio della città, l’ex sindaco PD Corsini, amico di partito della Lorenzetti, arrestata per il traffico illecito di rifiuti legato al TAV.
 In generale, Brescia è in uno stato di emergenza ambientale. L’acqua è contaminata da cromo esavalente, sostanza cancerogena, tanto che in alcune zone l’acqua del rubinetto è non potabile. Anche l’aria è molto inquinata; nelle scorse settimane oltre a PM10 è stata rilevata una concentrazione di PCB inspiegabile. E poi la contaminazione del suolo con materiale radioattivo, amianto…
 Viviamo in una città letale e le cose non cambieranno finché la gente non cambierà mentalità.»
 
Sacchi di amianto presso il cantiere TAV di via Roncadelle (BS), il settimo ritrovamento di sostanze nocive in poco più di 2 km di tratta in fase di esecuzione dei lavori.
 
Denuncia del ritrovamento di amianto sul Giornale di Brescia del 4 aprile 2014.
Nella foto, a destra, Valentina Zanini.
Tu e tua sorella state realizzando un video per raccontare la vostra esperienza e la difficoltà anzituttoumana di affrontare l’allontanamento forzoso dalla propria casa…
 «È un’idea di mia sorella, che ha scritto delle frasi su emozioni e pensieri riferiti a ogni stanza della nostra casa. Questo per comunicare quello che abbiamo provato e stiamo provando: dolore, rabbia, rancore… Perdiamo non una casa, ma i ricordi di una vita, i ricordi di nostra madre, di noi piccole… e in tutto questo ci sentiamo solo giudicate, da una parte come “ribelli” e dall’altra come “vendute”. Questo non ci demotiva, anche se portare avanti questa lotta è stato difficile. Per noi la lotta No TAV non finiva terminata una riunione; per mesi si è parlato solo di quello in casa, ogni pranzo e ogni cena. Con le difficoltà che un nucleo famigliare può avere nell’affrontare la cosa. Noi vivevamo solo con nostro padre, che essendo in pensione e avendo due figlie disoccupate, ha deciso di proteggere la sua famiglia accettando l’esproprio. Noi invece avremmo lottato con le altre famiglie.»
Con quale stato d’animo ti sei avvicinata alla “consegna delle chiavi” di lunedì 7 aprile?
 «Abbiamo cercato di non pensarci fino all’ultimo. Sarà difficilissimo, significherà arrendersi, mettere da parte i propri ideali… ma non ci fermerà. Questo è successo a noi, ma non dovrà più accadere! La gente ha il diritto di essere informata! Pensa che alcune persone di via Toscana avevano comprato casa da poco e nessuno li aveva avvisati di quello che sarebbe successo. Questo non è accettabile! Tutti devono capire che dietro a quest’opera si nascondono corruzione, devastazione dei territori, pericoli per la salute dei cittadini e le generazioni future.
 Consegnare le chiavi sarà perdere una parte di questa battaglia, perdere una parte della nostra vita
Articolo tratto da: http://pequodrivista.blogspot.it/

Torino – Irruzione in sede Italferr in solidarietà con prigionieri No Tav

In concomitanza con l’udienza al Tribunale del Riesame per Claudio, Mattia, Niccolò e Chiara, arrestati il 9 dicembre, alcuni no tav hanno deciso di salutare i 4 compagni senza organizzare però un presidio davanti al tribunale. Per far sentire la propria solidarietà hanno allora occupato la sede di Italferr in corso Principe Eugenio 3/C a Torino. Entrati nella sede i solidali hanno interrotto una riunione in corso di svolgimento e affisso uno striscione alle finestre dei locali del primo piano, distribuendo e leggendo al megafono un volantino. Dopo una decina di minuti al grido: “Giu le mani dalla Valsusa”, i no tav sono usciti disperdendosi nel vicino mercato di Porta Palazzo.

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Segue il testo del volantino distribuito durante l’iniziativa:


Il Tav non ci piace, i collaborazionisti neppure.

Eccoci ancora una volta… i No Tav non hanno bisogno di presentazioni. Siamo una gatta da pelare per il governo e la polizia, uno spauracchio da agitare ogni volta che fa comodo su giornali e televisioni. La nostra determinazione a lottare, a batterci per preservare la terra in cui viviamo, ci ha reso noti ovunque. Non ci siamo piegati ai ricatti e alle minacce, abbiamo resistito alle truppe d’occupazione, ai manganelli e ai lacrimogeni… neppure con gli arresti sono riusciti a intimorirci.  Oggi però hanno passato il segno, chiudendo in galera 4 nostri compagni con accuse pesantissime di terrorismo. Il fatto in questione è un gesto di sabotaggio, un attacco notturno al cantiere dell’alta velocità di Chiomonte durante il quale sono stati incendiati alcuni mezzi. Ci preme precisare subito che una tale pratica, a prescindere da chi siano gli autori, ci appartiene in pieno. Distruggere degli strumenti di devastazione per reagire ad un’occupazione militare è il minimo indispensabile e ci auguriamo che si ripeta quanto più possibile. Il terrorismo invece è quello di chi si aggrappa al profitto con qualsiasi mezzo, chi ricorre ad ogni sorta di violenza per poter continuare a devastare una valle e accelerare la circolazione di merci, valore, denaro.  Terrorista è chi racconta menzogne accuratamente preconfezionate per servire gli interessi del suo padrone, diffamando ed esponendo alla gogna chi lotta.  Terrorista è chiunque collabori alla costruzione del Tav, chi firma gli appalti, chi contribuisce a preparare la linea e cura gli aspetti tecnico- progettuali insieme alle istituzioni. Terrorista è chi sottoscrive le autorizzazioni, chi garantisce per l’impatto ambientale e molto altro…Terrorista è Italferr, la società ingegneristica del Gruppo Ferrovie dello Stato, che ricopre questi ruoli ed è responsabile di tutti i nodi dell’alta velocità in Italia, compresi la Torino-Lione ed il terzo valico. Dietro il Tav e tutta la violenza che lo sostiene ci sono anche i signori che occupano questo ufficio… per questo motivo siamo venuti a visitarli e a ricordargli che sono degli sporchi collaborazionisti. Italferr e tutti i responsabili del Tav sono nostri nemici. Non avranno vita facile.

Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò liberi!
Terrorista è chi costruisce il Tav… Terrorista è chi ci comanda 

 

Articolo tratto da: http://www.informa-azione.info

8 dicembre: NO TAV BRESCIA NEI SEGGI DEL PD A BRESCIA

Oggi va in scena la farsa delle primarie del PD, l’ennesimo stucchevole tentativo da parte di questa forza politica per provare a darsi una parvenza di democraticità, di far credere ai cittadini che ancora qualcosa contano.
Al di là dei proclami elettorali, la realtà delle cose è ben diversa e l’affare TAV, e più in generale il modello delle “grandi opere”, diventa emblematico in questo senso: nelle politiche messe in atto dal governo delle larghe intese, di cui il PD è l’artefice, l’unica via d’uscita dalla crisi presa in considerazione parla esclusivamente di nuovo cemento, di grandi infrastrutture e di grandi eventi. Tutto a scapito della sovranità decisionale di chi vive e abita le città ed i territori.
Al primo posto, quindi, ci sono esclusivamente le concessioni alle lobbies del cemento, cooperative di costruzione su tutte, e ai loro inattaccabili profitti legati a rendita finanziaria e consumo di suolo. Dalla Cmc in Val di Susa (colosso internazionale delle cooperative romagnole di costruzione, di cui è stato amministratore delegato niente meno che Pierluigi Bersani) a Italferr a Brescia e Firenze (con l’inchiesta che ha portato all’arresto della Lorenzetti e di Bellomo, esponenti di spicco del Pd), da Cociv fino ad arrivare a CoopSette (quella di Campione del Garda per intenderci). Tutto ciò mentre ogni giorno precari, studenti, disoccupati, lavoratori, sfrattati, migranti fanno i conti con le violenze e le sofferenze sempre più forti generate dalla crisi economica.
Interessi da difendere anche a costo della militarizzazione (come in Valle di Susa) e del sacrificio di interi territori (si pensi all’Aquila dove la ricostruzione appare ben lontana dal compiersi). Anche a Brescia, dove i cantieri ultramiliardari di TAV e BRE-BE-MI sono ormai alle porte della città, sono arrivati soltanto pochi spiccioli per bonifiche ambientali e politiche sociali, nonostante la situazione appaia sempre più emergenziale e insostenibile.
È per questi motivi che l’unica strada che ci appare praticabile è quella che parla di resistenza, di lotta, d’impegno in prima persona per fermare e arginare un modello di sviluppo che crea solamente debito, devastazione ambientale e sociale e precarietà. Per riappropriaci di quella ricchezza e di quelle risorse, che ci sono state espropriate per alimentare la macchina delle grandi opere, e per ridare, quindi, un futuro al nostro territorio.
Soprattutto ora che il grande Nemico è “decaduto”, ora che non è più possibile semplicemente far ricadere tutte le colpe su di lui, ora che non è più possibile nascondersi al riparo esclusivo di proclami giustizialisti, diventa per noi necessario che il Partito Democratico si prenda, senza più sconti, tutte le responsabilità della devastazione sociale che ha contribuito a creare in questo Paese!
Per quanto il voto di oggi possa far credere in una possibilità di scelta da parte del cittadino, è bene rendersi conto che una vera scelta non ci sarà. Che vinca Cuperlo, Renzi o Civati non ci sarà né differenza né un cambiamento che porti ad allontanarsi da tutti gli intrecci di interesse che circondano questo partito. E questa è una sconfitta per tutti.

Qui l’intervista di stamattina a Roberto, attivista del nostro movimento: http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2013/12/rec1208-112805.mp3

Valutazioni dopo l’incontro tra Comune e Italferr: le non risposte del Sindaco!

Questa mattina siamo scesi in piazza in occasione dell’incontro che si svolgeva in Loggia tra l’amministrazione comunale e i dirigenti di Italferr, l’ente incaricato della realizzazione delle linee AV/AC nella nostra provincia.

In concomitanza con l’incontro abbiamo convocato una conferenza stampa per ricordare che l’anno che verrà, il 2014, sarà l’anno di inaugurazione dei cantieri nella nostra città. Abbiamo ritenuto importante ribadire la nostra contrarietà alla realizzazione di quest’opera spiegando che non solo chi è direttamente interessato dovrebbe opporsi alla sua costruzione, ma spiegando come il TAV ha a che fare direttamente con la crisi economica in atto.

È infatti un opera inutile e dannosa che non porta sviluppo, non porta benefici ai cittadini ma bensì toglie risorse alla scuola, alla sanità, oltre che al trasporto pubblico locale.

Inoltre non dimentichiamo che ci troviamo in una città dove l’emergenza abitativa è a livelli mai raggiunti prima con decine di famiglie che ormai quasi quotidianamente vengono sfrattate. Come sottolineato nelle ultime manifestazioni del 19 ottobre scorso a Roma e il 16 novembre in Val di Susa, dove eravamo presenti, l’unica grande opera che vogliamo è “casa e reddito per tutti”.

Inoltre abbiamo ritenuto fondamentale ribadire come in una città che si trova in uno stato di vera e propria emergenza ambientale, come la nostra, le priorità di spesa dovrebbero essere quelle delle bonifiche ambientali per tutelare la salute di tutti e soprattutto quella delle generazioni future. Particolarmente critica a Brescia è l’emergenza del sito Caffaro inquinato da PCB e la qualità dell’acqua, con concentrazioni di sostanze cancerogene preoccupanti.

Questa mattina abbiamo richiesto di poter partecipare all’incontro tra comune e Italferr ma la possibilità c’è stata negata. Dopo ore di presidio e attesa siamo però riusciti a ottenere un incontro con il Sindaco Del Bono, al quale abbiamo posto una serie di domande e questioni.

Le nostre richieste erano ben precise:

– vogliamo essere informati su quali, secondo loro, sarebbero gli effettivi benefici della costruzione di quest’opera sul nostro territorio e se, in tempo di crisi e emergenza ambientale, non sarebbe il caso di dare la priorità a queste problematiche piuttosto che all’alta velocità;

– vogliamo essere informati sull’avanzamento dei lavori e su come verranno organizzati, pretendendo che tutta la città venga a conoscenza dei reali tempi, disagi e danni che dovremo subire;

– vogliamo sapere se e come sono stati fatti i rilevamenti per escludere la possibilità di inquinamento da PCB nelle aree interessate dai lavori che rientrano nel cono d’inquinamento, e soprattutto vogliamo che l’eventuale bonifica di queste aree venga monitorata costantemente con particolare attenzione alla dislocazione del terreno inquinato in discariche apposite;

– vogliamo sapere come si pensa di intervenire per tutelare i bambini nell’asilo e nella scuola elementare che si trovano in prossimità dei futuri cantieri, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento acustico e da polveri;

– abbiamo chiesto al Sindaco di esporsi se contrario o favorevole alla tratta Brescia-Verona, cioè all’uscita del TAV da Brescia, che comporterà altri lavori nella nostra città molto più impattanti sull’ambiente e sugli abitanti rispetto alla tratta precedente, ribadendo la necessità che non si verifichi più una mancanza di informazione come successo negli anni scorsi.

Del Bono ha sottolineato fin da subito che i rapporti tra il Comune e Italferr non sono buoni e collaborativi ad oggi, questo perché ci si trova di fronte a una ditta che è ben cosciente del potere contrattuale che gli è stato dato dalla Legge Obiettivo e quindi, con una certa arroganza , lo fanno valere. In sostanza, a dir loro, gli Enti Locali in queste situazioni non hanno potere. Medesimo comportamento era stato mantenuto nei confronti degli espropriati, con modalità a dir poco sconcertanti.

Non potendo dare risposta alla maggior parte dei quesiti posti, Del Bono ha annunciato che verrà organizzato un incontro pubblico, possibilmente entro la fine dell’anno, in cui verranno noti “ i benefici che il TAV porterà a Brescia” (curioso che un sindaco favorevole al Tav non abbia saputo elencarne nemmeno uno!) e su come procederanno con i lavori nella nostra città.

Ovviamente non è stata fissata alcuna data per questo incontro, che dovrebbe essere fatto prima dell’inizio dei lavori, previsti per febbraio 2014. Dopo l’incontro di oggi però nemmeno quest’unica informazione è più certa.
Il primo cittadino ci ha informati però sul fatto che sarà attivata a breve una pagina internet sul portale del Comune sullo stato di avanzamento dei lavori.
Inoltre ci è stato comunicato che Italferr ha ottenuto la V.I.A. (valutazione impatto ambientale) per i lavori. Si presume quindi che i cantieri aperti in zona sito Caffaro saranno a norma. Nella realtà Italferr non ha affermato nulla di preciso a riguardo.
Per limitare i disagi ai cittadini verranno costruite, inoltre, barriere fonoassorbenti in prossimità delle rotaie, con “ attenzione anche all’aspetto estetico “ ha ribadito il primo cittadino.
Del Bono non ha saputo rispondere a nessuno dei nostri quesiti dal momento che nemmeno lui ha ricevuto risposte da parte di Italferr.
Per quanto riguarda l’eventuale uscita dell’alta velocità da Brescia, Del Bono oggi ha ipotizzato, in maniera completamente diversa da come se n’è sempre parlato fino ad oggi, un percorso alternativo. Anche su questo argomento nessuna certezza.
Se si dovesse dare un titolo all’incontro di oggi, lo potremmo solamente chiamare “Il concreto nulla”.

Siamo stufi di queste amministrazioni che non sanno, siamo stufi di dover pagare sulla nostra pelle scelte per le quali non siamo nemmeno stati interpellati, per questo continueremo a lottare insieme e pretendere risposte!

Vi ricordiamo quindi che domenica 24 novembre saremo a Desenzano a sostenere il presidio organizzato dal Coordinamento No Tav del Basso Garda- Alto Mantovano.  Appuntamento alle 15.00 in Piazza Malvezzi. Vi aspettiamo!