Archivi tag: processo

27/4: presidio “Denunciateci TUTTI per aver DIFESO LA NOSTRA SALUTE!” al tribunale di Brescia

 E dopo il grande successo della manifestazione del 10 aprile siamo pronti di nuovo a sostenere chi ingiustamente negli scorsi anni è stato condannato per difendere la salute di tutti e tutte noi!
Ci ritenete ancora “4 gatti allarmisti” dopo aver portato 12 mila persone in piazza? Noi sappiamo che non è così, che se vogliamo cambiare le cose dobbiamo attivarci, ed è per questo che dobbiamo sostenere tutti i denunciati partecipando numerosi mercoledì mattina al presidio, perchè protestare contro una città malata e per avere maggiori informazioni è un diritto, non un reato!

Appuntamento il 27 aprile alle 11.30 davanti al tribunale di Brescia.

*************************************************************************Rinvio al 27 aprile. Questa la decisione del Pm nel processo contro nove attivisti che il 30 aprile occuparono l’ufficio del direttore generale di Asl Brescia, dottor Scarcella Carmelo.
L’occupazione avveniva in modo totalmente pacifico e aveva lo scopo di tenere alta l’attenzione su una problematica da anni denunciata nella nostra città riguardante il ruolo di Asl Brescia nella comunicazione con i cittadini e nella trasparenza delle informazioni date.
Per anni è stato denunciato l’assenteismo “voluto e programmato” della massima istituzione bresciana per la tutela della nostra salute. Nessuna informazione certa sulle conseguenze che i cittadini possono subire a causa di un ambiente ricco di criticità e ormai da anni “malato”.
Aria, acqua e suolo devastati dall’accanimento industriale degli ultimi decenni, sono stati e sono tuttora portatori di malattie ormai certe.
I PCB classificati come cancerogeni certi sono stati per anni dichiarati non nocivi per la nostra salute. Più di una volta il direttore Generale di Asl ha dichiarato di stare tranquilli e non preoccuparsi.
L’acqua che fino a pochi mesi fa aveva un valore di cromo esavalente molto alto (e anche il cromo esavalente è un cancerogeno certo) è stata consumata per anni senza che nessuno desse informazioni sui possibili danni alla salute.
L’aria che respiriamo è malata, le malattie legate all’apparato respiratorio sono in continuo aumento e colpiscono prevalentemente i bambini, più fragili e delicati vista la giovane età.
Di tutto questo Asl e i suoi vertici non hanno mai fatto parola, a Brescia parlare di malattie legate alle condizioni ambientali è un tabù.
Cosa possiamo fare noi cittadini? Nacque quindi l’idea di occupare l’ufficio del diretto Generale per dare un segnale forte alla città e alle istituzioni anche in vista della manifestazione che si svolse poi il 10 maggio 2014 denominata STOP BIOCIDIO.
La risposta delle istituzioni è stata chiara. Nove persone sono state denunciate e oggi subiscono un processo che noi riteniamo ingiusto e intimidatorio. Ingiusto perché chi cerca risposte e non viene ascoltato ha il diritto di manifestare il proprio dissenso e intimidatorie perché denunciare chi si espone in prima persona è un chiaro messaggio a tutti..”non oltrepassate certi limiti o verrete denunciati”
Alcuni di noi presenti erano il 30 aprile 2014 presso Asl e oggi sono qui fuori per esprimere la totale solidarietà agli amici imputati in questo assurdo processo. E oltre a noi anche tanti altri vogliono esprimere la loro solidarietà. Ecco perché il tavolo BASTA VELENI ha lanciato e promosso questo presidio.

DOMANI MATTINA: presidio al tirbunale per i denunciati dell’occupazione dell’ASL “DENUNCIATECI TUTTI PER AVER DIFESO LA NOSTRA SALUTE!”

Domani mattina dalle 10:45 davanti al Tribunale di Brescia in via Lattanzio Gambara 40, PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ PER TUTTI I DENUNCIATI DELL’OCCUPAZIONE DELL’ASL!

Nell’aprile 2014 alcuni attivisti del movimento ambientalista bresciano ni vista della manifestazione BASTA VELENI occuparono l’ufficio del Direttore Generale di Asl Brescia Carmelo Scarcella. L’occupazione aveva lo scopo di denunciare la totale assenza di informazioni ai cittadini sulle reali conseguenze per la salute causate da tutte le nocività che attanagliano il nostro territorio.

Asl e i suoi vertici hanno sempre sminuito i problemi alla salute causati dalle nocività ambientali dando false rassicurazioni. Alcuni attivisti vennero denunciati per interruzione di pubblico servizio.

Quella mattina a occupare l’ASL c’eravamo anche noi.
Domani alcuni di noi saranno in quell’aula di tribunale.
Domani altri di noi saranno fuori a portare la loro solidarietà e a ribadire che difendere la nostra salute e il nostro futuro è un diritto e i veri criminali sono quelli che speculano sulle nostre vite per i loro meri interessi!

DOMANI PARTECIPIAMO NUMEROSI!
‪#‎bastaveleni‬ ‪#‎stopbiocidio‬ ‪#‎notav‬

ERRI DE LUCA ASSOLTO: LA TAV VA SABOTATA PER DIFENDERE ARIA, ACQUA E TERRA!

CRq9G_yW0AEs3fh

In un’aula stracolma di notav e giornalisti, alle 13, dopo l’interruzione delle 9.30, dopo che Erri de Luca ha letto una dichiarazione dove ribadiva la parola contraria, il giudice ha letto la sentenza: Assolto per non aver commesso il fatto!

Il processo imbastito contro lo scrittore Erri de Luca è la conferma di come la crociata contro i notav abbia passato così il segno che arriva a sfiorare il ridicolo.

Mentre il presidente del tribunale di Torino lamenta oltre 6000 cause ingolfate e ferme, ogni procedimento contro chi si oppone alla linea tav imbocca canali preferenziali, dove i noti pm con l’elmetto trovano il pieno appagamento alle proprie voglie d’inquisizione.

Se il processo per terrorismo, forzato in ogni sua parte, ha parzialmente subito una botta d’arresto nel suo capo d’accusa principale, oggi si celebra il processo alla parola, quella contraria, con tanta di quell’enfasi da superare le soglie del ridicolo per l’accusa in toga.

Erri ha retto l’assalto, stretto dal calore del popolo notav, dai suoi lettori e da pochi colleghi, ma è andato avanti, continuando a sostenere le sue affermazioni fino alla dichiarazione pre-condanna.

Del resto se si abbraccia la giusta causa notav bisogna andare così, fino in fondo, senza paura, convinti che la storia giudicherà questa lotta, non un magistrato, né tantomeno un tribunale.

In un paese normale, dove le contese politiche e sociali non si risolvono a colpi di condanna, ci sarebbe da chiedersi se dopo l’ennesima cantonata, spacciata come fiore all’occhiello, l’apparato giudiziario del sistema tav, non debba essere messo in condizioni di non far ingolfare i tribunali per l’ossessione notav, ma sappiamo che non sarà così, quindi per oggi, non dimenticando nessun notav inquisito o incarcerato, festeggiamo l’assoluzione di Erri e la vittoria della parola contraria, più forte (anche senza sentenze) delle parole del potere!

Chiesti 8 mesi di carcere per Erri De Luca

img1024-700_dettaglio2_Tav-Processo-Erri-De-Luca“Se, come ha chiesto la difesa, avessimo trovato qualche riferimento diretto alle sue pubblicazioni per esempio nelle perquisizioni degli arrestati – ha detto Rinaudo – saremmo qui a celebrare un processo per concorso nei reati commessi”.

Questa una delle tante affermazioni con cui il pm Rinaudo, il solito ossessivo persecutore del movimento No Tav, ha tentato di sostenere la richiesta della procura torinese: otto mesi di reclusione per Erri De Luca, per il reato di istigazione al sabotaggio.

Si è infatti chiusa a pomeriggio inoltrato l’udienza in cui accusa e difesa hanno impegnato per ore il giudice Immacolata Iadeluca e le decine di lettori dello scrittore napoletano insieme ai tanti No Tav presenti.

Secondo Rinaudo che per un’ora e mezza ha argomentato la sua richiesta di pena, Erri Di Luca ha pronunciato quelle frasi con la coscienza e la volontà di istigare “altri” a commettere sabotaggi, pur consapevole del contesto generale che, nonostante le sonore bocciature dei vari tribunali, continua a definire “terroristico”.

Un viaggio nel tempo quello di Rinaudo, rivisto secondo gli atti processuali che abbiamo avuto modo di conoscere e scoprire già ai tempi del maxi processo per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011. A popolare gli incubi della procura c’è però sempre lei, la fulgida Libera Repubblica della Maddalena, per loro espressione dalla pericolosità inaudita, per noi speciale esperienza  di libertà e condivisione.

La difesa ha risposto punto per punto, difendendo la possibilità che ognuno possa dire la propria anche e soprattutto su fatti importanti come le opere a interesse strategico nazionale. Tanti gli esempi citati a voler dimostrare come, anche i tempi recenti, simili affermazioni su temi altrettanto “caldi” non hanno avuto la stessa attenzione della magistratura. E’ l’anomalia torinese, si sa.

Erri De Luca da parte sua continua a ripetere ciò che ha sempre sostenuto: la Tav è un’opera inutile e dannosa, pertanto va sabotata.

La prossima udienza con le repliche delle parti e la sentenza si svolgerà lunedì 19 ottobre alle ore 9 presso la maxi aula 3.

Alla procura che appare sempre più disperata, ridondante e ossessiva consigliamo una psicoterapia, di quelle lunghe e accurate…non sia mai che certe ossessioni si riescano a tramutare in hobby più costruttivi, magari il bricolage o la numismatica.

23 aprile: prima udienza per Graziano, Lucio e Francesco – Dalle 9:00 PRESIDIO AL TRIBUNALE DI TORINO

6940632747_33e31ec46b_z

La prima udienza del processo per Lucio, Francesco e Graziano è stata fissata per domani e si svolgerà a porte chiuse al tribunale di Torino, dove i tre compagni saranno giudicati per i reati di danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra. La scelta dei tre compagni è stata quella di procedere con un rito abbreviato, da qui il cambio di data: non più il 19 marzo, come era stato diffuso precedentemente, bensì, appunto, il 23 aprile.

I tre hanno attentamente valutato la scelta di intraprendere un rito abbreviato, in accordo con gli avvocati, a partire da considerazioni tecniche, in rapporto al processo intorno al reato di terrorismo per i no tav. Come già noto, il processo ai tre si inserisce tra la sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò del 17 dicembre e il probabile secondo grado di giudizio per i quattro, che potrebbe avvenire a partire dalla prossima estate, quando la procura di Torino tenterà di nuovo di avanzare l’accusa di terrorismo. Lo stesso tentativo anima il ricorso in cassazione, sempre ad opera dei due pm Rinaudo e Padalino, dopo che il tribunale del riesame aveva rigettato l’estensione anche per Lucio, Fra e Graziano dei reati di terrorismo. In questo rimbalzo di date certe e possibili, la scelta dell’abbreviato va nella direzione di voler considerare questo procedimento come parte di un progetto repressivo evidentemente più esteso.

LE LOTTE NON SI ARRESTANO,

LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE I NO TAV!

Le parole di Chiara, Claudio Mattia e Niccolò al processo

DSC_8633Di seguito la trascrizione delle parole di Chiara, Claudio Mattia e Niccolò al processo, al fondo il video

Conoscevo la Maddalena e la Val Clarea prima che ci venisse impiantato il cantiere dell’alta velocità. In quei boschi ho camminato, ho dormito, ho mangiato, ho cantato, ho ballato. In quei luoghi ho vissuto frammenti di vita preziosa insieme ad amici che ora non ci sono più e che porto nel cuore.
In quei luoghi sono tornato più volte negli anni.
Di giorno, di notte, di mattino, di sera; d’estate, d’inverno, in autunno e in primavera. Ho visto quei luoghi cambiare nel tempo, gli alberi cadere abbattuti a decine per fare spazio a siepi di acciaio spinato. Ho visto il cantiere crescere e un pezzo di bosco sparire, le torri-faro spuntare numerose e l’esercito arrivare a sorvegliare un desolato sterrato lunare con gli stessi mezzi blindati che pattugliano i monti afgani.
Così in Val Clarea son tornato una volta ancora in quella ormai celebre notte di maggio.
Molto, troppo, è stato detto e scritto su quella notte e non sta a me, né mi interessa, dire come si trascriva quel gesto nella grammatica del codice penale.
Quello che posso dire è che quella notte c’ero anch’io.
Che non fossi lì con l’intento di perseguire il terrore altrui o anche peggio, lo può capire qualsiasi persona dotata di buonsenso che abbia anche solo una lontana idea di quale sia la natura della lotta no-tav e quale il quadro di coordinate etiche all’interno del quale questa lotta esprime la sua ventennale resistenza.
Che fossi lì per manifestare una volta di più la mia radicale inimicizia verso quel cantiere e, se possibile, sabotarne il funzionamento, ve lo dico io stesso.
E se abbiamo deciso di prendere la parola oggi prima che questo processo si addentrasse nella selva delle perizie e delle controperizie vocali è proprio per affermare una semplice verità: quelle voci sono le nostre.
Su questo la procura ha costruito una storia.
Una storia in cui i cellulari diventano prove dell’esistenza di una catena di comando, addirittura di una pianificazione paramilitare, ma la verità -come spesso accade- è molto più semplice e meno roboante.
Esiste un motto in Val Susa che da anni è entrato nel bagaglio comune della lotta no tav e ne orienta nella pratica le azioni di disturbo al cantiere.
Questo motto è: “si parte e si torna insieme”. A significare che in questa lotta ci si muove insieme. Insieme si parte e insieme si torna.
Nessuno va lasciato indietro. A questo servivano i telefoni quella notte, a questo si sono prestate le nostre voci.
Parlare invece di capi, di organigrammi, di commando, di strateghi, significa voler proiettare su quell’evento l’ombra di un mondo che non ci appartiene e stravolgere il nostro stesso modo d’essere e di concepire l’agire comune.
Per quanto mi riguarda lascio agli entusiasti speculatori ad alta velocità il triste privilegio di non avere scrupolo della vita altrui, e a loro lascio anche il culto della guerra, del comando e del profitto ad ogni costo.
Noi ci teniamo stretti i valori della resistenza, della libertà, dell’amicizia e della condivisione e da questi cercheremo di trarre forza ovunque le conseguenze delle nostre scelte ci porteranno.

Mattia

La notte fra il 13 e il 14 maggio ho preso parte al sabotaggio avvenuto al cantiere della Maddalena a Chiomonte. Ecco svelato l’arcano.
Non mi stupisce che gli inquirenti nel tentativo di ricostruire i fatti usino parole come “assalto, attentato terroristico, gruppi paramilitari, armi micidiali”. Per chi è solito vivere e difendere una società fortemente gerarchizzata non può comprendere quello che è avvenuto negli ultimi anni in Val di Susa. Per descriverlo attingerà dalla propria cultura intrisa di termini bellici. Non è mia intenzione annoiarvi sui motivi per cui ho deciso di impegnarmi nella lotta contro il tav o su cosa significhi la difesa di quella valle, voglio solo sottolineare che qualsiasi cosa che abbia a che fare con guerra o eserciti mi fa ribrezzo.
Capisco lo sgomento dell’opinione pubblica e dei suoi affabulatori per la ricomparsa di questo illustre sconosciuto, il sabotaggio, dopo che si erano tanto spesi nel seppellirlo sotto quintali di menzogne.
Alla lotta contro il treno veloce il merito di aver rispolverato tale pratica, di aver saputo scegliere quando e come impiegarla e di essere riuscita a distinguere il giusto dal legale.
Alla lotta contro il treno veloce la grossa responsabilità di mantenere fede alle speranze che molti sfruttati ripongono in lei e di far assaporare ancora il gusto sapido del riscatto.
Mi permetto di rispedire alcune accuse al mittente. Siamo accusati di avere agito per colpire delle persone o quantomeno incuranti della loro presenza, come se provassimo profondo disprezzo per la vita altrui. Se c’è qualcuno che dimostra tale disprezzo è da ricercare nei militi che esportano pace e democrazia in giro per il mondo, gli stessi che presidiano con devozione e professionalità il cantiere della Maddalena. Per quanto concerne l’accusa di terrorismo non ho intenzione di difendermi. La solidarietà che abbiamo ricevuto dal giorno del nostro arresto ad oggi ha smontato a sufficienza un’incriminazione così ardita. Se dietro quest’operazione c’era il tentativo, non troppo velato, di chiudere i conti con la lotta no tav una volta per tutte, direi che è fallito miseramente.

Claudio

I motivi che mi hanno spinto in Val di Susa a prendere parte a questa lotta sono tanti; i motivi che mi hanno spinto a restare e continuare su questa strada sono ben di più.
In mezzo c’è un percorso di maturazione collettiva, di assemblee pubbliche e private, di campeggi e presidi, di confronto e scontro. In mezzo c’è la vita, quella di tutti i giorni, quella delle alzatacce e delle nottate insonni, della gola secca sui pendii rocciosi e dei pasti frugali, dei piccoli impegni e delle grandi emozioni.
In questo percorso chi lotta ha imparato la precisione del linguaggio, a chiamare le cose per quello che sono e non per l’involucro formale con cui si pubblicizzano, come un cantiere che prima era un fortino ed ora sta diventando una fortezza. Parole in grado di restituire il portato emotivo e l’impatto sulle proprie vite di determinate scelte della controparte, di chi ha deciso di invischiarsi in questa grande opera. Parole rispolverate da un lessico che sembrava antico e invece si riscoprono in tutta la loro potenza e semplicità nel descrivere le proprie azioni.
Un’accortezza di linguaggio che mi accorgo non essere così diffusa nel mondo circostante, quando leggo di improbabili “commando” che secondo una certa ricostruzione propinata anche dai giornali avrebbero assaltato il cantiere nella notte del 13 maggio. Una parola quanto mai infelice non solo per il suo richiamo all’atto del comandare ma anche per una certa allusione mercenaria, inaccettabile, di chi sarebbe disposto a qualsiasi mezzo pur di raggiungere il proprio fine.
Di contro chi lotta ha imparato a convogliare con intelligenza persino le passioni forti e irruente che nascevano dai tanti colpi subiti quando un amico perdeva un occhio per via di un lacrimogeno o un altro era in fin di vita.
Per quanto mi riguarda la Val Clarea mi è amica fin da quando nel 2011 rilanciavamo la terra a mani nude nei buchi scavati dalle ruspe durante gli allargamenti del cantiere.
Ricordo che tra le tende di quel campeggio eccheggiava una canzone, tra le tante inventate per divertirsi e darsi forza, sulle note di un vecchio canto partigiano. Il primo verso recitava “dai boschi di Giaglione uniti scenderemo….”. In questi anni molte volte è stato dato seguito e rilanciato quelle parole e qualcuno in quella notte di maggio ha deciso di farlo con altrettanta convinzione e io ero tra loro. Una delle voci dietro a quel telefono è la mia. Ma soffermarsi su una responsabilità personale per tesserne o meno le lodi non è in grado di restituire quel sentimento collettivo maturato nelle case di tante famiglie, di valle e di città, o tra una chiacchierata e una bevuta in un bar, nelle piazze e nelle strade, nei momenti conviviali come quelli più critici. Un sentimento che ha saputo esprimersi in uno degli slogan più gridati dopo i nostri arresti e che descrive bene la vera appartenenza di quel gesto: “dietro a quelle reti c’eravamo tutti…”. Uno slogan che ci riporta direttamente ad un assemblea popolare tenutasi a Bussoleno nel maggio 2013 con cui l’intero movimento salutava e accoglieva quel gesto chiamandolo sabotaggio.
E se dietro quelle reti c’eravamo tutti, dietro queste sbarre un pezzetto di ognuno ha saputo sostenerci e darci forza. Per questo, anche qui, qualunque siano le conseguenze delle nostre azioni, ad affrontarle non saremo soli.

Niccolò

In quest’aula non troverete le parole per raccontare quella notte di maggio.
Usate il linguaggio di una società abituata agli eserciti, alle conquiste, alla sopraffazione.
Gli attacchi militari e paramilitari, la violenza indiscriminata, le armi da guerra appartengono agli Stati e ai loro emulatori.
Noi abbiamo lanciato il cuore oltre la rassegnazione.
Abbiamo gettato un granello di sabbia nell’ingranaggio di un progresso il cui unico effetto è l’incessante distruzione del pianeta in cui viviamo.
C’ero quella notte ed è mia la voce femminile che è stata intercettata.
Ho attraversato un pezzo della mia vita insieme a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che da più di vent’anni oppongono un no inappellabile ad un’idea devastante di mondo. Ne sono fiera e felice.

Chiara