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La battaglia non finisce qui: fermarlo è ancora possibile e tocca a noi farlo!

Come abbiamo annunciato sabato, in data 24.03.2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale con n° 70 l’approvazione della Delibera n° 42 del 10/07/2017 Linea ferroviaria AV/AC Milano – Verona. Tratta Brescia – Verona: lotto funzionale Brescia Est – Verona (escluso Nodo di Verona).

L’accelerazione e le modalità con le quali questo progetto è stato approvato mostrano bene la natura tutta politica di questa scelta.

C’è una parte che quest’opera la vuole a tutti i costi. Se no non ci spiegheremmo come sia stato possibile mandare avanti un progetto così sgangherato, zeppo di prescrizioni che, se realizzate, stravolgerebbero l’opera di cui si è parlato fin d’ora. Un iter procedurale stiracchiato e confusionario, ricco di smentite e colpi di scena.

Un progetto approvato quello relativo alla Delibera n°42/2017 che non sarà sicuramente quello che verrà realizzato dato che il C.I.P.E.ha imposto ben 309 prescrizioni che modificheranno il progetto definitivo mediante il progetto esecutivo sottratto agli ordinari controlli pubblici. Considerato che i lavori saranno avviati per LOTTI COSTRUTTIVI,  nessuno potrà sapere con certezza chi saranno le persone direttamente interessate agli espropri, sino alla visione del progetto esecutivo che,  potrebbe evidenziare variazioni sostanziali rispetto al progetto approvato.

Un opera che vede nel suo assurdo tracciato la presenza di oltre 40 SITI CONTAMINATI che dovranno essere bonificati durante la costruzione dell’infrastruttura con inevitabili aumenti di costi a carico dei contribuenti italiani.

A quanto sopra dovranno poi essere aggiunti i costi per la messa in sicurezza dell’opera, anche dal punto di vista antisismico poiché il progetto non prevedeva, fra le tante prescrizioni evidenziate dal massimo organo di controllo nazionale, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il rispetto della normativa.

No, non ci sono ragioni legate alla mobilità ferroviaria dietro a tutta questa fretta. Poco ma sicuro. Non c’è una linea ferroviaria ad alta velocità fino a qua realizzata in Italia che abbia rispettato, almeno in parte, le previsioni di traffico.

Sono state tutte un flop sia a livello finanziario, sia nel numero di passeggeri.
Si sperava, ingenuamente, che la tragedia di Pioltello, avvenuta, è sempre bene ricordarlo, sulla linea storica Milano – Verona, proprio a fianco di una nuova, scintillante e desertica linea ad Alta – velocità (la Milano – Treviglio – Brescia), potesse contribuire a porre la parola fine a questa ormai trentennale follia chiamata TAV.

D’altronde lo stesso ultimo governo, parlando della tratta Torino – Lione, ha ammesso che le previsioni di traffico utilizzate per
giustificare i corridoi europei e l’investimento nell’Alta Velocità fossero sovrastimate per le condizioni economiche attuali.
Ma decenza e buon senso non sono appannaggio della nostra classe dirigente, più interessata a vendere e a “viversi” queste opere come uno specchietto per le allodole: inaugurazioni sfarzose, slogan nuovi per le elezioni, favori ai costruttori.

Ha vinto, questa volta, il cinismo di chi, spregiudicatamente, ha trasformato il trasporto pubblico regionale in un servizio inefficiente e pericoloso, di chi specula, utilizzando risorse pubbliche, per il tornaconto delle proprie società, di chi è a caccia di consensi e se ne frega degli interessi della collettività.

Chiaramente la battaglia non finisce qua.

Nei prossimi giorni pubblicheremo le date delle assemblee sia con gli espropriati e il nostro legale, sia per informare tutta la popolazione di quanto sta succedendo e decidere insieme come proseguire la nostra lotta contro il TAV.

D’altronde a dire che quest’opera è irrealizzabile non siamo solo noi.
Sono stati i massimi organi tecnici dello stato in merito alla valutazione dei progetti delle grandi opere infrastrutturali. Non sono credibili le previsioni di durata dei cantieri, non sono credibili alcune scelte progettuali, non sono credibili le voci di spesa e quindi i costi della realizzazione di quest’opera destinati a crescere. Mancano ancora pezzi importanti del progetto tra Brescia e Verona, come l’entrata e l’uscita da queste due città. Possiamo dire con certezza che, se si apriranno i cantieri, questi rimarranno come ferite aperte nel territorio per lunghi anni, drenando risorse pubbliche e arrecando svantaggi alle persone che in quei territori ci vivono.

Oggi più che mai, quindi, serve gettare il cuore oltre l’ostacolo e ricordarci quanto in questi anni ci siamo detti: fermarlo è possibile e tocca a noi farlo.

Come quest’opera è figlia di una politica sorda e piegata ad interessi particolari, così quella politica può cancellarla. È sempre bene ricordarglielo

26-27 gennaio arriva la carovana NO TAP a Milano: non facciamoci tap-pare la bocca!

Invitando tutti e tutte a partecipare a questa importante 2 giorni che vedrà presenti anche noi No Tav Brescia-Verona insieme al tavolo di lavoro Basta Veleni e tutte le altre realtà italiane presenti, vogliamo brevemente raccontare la storia di TAP per mostrare  come in diversi modi questa opera dannosa e imposta possa essere paragonata alle tratte di TAV italiane, compresa la Brescia-Verona, e a tutte le grandi opere inutili italiane.

Sono passati quasi dieci anni dalle prime intercettazioni su quello che oggi è tristemente noto come gasdotto transadriatico TAP, uno dei progetti facenti parte del Corridoio meridionale del gas, il quale dovrebbe portare in Europa il metano del giacimento di Shah Deniz(Azerbaijan).

TAP( Trans Adriatic Pipeline )inizia tra Grecia e Turchia e si collega a TANAP ( Trans Anatolian Pipeline): dopo 800 chilometri fra Grecia, Albania e Italia, giunge in Salento, nel comune di Melendugno, con 8 chilometri sulla terraferma e 25 chilometri di condotta sottomarina.

Il corridoio Sud del gas è un’ opera mastodontica, ad ampio impatto, un’opera IMPOSTA partita con una falsa cantierizzazione a maggio 2016 per evitare scadenze burocratiche e concretizzata solo nel novembre 2017 con la militarizzazione della zona, vano tentativo di soffocare la lotta popolare nata in opposizione.

Lottare contro TAP non significa soltanto rivendicare i propri diritti alla salute e alla tutela dell’ambiente ma lottare insieme a una popolazione ormai esausta dalle strategie delle multinazionali e dai loro progetti criminali. Come può ritenersi strategico un progetto che non possiede nemmeno una valutazione d’impatto ambientale complessiva e uno studio di fattibilità in linea con la geomorfologia del territorio?

Vogliamo parlare della società che ci lavora, con sede a Baar, paradiso del fisco, con un capitale sociale irrisorio se paragonato all’entità dell’opera? I NO TAP hanno deciso di dire NO all’ennesimo mega mostro a uso e consumo dei soliti noti.

LE MOTIVAZIONI DEI NO TAP

La costruzione di nuovi gasdotti non guarda alle necessità reali di chi vive in Italia o in altri paesi (i consumi di gas sono in continua diminuzione) ma a motivazioni economico-finanziarie.

  •  Non serve a emanciparsi dalla Russia in quanto essa stessa è parte del progetto.
  • La società costruttrice, come già detto, è ubicata in Svizzera con soci esteri quindi non porterà alcun capitale all’Italia.
  • Violenta il territorio, inquina e danneggia l’ambiente anche per il futuro.
  • Seppellisce l’economia e l’anima del salento: l’habitat marino, le riserve d’acqua, gli ulivi secolari e tutto ciò che ruota attorno alle attività della popolazione.. dall’agricoltura alla pesca, agli agriturismi, alle aziende vinicole e nessuna compensazione sarà sufficiente a sanare questi danni.
  • E’stato deciso in maniera dittatoriale, senza la consultazione dei cittadini.
  • E’stato imposto a livello europeo senza una vera e propria discussione in materia energetica e senza affrontare il vero problema della dipendenza da gas e petrolio
  • Serve ai grandi investitori che mirano a controllare una risorsa da cui prima si dipende e poi scarseggia
  • Sostiene regimi autoritari in cui i diritti civili vengono violati ogni giorno.
  • E’un’opera con un costo stimato di 45 miliardi di euro di cui non si sanno ancora esattamente le fonti di finanziamento.

LA LOTTA NO TAP NON SI ARRESTA

La società Tap Ag assicura che il gasdotto sarà interrato, che tutti gli ulivi saranno ripiantati e grazie agli altissimi standard di sicurezza non ci sarà alcun rischio di inquinamento, incidente o disastro. Nonostante le inutili rassicurazioni, la popolazione informata, ha dato una risposta contro TAP che è arrivata come un’onda da tutto il salento e la mobilitazione è, ed è stata, immensa.

A marzo 2017 centinaia di attivisti si sono opposti in sede di cantiere all’espianto di altri ulivi riuscendo a temporeggiare sui lavori, supportati dai ricorsi di regione Puglia e Comune di Melendugno che ritengono lese le proprie prerogative nel procedimento di autorizzazione (respinti poi da Consiglio di stato e Tar)

Come già successo in Val di Susa, contro l’opposizione della popolazione a  novembre 2017 hanno messo in atto una vera e propria militarizzazione dell’area, a cui sono seguiti scioperi e mobilitazioni nazionali anche supportate dal movimento NO TAV per tutto il mese di dicembre.

In quella che viene ormai chiamata “ZONA ROSSA”, l’ennesima zona di terra rubata a tutti e tutte noi per le loro sporche opere, sono sfociati cortei eterogenei e animati dallo stesso spirito di lotta per la propria terra. Dai sindaci, ai commercianti, ai bambini delle scuole, ai cittadini più anziani tutti protestano e lottano all’unisono, noncuranti delle continue e violente repressioni delle forze dell’ordine.

Siamo a gennaio 2018 e Tap continua il suo sporco gioco con trivellazioni notturne abusive noncurante della riapertura dell’inchiesta voluta dalla Procura di Lecce (grazie a un esposto di 8 sindaci del Salento) sull’iter autorizzativo di costruzione del gasdotto di Melendugno. L’ipotesi di reato è truffa.

Numerose associazioni italiane si sono riunite e hanno deciso di collaborare alla denuncia del caso Tap/snam portando a livello nazionale la mobilitazione tramite una carovana che avrà come ultima tappa finale Milano, il 26 e il 27 del mese. In un clima acceso e teso, tra azioni dimostrative e dibattiti pubblici, l’opposizione non si arresta.

E’ per questi e tanti altri motivi che invitiamo tutti e tutte a partecipare!

Treviglio-Brescia: in arrivo treni ancora più cari..grazie TAV!

Entro la fine del 2016 si prevede l’inaugurazione del TAV Treviglio-Brescia, con più di un anno di ritardo rispetto ai programmi iniziali (doveva servire per Expo 2015).

E anche se Trenitalia da febbraio metterà due coppie di Frecciarossa “di prova” a spola tra Milano e Brescia, che viaggeranno con gli stessi tempi dei Frecciabianca,  vorremmo capire quanti e quali convogli veloci continueranno a transitare sulla linea «storica» a beneficio di chi ogni mattina va a Milano.

Le ferrovie per ora rimandano al nuovo orario invernale, e si limitano ad anticipare che bisognerà abbonarsi ai Frecciarossa, il che fa capire che le Freccebianche tenderanno a scomparire, e si dovrà spendere di più per fare lo stesso tragitto.

Per ora le ferrovie fanno pagare il Frecciarossa “solamente” 3 euro in più rispetto ai Frecciabianca, anche se i tempi di percorrenza restano sempre di 49 minuti in entrambi i casi; la differenza sta nel fatto che le rosse al posto di offrire prima e seconda classe come le bianche, permettono di scegliere tra i livelli standard, premium, business ed executive. Dicono siano servizi completamente diversi.

Ovviamente anche se le ferrovie cercano di tacere la cosa, sappiamo bene che la nuova alta velocità avrà prezzi ancora più cari, basta vedere cosa è accaduto sulle altre linee ad Alta velocità.

Il problema più grosso è che come sempre i pendolari si troveranno di fronte a poche scelte giacché i treni regionali sono ormai un servizio sempre più scarso e inefficiente, visti i tagli fatti negli ultimi anni, e le Freccebianche verranno ridotte per dare spazio alla nuova alta velocità, ancora più cara di quella di adesso.

Siamo davvero sicuri che questo sia il giusto modo per incentivare il trasporto su rotaie? 

(cerchiamo di sdrammatizzare l’imbarazzante situazione in cui versano le Ferrovie dello Stato con questo video ironico)

 

BRE-BE-MI: un fallimento preannunciato stile “grandi opere inutili”

E’ di oggi la notizia che la Bre-Be-Mi, uno dei cavalli di battaglia delle grandi opere inutile stile alta velocità, per ora non prevede distributori sul suo tracciato.

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Oltre ad essere un ecomostro, un magazzino di veleni ed un generatore di debito pubblico è anche un fallimento preannunciato. Infatti nessun petroliere per ora, nonostante l’apertura della nuova strada sia prevista per il 1° luglio, si è sentito al sicuro per investire aprendovi una pompa di benzina.

Anche la terza gara pubblica per l’assegnazione del servizio carburanti nelle due stazioni di servizio che saranno realizzate a Caravaggio è andata quindi deserta. Per le altre due stazioni, previste nel Bresciano, non sono state ancora indette gare per l’assegnazione dei relativi servizi. Il motivo consiste proprio nelle difficoltà che la società Brebemi sta incontrando per far entrare in funzione le stazioni di Caravaggio.

Questa però è solo un punto di vista dell’accaduto.

Dall’altra parte questo potrebbe essere solo la prima di tante conferme della totale inutilità di questa autostrada. Ovviamente inutilità che riguarda chi ogni giorno percorre le provincie di Brescia, Bergamo e Milano. Inutilità che si trasforma ben presto in utilità per chi con il cemento riesce a muovere grandi capitali. E per la Brebemi parliamo di veri e propri colossi della finanza italiana chiamati a investire i propri capitali per l’opera: Intesa San Paolo, Banca innovazione infrastrutture e sviluppo (sempre gruppo San Paolo), Ubi, Banco di Brescia, Credito Bergamasco, Banca di credito cooperativo di Treviglioa, Unicredit, Monte Paschi Siena, Ubi, Credito bergamasco e la pubblica Cassa depositi e prestiti.

A gestirla saranno invece Autostrade Lombarde SpA, azienda che ha come soci Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova, Autostrade Centropadane, Milano Serravalle – Milano Tangenziali, il colosso della public utility lombarda A2A, associazioni industriali, camere di commercio ed enti locali.

I casi allora sono due: o il mercato non crede a questo investimento e allo sviluppo della mobilità su strada, o la Brebemi ha talmente bisogno di soldi, per ripagare i debiti generati dai costi di costruzione che ha tenuto altissime le commission fee e le royalties sul carburante al punto da scoraggiare tutti i colossi petroliferi.

Ricordiamo inoltre che se la nuova autostrada aprirà a luglio, il collegamento finale con la tangenziale di Milano, tra Segrate e Melzo, non sarà pronto. Questo comporterà un notevole rallentamento del traffico, tanto da far perdere l’unico vantaggio che pare avere quest’opera: arrivare da Brescia a Milano solo 5 minuti prima!

A quanto pare o per guadagnare qualche minuto di tempo (ricordiamo che il guadagno di tempo nella costruzione del lotto di alta velocità tra Treviglio e Brescia è stimato a poco più di 10 minuti) c’è davvero chi crede che l’inquinamento, la distruzione delle nostre case, terre e terreni sia un giusto prezzo da pagare, o anche qui per l’interesse di pochi si mette a rischio il futuro di tutti.

Il fallimento è preannunciato, con la speranza però che questo ci serva per non permettere un altro scempio per il nostro territorio!

 

Milano, comitati No Expo bloccano i cantieri: “Ispirati dalla lotta in Val di Susa”

A Milano una cinquantina di aderenti ai Comitati No-Canal e No-Expo hanno bloccato le ruspe che dovevano iniziare i lavori nella zona Quinto Romano, a Nord Ovest della città.

Clicca qui per vedere il video.

Si tratta delle organizzazioni che si contrappongono alla realizzazioni delle “vie d’acqua”, le opere che rientrano nel maxi progetto per la realizzazione dell’Expo 2015. Attivisti, ma anche molti semplici residenti dei quartieri maggiormente interessati ai lavori, sono scesi in strada e sono entrati nel cantiere, costringendo gli operai a interrompere il loro lavoro e a lasciar le ruspe e i mezzi spenti. Una forma di protesta che assomiglia molto a quella trasversale messa in opera dai comitati No Tav in Val di Susa. “Ci ispiriamo – ammettono i manifestanti – a quanto successo in Valle per ostacolare opere che la gente non vuole!”

Articolo tratto da: http://tv.ilfattoquotidiano.it/