Partenza ore 6.00 dal piazzale dell’Iveco a Brescia.
Costo di 20 euro andata/ritorno per ripagare le spese di noleggio del Pullman. Ritorno in serata.
Prenotazioni chiamando Radio Onda d’Urto allo 03045670!

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ABBIAMO SUPERATO IL LIMITE
Assemblea Pubblica sul Clima
Domenica 10 marzo 2019, ore 18
Sala civica via Villa Glori, 13, Brescia
Invitiamo tutti i singoli, le associazioni, le realtà territoriali a partecipare all’assemblea pubblica in vista della Marcia per il Clima e Contro le Grandi Opere che si terrà a Roma il 23 marzo!
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Il 23 Marzo a Roma è stata lanciata una grande manifestazione nazionale per la giustizia climatica e contro le grandi opere inutili e imposte, per cercare di mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta. Una giornata promossa da una piattaforma formata da decine e decine di comitati e lotte territoriali sparse su tutto il territorio italiano. Una data che vuole essere il culmine di un percorso iniziato a Venezia diversi mesi fa e passato per Venaus, in Val Susa, per Roma, Napoli e per molti altri luoghi dal Nord al Sud di questo paese.
Il costo che viviamo quotidianamente a causa del cambiamento climatico, le catastrofi legate alla mancata messa in sicurezza del territorio, la devastazione ambientale, lo sperpero di denaro pubblico legato al sistema imprenditoriale delle Grandi Opere Inutili (Tav, Tap, Mose, BreBeMi sono solo alcuni esempi), la loro incarnazione di un modello di sviluppo ultra-produttivo e il loro conseguente inquinamento causato da un sistema industriale parassitario e affetto da gigantismo, ci stanno portando sull’orlo della catastrofe ecologica e ci impongono la necessità di una mobilitazione in difesa dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione.
In questo quadro dalle tinte fosche e dal futuro incerto, abbiamo un’unica certezza: siamo consapevoli del fatto che la questione ambientale è ormai diventata prioritaria, in termini di sopravvivenza e in termini di cambiamento della società. Pensiamo che Brescia e la sua provincia non possano non raccogliere l’appello lanciato per questa mobilitazione a Roma, per cercare di costruire qualcosa anche dopo, tornando nei nostri territori e discutendo del presente e del futuro che ci attende.
Vediamo da troppo tempo anche qui, a Brescia e Provincia, la contraddizione delle priorità produttive e industriali a scapito della distruzione ambientale, sanitaria e sociale. Basta ricordare gli ultimi eventi che ci hanno accompagnato solo nel corso del 2018: a fine estate sono state almeno 7 le persone morte per un’epidemia di Legionella causata dalla contaminazione del fiume Chiese; mentre l’area urbana di Brescia ha “guadagnato” il primo posto nella classifica italiana per emissioni di polveri sottili, vincendo la medaglia d’oro per l’aria più inquinata d’Italia. Senza contare i primati che ci accompagnano da anni che riguardano acqua, aria, suolo, discariche, rischio idrogeologico, cave ecc.; come l’alta concentrazione urbana di centri commerciali e il primato per consumo di suolo, l’alto tasso di mortalità per l’inquinamento di terra e aria, le 13 acciaierie presenti, il numero di maiali sul territorio che supera il numero degli abitanti di Brescia e Provincia, le decine di aree mai bonificate e contaminate da Pcb, diossine, polveri sottili, rifiuti radioattivi e scorie, scarti di Industrie e Acciaierie, oltre al traffico illecito di rifiuti legato alle mafie (ma per questo vantiamo del “termovalorizzatore” tra i più grandi d’Europa), alla tratta ferroviaria Brescia-Parma peggiore d’Italia, agli sversamenti illegali nei laghi bresciani, i fiumi inquinati, le falde piene di cromo esavalente, e si potrebbe continuare all’infinito.
Ma il nostro territorio in questi anni, per fortuna, non è stato solo questo: le quindicimila persone in piazza il 10 Aprile 2016 per dire Basta ai Veleni, le lotte contro il TAV Brescia-Verona, le mille battaglie contro le discariche, il referendum provinciale per difendere l’acqua pubblica, le decine di associazioni e comitati che quotidianamente si battono per garantire e costruire un futuro più degno per chi vive questa provincia.
Crediamo quindi necessario incontrarci, data l’occasione della mobilitazione del 23 marzo, per provare a costruire una rete unificata territoriale che inizi a discutere del macrotema e che continui a battersi per cessare di contrapporre il lavoro a scapito della salute, il progresso a scapito dei territori, la produzione a scapito di vite e ambiente. Siamo ancora in tempo!
Il 6 febbraio 2019 una delegazione del Coordinamento NO TAV Brescia Verona si è recata a Roma presso il Ministero dell’Ambiente – dove era stato fissato un appuntamento con il Direttore della Segreteria Tecnica Dott. Berlenghi, delegato dal Ministro dell’Ambiente Costa, per ribadire ancora una volta le grandi criticità che gravano sul progetto Alta Velocità AC/AV Tratta Brescia – Verona.
Erano presenti anche l’On. Francesca Businarolo, il Cons. Regionale Manuel Brusco e due Cons. Comunali del M5S che ringraziamo per la collaborazione prestata.
In seguito a questo incontro abbiamo già inviato al Ministero un nostro dossier contenente tutti gli interventi argomentati in quella sede.
Le prescrizioni alla tratta TAV Brescia Verona contenute nella delibera CIPE 42/2017
Innanzitutto abbiamo posto l’attenzione sulle 309 prescrizioni della delibera Cipe, parte delle quali non sono state ottemperate o lo sono state parzialmente, e che potrebbero/dovrebbero bloccare l’iter procedimentale per la tratta Brescia-Verona. La delibera del CIPE richiede che tutte le 309 prescrizioni siano ottemperate prima che il progetto esecutivo sia approvato.
Ma Il 6 giugno 2018 RFI ha sottoscritto con CEPAV 2 e per ridurre i tempi di realizzazione delle opere prevede la predisposizione di un progetto esecutivo a trance, in modo da consentire l’avvio delle prime opere. Come può RFI derogare da quanto previsto dal CIPE?
A nostro avviso il Ministero dell’Ambiente dovrebbe intervenire per chiedere il rispetto di quanto previsto fino a completa rispondenza del progetto esecutivo alle prescrizioni.
Molte sono le prescrizioni non ottemperate: N. 4 – 6 – dalla 9 alla 14 – 16 – dalla 20 alla 23 – 31 -32 – 35 – 51 – 83 – 87 – 94 e così via.
Alcune delle prescrizioni non ottemperate riguardano :
l’istituzione da parte del Ministero dell’Ambiente di un Osservatorio Ambientale per tutta la durata del progetto. Ad oggi questo osservatorio non è stato ancora istituito.
L’impatto molto negativo sulle falde acquifere , ed in particolare sulla zona del laghetto del Frassino, la zona dello stagno del Lavagnone entrambi siti UNESCO, sulle cui situazioni idrogeologiche sono richiesti approfondimenti per evitare il depauperamento delle risorse e l’inquinamento delle stesse per mezzo dei fluidi di perforazione. A queste richieste non è stata data risposta.
Predisposizione di uno studio sulla salute pubblica, che identifichi le ricadute positive dell’opera ma anche quelle negative sulla popolazione interessata con sviluppo di patologie e fattori di rischio, affrontando le situazioni con il principio di precauzione.
L’aggiornamento del Piano di utilizzo delle Terre e Rocce da Scavo alla scala di Progetto Esecutivo.
Il Piano di utilizzo è scaduto essendo stato presentato il 13.10.2016 (validità due anni), e dovrebbe essere ripresentato e risottoposto a VIA.
Molte altre sono le prescrizioni non soddisfatte e riteniamo che le nostre osservazioni possano fornire validi elementi al Ministero dell’Ambiente per intervenire e chiedere il rispetto di quanto previsto, fino a bloccare l’iter di approvazione fino a quando tutte le 309 prescrizioni non siano state soddisfatte e verificate.
IL RISCHIO IDROGEOLOGICO – IMPATTO SULLE FALDE ACQUIFERE DELL’ALTO MANTOVANO
Nel nostro incontro abbiamo inoltre sottolineato che la realizzazione della galleria Lonato-Desenzano, profonda 40 metri, provocherebbe un impatto idrogeologico imprevedibile al territorio delle Colline Moreniche del basso Garda e piana sottostante, dove sono presenti i pozzi che alimentano gli acquedotti comunali per un bacino di oltre 100.000 abitanti dei comuni dell’Alto Mantovano (da Monzambano a Canneto sull’Oglio).
Allo scopo abbiamo consegnato anche uno studio commissionato da SICAM (Servizio Idrico Integrato Comuni Alto Mantovano), redatto da un geologo abilitato.
Viene sottolineato inoltre il rischio collegato alla galleria di Lonato (che interseca un condotto sotterraneo denominato “Stagno Lavarone Bornade di Sopra ”del quale non vi sono dati certi), e alla galleria Madonna del Frassino (che interseca la falda che porta acqua al Laghetto del Frassino, zona SIC e patrimonio UNESCO). Le opere realizzate provocherebbero un importante depauperamento dell’acqua in entrata al laghetto.
I SITI INQUINATI
La prov. di Brescia risulta la più inquinata d’Italia e vanta la più alta concentrazione di cave e discariche d’Europa. Secondo il progetto definitivo sulla tratta Lotto Brescia Verona esistono 45 siti inquinati e/o potenzialmente tali, da bonificare . Di questi 37 sono in prov. di Brescia e 8 in prov. di Verona: riguardano discariche, attività produttive, cumuli di materiale e allevamenti intensivi.
Ma nel progetto esecutivo non si trova nulla riguardo a provvedimenti operativi e atti cogenti di rispetto delle norme procedurali (Dlgs 152/2006 e 4/2008).
Presumiamo quindi che le prescrizioni per la bonifica delle discariche saranno ottemperate in una fase successiva dell’opera. Noi denunciamo che questa pratica toglie quelle garanzie di controllo e di partecipazione che a vario titolo intervengono nella fase prevista dalla legge.
TERRE E ROCCE DA SCAVO
Il progetto prevede numerose gallerie, dove si potrebbero verificare gli stessi problemi di Firenze, in un territorio già fortemente compromesso in termini ambientali. Lo scavo delle gallerie prevede l’uso di sostanze chimiche e schiumogeni per ammorbidire il terreno; il materiale che ne esce è da considerare quindi rifiuto da trattare secondo la normativa vigente e non sottoprodotto da riutilizzare in altri punti dell’opera.
NECESSITA’ DI ADEGUAMENTO DEL PROGETTO ALLE N.T.C. DEL 2008
Il D.M. del 14.1.2008 ed i successivi aggiornamenti hanno modificato radicalmente l’impostazione delle verifiche geotecniche del 1988 in ordine alla pericolosità sismica. Riguardo a questa criticità chiediamo che CEPAV 2 certifichi che nella redazione del progetto esecutivo abbia tenuto conto delle N.T.C. del 2008.
IL NOTO AV/AC DI VERONA
Nel 2008 il progetto allora presentato per il tratto AV-AC che va dalla fine della Tratta BS-VR all’inizio della tratta VR-PD compreso parte del Quadrante Europa e la stazione di Porta Vescovo era stato bocciato. Ad oggi si trova nello stato di progetto preliminare e dovrebbe quindi essere sottoposto al nuovo codice degli appalti. Inoltre è stato diviso in due parti: nodo di Verona parte Ovest e parte Est.
A nostro avviso il Ministero dell’Ambiente dovrebbe chiedere a RFI come mai il progetto è stato suddiviso in due parti e come sia possibile che due progetti distinti siano stati inglobati delle tratte BS-VR e VR bivio Vicenza, sebbene ne sia stato approvato solo il progetto preliminare.
PROBLEMATICHE DELLA TRATTA VERONA PADOVA
Anche se il progetto AV/AC Verona Padova è ad oggi in una fase proceduralmente più arretrata della Brescia Verona, abbiamo sottoposto al Ministero alcune problematiche che ad oggi, non sono state prese in debita considerazione nella VIA.
PFAS Aggravamento disastro ambientale: Il tracciato AV-AC attraversa la zona toccata dal problema dei PFAS, in particolare a partire dalla frazione di Lobia di San Bonifacio e continua nei comuni vicentini, e costituirebbe un ulteriore aggravamento dell’inquinamento di questa zona, essendo necessari milioni di litri d’acqua, per il cui approvvigionamento si rischierebbe la messa in comunicazione della falda acquifera ancora sana con quella inquinata.
Altre problematiche sono emerse per la richiesta della VIS Valutazione di Impatto sulla Salute e VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto Ambientale e Sanitario), e per quanto riguarda la mancanza di legalità, dato che il SIA ( Studio di Impatto Ambientale) della tratta AV/AC Verona Bivio Vicenza è stato realizzato dalla ditta Lande Spa destinataria di un’interdittiva antimafia del Prefetto di Napoli.
Chiediamo quindi che venga seriamente valutato il rischio di aggravamento di disastro ambientale, per l’allargamento della zona contaminata da PFAS.
Noi chiediamo infine che come per quanto accaduto per la tratta Mestre- Trieste, dove non si realizzerà più l’Alta Velocità ma sarà realizzato il potenziamento della linea esistente, anche per la nostra tratta, soprattutto alla luce nelle enormi problematiche ambientali che pone, venga valutato l’ammodernamento della linea esistente e l’utilizzo di linee esistenti sottoutilizzate, come la Medio Padana , che corre da Monselice a Tortona-Genova.
Dopo molti mesi d’attesa da quel lunedì 9 gennaio 2017 in cui eravamo presenti a Roma per discutere l’udienza al TAR, presentato dal Coordinamento No Tav Brescia-Verona insieme a comitati territoriali che si battono per la difesa dell’ambiente, alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle e molti possibili espropriati di terreni o attività sulla tratta è arrivata dopo molti mesi d’attesa la notizia che il TAR del Lazio ha rigettato il ricorso.
Ricordiamo, in breve, che il ricorso al Tar era stato presentato contro diversi provvedimenti: a partire dal decreto con cui si dava via libera al Cipe per l’approvazione del progetto definitivo e per la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, passando per la delibera per l’ennesima reiterazione del vincolo di esproprio presente sulle proprietà interessate a partire dal 2001, fino ad arrivare al decreto che aveva espresso il parere di compatibilità ambientale (VAS).
Nonostante a gennaio avessimo chiesto il rinvio dell’udienza, considerando che Cepav 2 aveva depositato la memoria difensiva soltanto in data limite 23/12/2016 limitando quindi il diritto di difesa e la possibilità di rispondere alla stessa, dopo alcuni dubbi, la Presidente del Collegio Elena Stanizzi aveva deciso di non accettare il rinvio e quindi di avviare la discussione.
La discussione era stata molto vivace da parte nostra, mentre la controparte aveva continuato a ribadire l’idea di inammissibilità del ricorso appellandosi esclusivamente all’eterogeneità dei soggetti ricorrenti e ai presunti conflitti di interesse degli stessi, senza minimamente prendere in considerazione i numerosi punti portati ad appello.
Ai tempi ci era sembrata molto curiosa la presa di posizione di Cepav 2, ma l’avevamo giustificata come un “arrampicarsi sugli specchi” visto che sulle questioni poste non c’era molto a cui potevano appellarsi.
Avevamo anche ben sottolineato durante la discussione avuta durante l’udienza che l’eterogeneità dei soggetti ricorrenti fosse un valore aggiunto del ricorso che ben dimostrava che l’interesse comune è legato alla sopravvivenza e tutela di un territorio come elemento necessario e imprescindibile per ogni tipo di attività, pubblica o privata che sia.
Era stata portata anche alla luce la vergognosa mancata valutazione dell’opzione zero, la violazione delle norme europee sugli appalti pubblici, la mancata o parziale ottemperanza alle prescrizioni da parte di Cepav2 e il grave pregiudizio al territorio derivante dalla procedura dei lotti costruttivi.
Ad oggi, il ricorso è stato rigettato dal TAR, ma nonostante la sentenza sia molto complessa e nonostante lo sforzo di rispondere ai motivi del ricorso, essa a nostro parere non è né condivisibile né tanto meno convincente.
Ci sono innanzitutto alcuni vizi di forma che non rendono lineare, e quindi tanto meno convincente, il discorso fatto: leggendo la sentenza infatti si nota che per respingere il ricorso il TAR ha utilizzato talvolta motivazioni che sono usate anche per sostenere principi opposti, mentre in altre parti vengono respinti i motivi del ricorso pretendendo di rendere immodificabile la situazione approvata oltre 14 anni fa riguardo al progetto.
Vengono inoltre rigettati alcuni fondamentali motivi quali ad esempio quello sull’opzione zero non prevista nella Valutazione di Impatto Ambientale, ritenendo che il vizio avrebbe dovuto essere proposto nel 2003, dimenticandosi che a causa delle modifiche sostanziali apportate al progetto dell’Alta velocità è stato impugnato un parere VIA diverso da quello del 2003.
Davanti a “errori” del genere come possiamo pensare che questa risposta sia veramente ponderata su basi solide e concrete che vadano a tutelare noi e la nostra terra?
Ma andando avanti troviamo che è stata dichiarata inammissibile anche la richiesta di sottoporre alla Corte di Giustizia la questione dell’affidamento diretto dell’opera ai Contraenti Generali in quanto i ricorrenti non avrebbero la legittimazione attiva a contestare tale affidamento, creando in questo modo una gravissima limitazione al diritto di difesa dei cittadini direttamente interessati dall’esproprio e limitando di fatto la possibilità di contestare tale affidamento solo ai pochissimi soggetti in grado di partecipare ad una ipotetica gara di appalto di 4 miliardi di euro.
In questa risposta è palese che venga altresì dimenticato che le modalità di affidamento incidono direttamente e non solo astrattamente anche sui soggetti lesi dall’esproprio.
Il TAR, inoltre, sulla base dell’elevato grado di discrezionalità tecnica in possesso dell’Amministrazione pubblica ha omesso di valutare i gravi vizi della valutazione ambientale ed ha affermato che gli aspetti di dettaglio delle varie prescrizioni potranno essere sviluppati anche al livello di progettazione successivo costituito dal progetto esecutivo, dimenticando però che la disciplina legislativa impone determinate verifiche già con il progetto definitivo.
E invece il TAR legittima la costruzione di questa grande opera risolvendo i problemi “strada facendo”. Davanti a questo punto vorremmo anche ribadire che se le amministrazioni comunali di tutta la tratta, avessero aderito, con una spesa di ben 50 euro, al ricorso che abbiamo fatto, questo avrebbe sicuramente avuto un impatto, e forse anche una risposta diversa, davanti al TAR, ma purtroppo abbiamo visto che i nostri amministratori vanno a Roma solo per racimolare qualche mera compensazione in cambio della distruzione del nostro territorio e del suo futuro.
Vergognoso, a nostro parere, è come siano state liquidate le censure di carattere ambientale come la salvaguardia del Sito di Importanza Comunitaria del Laghetto del Frassino, la bonifica della Galleria di Lonato o l’eliminazione dei possibili effetti negativi della vicinanza dei cantieri alle aree destinate a parco, sostenendo che esse saranno oggetto di specifici approfondimenti e di apposite misure di mitigazione, dimenticando però che si tratta di approfondimenti che dovevano essere contenuti già nel progetto definitivo in quanto il progetto esecutivo non sarà sottoposto alla stringente procedura amministrativa del progetto definitivo.
Anche nei confronti delle censure riguardanti gli espropri e la distruzione dei vigneti il TAR ha rinviato ad un momento successivo l’elaborazione di criteri condivisi con le associazioni di agricoltori dimenticando che il progetto preliminare imponeva tale adempimento con il progetto definitivo e non in un momento successivo. Ma è ben chiaro che chi costruisce quest’opera non ha alcun interesse a tutelare o guadagnare meno per salvare parti del territorio o gli interessi dei singoli, quindi questa risposta è a maggior ragione inaccettabile.
Infine, il TAR ha respinto la censura sul mancato espletamento in via preventiva della Valutazione Ambientale Strategica sul progetto dell’opera pubblica ritenendo che essa non era necessaria ma dimenticando che la VAS avrebbe dovuto essere fatta quantomeno con l’approvazione del progetto definitivo.
Sottolineando in ultimo, in totale assonanza alla controparte contro cui stiamo combattendo questa lotta, il TAR avvalora l’assenza di validità ai motivi del ricorso vista l’eterogeneità di interessi dei diversi ricorrenti. Non servono a nostro parere molti commenti a riguardo.
La sentenza del TAR Lazio a nostro parere non è condivisibile e verrà quindi appellata al Consiglio di Stato. Chiederemo inoltre l’intervento della Corte di Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ma come avevamo già detto quel famoso 9 gennaio, al di là del risultato, sapremo con sempre più determinazione portare avanti le ragioni della nostra lotta, anche avvalorati dall’ennesima dimostrazione che gli interessi dietro questo progetto riescono a superare anche la legge stessa.
Ma non per questo ci arrenderemo, anzi, questa è l’ennesima mossa che ci da sempre più modi per far sapere a tutt* che siamo dalla parte giusta, e che non state difendendo né le persone ne l’ambiente, ma solo interessi economici, politici e mafiosi.
Nicoletta Dosio, intorno alle 13.00 di ieri, è intervenuta all’assemblea nazionale che si stava svolgendo all’università La Sapienza di Roma per la costruzione di un NO sociale al referendum costituzionale voluto da Renzi.
Nonostante sulla sua testa penda un mandato di arresto per aver deciso di evadere gli arresti domiciliari imposti dalla Procura di Torino, Nicoletta, con un breve intervento dritto e conciso, ha portato il sostegno della Valle di Susa contro le politiche renziane in vista del no al referendum di dicembre.
La platea, piacevolmente sorpresa, l’ha accolta e poi salutata con applausi e cori di solidarietà. Un messaggio di speranza volto a stimolare chi lotta dicendo NO alle ingiustizie che gravano sul nostro paese e per chi combatte contro uno stato repressivo, per la libertà di tutti e tutte. Parole e pensieri rivolti anche a chi, come lei, è sottoposta a misure cautelari qui in Valle e nel resto d’Italia.
La Questura subisce un altro smacco a firma No Tav in conclusione di una settimana durante la quale non ha saputo intervenire grazie al muro popolare che non ha lasciato mai sola Nicoletta.
Il movimento non si arresta e continuerà a stare al fianco di Nicoletta, seguiranno aggiornamenti!
AVANTI NO TAV!
Di seguito i pullman che vengono organizzati da Brescia:
* Rifondazione Comunista, Centro Sociale 28 maggio, Sinistra Anticapitalista e @Rossa organizzano un pullman con partenza:
ore 5.00 al C.s. 28 Maggio di Rovato in via Europa 54
ore 5.30 al Piazzale Iveco di via Volturno a Brescia
Per prenotare telefonare ai seguenti numeri:
0302411021 (ore 15.30-18.30) – 3456528718 – 3472548776
Contributo 20 euro
* Magazzino 47 e Radio Onda d’Urto organizzano un pullman con partenza:
ore 5.00 al C.s. Magazzino 47 in via Industriale 10 a Brescia
Per prenotare telefonare a 03045670
Contributo 20 euro
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LA PRIMAVERA DEI MOVIMENTI SOCIALI. RIPARTIAMO DA PORTA PIA. ASSEDIO ALLE RISORSE E ALL’AUSTERITY: CASA, REDDITO E DIGNITA’ PER TUTTE E TUTTI.
Le giornate del 18 e del 19 Ottobre 2013 hanno rappresentato un importante punto di partenza di un percorso che ha notevolmente rafforzato le lotte nei territori. La volontà di rilanciare, proprio a partire dalla grande ricchezza dei conflitti prodotti, un’agenda indipendente e viva, ha trovato nell’assemblea di oggi il consenso di tutti e tutte. In particolare, le differenti esperienze sociali e lotte che hanno prodotto la sollevazione autunnale vogliono misurarsi, assumendosi fino in fondo tutte le responsabilità del caso, con la costruzione di uno spazio comune di conflitto in grado di andare nuovamente allo scontro con le politiche di austerity dettate dall’Unione Europea ed alla Troika ed eseguite dai governi nazionali.
La piazza meticcia di Porta Pia ha espresso un metodo e delle pratiche dalle quali non si può e non si deve più arretrare. Partendo anche da questa considerazione, prende corpo la proposta di una manifestazione nazionale a Roma per il 12 Aprile prossimo. Un corteo che torni ad assediare i palazzi del potere, ponendo sempre con maggiore forza ed incisività il tema dell’uso delle risorse, accanto a quello, centrale, del reddito.
La gestione del denaro e del reddito (che approfondiremo come discorso politico comune e proposta di pratiche già nel convegno di Bologna del 15 Febbraio), saranno al centro delle mobilitazioni e delle lotte che , sin dalle prossime settimane, costruiranno la manifestazione del 12 Aprile e la successiva contestazione al vertice europeo sulla disoccupazione giovanile previsto nei prossimi mesi, forse nel mese di Luglio. I movimenti di lotta per la casa, student*, precar*, migrant*, lotte territoriali, resistenze operaie, sindacati conflittuali*, centri sociali dentro questo percorso multiforme e comune, intendono realizzare l’accumulo di forze necessario a rovesciare un modello di sviluppo basato sempre più sul lavoro precario, sulle privatizzazioni, sullo sfruttamento, la devastazione dei territori, il saccheggio dei beni comuni. Questo modello trova nell’ Expò di Milano una rappresentazione plastica di come attraverso il governo della crisi si voglia imporre a tutti e tutte, in maniera sempre più pesante e totalizzante, le leggi del mercato e del profitto. Dentro questo ragionamento la proposta di Job Act avanzata da Matteo Renzi e dal PD, rappresenta una dura riproposizione della precarietà e dello sfruttamento come unico orizzonte possibile. Come pure l’accordo sulla rappresentanza sindacale raggiunto tra Confindustria e CGIL , CISL e UIL, testimonia l’instaurazione di un vero e proprio regime autoritario sui posti di lavoro, con la negazione di qualsiasi spazio di agibilità e la soppressione stessa della voce dei lavoratori e delle lavoratrici. In generale, appare necessario soprattutto determinare una rottura netta con il ricatto posto in essere attorno alla questione della produttività e della presunta possibilità di generare nuovi posti di lavoro. Ricatto che spinge le nostre vite a piegarsi, in una spirale senza fine, agli interessi dell’impresa e del capitale e dal quale dobbiamo sottrarci attraverso nuovi sentieri e pratiche di riappropriazione. In questo quadro, risulta inoltre necessario andare oltre la guerra tra poveri tra lavoro dipendente e piccolo lavoro autonomo, rovesciando il discorso imposto dall’alto, per una tassazione dei grandi patrimoni e della rendita finanziaria e immobiliare.
La giornata del 1° Maggio viene assunta come centrale, con l’apertura di un conflitto generalizzato contro l’Expò, santuario della precarietà e della cementificazione e con la messa in mora del concertone di piazza san Giovanni a Roma gestita dal consociativismo sindacale, sottraendo una importante piazza ad una vergognosa mercificazione dei diritti. Una giornata che vogliamo allo stesso tempo inclusiva e conflittuale, in connessione con le molteplici piazze europee e globali.
La caratteristica meticcia dei nostri percorsi, il protagonismo diretto dei migranti e dei rifugiati, oltre e contro qualsiasi logica buonista ed assistenziale, trova una sua forte espressione nelle lotte per la chiusura dei Cie e dei Cara, per la libertà di movimento e la rottura fra qualsiasi legame fra soggiorno e lavoro, per l’uguaglianza ed i diritti contro ogni forma di razzismo e fascismo. La manifestazione del 15 Febbraio per la chiusura di Ponte Galeria, quella del 16 Febbraio contro il CARA di Mineo e le iniziative del primo Marzo diventano, così, tappe costituenti della nuova sollevazione e dei percorsi di trasformazione del nostro presente. La cancellazione della legge Bossi – Fini e della Turco Napolitano, rappresentano elementi di programma decisivi come la garanzia del reddito, il diritto alla casa, la ri -pubblicizzazione dei servizi essenziali. Viene assunto, inoltre, come passaggio comune, la giornata di lotta contro la repressione del movimento No Tav prevista per il 22 Febbraio e la costruzione di un convegno e di una manifestazione a carattere nazionale, per il 14 ed il 15 Marzo a Roma, sul tema della repressione delle lotte sociali.
Accanto alle principali tappe di mobilitazione e conflitto dei movimenti contro i “signori” della precarietà e dell’austerity, si articoleranno, su tutto il territorio nazionale, preziosi momenti di confronto e di approfondimento che mostrano la misura della grande effervescenza esistente nei territori. Fra questi ricordiamo, il prossimo 15 febbraio a Bologna sul tema dell’uso delle risorse; il 21 febbraio a Milano per discutere di utenze, tariffe, distacchi e morosità; il primo e due marzo a Napoli incontro nazionale della rete Abitare nella crisi; il 4,5 e 6 aprile di nuovo a Napoli un meeting europeo sui temi dei beni comuni e del reddito come claims di movimento contro l’austerity e le retoriche della crescita.
Attraverso questi ed altri appuntamenti, dovrà articolarsi, verso la manifestazione del 12 Aprile e le successive mobilitazioni, un processo di lavoro condiviso e comune che allo stesso tempo valorizzi e dia nuovo impulso alle lotte ad ai processi di riappropriazione.
Roma, La Sapienza_ 9 febbraio 2014
E così è andato in scena l’ennesimo teatrino bilaterale tra Italia e Francia, che qui da noi è giusto servito per dire “La Tav si conferma prioritaria”. Mentre si seppelliscono le vittime delle politiche dei vari governi che hanno detto la stessa frase a discapito delle vere grandi opere di cui il Paese ha bisogno, Letta e Hollande stringono mani e lanciano sorrisi qua e là.
“La Tav è prioritaria” è il ritornello che cantano tutti i quotidiani italiani di oggi (accompagnato da scontri e assalti dei notav, ma ci arriviamo dopo), tutti soddisfatti, impegno ribadito, la Francia c’è e via discorrendo. Infatti è così prioritaria che nelle 26 pagine dell’accordo sottoscritto dai due premier merita ben mezza paginetta dove impegna i due stati ha chiedere la certezza del finanziamento europeo. (qui in pdf Vertice Italia-Francia 20.112.2013 Dichiarazione congiunta it)
Insomma è prioritario farsi dare i soldi per tenere in piedi una cosa che ha sempre meno senso, è sempre meno utile, ma in qualche modo è prioritaria. Ci sarebbe piaciuto vedere i due, o anche solo Letta vista la competenza territoriale, dirlo ai malati di Sla che protestavano in maniera eclatante dal mattino sotto i palazzi blindati, che nessuno voleva ricevere.
Ci sarebbe piaciuto che il vertice si fosse tenuto in Sardegna, e dopo le lacrime da coccodrillo versate, vedere il premier dire, di fronte all’ennesima tragedia annunciata per l’incuria e la speculazione sul territorio, al popolo sardo “La Tav è prioritaria”.
Chiaro questo non è avvenuto e non avverrà e quindi è toccato ai notav e ai movimenti che si battono per il diritto all’abitare portare le ragioni di molti, il più vicino possibile ai luoghi dove vengono decise queste priorità.
Allo scorso vertice a Lyon, il 3 dicembre dell’anno scorso, ci avevano chiuso in un recinto con grate e forze speciali, questa volta, essendo in Italia, polizia e carabinieri hanno provato a fare la stessa cosa in Campo dei Fiori. Ma la vitalità dei movimenti c’è e la manifestazione ha provato a muoversi e prendere d’assedio l’ennesimo palazzo. Cariche e manganelli come al solito e poi tutto oggi si riduce ad “assalto alla sede del Pd”, che tradotto per noi comuni mortali significa “danneggiata l’insegna della sede del Pd”.
Perè lo sappiamo, come per “La Tav è prioritaria”, ‘”l’assalto alla sede del Pd” è un buon titolo che merita il cazziatone di Mentana in diretta e fa sembrare Cuperlo un uomo di sinistra vivo e vegeto.
Del resto anche qui è una questione di priorità, il Pd è il partito dell’alta velocità, socio in affari della Cmc, quello che in Piemonte chiede manette e militari e da ieri è quello che si è palesato come l’amico dei poteri forti, che in un colpo solo salva Cancellieri e Ligresti per non far torti a nessuno.
Ma questa è cronaca reale, così come lo è la sempre più crescente consapevolezza che le priorità in questo Paese sono decise da chi deve fare favori ai suoi amici e preferisce salvare un Ligresti piuttosto che altro.
Piangeremo la targhetta della sede del Pd anche noi, ma intanto continueremo a batterci perchè diventino prioritarie le uniche grandi opere di cui abbiamo bisogno: sicurezza e cura del territorio, casa e reddito per tutti!
Articolo tratto da: http://www.notav.info
Come sempre più spesso accade negli ultimi anni, la manifestazione di ieri era stata preceduta da un’ampia propaganda mediatica che prospettava scenari apocalittici: circolavano i numeri esorbitanti delle forze esibite dallo Stato per arginare i facinorosi, sono comparse fotografie di chi ricopriva le vetrine delle banche con pannelli metallici, e la data del 15 ottobre 2011 echeggiava nell’aria come anniversario da scongiurare.
La criminalizzazione che era stata preventivata per la manifestazione di ieri a Roma ha raggiunto infatti picchi estremi: parlavano di un corteo che doveva fare paura, pubblicizzato da alcuni come manifestazione “notav” perchè questa etichetta per i media spesso soppianta quella di black block e noglobal. Nei giorni scorsi erano stati gli stessi No Tav della Valle a ribadire la loro posizione nei confronti del 19 Ottobre a Roma: ” La manifestazione di Roma è organizzata da varie realtà politiche e sociali che si muovono per il diritto all’abitare principalmente, cioè per difendere e richiedere casa e diritti per tutti.” e ancora “Lo slogan della manifestazione: “una sola grande opera: casa e reddito per tutti” ben spiega l’idea della manifestazione e perchè le ragioni del movimento notav s’intrecciano con quelle del diritto all’abitare.”
Nonostante il clima di paura creato ad arte dai media per scoraggiare la partecipazione al corteo e nonostante il “terrorismo” psicologico fatto per allontanare la gente a lottare per i propri diritti, ieri a Roma eravamo tantissimi: si parla di circa 100 mila persone. E all’interno del corteo c’eravamo tutti: per le vie della città ha sfilato la determinazione e la forza della gente comune, dagli occupanti di case, ai migranti, ai giovani.
Gruppi eterogenei che hanno lottato tutti insieme: da chi lotta per il diritto alla casa, per il diritto della cittadinanza, contro il precariato, per la salvaguardia del territorio appunto come i No Tav e i No Muos. Insomma, cittadini che si oppongono, in modo civile, allo spreco delle grandi opere.
100 mila persone hanno sfilato ieri a Roma, provenendo da tutta Italia uniti da valori come il rispetto dell’individuo e il rispetto dell’ambiente. Quello che la gente ieri ha portato in piazza è stata la salvaguardia della dignità umana, che la politica non sa affrontare.
Certo è che se l’Italia si dice sempre più distante dalla politica, ieri queste 100 mila persone hanno portato in piazza proprio la politica, che i partiti non sanno o non vogliono fare, con la forza e la determinazione di chi quotidianamente e individualmente fa politica, fuori da quei palazzi in cui troppo spesso l’interesse non è quello dello Stato ma privato.
Ieri per le strade sfilavano persone che si trovano a fare i conti direttamente con la crisi, che non hanno più nulla da difendere, tutti con l’obbiettivo comune di costruire un futuro per tutti e tutte.
Vi erano con grandi numeri gli occupanti di case: l’enorme presenza di migranti, come protagonisti diretti del corteo, e il tema della casa è stato proprio uno dei temi principali della manifestazione, sollecitando all’occupazione che è diventata una risposta concreta e necessaria a un bisogno materiale sempre più messo in discussione o apertamente negato dalla crisi. Vi era poi, consistente, la presenza del precariato giovanile e di quegli stati sociali sociali privati di reddito e di possibilità, che hanno pagato i costi della crisi in termini forti.
Il pericolo che echeggiava ieri per le strade di Roma non era di ordine pubblico, ma di ordine sociale, dato dall’insieme di tutte quelle persone che non vogliono più pagare la crisi e si uniscono per farlo, non portando più avanti solo degli ideali ma mettendoli in atto nelle pratiche materiali di riappropriazione.
Leggendo gli articoli su tutte le testate di oggi riguardo a ieri possiamo solo renderci conto che ieri l’informazione ha perso l’occasione d’imparare qualcosa dai movimenti reali, di provare a raccontare le lotte per quello che sono, provare a dire la verità ogni tanto, dimenticandosi di chi gli versa lo stipendio. Ieri i professionisti dell’informazione hanno perso, non c’è che dire. I vincitori siamo stati noi, dimostrando a tutti che lottare per i propri diritti non deve far paura, è un nostro diritto e dobbiamo tenercelo stretto!
Dopo la manifestazione di ieri oggi dobbiamo sentirci un più forti, anche perché al posto di un comizio, questa manifestazione è terminata con un accampamento, cioè con la determinazione di prendersi una piazza non solo simbolicamente e di restarci. Per la prima volta negli ultimi anni questa manifestazione è terminata per non terminare.
Nonostante i media abbiano fatto di tutto le 100 mila persone di ieri a Roma hanno dimostrato che la paura non è passata nelle case e decine di migliaia di persone hanno sfilato per le vie della capitale, hanno lottato e con dignità hanno rialzato la testa.
La manifestazione di ieri ha fatto quello che aveva detto, ha assediato i palazzi del potere e ha portato avanti con determinazione un percorso che è terminato in Porta Pia.
E per quanto riguarda i brevi momenti di tensione che ci sono stati durante il corteo, oggi leggiamo gli eleogi alla questura ma ci chiediamo cosa ci sia da elogiare, visto che hanno permesso persino ai fascisti di Casa Pound una sortita. Gli elogi arrivano dai giornalisti, ma per noi che ieri eravamo in mezzo al corteo l’elogio va al corteo stesso, agli organizzatori e al servizio d’ordine interno.
Infatti ieri per le strada di Roma nel corteo si è creato subito una sorta di servizio d’ordine con l’obbiettivo di impedire l’ennesima guerriglia urbana, impedendo gesti totalmente estranei alla ragioni della protesta, alla cittadinanza, al legittimo tentativo di portare nelle piazze temi di interesse generale.
E se erano i No Tav a fare paura, ieri nel corteo abbiamo potuto incontrare un gruppo eterogeneo di persone, partiti all’alba dalla Valle, arrivati a Roma dopo ore e ore di pullman; e non si pensi a para guerriglieri in passamontagna calati dalla Val di Susa per mettere a ferro e fuoco la capitale, bensì si tratta di nuclei familiari, di impiegati, cittadini che nulla hanno a che fare con qualsivoglia forma di protesta violenta. Nell’arrivare a Roma, come è successo ad altri pullman, sono stati fermati in autostrada credendo, o forse sperando, di trovarli in possesso di chissà quale arsenale, ma così non è stato.
E se i telegiornali e giornali hanno fin da subito cercato di “sbattere il mostro in prima pagina” mandando in onda solo le immagini di violenza nel solito tentativo di dividere “buoni” e “cattivi”, noi possiamo assicurarvi che il corteo, per nulla spaventato, si è conquistato Porta Pia tra canti e balli, tamburi, ecc. Durante la serata le realtà più organizzate hanno montato cucine da campo, gazebi dove passare la notte, birra alla spina, sound system ecc. E questa mattina l’assemblea che è stata fatta dai manifestanti ha preso la decisione che il presidio andrà avanti fino all’incontro previsto martedì con il ministro Lupi, poi si vedrà.
LA LOTTA CONTINUA, IL 19 OTTOBRE NON E’ UN ARRIVO MA UNA PARTENZA!
Si parla di manifestazione dei No Tav riferendosi al corteo che sfilerà domani per Roma partendo da Piazza San Giovanni, ma si tratta in verità di una sollevazione generale in protesta contro le politiche di austerity e contro la precarietà nel mondo del lavoro e per ottenere “casa e reddito per tutti”. Anche per questo il corteo al quale prenderanno parte No Tav, centri sociali, No Muos, universitari, precari e lavoratori si muoverà per i luoghi-simbolo della protesta:il ministero della Finanze, la Cassa depositi e prestiti, il ministero delle Infrastrutture.
Sono gli stessi No Tav dalla Valle a chiarire la posizione del movimento in un comunicato:
“La manifestazione di Roma è organizzata da varie realtà politiche e sociali che si muovono per il diritto all’abitare principalmente, cioè per difendere e richiedere casa e diritti per tutti. Sono quelle realtà che nella crisi difendono gli sfratti delle famiglie, occupano alloggi risolvendo realmente le emergenze abitative nelle metropoli. Lo slogan della manifestazione: “una sola grande opera: casa e reddito per tutti” ben spiega l’idea della manifestazione e perchè le ragioni del movimento notav s’intrecciano con quelle del diritto all’abitare. Una delegazione del movimento parteciperà, un’assemblea di presentazione si è tenuta quest’estate al campeggio di Venaus, ma non sarà una manifestazione notav.”
E siccome ormai non c’è manifestazione che non abbia il corrispettivo digitale della piazza, è stato preparato un “manuale di autodifesa digitale”. Consigli pratici per evitare che le comunicazione siano intercettate. I consigli sono di questo tipo: “Impostate una password al blocco dello schermo del vostro telefonino; cifratura dell’intera memoria del telefono, per telefonare c’è RedPhone, SMS ed MMS invece possono essere affidati a TextSecure la cui funzione è quella di cifrare i messaggi testuali”.
Vi alleghiamo anche le indicazioni che sono state fornite in caso di fermo e arresto:
SOLO UNA GRANDE OPERA: CASA E REDDITO PER TUTTI!